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[tradenews] Pronte le misure di salvaguardia UE per il tessile
- Subject: [tradenews] Pronte le misure di salvaguardia UE per il tessile
- From: roberto at mancaintesa.org
- Date: Thu, 7 Apr 2005 11:45:51 +0200
Tradewatch - Osservatorio sul commercio internazionale promosso da Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Centro Internazionale Crocevia, Gruppo di Appoggio al Movimento Contadino Africano, Mani Tese, ReteLilliput, Roba dell'Altro Mondo e Fondazione Banca Etica. ------------------------------------------------------------------------- 10 - 16 Aprile 2005 Settimana di Mobilitazione Globale - www.gwa2005.org L'UE rende utilizzabili le misure di salvaguardia verso la Cina gli USA iniziano ad applicarle Oggi, 6 aprile 2005, Bruxelles ha pubblicato le linee guida che descrivono le condizioni per rendere operative le misure di salvaguardia nei confronti della Cina, per limitare le importazioni tessili. Va subito chiarito che questo non significa che saranno automaticamente attivate ma solo che ora sono utilizzabili mentre sinora mancava loro un regolamento attuativo. Il commissario al Commercio, Peter Mandelson, ha spiegato che queste misure di salvaguardia "scatteranno solo come ultima risorsa" e che comunque non significherà "ritornare al sistema delle quote verso i prodotti tessili cinesi". Francia, Italia, Spagna e Repubblica Ceca sono i paesi più interessati, il timore E' che la quota di mercato detenuta dalla Cina sul mercato europeo, pari al 20%, aumenti sino a raggiungere e superare il 50%. Mandelson ha pure fatto cenno alla preoccupazione dei paesi del Mediterraneo come la Turchia, il Marocco e la Tunisia, principali fornitori dell'Unione Europea ed ha confermato che i dati sull'import raccolti da gennaio sono preoccupanti (I dati sono pubblicati su http://sigl.cec.eu.int) ma ha avvertito che l'UE deve aspettare altri mesi per verificare l'andamento del mercato. In realtà Mandelson vuole rispettare le regole stabilite dall'accordo di annessione della Cina al WTO, il quale nello stabilire il limite che si può imporre all'import dalla Cina fa riferimento ai primi 12 mesi degli ultimi 14 monitorati. Se i paesi citati manifestano la loro soddisfazione per la mossa europea, altri non ne sono lieti. Ieri il Financial Times ha riportato alcune dichiarazioni del ministro svedese Thomas Ostros che ha bollato come "preoccupanti e protezionistiche" le iniziative europee. Secondo Ostros "C'E' un incremento di protezionismo che ritengo sia preoccupante, non ultimo alla luce della strategia di Lisbona (sulla competitività ndr) alla fine avremo meno crescita economica e meno posti di lavoro se useremo questo tipo di strategia". Per evitare fratture il commissario europeo E' stato molto prudente ed ha anche specificato che nelle investigazioni che saranno necessarie per applicare le misure, si terrà anche conto degli eventuali effetti positivi che la diminuzione dei prezzi delle esportazioni cinesi potrebbe avere sui consumatori. Il nostro viceministro alle Attività produttive con delega al Commercio estero, Adolfo Urso spera invece che si passi al più presto dalla teoria alla pratica ed ha dichiarato che "ove non vi fosse una reazione del governo cinese per un efficace controllo dell'export, la Commissione europea deve attivare tutte le procedure per far sì che a giugno ci siano misure di salvaguardia". Secondo Urso non si può superare la metà dell'anno "perché le imprese sono già vicine al collasso. Tra un anno ne troveremmo la metà". Brevemente le linee guida stabiliscono che l'avvio delle necessarie investigazioni potrà essere preso autonomamente dalla Commissione o su richiesta di uno stato membro. Ovviamente dovranno essere rispettati dei requisiti minimi: l'aumento delle importazioni nella categoria esaminata dovrà essere almeno del 10% (per prodotti di cui l'UE importava nel 2004 grandi quantitativi) sino al 100% per quelli importati in minore quantità. Le imprese danneggiate avranno 21 giorni per mandare la documentazione relativa; dopodiché vi saranno 60 giorni per effettuare consultazioni informali con la Cina e consultare i 25 governi dell'Unione, al termine si avvieranno le consultazioni ufficiali con la Cina. Entro i quindici giorni successivi questa dovrà limitare le sue esportazioni ad una quantità pari a quella esportata in UE all'inizio delle investigazioni, aumentata del 7,5%. Nel caso non lo facesse sarà l'UE a mettere in atto tale limitazione che sarà in vigore per la durata di un anno (rinnovabile). Le iniziative americane Oltreoceano le iniziative di limitazione alle esportazioni cinesi sono già state avviate. Venerdì 1 aprile il Dipartimento del commercio degli Stati Uniti ha diffuso il suo primo documento con i dati preliminari sulle importazioni di prodotti tessili e dell'abbigliamento sotto il nuovo sistema di controllo annunciato il 21 marzo. Anche i dati dell'amministrazione americana convalidano le previsioni. In alcune categorie l'aumento E' particolarmente rilevante, ad esempio del 1.566% per i pantaloni e del 1.487% per prodotti di maglieria, confrontando i dati del primo trimestre 2004 con quello 2005. Dai dati diffusi dalla stessa Cina emerge che mediamente i prezzi dei loro prodotti sono scesi del 31%, con picchi in alcune categorie, come quella della biancheria intima, pari al 50%. Il 4 aprile l'Amministrazione Bush ha quindi deciso di procedere all'applicazione delle misure di salvaguardia previste dal protocollo di adesione della Cina al WTO (valide sino al 2008). La NCTO ha naturalmente applaudito a questa iniziativa che prevede il blocco dell'import di sei fra le principali categorie di prodotti di abbigliamento, compresi pantaloni, magliette, camicette e biancheria intima. Le razioni del governo cinese Il governo cinese ha criticato la decisione americana; Qin Gang, portavoce del ministero degli esteri ha dichiarato che: "I maggiori ostacoli nel commercio dei prodotti tessili sono dovuti ai paesi importatori, compresi gli USA, che agiscono in modo protezionistico". Secondo Cao Xinyu, vice-presidente della Camera di Commercio cinese, "Il governo americano dovrebbe dare maggior tempo al mercato per assorbire la distorsione attuale". I produttori di Hong Kong hanno manifestato la loro costernazione per la decisione USA sulle pagine del Financial Times del 5 aprile. A loro parere la reintroduzione di quote non aiuterà le imprese americane poiché ad avvantaggiarsi saranno altri paesi, non certo gli USA. Gli imprenditori temono cattive notizie anche dall'UE. La Cina teme che l'Unione Europea metta in atto misure restrittive nell'ambito del suo nuovo sistema di preferenze tariffarie, strumento con cui la comunità favorisce le importazioni dai paesi in via di sviluppo. Tale sistema doveva entrare in vigore dal 1 aprile ma sinora i ministri europei non si sono trovati d'accordo sul testo e al momento di scrivere queste note non E' dato di sapere se nell'incontro odierno sia stato approvato. Molti non sanno che questo sistema di "sconti" e azzeramenti dei dazi doganali che l'Unione ha offerto a partire dal 1971 ai PVS E' stato utilizzato in primis proprio dalla Cina; praticamente metà delle importazioni che beneficiano del GSP sono provenienti da Cina (35,8%) ed 'India (11,8%). Fonti del ministero del commercio cinese fanno annunciato la possibilità che la Cina citi in giudizio l'UE presso il WTO su questo tema. Roberto Meregalli Beati i costruttori di pace - Rete di Lilliput Tradewatch - Osservatorio sul commercio internazionale promosso da Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Centro Internazionale Crocevia, Gruppo di Appoggio al Movimento Contadino Africano, Mani Tese, ReteLilliput, Roba dell'Altro Mondo e Fondazione Banca Etica. Un testo più completo di quello riportato sopra E' disponibile sul sito www.beati.org/wto ------------------------------------------------------------------------- 10 - 16 Aprile 2005 Settimana di Mobilitazione Globale - www.gwa2005.org NO all'imposizione di accordi commerciali ingiusti, liberalizzazioni e privatizzazioni indiscriminate! SI al diritto di ognuno al cibo, all'acqua, alla salute, ad una vita dignitosa ed all'istruzione!
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