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rifiuti ( quasi ) zero
- Subject: rifiuti ( quasi ) zero
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sat, 30 Oct 2004 07:01:23 +0200
da CNS-Ecologia Politica, nn. 1-2, gennaio-giugno 2004, Anno XIV, fascicoli 57-58 SOGGETTI IN MOVIMENTO RIFIUTI (QUASI) ZERO di Paolo Cacciari* "Ognuno deve essere lo spazzino di se stesso. Evacuare è altrettanto necessario che mangiare: e la cosa migliore sarebbe che ciascuno gestisse i propri rifiuti. Se questo è impossibile, ogni famiglia dovrebbe occuparsi dei propri rifiuti. Per anni ho pensato che ci deve essere qualcosa di radicalmente sbagliato là dove la gestione della spazzatura è stata resa attività di una categoria specializzata della società. Non abbiamo nessuna testimonianza storica sull'uomo che per primo assegnò il rango più basso a questo essenziale servizio. Chiunque sia stato non ci ha certo fatto del bene. Sin dalla nostra prima infanzia dovremmo avere impressa nelle nostre menti l'idea che siamo tutti spazzini (.) Occuparsi della spazzatura in un modo intelligente aiuterà ad apprezzare veramente l'uguaglianza umana". Mohandas K. Gandhi, "Villaggio e autonomia. La nonviolenza come potere del popolo", in Quaderni D'Ontignano, Libera Editrice Fiorentina. Da poco più di un mese, dopo una lunga preparazione, in un quartiere del centro storico di Venezia, è iniziato un esperimento di eliminazione per "sparizione" dei rifiuti. Anticipo il risultato: è positivo. "Rifiuti zero" si può fare. Gli autori sono settecento famiglie (utenze domestiche), circa trecento "utenze non residenti" (alloggi per studenti e seconde case), duecento e cinquanta tra esercizi pubblici e commerciali di cui cinque alberghi e una decina di ristoranti, un paio di scuole, tre musei, un convento. In tutto una comunità paragonabile ad una cittadina di circa cinquemila persone1. Gli abitanti sono stati coadiuvati da cinque operatori ecologici su più turni (in tutto tre netturbine e due netturbini) con il loro caposquadra, un funzionario dell'Azienda dei servizi ambientali comunale (Vesta) e uno dell'Assessorato all'ambiente, un paio di vigili, ogni tanto, con l'aiuto di una società (Idecom) di giovani appassionati in raccolte differenziate e di un laboratorio di progettazione partecipata dell'Istituto universitario di architettura (l'Ombrello). Infine, va ricordato un gruppo di amici che da qualche decennio propugnano una teoria eccentrica secondo cui i rifiuti sono una finzione 2: Guido Viale, Walter Ganapini, Marco Ricci della scuola agraria del Parco di Monza che, per l'occasione, sono diventati consulenti della Azienda comunale. Fatte le presentazioni, veniamo subito al dato sintetico del primo mese: quasi tre quarti (il 74%) dei rifiuti urbani è stato avviato al recupero separato e con un ottimo grado di "purezza", in: organico, vetro, carta e cartone, plastica e lattine. Un altro 15- 20% circa di rifiuto residuo secco non riciclabile è stato comunque raccolto separatamente e potrà essere avviato dalla stessa Vesta ad alimentare la linea di produzione del combustibile derivato da rifiuti (CDR). Rimane da smaltire in modo indifferenziato nell'inceneritore di Vesta o in discarica solo un modesto 10-15% di rifiuti abbandonati o conferiti in modo errato, comunque tale da comprometterne ogni possibilità di recupero3. Questi risultati - seppure ancora non consolidati - sono comunque più che incoraggianti e costituiscono già un successo. Passata l' estate, compiuti i necessari aggiustamenti, Comune ed Azienda avvieranno un piano di graduale estensione delle nuove modalità di raccolta a tutto il centro storico e nel corso del 2005 si arriverà a servire tutti i 64.000 abitanti della Venezia insulare. Chi si intende un po' di rifiuti sa che il decreto Ronchi fissa nel 35% la percentuale minima di raccolta differenziata. I comuni più "ricicloni" arrivano a superare il 50%. Ma l'opinione comune nell'ambiente degli esperti in materia è che nelle città non sia né possibile, né utile spingere la oltre un certo limite. Lo sforzo cui è sottoposta l'utenza nella differenziazione dei rifiuti nel proprio domicilio troverebbe negli appartamenti un limite fisico per il contenimento delle diverse frazioni merceologiche. D' altra parte gli introiti realizzabili con il riciclo del materiale recuperato e i risparmi ottenuti dalla diminuzione del ricorso allo smaltimento tradizionale non coprirebbero i costi aggiuntivi della raccolta. Insomma, la maggior parte delle aziende di igiene urbana rimane orientata a considerare l'incenerimento come la soluzione prevalente da dare al problema dello smaltimento, sebbene con impianti sempre più attenti alle emissioni degli inquinanti in aria e adattati alla produzione di energia4. L'esperienza di Venezia potrebbe rompere molti luoghi comuni. Va detto da subito, però, che qui esiste una condizione che fino ad ora era stata considerata di sfavore, un vero e proprio handicap ambientale dovuto alla morfologia urbana, che abbiamo, invece, rovesciato nel punto di forza principale del nuovo servizio. Nella gran parte del centro storico, da sempre, si rende pressoché inevitabile la raccolta manuale (con un carretto spinto dall'operatore che non supera il metro cubo di capienza), porta dopo porta, calle dopo calle, campo dopo campo, con trasferimento alle motobarche che compiono un giro intorno alle isole in rive ("posade") dove vengono accumulati i rifiuti. Quindi due passaggi in più rispetto al servizio con cassonetti da strada e autocompattatori più o meno robotizzati che si vedono al lavoro nelle città "normali". Un settore dove vi sono state incessanti innovazioni tecnologiche per rendere sempre più rapido il servizio di raccolta e per risparmiare manodopera (operatore unico e mezzi muniti di telecamere a circuito chiuso). Questo sistema, però, non consente alcun controllo sul conferimento degli utenti nel cassonetto aperto e, quindi, la qualità della differenziazione è lasciata a troppe variabili incontrollabili. E non tutte dipendono dalla buona educazione. Se non fosse una tragedia che si ripete troppo spesso, potrei portare a riprova di quanto detto, ciò che ho letto ancora una volta ieri sui giornali: a Verona un immigrato che dormiva in un cassonetto è stato stritolato da un camion compattatore5. La parabola di Ioan Suciu ci parla, ovviamente, di ben altro che non della raccolta differenziata: le risorse economiche e tecnologiche che la nostra società opulenta e sprecona dedica nel realizzare strumenti e attrezzature sempre più "efficaci" volte a smantellare il più rapidamente possibile il valore d'uso di merci e materie giudicate "fuori mercato", sono paradossalmente maggiori di quelle riservate a dare riposte ai bisogni primari dei poveri. Le persone che cercano cibo tra i rifiuti o che dormono nei cassonetti sono lo specchio di ciò che chiamiamo sviluppo e che misuriamo con il prodotto lordo. Tornando al quotidiano, tentando comunque di non perdere di vista l' orizzonte di società che desideriamo, nel tentativo di mantenere la coerenze tra l'agire locale e il pensare globale, ci siamo chiesti se quella modalità antica di raccolta manuale dei rifiuti che ancora sopravvive a Venezia, per quanto costosa in termini di manodopera impiegata, non potesse invece costituire la base per sviluppare una "diversa abilità" che ci avrebbe consentito di raggiungere anche un diverso risultato quali-quantitativo. La condizione, ovviamente, era quella di riuscire ad incontrare la disponibilità dei cittadini e delle cittadine a farsi un po' spazzini. Mi rendo conto che si tratta di una bestemmia per chi pensa (anche a sinistra) che la divisione del lavoro, la specializzazione delle mansioni, e l'intervento dello Stato per svolgere i servizi sporchi (guerra, giustizia, assistenza.) siano i paradigmi della modernità, le condizioni per il dispiegamento delle forze produttive e la comodità degli individui. Viceversa, cinque sacchetti di colore e forma diversa, da conferire ad orari prestabiliti secondo un complicato calendario a scacchiera6, costituiscono certo una rompitura di scatole in più. Ciò nonostante l'esperienza veneziana testimonia un disponibilità alla collaborazione superiore ad ogni aspettativa, in molti casi ammirevole e commovente. Con le casistiche dei quesiti che sono stati posti dagli utenti e raccolti da Vesta anche attraverso un numero verde si potrebbe scrivere un libro di aneddoti, di arrabbiature e di piccole furbizie, poiché i problemi sono davvero reali; si pensi alla sciagura ecologica costituita dai pannolini e dai pannoloni e, più in generale, allo sconsiderato aumento dei prodotti usa e getta e dei materiali poliaccoppiati. La condivisione del progetto da parte dell'utenza costituisce certamente la chiave di volta di tutta l' operazione. Ad essa siamo giunti seguendo le procedure della progettazione partecipata durata sei mesi, con forum articolati per categorie, iniziative di animazione teatrale nelle scuole inferiori e un laboratorio di scultura con oggetti e materiali di discarica organizzato dall' Accademia di belle arti, una campagna di informazione sostenuta dai consorzi di filiera Conai ecc., visite domiciliari su prenotazione di consulenza alle utenze commerciali, la fornitura generosa di contenitori di diverse misure (domestiche e condominiali) per il rifiuto di cucina e la fornitura gratuita dei sacchetti ("materb" per l'umido, carta per la carta). Ma la innovazione forse decisiva è stata l' introduzione di poche (cinque) piazzole ecologiche, chiuse e cintate (per ora sono mascherate con una palizzata identica a quelle dei cantieri stradali edili, ma in futuro saranno disegnate dai vincitori di un concorso di progettazione organizzato dalla facoltà di Disegno industriale dell'istituto universitario di architettura), con accesso riservato solo a quegli utenti muniti di chiave magnetica che ne abbiano fatto richiesta. Inoltre, siamo riusciti a fornire a tutte le famiglie un carretto della spesa come gadget (sponsorizzato dai tre supermercati della zona), ma utile anche a trasportare le frazioni più pesanti nei posti di raccolta.La vera "contropartita" che gli abitanti della zona potranno ottenere è la maggior pulizia del selciato pubblico. Il nuovo conferimento consente di minimizzare i fenomeni di randagismo (topi e gabbiani, soprattutto) e ai netturbini di dedicarsi con maggior profitto allo spezzamento. Il consolidamento e il proseguimento della esperienza dipenderà proprio dal salto professionale degli operatori ecologici. La loro trasformazione da "schiavi" raccoglittuto, ultimo anello della catena di specializzazione e di divisione del lavoro della nostra "società dei rifiuti", a "consulenti" del riciclo, capaci di personalizzare e organizzare i servizi a seconda delle necessità dell'utenza, presidio della pulizia e del corretto utilizzo degli spazi pubblici. Una sfida aperta per le aziende di igiene urbana e per i loro sindacati. L'alternativa già la conosciamo e si chiama progressiva esternalizzazione della raccolta (c'è già chi parla di porre fine al regime di privativa nell'asporto dei rifiuti) a partire dalle frazioni merceologiche più "appetibili" quali i componenti elettronici, ma anche la carta. L'altro punto di forza che ha reso possibile l'esperimento veneziano è costituito dal completamento del Polo integrato tecnologico di Fusina, una località di Marghera che si affaccia alla laguna. Esso è costituito da un insieme di impianti di nuovissima realizzazione che consentono di recuperare la frazione organica e il verde dell'intera città attraverso alcune linee di "biocelle" di fabbricazione tedesca e di trasformare il residuo secco in combustibile la cui utilizzazione è in sperimentazione in un gruppo della centrale termoelettrica dell'Enel in sostituzione di una quota di carbone. Inoltre nell'area operano già impianti per il recupero del vetro e, poco distante, della plastica. Insomma, al massimo di manualità nelle fasi del conferimento e della raccolta si accompagna il massimo della tecnologia per ottimizzare la lavorazione delle varie frazioni merceologiche riutilizzabili. * Assessore all'Ambiente del Comune di Venezia 1 Nella zona pilota, che comprende le parrocchie dell'Accademia, San Lio e Madonna della Salute nel quartiere di Dorso Duro, vengono prodotti giornalmente 36 m3 di rifiuto Urbano, pari a circa 2 Kg ad utenza, ma c'è da tener conto della forte componente turistica. 2 Nel senso che esistono nella realtà solo perché così lo vogliamo noi in virtù delle convenzioni del mercato, non certo delle convenienze dell'economia delle risorse naturali ed energetiche. Desidero ricordare solo alcuni titoli di una bibliografia oramai molto vasta: Walter Ganapini, La risorsa rifiuti. Tutela ambientale e nuova cultura dello sviluppo, Etas libri, 1978 Fulvia Fazio, Walter Ganapini, Istruzioni per il riuso, Nuova Ecologia supplemento al n.44, novembre 1987 Guido Viale, Un mondo usa e getta. La civiltà dei rifiuti e i rifiuti della civiltà, Feltrinelli 1994 Ivan Berni, Pattumiere Pepite e Pistole, Baldini &Castaldi, 1998 Lega per l'Ambiente, a cura di Enrico Guazzoni, L'ecosistema rifiuti. Indicazioni operative per il recupero e lo smaltimento dei rifiuti in sede locale, Hoepli, 1991 Partito della Rifondazione Comunista, atti del convegno del Gruppo consiliare della Lombardia, Dall'inciviltà dei rifiuti e dello spreco alla civiltà del riuso, 1996 Partito della Rifondazione Comunista, atti del convegno nazionale, Rifiuti solidi urbani tra emergenza ambientale e modello alternativo di sviluppo, Roma, Quaderno n.6 del Gruppo consiliare del Piemonte, febbraio 1996 Guido Viale, Guida alla raccolta differenziata. Carta e cartone, Il Sole 24 Ore, 2002 3 Nel dettaglio il Report di Vesta del primo mese è il seguente: 19 aprile 15 maggio Vetro Organico Carta e cartoni Multimateriale leggero Rifiuti residui Abbandonati totali in metri cubi 50 56 216 170 255 98 in Kg 9.700 16.157 14.040 12.920 11.475 7.056 Totali in peso 64.292 (frazioni raccolte correttamente) 90,1% 7.056 9,9% Totali in peso 52.817 (frazioni differenziate utilizzabili) 74,1% 18.531 (non utilizzate) 25,9% 71.348 100% 4 Specialmente dopo i black out energetici dello scorso anno, la "termovalorizzazione" dei rifiuti è tornata a cantare i suoi benefici, in attesa che il CDR venga sdoganato del tutto come combustibile "rinnovabile". Un contro senso della fisica, ma un vero pericolo chimico. Federico Valerio su forumambientalista at yahoogroups.com spiega bene come in realtà la preferenza alla termovalorizzazione deriva dal regime fiscale e dalle distorsioni del mercato: "Per ogni chilo di rifiuto urbano termovalorizzato il gestore riceve 8 centesimi dal produttore (il cittadino contribuente) e 7,6 centesimi dallo Stato (i cittadini contribuenti, con un ricavo complessivo di 15,6 centesimi. Considerando i costi di gestione e ammortamento dell'ordine di 7 centesimi per kg di rifiuto trattato, il guadagno per il gestore è di 8,6 cente./Kg". 5 "Stritolato nel cassonetto. Orribile fine di un barbone a Verona. Verona. Nel taschino del giubbotto aveva ancora il pettinino e la lametta nuova (.) Con quei piccoli oggetti preziosi per la sua vita quotidiana si era addormentato anche ieri sera, scegliendo un cassonetto dei rifiuti come letto occasionale.(.) Ioan Suciu, 45 anni, immigrato rumeno irregolare, incensurato, non ha avuto il tempo di gridare aiuto". Da Il Mattino di Padova del 15/5/2004. 6 Lunedì: sacco bianco (scarti da cucina e piccolo giardinaggio) e sacco verde (vetro); martedì: sacco grigio (rifiuto residuo); mercoledì sacco di carta (giornali e cartoni) e bianco; giovedì sacco celeste (plastica e lattine); Venerdì sacco grigio; sabato: sacco bianco. In tutto tre volte la settimana l'umido, due il residuo, una il vetro, una la carta, uno multimateriali leggeri e cartoni da bevande
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