[tradenews] Pronte le misure di salvaguardia UE per il tessile



Tradewatch - Osservatorio sul commercio internazionale promosso da Campagna
per la Riforma della Banca Mondiale, Centro Internazionale Crocevia, Gruppo
di Appoggio al Movimento Contadino Africano, Mani Tese, ReteLilliput, Roba
dell'Altro Mondo e Fondazione Banca Etica.
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10 - 16 Aprile 2005 Settimana di Mobilitazione Globale - www.gwa2005.org


L'UE rende utilizzabili le misure di salvaguardia verso la Cina
gli USA iniziano ad applicarle

Oggi, 6 aprile 2005, Bruxelles ha pubblicato le linee guida che descrivono
le condizioni per rendere operative le misure di salvaguardia nei confronti
della Cina, per limitare le importazioni tessili.
Va subito chiarito che questo non significa che saranno automaticamente
attivate ma solo che ora sono utilizzabili mentre sinora mancava loro un
regolamento attuativo.
Il commissario al Commercio, Peter Mandelson, ha spiegato che queste misure
di salvaguardia "scatteranno solo come ultima risorsa" e che comunque non
significherà "ritornare al sistema delle quote verso i prodotti tessili
cinesi".
Francia, Italia, Spagna e Repubblica Ceca sono i paesi più interessati, il
timore E' che la quota di mercato detenuta dalla Cina sul mercato europeo,
pari al 20%, aumenti sino a raggiungere e superare il 50%. Mandelson ha pure
fatto cenno alla preoccupazione dei paesi del Mediterraneo come la Turchia,
il Marocco e la Tunisia, principali fornitori dell'Unione Europea ed ha
confermato che i dati sull'import raccolti da gennaio sono preoccupanti (I
dati sono pubblicati su http://sigl.cec.eu.int) ma ha avvertito che l'UE
deve aspettare altri mesi per verificare l'andamento del mercato.
In realtà Mandelson vuole rispettare le regole stabilite dall'accordo di
annessione della Cina al WTO, il quale nello stabilire il limite che si può
imporre all'import dalla Cina fa riferimento ai primi 12 mesi degli ultimi
14 monitorati.
Se i paesi citati manifestano la loro soddisfazione per la mossa europea,
altri non ne sono lieti. Ieri il Financial Times ha riportato alcune
dichiarazioni del ministro svedese Thomas Ostros che ha bollato come
"preoccupanti e protezionistiche" le iniziative europee.
Secondo Ostros "C'E' un incremento di protezionismo che ritengo sia
preoccupante, non ultimo alla luce della strategia di Lisbona (sulla
competitività ndr) alla fine avremo meno crescita economica e meno posti di
lavoro se useremo questo tipo di strategia".
Per evitare fratture il commissario europeo E' stato molto prudente ed ha
anche specificato che nelle investigazioni che saranno necessarie per
applicare le misure, si terrà anche conto degli eventuali effetti positivi
che la diminuzione dei prezzi delle esportazioni cinesi potrebbe avere sui
consumatori.
Il nostro viceministro alle Attività produttive con delega al Commercio
estero, Adolfo Urso spera invece che si passi al più presto dalla teoria
alla pratica ed ha dichiarato che  "ove non vi fosse una reazione del
governo cinese per un efficace controllo dell'export, la Commissione europea
deve attivare tutte le procedure per far sì che a giugno ci siano misure di
salvaguardia". Secondo Urso non si può superare la metà dell'anno "perché le
imprese sono già vicine al collasso. Tra un anno ne troveremmo la metà".
Brevemente le linee guida stabiliscono che l'avvio delle necessarie
investigazioni potrà essere preso autonomamente dalla Commissione o su
richiesta di uno stato membro.
Ovviamente dovranno essere rispettati dei requisiti minimi: l'aumento delle
importazioni nella categoria esaminata dovrà essere almeno del 10% (per
prodotti di cui l'UE importava nel 2004 grandi quantitativi) sino al 100%
per quelli importati in minore quantità.  Le imprese danneggiate avranno 21
giorni per mandare  la documentazione relativa; dopodiché vi saranno 60
giorni per effettuare consultazioni informali con la Cina e consultare i 25
governi dell'Unione, al termine si avvieranno le consultazioni ufficiali con
la Cina. Entro i quindici giorni successivi questa dovrà limitare le sue
esportazioni ad una quantità pari a quella esportata in UE all'inizio delle
investigazioni, aumentata del 7,5%. Nel caso non lo facesse sarà l'UE a
mettere in atto tale limitazione che sarà in vigore per la durata di un anno
(rinnovabile).

Le iniziative americane
Oltreoceano le iniziative di limitazione alle esportazioni cinesi sono già
state avviate.
Venerdì 1 aprile il Dipartimento del commercio degli Stati Uniti ha diffuso
il suo primo documento con  i dati preliminari sulle importazioni di
prodotti tessili e dell'abbigliamento sotto il nuovo sistema di controllo
annunciato il 21 marzo. Anche i dati dell'amministrazione americana
convalidano le previsioni.
In alcune categorie l'aumento E' particolarmente rilevante, ad esempio del
1.566% per i pantaloni e del 1.487% per prodotti di maglieria,  confrontando
i dati del primo trimestre 2004 con quello 2005.
Dai dati diffusi dalla stessa Cina emerge che mediamente i prezzi dei loro
prodotti sono scesi del 31%, con picchi in alcune categorie, come quella
della biancheria intima, pari al 50%.
Il 4 aprile l'Amministrazione Bush ha quindi deciso di procedere
all'applicazione delle misure di salvaguardia previste dal protocollo di
adesione della Cina al WTO (valide sino al 2008). La NCTO ha naturalmente
applaudito a questa iniziativa che prevede il blocco dell'import di sei fra
le principali categorie di prodotti di abbigliamento, compresi pantaloni,
magliette, camicette e biancheria intima.

Le razioni del governo cinese
Il governo cinese ha criticato la decisione americana; Qin Gang, portavoce
del ministero degli esteri ha dichiarato che:  "I maggiori ostacoli nel
commercio dei prodotti tessili sono dovuti ai paesi importatori, compresi
gli USA, che agiscono in modo protezionistico".
Secondo Cao Xinyu, vice-presidente della Camera di Commercio cinese, "Il
governo americano dovrebbe dare maggior tempo al mercato per assorbire la
distorsione attuale".
I produttori di Hong Kong hanno manifestato la loro costernazione per la
decisione USA sulle pagine del Financial Times del 5 aprile. A loro parere
la reintroduzione di quote non aiuterà le imprese americane poiché ad
avvantaggiarsi saranno altri paesi, non certo gli USA. Gli imprenditori
temono cattive notizie anche dall'UE.
La Cina teme che l'Unione Europea metta in atto misure restrittive
nell'ambito del suo nuovo sistema di preferenze tariffarie, strumento con
cui la comunità favorisce le importazioni dai paesi in via di sviluppo. Tale
sistema doveva entrare in vigore dal 1 aprile ma sinora i ministri europei
non si sono trovati d'accordo sul testo e al momento di scrivere queste note
non E' dato di sapere se nell'incontro odierno sia stato approvato.
Molti non sanno che questo sistema di "sconti" e azzeramenti dei dazi
doganali che l'Unione ha offerto a partire dal 1971 ai PVS E' stato
utilizzato in primis proprio dalla Cina; praticamente metà delle
importazioni che beneficiano del GSP sono provenienti da Cina (35,8%) ed
'India (11,8%).
Fonti del ministero del commercio cinese fanno annunciato la possibilità che
la Cina citi in giudizio l'UE presso il WTO su questo tema.


Roberto Meregalli
Beati i costruttori di pace - Rete di Lilliput

Tradewatch - Osservatorio sul commercio internazionale promosso da Campagna
per la Riforma della Banca Mondiale, Centro Internazionale Crocevia, Gruppo
di Appoggio al Movimento Contadino Africano, Mani Tese, ReteLilliput, Roba
dell'Altro Mondo e Fondazione Banca Etica.


Un testo più completo di quello riportato sopra E' disponibile sul sito
www.beati.org/wto


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10 - 16 Aprile 2005 Settimana di Mobilitazione Globale - www.gwa2005.org

NO all'imposizione di accordi commerciali ingiusti, liberalizzazioni e
privatizzazioni indiscriminate!
SI al diritto di ognuno al cibo, all'acqua, alla salute, ad una vita
dignitosa ed all'istruzione!