rottami radioattivi dall'est europeo è allarme



da repubblica.it
MARTEDÌ 22 MARZO 2005

Si calcola che 70 mila tonnellate di materiali importati per essere fusi nelle acciaierie
italiane siano contaminate

Rottami radioattivi dall´Est, è allarme
Il Wwf al governo: salute in pericolo, presto nuove norme e controlli

I materiali pericolosi provengono in particolare dalle demolizioni di vecchie centrali
nucleari dell´Europa orientale
Il problema è segnalato anche dal Sisde: tra il '92 e il ´98 sono stati accertati 173 casi
di traffico illecito di materiali contaminati
GIOVANNI VALENTINI

ROMA - Il pericolo viene ancora dall´Est. Ma adesso non è più "rosso", cioè il pericolo
comunista rappresentato una volta dall´ex Unione sovietica, bensì "verde": nel senso che
si tratta di una grave emergenza ambientale, con la minaccia di una contaminazione
radioattiva in alcune aree del nostro Paese, in particolare del Nord, se non si provvederà
in modo adeguato e tempestivo.
L´allarme riguarda i rottami metallici che arrivano dall´Europa orientale, per lo più
recuperati e riciclati dopo la demolizione delle vecchie centrali nucleari. Su oltre sette
milioni di tonnellate all´anno importate in Italia, si calcola che almeno l´uno per cento
del totale (pari a 70-80 mila tonnellate) sia contaminato, in grado perciò di provocare
danni alla salute dei lavoratori e alla sicurezza dei cittadini. Ma, al di là del traffico
illegale, ad aumentare ora il rischio sono proprio gli ultimi provvedimenti del
centrodestra in materia ambientale: le nuove norme sull´interpretazione autentica della
nozione di "rifiuto", contenute nella legge del 2002 e poi nella legge-delega del 2004,
classificano arbitrariamente i rottami ferrosi e non ferrosi come "materie prime",
consentendo così di utilizzarle nei cicli produttivi (siderurgici o metallurgici) senza i
necessari processi di selezione, trattamento e controllo di qualità.
Con un documento congiunto, intitolato "Rottami radioattivi: tolleranza zero" e firmato
rispettivamente da Stefano Lenzi e da Gianni Alioti, il Wwf e il sindacato metalmeccanici
della Cisl sollecitano quindi i ministri competenti a intervenire con urgenza, proponendo
anche alcune soluzioni concrete. Le due associazioni chiedono innanzitutto al governo di
«cancellare al più presto le disposizioni che contrastano con i principi, gli obiettivi e
le procedure previste per il recupero dei rifiuti dalla normativa comunitaria». Poi,
suggeriscono di approvare tre misure di tipo regolamentare, per definire «le operazioni di
riciclo/recupero dei metalli e dei composti metallici», come previsto dalla Direttiva
europea; «gli interventi prioritari dal punto di vista tecnologico» (apparecchi di
radiosorveglianza alle frontiere e alle dogane), procedurale e dei controlli; e infine, «i
contenuti del decreto del ministero della Salute, in accordo con quello delle Attività
produttive, atteso da dieci anni», che recepisce la normativa comunitaria sulle radiazioni
ionizzanti (cancerogene) e «obbliga alla sorveglianza radiometrica i soggetti che compiono
operazioni di fusione di rottami o di altri materiali metallici di risulta».
In mancanza di questi interventi, c´è il fondato timore che le acciaierie italiane -
concentrate nella pianura padana e in tutto il Nord-Est - possano mettere in circolo
inconsapevolmente materiale radioattivo, provocando danni economici agli impianti e alle
stesse aziende, ma soprattutto gravi rischi per l´ambiente circostante e ancor più per la
salute dei lavoratori del settore (circa centomila, tra diretti e indiretti) e dei
cittadini. Una partita di lamiere o di rotoli contaminati potrebbe finire prima o poi
nella fiancata di una nave, nella portiera di un´automobile, in un frigorifero, una
lavatrice, una trave o una condotta, per alimentare una reazione a catena dagli esiti
imprevedibili e incontrollabili.
A corredo della loro denuncia, il Wwf e la Fim-Cisl allegano un "dossier" di casi avvenuti
in passato. «Il problema della fusione accidentale di sorgenti radioattive indebitamente
contenute nei rottami metallici - si legge fra l´altro nel testo - si è posto a livello
internazionale fin dagli anni Ottanta». E «in Italia i primi episodi si sono registrati a
partire dal 1990», cioè subito dopo la caduta del Muro di Berlino. Anche i nostri servizi
di sicurezza, del resto, conoscono bene il problema: tra il 1992 e il 1998, secondo il
Sisde, sono stati accertati 173 casi di traffico illecito di materiale nucleare, con il
sequestro di 15 mila tonnellate rispedite al mittente.
Il 13 maggio del '97, presso lo stabilimento Alfa acciai di Brescia, la fusione di
sorgenti di "cobalto 60" e di "cesio 137" danneggiò gravemente l´azienda: l´incidente durò
65 giorni e si concluse soltanto a metà luglio. Nel periodo giugno 2000-ottobre 2001, in
Piemonte si sono verificati almeno cinque eventi anomali, con la conseguente
contaminazione non solo dei pani di alluminio, ma anche delle scorie di fusione, delle
polveri di abbattimento fumi e dell´ambiente interno alla fonderia. Ancora nel 2001, nel
cantiere navale Morini di Ancona, furono rinvenute lamiere radioattive provenienti da due
colate della fonderia "Makstil" di Skopje, in Macedonia, dove era stata fusa una sorgente
di "cobalto 60" importata a sua volta dalla Bulgaria. Il 13 gennaio 2004 all´acciaieria
Afv di Vicenza è accaduto di fondere una sorgente radioattiva, finita per cause non ancora
chiarite tra i rottami in ingresso allo stabilimento.
L´inedita alleanza bianco-verde, costituita dai metalmeccanici della Cisl e dagli
ambientalisti, punta ora a risolvere anche il conflitto in atto fra il governo e la
magistratura italiana sulla classificazione dei rottami come "rifiuti". Avverte Stefano
Lenzi, responsabile dell´Ufficio istituzionale legislativo del Wwf: «L´apparente vantaggio
che deriva all´industria siderurgica dalla semplificazione delle procedure di controllo
rischia di trasformarsi in un pericoloso boomerang per le aziende del settore e per gli
utilizzatori finali». E il sindacalista Alioti concorda: «In questa situazione incerta e
confusa, il sistema industriale rischia di farsi male da solo».