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rottami radioattivi dall'est europeo è allarme
- Subject: rottami radioattivi dall'est europeo è allarme
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Fri, 8 Apr 2005 11:26:55 +0200
da repubblica.it MARTEDÌ 22 MARZO 2005 Si calcola che 70 mila tonnellate di materiali importati per essere fusi nelle acciaierie italiane siano contaminate Rottami radioattivi dall´Est, è allarme Il Wwf al governo: salute in pericolo, presto nuove norme e controlli I materiali pericolosi provengono in particolare dalle demolizioni di vecchie centrali nucleari dell´Europa orientale Il problema è segnalato anche dal Sisde: tra il '92 e il ´98 sono stati accertati 173 casi di traffico illecito di materiali contaminati GIOVANNI VALENTINI ROMA - Il pericolo viene ancora dall´Est. Ma adesso non è più "rosso", cioè il pericolo comunista rappresentato una volta dall´ex Unione sovietica, bensì "verde": nel senso che si tratta di una grave emergenza ambientale, con la minaccia di una contaminazione radioattiva in alcune aree del nostro Paese, in particolare del Nord, se non si provvederà in modo adeguato e tempestivo. L´allarme riguarda i rottami metallici che arrivano dall´Europa orientale, per lo più recuperati e riciclati dopo la demolizione delle vecchie centrali nucleari. Su oltre sette milioni di tonnellate all´anno importate in Italia, si calcola che almeno l´uno per cento del totale (pari a 70-80 mila tonnellate) sia contaminato, in grado perciò di provocare danni alla salute dei lavoratori e alla sicurezza dei cittadini. Ma, al di là del traffico illegale, ad aumentare ora il rischio sono proprio gli ultimi provvedimenti del centrodestra in materia ambientale: le nuove norme sull´interpretazione autentica della nozione di "rifiuto", contenute nella legge del 2002 e poi nella legge-delega del 2004, classificano arbitrariamente i rottami ferrosi e non ferrosi come "materie prime", consentendo così di utilizzarle nei cicli produttivi (siderurgici o metallurgici) senza i necessari processi di selezione, trattamento e controllo di qualità. Con un documento congiunto, intitolato "Rottami radioattivi: tolleranza zero" e firmato rispettivamente da Stefano Lenzi e da Gianni Alioti, il Wwf e il sindacato metalmeccanici della Cisl sollecitano quindi i ministri competenti a intervenire con urgenza, proponendo anche alcune soluzioni concrete. Le due associazioni chiedono innanzitutto al governo di «cancellare al più presto le disposizioni che contrastano con i principi, gli obiettivi e le procedure previste per il recupero dei rifiuti dalla normativa comunitaria». Poi, suggeriscono di approvare tre misure di tipo regolamentare, per definire «le operazioni di riciclo/recupero dei metalli e dei composti metallici», come previsto dalla Direttiva europea; «gli interventi prioritari dal punto di vista tecnologico» (apparecchi di radiosorveglianza alle frontiere e alle dogane), procedurale e dei controlli; e infine, «i contenuti del decreto del ministero della Salute, in accordo con quello delle Attività produttive, atteso da dieci anni», che recepisce la normativa comunitaria sulle radiazioni ionizzanti (cancerogene) e «obbliga alla sorveglianza radiometrica i soggetti che compiono operazioni di fusione di rottami o di altri materiali metallici di risulta». In mancanza di questi interventi, c´è il fondato timore che le acciaierie italiane - concentrate nella pianura padana e in tutto il Nord-Est - possano mettere in circolo inconsapevolmente materiale radioattivo, provocando danni economici agli impianti e alle stesse aziende, ma soprattutto gravi rischi per l´ambiente circostante e ancor più per la salute dei lavoratori del settore (circa centomila, tra diretti e indiretti) e dei cittadini. Una partita di lamiere o di rotoli contaminati potrebbe finire prima o poi nella fiancata di una nave, nella portiera di un´automobile, in un frigorifero, una lavatrice, una trave o una condotta, per alimentare una reazione a catena dagli esiti imprevedibili e incontrollabili. A corredo della loro denuncia, il Wwf e la Fim-Cisl allegano un "dossier" di casi avvenuti in passato. «Il problema della fusione accidentale di sorgenti radioattive indebitamente contenute nei rottami metallici - si legge fra l´altro nel testo - si è posto a livello internazionale fin dagli anni Ottanta». E «in Italia i primi episodi si sono registrati a partire dal 1990», cioè subito dopo la caduta del Muro di Berlino. Anche i nostri servizi di sicurezza, del resto, conoscono bene il problema: tra il 1992 e il 1998, secondo il Sisde, sono stati accertati 173 casi di traffico illecito di materiale nucleare, con il sequestro di 15 mila tonnellate rispedite al mittente. Il 13 maggio del '97, presso lo stabilimento Alfa acciai di Brescia, la fusione di sorgenti di "cobalto 60" e di "cesio 137" danneggiò gravemente l´azienda: l´incidente durò 65 giorni e si concluse soltanto a metà luglio. Nel periodo giugno 2000-ottobre 2001, in Piemonte si sono verificati almeno cinque eventi anomali, con la conseguente contaminazione non solo dei pani di alluminio, ma anche delle scorie di fusione, delle polveri di abbattimento fumi e dell´ambiente interno alla fonderia. Ancora nel 2001, nel cantiere navale Morini di Ancona, furono rinvenute lamiere radioattive provenienti da due colate della fonderia "Makstil" di Skopje, in Macedonia, dove era stata fusa una sorgente di "cobalto 60" importata a sua volta dalla Bulgaria. Il 13 gennaio 2004 all´acciaieria Afv di Vicenza è accaduto di fondere una sorgente radioattiva, finita per cause non ancora chiarite tra i rottami in ingresso allo stabilimento. L´inedita alleanza bianco-verde, costituita dai metalmeccanici della Cisl e dagli ambientalisti, punta ora a risolvere anche il conflitto in atto fra il governo e la magistratura italiana sulla classificazione dei rottami come "rifiuti". Avverte Stefano Lenzi, responsabile dell´Ufficio istituzionale legislativo del Wwf: «L´apparente vantaggio che deriva all´industria siderurgica dalla semplificazione delle procedure di controllo rischia di trasformarsi in un pericoloso boomerang per le aziende del settore e per gli utilizzatori finali». E il sindacalista Alioti concorda: «In questa situazione incerta e confusa, il sistema industriale rischia di farsi male da solo». |
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