R: x Andrea Agostini



Salve,
Sono dell'avviso che i piccoli-medi progetti di tipo produttivo agricolo, industriale, artigianale e commerciale, servizi siano la spina dorsale di una eventuale alternativa socio-economica. Dovremmo aumentarne il numero.
Nel mondo vi sono 26.000 ONG e se ognuna si prendesse la briga di stabilire qualche progetto a favore della popolazione vi sarebbe una attenzione maggiore.
Cito tra tutti, in questo momento, la necessità di creare dei 'gruppi di acquisto' calmierati rispetto alle condizioni della grande distribuzione (che favorisce la concentrazione di ricchezza in mano a pochi, il monopolio, la fluttuazione dei prezzi etc.) per tutti i generi di prima necessità: alimenti, vestiario, matreriale scolastico, edilizia etc.
 
I gruppi di acquisto, se incentivati potrebbero essere una alternativa per una buona parte della popolazione:
Gli agricoltori hanno difficoltà a sopravvivere per gli alti costi di gestione e i prezzi di vendita troppo bassi dei propri prodotti. Anche qui l'intermediario spesso specula.
 
Se si acquista direttamente dai produttori si hanno dei benefici.
Quella 'organizzazione della società civile' di cui parlava anche Zanotelli, sembra sempre più necessaria.
 
2. Altro punto importante. Non sarà sufficiente la attivazione dei soli progetti alternativi. La società dovrebbe avere un assetto socio-economico-politico non di tipo capitalistico o liberista. Per questo serve anche un impianto teorico. Il nostro governo segue la strada liberista, la Grande alleanza Democratica non si sa quale modello adotterà.
Comunqe quale visione si avvicina di più all'espressione degli interessi di tutti i cittadini e non di una minoranza elitaria di essi? A dire il vero quella dell'internazionale socialista di Willy Brandt nata nel 1951 a Francoforte, mi sembra in linea con le esigenze di questo momento. Una visione che vede il comunismo non come una soluzione e l'attenzione agli aspetti individuali e collettivi sullo stesso piano da apprezzare.
Un'economia socializzata, attraverso la responsabilità diretta di tutti i cittadini nel processo economico, sembra un'alternativa.
In questo senso vi suggerisco di andare al sito www.prout.it e vedere se trovate qualche spunto utile in questa direzione.
 
Saluti
 
Tarcisio Bonotto
--------------------------------------
Proutist UNiversal
Istituto di Ricerca PROUT
--------------------------------------
 
 
 
 
-----Messaggio originale-----
Da: economia-request at peacelink.it [mailto:economia-request at peacelink.it]Per conto di Giuliano De Colle
Inviato: martedì 14 dicembre 2004 18.11
A: economia at peacelink.it
Oggetto: x Andrea Agostini

a proposito dei consigli sulla decrescita sostenibile , ho letto le tesi contro il commercio equo e solidale.
In sostanza non tentare di modificare dall'interno il sistema che, secondo te è immodificabile, ma proporre modelli del tutto diversi... E' molto dura. Tutto questo sistema è purtroppo già nostro, dagli strumenti con cui ti farai operare in ospedale, all'aspirina bayer che ti toglierà il dolore, alle pinze che mi sevono in casa e che non mi produrrà più l'artigiano e men che meno io. Che dire poi di loro? Senza il sostegno del commercio equo e solidale non ci sarà neanche per quei pochi che prima l'avevano il sostegno a continuare il loro lavoro di piccoli contadini e cooperative..