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salute sicurezza futuro del cibo
- Subject: salute sicurezza futuro del cibo
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 10 Oct 2004 11:25:38 +0200
da ed.ambiente.it lunedi 7 giugno 2004 Salute, sicurezza e futuro del cibo di Brian J. Ford L'agricoltura è la maggiore industria del pianeta, ma nonostante ciò la scienza della nutrizione rimane una specie di cenerentola tra le discipline scientifiche. Il nostro futuro dipende dal cibo, che condiziona la nostra salute fisica e mentale, sostiene le nostre strutture sociali e, spesso, determina le priorità nell'agenda politica mondiale. Una rivoluzione nel cibo può quindi, più di altre, cambiare davvero il mondo. Nel piatto è un contributo, chiaro e non convenzionale, al dibattito sempre più acceso che investe i modi di produzione dei cibi di cui ci nutriamo e i loro potenziali effetti sulla salute. Nel volume vengono analizzate le patologie che hanno origine dagli alimenti, come le infezioni da salmonella e da E. coli e quelle comparse più di recente, come la listeriosi e la nuova variante umana della malattia di Creutzfeldt-Jakob. Ford mette in luce le numerose idee sbagliate che caratterizzano il nostro modo di pensare il cibo. Nel suggerire prudenza rispetto alla diffusione dei cibi OGM, l'autore manifesta il suo entusiasmo per "cibi del futuro" tratti da fonti nuove o ancora poco conosciute, specialmente a fronte delle conseguenze dei cambiamenti climatici sulla produzione alimentare globale. Grande attenzione viene rivolta ai nutrienti di cui abbiamo bisogno nelle diverse fasi della nostra vita, alle allergie e intolleranze alimentari, agli affascinanti rapporti tra cibo e cultura e ai cambiamenti nelle teorie sulla dieta ideale. Brian J. Ford è autore di numerosi volumi di divulgazione scientifica e di trasmissioni radiofoniche e televisive di successo. Membro di molte istituzioni scientifiche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, ha sviluppato un innovativo approccio alla comunicazione scientifica, allargando la possibilità di accesso agli argomenti complessi da parte del grande pubblico. Alimentazione del futuro di Brian J. Ford La carne scomparirà da buona parte delle diete occidentali. La pressione verrà dalla preoccupazione legata alle infezioni derivanti dalla carne, dai VTEC alla BSE, unita alla crescente consapevolezza del fatto che lagricoltura usa il terreno per la produzione di proteine in maniera molto più efficiente rispetto allallevamento del bestiame. Verrà anche rivolta una crescente attenzione al benessere degli animali. Le bestie allevate per il consumo vivranno in condizioni molto diverse da quelle disumane che hanno caratterizzato il XX secolo. (.) La maggior parte degli alimenti del futuro verrà prodotta come il mangime animale, inventato e combinato per garantire un perfetto equilibrio di vitamine e minerali. Attualmente ci sono cereali per la colazione arricchiti con minerali e vitamine; gli alimenti speciali del futuro conterranno integratori che includeranno tutto ciò di cui un organismo sano ha bisogno. Nello scegliere gli snack per il pranzo i bambini abbandoneranno il cosiddetto "cibo spazzatura" per privilegiare alimenti ad alta concentrazione di sostanze nutritive fondamentali. Questi prodotti così nutrienti saranno presentati al consumatore in forme invitanti, come ad esempio snack al cioccolato o ripieni per i sandwich. I cibi del futuro conterranno succedanei sintetici della carne, come la proteina dei funghi. I funghi coltivati e altri microrganismi verranno lavorati e arricchiti con vitamine, per poi essere aromatizzati artificialmente prima del confezionamento. Gli aromi artificiali diventeranno molto comuni. È paradossale che molte persone diventino vegetariane per evitare quello che considerano cibo tecnologico: alla fine dei conti, i vegetariani sono fra coloro che mangiano più cibi sintetici e aromatizzati artificialmente. Le micoproteine derivanti dalle colture di funghi possono essere lavorate, ottenendo alimenti molto gustosi senza carne. E tuttavia, non solo i funghi vengono coltivati e raccolti con metodi assolutamente artificiali, ma il prodotto viene poi lavorato con metodologie high-tech; il processo viene poi completato utilizzando aromi sintetici. Laccettabilità di questo tipo di cibi sani in futuro è garantita. Produciamo già patatine aromatizzate allarrosto, ad esempio, che non sono mai state nemmeno vicino a un arrosto e che sono addirittura indicate come "compatibili con la dieta vegetariana". In futuro potremo godere di una serie di appetitosi cibi vegetariani che sarebbero apprezzati anche dal palato dei consumatori che amano la carne. Attualmente, la grande diffusione dei prodotti derivati dellindustria della carne (come la gelatina) implica che si trovino derivati della carne in alimenti assai improbabili, ad esempio nella mousse al cioccolato o nelle caramelle alla liquirizia. Ci troviamo quindi in una strana situazione, in cui molti prodotti che non contengono carne potrebbero essere accettabili come surrogati della carne, e potrebbero essere consumati anche dai vegetariani, mentre altri prodotti apparentemente vegetariani contengono in realtà prodotti derivati dallindustria della carne. Dobbiamo guardarci dagli opportunisti che proveranno a trovare modi per aggirare i regolamenti futuri non appena le misure di sicurezza verranno introdotte. Il concetto di gestione alla base degli attuali atteggiamenti nei confronti della sicurezza tenta di bilanciare i costi e i vantaggi, dando vita alla sigla BATNEEC, "Best Available Technology Not Entailing Excessive Cost" (miglior tecnologia disponibile che non implica costi eccessivi). Il problema è che molte aziende considerano le eventuali vittime umane parte dellequazione della loro strategia operativa. Per molte organizzazioni, lapproccio privilegiato è basato sul principio del CATNAP. Fate attenzione: la sigla sta per Cheapest Available Technology Narrowly Avoiding Prosecution (Tecnologia più economica disponibile che evita di poco azioni legali). Scienza e alimenti di Brian J. Ford La chimica ci consente di creare strutture molecolari che possono avere specifici effetti sullorganismo, strutture che noi tendiamo a criticare a causa della loro natura artificiale. Tuttavia è importante ricordare ciò che si è detto della scarsa naturalità della nostra alimentazione tradizionale: se venissero inventati oggi, molti alimenti non avrebbero alcuna chance di essere approvati. Se il burro, lo zucchero e il formaggio fossero creazioni di oggi, non verrebbero accettati. Molti cibi nuovi, come la micoproteina, sono probabilmente più sicuri, pur essendo creazioni della tecnologia moderna. Come discusso nel capitolo 2, non cè nulla di "naturale" nel pane e burro, nello yogurt o nel formaggio e, proprio come le antiche tecnologie ci hanno fornito questi alimenti, allo stesso modo le tecnologie del futuro ce ne offriranno di nuovi. Il problema (ed è un vero problema) che abbiamo di fronte è che le tecnologie tradizionali hanno impiegato anni a perfezionarsi, eliminando molti dei possibili effetti negativi, mentre le tecnologie moderne vengono spesso lanciate senza che vi sia il tempo per eventuali modifiche. Per secoli, le innovazioni sono state apportate dagli entusiasti, che nel mondo moderno sono sfruttati da uomini daffari con scarso interesse per i risultati a lungo termine. Per lentusiasta ciò che conta è la soddisfazione, mentre lobiettivo dei manager moderni è il profitto. Poche delle innovazioni moderne vengono studiate a fondo. In futuro, le nostre decisioni dovranno essere basate su unattenta analisi delle conseguenze a lungo termine. Per la maggior parte di coloro che occupano posizioni di responsabilità, "breve termine" sembra voler dire domani, "medio termine" il mese prossimo e "lungo termine" lanno prossimo. Questo approccio deve cambiare. "Breve termine" significa lanno prossimo; "medio termine" in dica il prossimo decennio, mentre "lungo termine" vuol dire almeno il prossimo secolo. E anche questa potrebbe essere una concezione fin troppo ristretta, poiché si tratta, in fondo, di quando vivranno i nostri nipoti. È il loro mondo che verrà influenzato dalle nostre politiche. Dovremo riconsiderare il ruolo della scienza nelle questioni di pubblico interesse. È di moda chiedere agli scienziati di pronunciarsi sulla "sicurezza" dei prodotti. Questo non è mai stato compito della scienza e la versione moderna del management, che in tal modo cerca rassicurazioni, sta dando vita ad aspettative distorte e irrealistiche. Gli scienziati cercano la verità o, perlomeno, questo è ciò che avrebbero sempre dovuto fare: ma nel mondo moderno, si scontrano con pressioni contrastanti. Gli scienziati vivono a volte in condizioni di tale insicurezza da tendere a esprimere pareri che fanno contenti i loro datori di lavoro o, almeno, non li mettono in imbarazzo. Ci si aspetta anche che prendano decisioni morali, invece di fornire prove. La Royal Society di Londra, una delle più importanti accademie al mondo, era solita pubblicare una dichiarazione secondo cui non era in grado di esprimere opinioni su alcunché, poiché quello non era lo scopo della scienza. Anni fa, tale dichiarazione scomparve e oggi viene continuamente richiesto agli enti ufficiali di rilasciare delle dichiarazioni su questioni di sicurezza: ma non è questa la funzione della scienza. In futuro dovremmo limitare il ruolo degli scienziati alleffettiva comprensione di situazioni complesse, senza pretendere che diano giudizi soggettivi su questioni che riguardano scelte personali. Spesso sentiamo parlare di scienziati e società come di due mondi separati. Ciò che dobbiamo comprendere è che lo scienziato è un membro della società. Uno scienziato non è meglio di qualcun altro nel trarre conclusioni sulla sicurezza; ciò che gli scienziati possono fare è determinare i fatti della questione e presentarli nel modo più corretto possibile. Gli scienziati accusano regolarmente i media di "fraintendere", ma almeno i reporter dei giornali possono essere perdonati: non conoscono bene la scienza e, inoltre, devono vendere copie. Gli scienziati creano invece spesso confusione e - con tutta la loro preparazione e il loro prestigio - hanno sicuramente meno scusanti. In futuro dovremo riportare la scienza al suo ruolo originario. La scienza non ha mai avuto opinioni e sarebbe bene che cominciasse a ricordarsene. Il paradosso alimentare: malnutrizione e abbondanza di Brian J. Ford Negli ultimi anni, il progresso costante che aveva accompagnato la medicina occidentale negli ultimi secoli ha compiuto uninversione di marcia senza precedenti. Patologie citate solo nei libri di storia, come il rachitismo e lo scorbuto, hanno cominciato a riapparire in occidente. La malnutrizione può essere diffusa anche in paesi in cui il cibo è abbondante: le persone inseguono capricci alimentari o scelgono cibi "di moda" e, pur mangiando più del necessario, a volte non si procurano le sostanze nutritive essenziali. Eppure, queste diete così carenti non si trovano dove ci si aspetterebbe di trovarle. Raramente i vegetariani sono vittime di diete carenti: coloro che diventano vegetariani semplicemente eliminando la carne da una dieta precedentemente mista possono avere problemi, ma i vegetariani esperti sanno come garantirsi un sano equilibrio di alimenti fondamentali. Il rischio principale di un regime alimentare vegetariano è la carenza di vitamine B12 e D, che abbondano nella carne, ma le ricerche indicano che meno di un vegetariano su cento ha unalimentazione carente. Questo è dovuto in buona parte al progresso della scienza alimentare. Gli aromi sintetici e le aggiunte di vitamine rendono i prodotti vegetariani nutrienti e appetitosi, e il reparto "cibi vegetariani" nei supermercati di oggi è un tributo alle moderne tecnologie. (.) Ma ci sono altre categorie di persone soggette a carenze. Almeno un quarto dei fumatori non assorbe quantità sufficienti di vitamine B6, C, E o folati (come lacido folico, la vitamina B12). Un quinto dei consumatori di alcool è vittima di carenze simili, ma anche di vitamine A e B1; un quinto di coloro che seguono diete dimagranti rischiano carenze di molti nutrienti essenziali. La pillola anticoncezionale è nel 10% dei casi associata a carenze di vitamina B6, folati e carotene (vitamina A), mentre un decimo delle persone anziane presenta gravi carenze di vitamine C, D e di folati. Anche i diabetici sono soggetti a carenze, così come viene considerato a rischio il 4% delle donne in gravidanza. Si tratta di fenomeni importanti, che in futuro dovremo affrontare. Già oggi è possibile produrre cibi appetitosi e molto economici che potrebbero risolvere questi problemi: ma, soprattutto, è bene comprendere che nel ricco mondo occidentale decine di milioni di persone ipernutrite soffrono ancora di malnutrizione a causa di diete poco bilanciate. Lalimentazione negli anziani Nelle persone anziane, lalimentazione diventa una questione di sopravvivenza. Gli anziani e i convalescenti vengono spesso incoraggiati a consumare bevande a base di latte arricchite, ma esse servono semplicemente a rimediare allo scarso apporto di alcune sostanze, avvicinandolo alle effettive necessità della mezza età. Se vogliono assicurarsi la miglior qualità di vita possibile, le persone anziane dovranno essere consapevoli del loro bisogno di determinate sostanze nutritive. Sorprendentemente, secondo alcune recenti ricerche letà avanzata porta le persone a mangiare cibi più vari. Le verdure diventano più gustose, affermano i ricercatori, perché la sensibilità allamarezza del cibo sembra diminuire con letà. Le donne, in particolare, diventano meno sensibili ai cibi amari con lavanzare delletà e mostrano una crescente preferenza per le verdure, i cibi integrali, i frutti aspri come il pompelmo e il limone, e bevande come tè e caffè. Tuttavia, esistono anche cause specifiche di malnutrizione fra gli anziani. Le malattie possono far diminuire lappetito e un calo del gusto o dellolfatto può far sembrare il cibo meno invitante. Una perdita di sicurezza in se stessi, come un lutto o lisolamento, possono provocare depressione e mancanza di interesse per la cura di sé. Le persone anziane tendono anche a muoversi meno e a stare al chiuso, e la ridotta esposizione alla luce sola re può provocare una carenza di vitamina D. Possono non avere la forza di cucinare e prepararsi i pasti o andare a fare la spesa, oppure non possono permettersi i cibi preferiti. In molti anziani, inoltre, i denti rovinati ostacolano lalimentazione. In Occidente, luso delle protesi dentarie è legato alletà: le persone al di sopra dei settantanni hanno spesso protesi complete, mentre quelle più giovani ricorrono a capsule o innesti. Le dentiere non vengono sostituite con la dovuta frequenza: spesso si trascura il fatto che, con il passare degli anni, la mandibola e la mascella sono soggette a perdite ossee e a restringimento. Le dentiere dovrebbero essere regolarmente sostituite, tenendo conto dei cambiamenti delle ossa. Lassunzione di cibo è spesso insufficiente negli anziani che vivono in case di riposo: studi condotti in Olanda e Francia hanno dimostrato che i livelli di malnutrizione aumentano quando gli anziani entrano in un istituto. In parte ciò è dovuto al fatto che queste strutture spesso puntano a una gestione che massimizzi i profitti, nutrendo gli ospiti in maniera insufficiente. (...) Lassenza di un ambiente stimolante e la perdita delle loro abitudini possono provocare negli anziani una sofferenza cronica che, a sua volta, conduce al rifiuto di nutrirsi normalmente; ma rifiutarsi di mangiare è il loro unico modo di riprendere il controllo del proprio destino. Le preziose risorse fisiche e mentali rinchiuse negli istituti per anziani sono uno spreco intollerabile di umanità e saggezza. Uno studio francese condotto su 70 pazienti di una casa di riposo ha evidenziato che un quarto di loro mostrava segni clinici di malnutrizione. Un altro studio che ha coinvolto 204 anziani ricoverati in diverse case di riposo in Francia ha rivelato che 27 erano gravemente malnutriti e che il 40% del campione mostrava sintomi di alimentazione scorretta. Alcuni nutrizionisti italiani hanno identificato segni di carenze in più della metà degli anziani da loro studiati. Il cibo del futuro riequilibrerà diete carenti con semplicità e rapidità. Cibo e cardiopatie di Brian J. Ford "Il colesterolo provoca infarti, perciò va eliminato dalla nostra dieta". Poche sostanze sono state attaccate dalla stampa quanto il colesterolo: eppure si tratta di una sostanza vitale per il nostro organismo. Il colesterolo è un elemento essenziale della guaina isolante che ricopre i nostri nervi. È vitale quanto lisolamento plastico in un centralino telefonico. La rottura dello strato di isolamento crea cortocircuiti negli impulsi nervosi e porta a conseguenze devastanti. Nella sclerosi multipla è proprio lo strato di isolamento ricco di colesterolo che, disgregandosi, dà origine ai sintomi. Che cosa sia effettivamente il colesterolo non è affatto un mistero: la sua formula chimica è C27H45OH. Se preferite le parole alle formule, il nome della molecola da cui è derivato è ciclopentanoperidrofenantrene. Il colesterolo venne studiato per la prima volta alla fine del XIX secolo e nel 1932 la sua formula era ormai stata completata. Si tratta di un solido bianco e ceroso, al tatto simile al sapone ma pressoché insolubile in acqua. Sebbene il colesterolo costituisca solo il due per mille del corpo umano, esso si trova in ogni cellula vivente ed è essenziale per la nostra sopravvivenza. Sappiamo che viene sintetizzato nel nostro corpo; uno dei primi esperimenti evidenziò che i topi nutriti con una dieta priva di colesterolo producevano, durante la crescita, tanto colesterolo quanto quelli nutriti con una dieta contenente colesterolo. Ogni giorno il nostro organismo produce una media di 10 mg di per chilogrammo di peso corporeo. Se la vostra alimentazione è ricca di colesterolo, la quantità prodotta dallorganismo diminuisce; se ne contiene troppo poco, il corpo ne produce di più. Per questo motivo la dieta ha un effetto relativamente limitato sui livelli di colesterolo: comunque, viene prodotto molto più colesterolo di quanto se ne mangi. Sebbene spesso si dica che alti livelli di colesterolo nel sangue favoriscano laterosclerosi e, di conseguenza, le coronaropatie, molti studi hanno dimostrato che persone con livelli normali di colesterolo soffrono di aterosclerosi quanto coloro che hanno il colesterolo alto. Alcune ricerche mediche hanno inoltre evidenziato che alcune persone che hanno subito un infarto non seguivano una dieta più ricca di grassi rispetto ad altri, e che lestensione del processo aterosclerotico al momento dellautopsia è legata a molti fattori, diversi da quello alimentare. Potreste pensare che un prodotto alimentare che riduca il colesterolo potrebbe essere importante in futuro. Dal momento che lunica maniera efficace per ridurre il colesterolo sono i farmaci comunemente noti come statine, il cibo del domani dovrebbe forse includere prodotti che contengano queste sostanze? Uffe Ravnskov, uno specialista svedese, ha analizzato la letteratura esistente e ha concluso che i farmaci mirati esclusivamente a ridurre il tasso di colesterolo non hanno dato alcun risultato in termi- ni di mortalità legata a cardiopatie o mortalità in termini assoluti. "Al contrario - evidenzia il dottor Ravnskov - questi farmaci sono pericolosi per la salute e potrebbero addirittura accorciare la vita". Sono stati pubblicati diversi studi sullincidenza degli infarti in molti paesi, ma è molto difficile comprenderne i risultati. In Finlandia, ad esempio, in una regione oggetto dello studio la mortalità correlata alle cardiopatie è risultata cinque volte superiore a quella di unaltra regione, sebbene lalimentazione degli abitanti fosse sostanzialmente la stessa. In Grecia, unarea ha evidenziato un tasso di cardiopatie sette volte superiore rispetto a unaltra, pur in presenza di altri fattori di rischio molto simili. (.) Si pensa che i grassi saturi provochino un aumento nelle cardiopatie, ma in Inghilterra la quantità di grassi animali nella dieta media è rimasta relativamente costante per tutto il ventesimo secolo, mentre il numero di infarti è decuplicato fra il 1930 e il 1970. Devono per forza essere coinvolti altri fattori. Si riscontra una situazione simile negli Stati Uniti, dove anche la mortalità per coronaropatie è decuplicata fra il 1930 e il 1960, sebbene la quantità di grassi animali nella dieta sia rimasta sostanzialmente invariata. Si è invece registrato un calo costante nelle morti per coronaropatia in Svizzera dopo la seconda guerra mondiale, periodo in cui, tuttavia, lassunzione di grassi animali è aumentata del 20%. La moda della carne di manzo esercita forti pressioni sui paesi in via di sviluppo: ogni anno vengono abbattuti dodici milioni di ettari di foresta pluviale, e nel 90% dei casi per ampliare i pascoli per lallevamento di bovini destinati alla produzione di carne. In Guatemala, buona parte del territorio viene ora utilizzata per lallevamento bovino: 18 milioni di chilogrammi di carne di manzo vengono poi esportati annualmente negli Stati Uniti. Eppure, tre quarti dei bambini guatemaltechi sono denutriti. Cinque anni fa, il bestiame da carne consumava il 6% del grano messicano; oggi tale percentuale è salita al 50% e tende ancora a crescere. Un chilogrammo di cereali darà un chilogrammo di pane, ma ci vogliono sedici chilogrammi di cereali per produrre un chilo di carne di manzo. Ogni volta che una persona in Occidente decide di smettere di mangiare carne di manzo, vengono resi disponibili per la coltivazione 3000 metri quadrati di terreno. In termini reali, i prezzi della carne sono calati costantemente: se nel 1963 il prezzo al dettaglio della carne di pollo negli Stati Uniti era pari a 1,12$ alla libbra (circa 3 euro al chilo, ndr), alla fine del millennio, tenuto conto del tasso dinflazione, era sceso a un terzo. I prezzi della carne di manzo, nello stesso periodo, sono scesi di circa un quarto. Non è sorprendente che il manzo resti un alimento molto popolare. Ora che troppi occidentali sono sovrappeso, è evidente che il cibo del futuro conterrà meno grassi saturi rispetto a quelli contenuti nelle diete attuali. Assisteremo anche allo sviluppo di alimenti molto salutari grazie al contenuto di molecole di specifici acidi grassi. È importante comprendere che gli acidi grassi non si trovano nelle verdure fresche, ma sono il risultato della scomposizione degli elementi naturali delle cellule. In futuro potremo far sì che la nostra dieta includa i grassi considerati benefici e limiti, invece, quelli che potrebbero danneggiare la salute. Possiamo anche cominciare a trarre vantaggio dalle sostanze che, nellorganismo, regolano i grassi, prima fra tutte la leptina, un messaggero chimico che regola lobesità, scoperta nel 1994 e subito correlata direttamente al controllo dellobesità nei ratti. Unimportante azienda nel settore della bioscienza ha pagato 150 milioni di dollari per i diritti di tale scoperta, per poi scoprire che la leptina non funziona allo stesso modo negli umani. Nondimeno, essa rivela effettivamente qualcosa sul controllo della forma maligna dellobesità che talvolta porta i bambini a ingrassare pericolosamente: si tratta di bambini del tutto privi di leptina a causa di un difetto cromosomico, nei quali il tasso di crescita è potenzialmente letale. Una bambina, normale alla nascita, alletà di nove anni era giunta a pesare 102 chili. Un altro paziente alletà di tre anni pesava 40 chili. Nelladolescenza, questi bambini avranno bisogno di un intervento di liposuzione per poter camminare. Questo disturbo rende i bambini famelici, al punto che non si sentono sazi se non consumano almeno 2000 calorie per pasto. Somministrando leptina lappetito cala sensibilmente, rendendo sufficienti 300 calorie per pasto. Questa patologia ritarda la maturità sessuale, tanto che spesso donne adulte che hanno superato i ventanni non hanno ancora avuto il menarca. La terapia con leptina ripristina il normale sviluppo sessuale, ma, purtroppo, non ha alcun effetto su persone normalmente sovrappeso, perciò la speranza di aver trovato un facile rimedio al grasso in eccesso non è diventata realtà. Nondimeno, siamo sulla buona strada per identificare le sostanze che regolano la pinguedine e in futuro saremo in grado di curare le persone, in modo tale che possano restare in buona salute ed evitare le complicanze legate allobesità. Molti adulti occidentali sono sovrappeso. La Gran Bretagna è appena diventata il paese più grasso dEuropa, lasciando la Germania al secondo posto alla fine del 1999. La prevalenza dellobesità nel Regno Unito è la stessa di quella registrata negli Stati Uniti dieci anni prima. I costi sono elevati: il sistema sanitario britannico spende 1,7 miliardi di sterline (quasi 3 miliardi di euro, ndr) per curare persone obese affette da cardiopatie, cancro e diabete. I costi relativi ai pazienti obesi sono superiori a quelli sostenuti per le vittime del tabagismo. Inoltre, negli Stati Uniti almeno un bambino su cinque è sovrappeso e il numero continua a crescere. Negli ultimi ventanni, la percentuale di bambini sovrappeso è aumentata di oltre il 50%, mentre il numero di bambini fortemente obesi è raddoppiato. Laumento dellobesità nel mondo anglofono non è sicuramente legato a uneccessiva quantità di cibo. La gente non mangia più di quanto mangiasse qualche decennio fa. Un fattore ben più significativo è la mancanza di attività fisica. I giovani, che un tempo andavano a scuola a piedi o in bicicletta, oggi vengono abitualmente accompagnati a scuola e riportati a casa in auto e disdegnano la pratica di molte attività sportive. Le pressioni del mondo del futuro incoraggeranno le persone a sprofondare in poltrona davanti alla TV, piuttosto che andare in palestra o a fare una passeggiata Biotecnologie e mucca pazza di Brian J. Ford Le modificazioni genetiche sono inevitabili: sono un aspetto del futuro, proprio come la corrente elettrica, il trasporto su strada o i computer e otterranno ben poco coloro che conducono campagne mirate a bandire tout-court questa tecnologia potenzialmente molto utile. Se correttamente applicata, potrebbe offrire davvero tanto. Questo non significa che dovremmo accettarla passivamente: un approccio ufficiale lassista nei confronti degli organismi geneticamente modificati (in sigla, OGM), potrebbe costituire un pericolo per lambiente e persino avere conseguenze gravi sulla salute umana. Piuttosto che accettare incondizionatamente le modificazioni genetiche, dobbiamo analizzarle e assicurarci che vengano utilizzate a buon fine e mai in modo improprio. È necessario che le persone siano informate e messe in grado di prender parte alle decisioni sullintroduzione di queste nuove tecniche fondamentali. La gente deve essere coinvolta, perché lindustria si sta espandendo con straordinaria rapidità. Le più grandi aziende americane stanno investendo ingenti capitali. La Novartis, nata nel 1996 dalla fusione della Ciba-Geigy e della Sandoz, ha destinato alle agrotecnologie 600 milioni di dollari per il decennio in corso. LAssociazione Europea per le Bioindustrie ritiene che entro il 2005 questo settore avrà un valore pari a 285 miliardi di dollari. Si tratta di una nuova industria di dimensioni colossali, che avrà sensibili effetti su ognuno di noi. In futuro, dovremo saperla controllare. In fretta e male Il problema delle manipolazioni genetiche non riguarda tanto la disciplina, quanto la segretezza e la mentalità ristretta degli industriali che hanno cercato di trarne profitto. Le manipolazioni genetiche sono state introdotte troppo in fretta e, in generale, con molta miopia. Sebbene ci fossero state diverse fasi fondamentali nello sviluppo delle piante GM sin dagli anni Settanta, il primo grande passo commerciale fu lintroduzione sul mercato della soia geneticamente modificata. Le nuove varietà venivano modificate per renderle resistenti allerbicida glifosato, che poteva così essere utilizzato contro le malerbe. Le piante modificate erano insensibili allo spray e consentivano, perciò, allagricoltore di ottenere facilmente una monocoltura di piante di semi di soia e nulla più, o quasi. Lo scopo di tutto questo era, in teoria, ridurre la quantità di erbicida utilizzato sui campi, ma, in pratica, avvenne il contrario. Poiché lo spray utilizzato non ha alcun effetto sulla pianta, indipendentemente dalla quantità utilizzata, gli agricoltori tendono a usare dosi massicce di erbicida sulle colture. Questo spiega perché, come indicato dalla rivista americana Food Magazine nellautunno 1999, sia possibile riscontrare maggiori quantità di residui di pesticida nella soia geneticamente modificata che in quella tradizionale. Quanto accaduto con i nuovi prodotti GM è deprecabile ed estremamente problematico. I produttori si assicurarono che la soia proveniente da piante GM fosse mescolata a quella proveniente da colture tradizionali. La proporzione di soia di piante geneticamente modificate era inizialmente molto limitata, ma sufficiente a far sì che la soia venisse guardata con sospetto. I produttori si resero conto che nessuno avrebbe saputo che tipo di soia stava comprando e i consumatori dovettero accettare che, dal momento che stavano già acquistando il prodotto, sarebbe stato impossibile distinguere fra i due tipi di soia. Nel 1998 veniva già stimato che un terzo del mais e della soia provenienti dagli Stati Uniti proveniva da col ture geneticamente modificate. Una volta che i mercati nordamericani avevano accettato questi prodotti, i produttori si erano convinti che "il gioco era fatto". La reazione europea agli OGM fu molto più immediata di quella degli americani. In Gran Bretagna lindignazione crebbe in fretta, con proteste che condussero a una moratoria di tre anni sulla coltivazione commerciale di organismi geneticamente modificati. Dal mio punto di vista, tale diffidenza fu innescata dalla tragica saga della BSE, o morbo della mucca pazza, che aveva reso la popolazione sensibile ai possibili problemi provocati da cambiamenti sconsiderati nella produzione alimentare. La messa al bando della carne di manzo esportata dalla Gran Bretagna in seguito allepidemia di BSE, che svelò lenorme rischio per la salute umana, coinvolse infatti lintera popolazione europea. (.) La causa fu un misto di ignoranza, avidità commerciale da parte dei produttori di mangimi e mancanza di volontà da parte del governo di fare qualunque cosa potesse interferire con il grande business. Di fronte a questa letale combinazione, penso che la forte prudenza europea nei confronti degli OGM sia stata più che comprensibile. Alla fine del 1999, una commissione di scienziati riunitasi a Bruxelles decretò che la carne di manzo britannica non costituiva più una minaccia per la salute umana. Nonostante una disposizione dellUnione Europea, la Francia rifiutò immediatamente di importare scorte dalla Gran Bretagna, così come diversi länder tedeschi. Gli scienziati britannici insistevano che la carne di manzo era sicura e il fatto venne ripreso da una campagna di stampa che dava voce a entrambi i punti di vista. Questa riluttanza era in qualche modo fondata? Restava il fatto che la vendita al dettaglio di carne di manzo con losso era ancora bandita in Gran Bretagna, per ragioni di sicurezza, il che non contribuiva certo a placare le obiezioni. Inoltre, nel 1999 nel bestiame britannico si erano pur sempre verificati altri 2000 casi di BSE. (.) Sebbene la sensibilità europea sia stata influenzata dalla nostra conoscenza della BSE, si possono fare pochissimi paragoni diretti fra gli OGM e la crisi della BSE. Sappiamo molto di più sul modo in cui funzionano i geni di quanto sapessimo dei prioni che pare provochino la BSE. Lintroduzione dellingegneria genetica segue un secolo di accurata ricerca sul funzionamento dei geni e su ciò che essi fanno. I cromosomi erano stati scoperti da Karl Nägeli nel 1842 e vennero battezzati così già nel lontano 1888. Nel 1886, Hugo de Vries, un botanico olandese, fu il primo a riconoscere delle mutazioni nelle piante di enagra e alla fine del secolo un articolo scritto dal monaco Gregor Mendel illustrò il funzionamento dellereditarietà attraverso lincrocio di piselli. La sua relazione venne presentata in inglese per la prima volta a un incontro della Royal Horticultural Society di Londra nel maggio 1900: fu una rivelazione storica, il cui centenario è stato celebrato con un incontro speciale dellIstituto di Biologia l8 maggio 2000. Mendel indicò la strada ai genetisti moderni. In primo luogo, comprese che caratteristiche genetiche discrete venivano tramandate dai genitori alla prole e mostrò il funzionamento dei geni dominanti e recessivi. In secondo luogo, barò. Mendel era certo di essere in ogni caso nel giusto. Una volta riconosciuti i meccanismi più probabili, redasse delle tabelle complete di risultati che, come oggi sappiamo, sono troppo positivi per essere veri. Mendel inventò i valori che gli servivano. Ci sono conferme nella ricerca moderna di come un forte convincimento possa portare le persone a seguire procedure errate. Talvolta abbiamo portato a termine procedure che sembravano corrette sul momento ma che, col senno di poi, acquistano unaura di incredibile irresponsabilità. La storia di ciò che venne chiamato le "ghiandole di scimmia" ne è un esempio. Negli anni Venti in Francia i medici curavano gli anziani benestanti iniettando loro del tessuto testicolare degli scimpanzé. Sembrava una procedura così semplice: le iniezioni fornivano una fonte di testosterone, di cui gli anziani pazienti avevano bisogno. Nel mondo moderno, lidea stessa fa presagire possibili disastri: il trapianto di tessuti effettuato in questo modo può infatti trasmettere virus dallanimale allospite umano. È stata persino avanzata lipotesi secondo cui la terapia della "ghiandola di scimmia" degli anni Venti potrebbe essere stato il meccanismo con cui lHIV è stato introdotto nella comunità umana. Se cè un pensiero che gli scienziati del futuro devono avere ben presente, è che i metodi rapidi non sempre hanno successo a lungo termine. Avrebbero sempre dovuto esserci seri dubbi sullefficacia di introdurre le colture GM sul mercato senza prima consultare lopinione pubblica. o Innanzitutto, e soprattutto, vengono inseriti nellambiente organismi anomali con un controllo minimo. Mentre qualsiasi nuovo farmaco viene sottoposto ad attente valutazioni prima di consentirne luso da parte delluomo, i cosiddetti cibi "sani" sono soggetti a controlli limitatissimi. La nuova categoria di organismi geneticamente modificati è stata sottoposta a molti meno test di quanto ci si potrebbe ragionevolmente aspettare. o Secondariamente, viene negata la scelta al consumatore. In un paese come gli Stati Uniti questa avrebbe dovuto essere considerata una grave interferenza con i diritti dellindividuo. La mancanza di informazioni sulletichetta dei prodotti contraddice i principi della libertà dinformazione e della libertà di scelta. o In terzo luogo, le decisioni fondamentali vengono prese in base a interessi commerciali che dipendono dalle parti coinvolte, il cui obiettivo principale sono i profitti. (.) Le grandi aziende stanno correndo avanti, applicando tecniche sconsiderate. Hanno utilizzato geni resistenti agli antibiotici come marker, incuranti del fatto che i batteri resistenti rappresentano un pericolo di proporzioni colossali. Hanno introdotto nellambiente polline proveniente da piante geneticamente modificate, dicendo che non si sarebbe propagato. Le persone che soffrono di febbre da fieno anche quando si trovano a una certa distanza, ma sottovento, rispetto a un campo di colza sanno bene che il polline può andare molto lontano. Si dice che i geni modificati siano stati trasmessi ad alcune specie selvatiche di senape e altre piante con essa imparentate. In unatmosfera di estrema cautela circa le interferenze con i meccanismi naturali, è chiaramente controproducente lanciarsi prepotentemente in avanti con un tipo di ricerca che non prevede il parere dellopinione pubblica. Se vogliamo un esempio concreto di come non introdurre nuove tecnologie, la storia degli OGM è perfetta: non possiamo incolpare la stampa; è stata lindustria a sbagliare. Prove e delusioni Nel tentativo di sfruttare la biologia per il futuro dellagricoltura, abbiamo avuto indubbiamente più delusioni che successi. Imitare la fotosintesi, ad esempio, si è dimostrato impossibile. Le piante riescono a catturare composti semplici come lacqua e lanidride carbonica, usando lenergia solare per combinare gli atomi in modo tale da ottenere carboidrati. Nessuno è mai riuscito a imitare alla perfezione questo processo, da cui dipende tutta la vita. Un filo derba o una tazza di fango preso da uno stagno possono realizzare un miracolo che la scienza non è ancora in grado di imitare. Per gli ingegneri genetici, il sacro Graal della fissazione dellazoto resta irraggiungibile. Alcune piante, in particolare i legumi come i piselli e i fagioli, acquisiscono comunità di batteri con una rara capacità di catturare azoto dallaria e trasformarlo in nitrato, producendo così fertilizzante per la pianta ospite in assenza daria. Il trasferimento dei geni che fissano lazoto a piante da coltivazione come il frumento potrebbe consentirci di coltivare terreni molto poveri. Sembra fin troppo semplice, eppure non siamo ancora in grado di realizzarlo. Produzione alimentare e fame nel mondo di Brian J. Ford Gli agricoltori di tutto il mondo hanno di fronte un futuro di grandi sfide, ma possono festeggiare il fatto di produrre già cibo sufficiente per tutti. Le carestie sono causate da un sistema inefficiente di distribuzione, piuttosto che da una semplice scarsità di cibo. Le guerre provocano più problemi della penuria di cibo. LEtiopia, ad esempio, è stata un esportatore netto di grano e un grande importatore di beni di lusso come il whisky durante periodi di diffusa carestia nelle sue province. Dobbiamo trovare modi di garantire forniture eque di cibo, che non dipendano da bieche logiche di mercato. In Occidente è diffusa lidea che il mercato libero sia il motore di una società prospera, ma la realtà è ben diversa. Troppo spesso lindustria agricola è regolata dallalto: i prezzi vengono fissati e i sussidi vengono utilizzati per controllare gli agricoltori e i prodotti che coltivano. Esistono centinaia di colture tradizionali la cui vendita è oggi illegale in tutta Europa. In futuro ricompariranno i piccoli agricoltori, che forniranno i prodotti di lusso e i cibi particolari apprezzati dai consumatori. I prodotti coltivati con metodi tradizionali e senza luso delle tecnologie diventeranno sempre più ricercati fra gli intenditori. Aumenterà lagricoltura indipendente, con vendite dirette su Internet e con altri mezzi e con un minore coinvolgimento delle istituzioni. Oggi i sussidi, originariamente mirati a salvaguardare gli agricoltori nelle regioni più povere, vengono sfruttati a fini commerciali dai ricchi proprietari terrieri. Dal momento che lagricoltura danneggia il terreno, per porre un freno alla desertificazione dovremo restituire alla terra molti più rifiuti organici sotto forma di concime. In futuro, i finanziamenti dovrebbero essere mirati a sostenere gli agricoltori in caso di calamità e non a controllare le loro vite. Invece di sostenere le grandi aziende, i governi do- vranno offrire degli "ammortizzatori" agli agricoltori nei periodi di crisi. La produzione alimentare mondiale Per la maggior parte del mondo, un supermercato non è nulla di più che un sogno lontano. Gli africani che coltivano fagioli francesi per la società britannica Tesco, ad esempio, pensano che "Tesco" sia un paese lontano dellera spaziale. Nei paesi del Terzo Mondo potete trovare una baracca coperta di plastica ondulata rotta e scolorita con la scritta "supermarket" dipinta a mano su un cartello. Per coloro che soffrono la fame la realtà è molto diversa da come noi la conosciamo in Occidente. Questa mattina, 800 milioni di persone si sono svegliate affamate. Saranno altrettanto affamate quando, stasera, si addormenteranno. È una tragedia assolutamente inaccettabile se si pensa che i paesi occidentali hanno cibo in abbondanza e ne sprecano enormi quantità. Sebbene lagricoltura sembri unimpresa internazionale, la maggior parte del cibo viene consumata nel paese in cui è stato prodotto; solo il 16% del cibo viene prodotto in un paese e consumato in un altro, nonostante questa percentuale sia destinata a crescere nel prossimo secolo. Come abbiamo visto in Europa e negli Stati Uniti, la riluttanza a importare alimenti da uno stato a un altro può rapidamente degenerare in guerre commerciali. Sebbene gli americani siano disposti a ingrassare il proprio bestiame con ormoni della crescita, questa prassi è invisa agli europei. Eppure i tacchini allevati in Gran Bretagna sono così grossi da adulti da non potersi reggere sulle zampe ed essere affetti da piaghe: fatti, questi, poco conosciuti al pubblico. Che un paese ne accusi un altro sembra a dir poco ipocrita. Le previsioni sul futuro del cibo spesso non hanno colto nel segno. In Occidente era stato previsto che la Cina non sarebbe stata in grado di aumentare la produzione di mangimi animali abbastanza rapidamente da tenere il passo con il suo fabbisogno di carne e che le importazioni di cereali a grana grossa (grano, sorgo, avena e orzo) sarebbero aumentate notevolmente. I fornitori internazionali si preparavano a trarre grossi vantaggi dalla do- manda. Non accadde: per tutti gli anni Novanta, le esportazioni di cereali a grana grossa dalla Cina cessarono. La quantità di farina ad alto contenuto proteico di produzione interna ottenuta dalle colture di colza triplicò. La produzione di grano aumentò del 15%, mentre la produzione agricola totale salì di oltre il 50%. Nello stesso decennio, i prodotti di origine animale quasi raddoppiarono. Nessun paese ha mai registrato un aumento così formidabile nella produzione alimentare come la Cina a partire dal 1990, grazie alla bonifica dei terreni e a una maggiore efficienza. In tutto il mondo, gli alti rendimenti dei raccolti sono stati sempre incredibili (USA) o inaspettati (Russia), mentre, in alcuni casi, le catastrofi naturali possono ridurre a zero uneccedenza prevista (Bangladesh). Nonostante il mondo sia ancora lontano dai limiti biofisici della produzione alimentare, ci sono segnali a livello globale che la crescita di questo settore abbia raggiunto una fase di stasi. Ad esempio, per tutti gli anni Ottanta e linizio degli anni Novanta in 49 paesi in via di sviluppo con una popolazione di almeno un milione di persone gli incrementi nella produzione alimentare non hanno tenuto il passo con la crescita demografica. Anche il tasso annuale di crescita della produzione mondiale di grano è calato dal 3% negli anni Settanta allo 0,7 % nel periodo 1985-95: un segnale allarmante per il futuro. Possiamo tentare di analizzare queste cifre in prospettiva umana. Degli 800 milioni di persone che oggi patiscono la fame, 175 milioni sono bambini sotto i cinque anni. Circa un terzo dei bambini del mondo è vittima di malattie e morte dovute alla malnutrizione. Si tratta di statistiche di difficile visualizzazione, perciò cerchiamo di renderle più chiare: da quando avete cominciato a leggere questo capitolo, quaranta bambini sono morti perché i loro genitori non erano in grado di nutrirli in modo adeguato. Ogni ora che passa, muoiono altri 500 bambini. Il fatto che un quinto dellumanità soffra la fame verrà considerato ingiustificabile e le autorità internazionali dovrebbero ormai accettare il fatto che la fornitura di cibo per la sussistenza è un diritto acquisito di tutti. Nel pianificare il futuro occorre armonizzare le normative su importazioni ed esportazioni, in modo tale che il libero movimento degli alimenti indispensabili non sia ostacolato in alcun modo.
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