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bibite alla frutta bevande contro natura
- Subject: bibite alla frutta bevande contro natura
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 30 Dec 2004 07:07:20 +0100
da cunegonda.org ottobre 2004 Bibite alla frutta. Bevande contronatura La Circolare del Ministero delle Attività Produttive (N°168/2003), relativa alle "Bevande di fantasia" (che permetterebbe la presenza di immagini di frutta sulle etichette di queste bibite, dove la frutta non esiste), è solo l'ultimo atto di una liberalizzazione nel campo delle bevande analcoliche, che avanza da decenni, voluta dall'industria alimentare. In pratica consentirebbe la vendita di bibite "al gusto di" o "al sapore di", che non contengono succhi o polpa di frutta, sostituiti da acqua, zucchero ed aromatizzanti. Non solo, ma si potrebbe inserire in etichetta l'immagine richiamante frutta non presente o presente in percentuali insignificanti, aggirando così l'attuale normativa (DPR N°719/1958), che non permette l' utilizzo di indicazioni ingannevoli sul contenuto del prodotto, in etichetta. Per capire il punto di vista dell'industria alimentare a proposito di Succhi e Nettari, è illuminante vedere come titola una rivista che ne è referente: "Solo frutta non basta"; nell'articolo si dichiara che "non ha più senso distinguere tra succhi e nettari... perché non esiste una reale percezione della differenza da parte dei consumatori". In effetti, la differenza c'è e ce la fanno pagare, anche se nel campo delle bibite a base frutta, esiste una giungla di tipologie, che sembra fatta apposta per confondere il consumatore. Abbiamo le bevande di fantasia, quelle di cui parla la Circolare; poi ci sono quelle a base di succo (come aranciate e limonate) che devono avere un contenuto minimo di succo di frutta del 12% (che il Ministero dell'Industria vuole portare al 10%, con un decreto). Quindi vengono le bevande al nettare di frutta (min. 25% di frutta), quelle al succo e polpa di frutta (min 50% di frutta), ed infine i succhi di frutta 100% freschi (ma ci sono anche quelli UHT, quelli concentrati e quelli in polvere, disidratati) Su tutte le bevande, ma possiamo includere anche i cibi confezionati, aleggia l'aromatizzazione; ormai, basta leggere le etichette, è difficile trovare tra gli scaffali un prodotto che non rechi, nell'elenco degli ingredienti, il termine "Aromi". Le materie prime alimentari devono potersi conservare a lungo e devono essere in primo luogo, economiche; di conseguenza l'industria alimentare riceve questi prodotti, già di per se con un sapore abbastanza neutro (i frutti sono raccolti immaturi per resistere meglio al trasporto, manipolazione, ecc), in una stadio essiccato, disidratato. Questi processi distruggono gli aromi, che devono essere reintegrati. L'aroma di laboratorio è la sostanza dominante della moderna produzione di generi alimentari; senza questi misteriosi succhi e polveri, la maggior parte dei prodotti alimentari industriali, sarebbe immangiabile e quindi invendibile. L'aroma è necessario per nascondere (mascherare si dice in gergo) lo sgradevole retrogusto della tecnologia alimentare. L'industrializzazione del gusto ha realizzato un vecchio sogno dell'umanità: l'emancipazione dalla natura. Il gusto sintetico libera i cibi dai loro scopi naturali, creando alimenti mai esistiti come lo yogurt al gusto di fragola. La produzione mondiale di fragole, basterebbe appena a coprire il 5% del fabbisogno USA di prodotti a base di fragola, di conseguenza questo gusto viene prodotto partendo dal legno, così come dal legno viene estratto uno dei costituenti l'aroma della vaniglia, la vanillina. Il più grande produttore al mondo di vanillina è una cartiera canadese. Le industrie degli aromi, multinazionali con fatturati di miliardi di dollari, lavorano alla trasformazione globale della percezione dei sensi. Le manipolazioni del gusto sono invisibili e difficilmente rilevabili dall' essere umano; per modificare il sapore e l'aroma di un prodotto alimentare, sono sufficienti quantità infinitamente piccole. Basta meno di un miliardesimo di grammo per litro di Mentenetiolo, per dare l'aroma di pompelmo fresco; per fornire l'aroma di nocciola, bastano cinque milligrammi di Filbertono, in un milione di litri d'acqua. E' stato calcolato che ogni cittadino, assume 500 grammi il giorno di alimenti aromatizzati industrialmente, mediamente la metà di quello che mangia. Davanti a questo panorama desolante, al consumatore non restano che tre difese: Leggere attentamente le etichette dei prodotti da acquistare Allenare i propri organi sensoriali ai profumi ed agli aromi naturali, così da poter valutare ed individuare intromissioni artificiali. Utilizzare il fai da te; nessuna bevanda industriale può rivaleggiare (dal punto di vista sensoriale ma soprattutto per i contenuti dietetici) con una spremuta di frutta fresca, fatta in casa al momento. [Vittorio Vallini, esperto in alimentazione, per la Redazione Cunegonda Italia]
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