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illeciti ambientali chi controlla i controllori ?
- Subject: illeciti ambientali chi controlla i controllori ?
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 14 Sep 2004 06:54:11 +0200
da dititto ambiente . com ANCORA ARRESTI DEI CARABINIERI PER SPANDIMENTO ILLECITO DI FANGHI SUI TERRENI AGRICOLI: CHI CONTROLLA CERTI CONTROLLORI AMMINISTRATIVI? A cura del Dott. Maurizio Santoloci Magistrato - direttore sito www.dirittoambiente.com Ancora fanghi sparsi illecitamente sui terreni "agricoli". Ancora arresti dei Carabinieri per inchieste tutte con il medesino comun denominatore: la nostra pattumiera è ormai il territorio. Vediano il comunicato stampa tratto da "lanuovaecologia.it": "Operavano nelle province di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna per gestire illecitamente lo smaltimento dei rifiuti. Coinvolti imprenditori e funzionari pubblici. I carabinieri del Reparto operativo di Forlì assieme ai colleghi del Nucleo operativo ecologico di Bologna e del Gruppo tutela ambiente di Treviso hanno eseguito venti ordinanze di custodia cautelare - 10 in carcere e altrettante ai domiciliari - nell'ambito di un'inchiesta sullo smaltimento illegale di rifiuti, molti dei quali illeciti, con altissimo pericolo per la salute e inquinamento delle acque e dei terreni agricoli. Nell'operazione sono stati impegnati circa 200 militari dell'Arma supportati da un velivolo del 13/o Nucleo elicotteri di Forlì che stanno eseguendo anche una quarantina di perquisizioni nelle province di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna. Nel blitz sono coinvolti imprenditori e funzionari pubblici della Provincia e dell'Usl di Forlì accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla turbativa d'asta. Nell'indagine, coordinata dalla Procura di Forlì, iniziata nel marzo 2003, è emerso il coinvolgimento del dirigente del Servizio risorse idriche, atmosferiche e smaltimento rifiuti della Provincia di Forlì-Cesena e di titolari di varie aziende operanti nel settore ambientale. Sarebbe stato inoltre accertato che i componenti di una ditta locale incaricata del recupero e dello smaltimento dei rifiuti, in concorso con i funzionari dell'Usl di Forlì avrebbero truffato per anni l'azienda sanitaria mediante fatturazione di operazioni inesistenti, e attraverso la falsificazione di documenti, avendo inoltre turbato la gara d'asta indetta nel 2000 per l'aggiudicazione dell'appalto per lo smaltimento dei rifiuti. Avrebbero inoltre ottenuto, con l'avallo di un dipendente Trenitalia Spa di Rimini, notizie che sarebbero dovute rimanere segrete e utili all'aggiudicazione della gara d'appalto del 2004; e infine avrebbero monopolizzato a Forlì, assieme a un'altra ditta operante sempre nello stesso settore, il mercato dello smaltimento rifiuti, aggiudicandosi in esclusiva appalti indetti da aziende private e pubbliche amministrazioni. L'attività investigativa dei carabinieri ha portato a scoprire che alcuni dirigenti della Provincia del settore ambiente si sarebbero resi responsabili di numerosi reati quali omissione di atti d'ufficio, abuso d'ufficio, rivelazioni e utilizzazioni di segreti, favoreggiamento e falso fino a spingersi, da parte di un dirigente, a quello più grave di corruzione. In quest'ultimo caso la funzione del corruttore sarebbe stata svolta da imprenditori che si rivolgevano agli uffici della Provincia di Forlì-Cesena per ottenere autorizzazioni e informazioni. I militari dell'Arma attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali e con l'ascolto di oltre 54.000 conversazioni, centinaia di servizi di osservazione e controllo avrebbero inoltre scoperto che funzionari dell'Arpa di Forlì, preposti a eseguire analisi e controlli per rispetto della legge ambientale, avrebbero omesso di impedire, pur conoscendone la provenienza, smaltimenti di fanghi pericolosi nei terreni agricoli. Inoltre dipendenti di "Hera Forlì-Cesena" incaricati della gestione del locale depuratore e i dirigenti di alcune ditte pur consapevoli di trattare fanghi di depurazione contenenti sostanze pericolose, avrebbero smaltito i rifiuti nei terreni agricoli per circa 4.000 tonnellate, causando il pericolo concreto e attuale di inquinamento dei terreni, di contaminazione delle acque e delle coltivazioni di vegetali destinati alla catena alimentare." I fatti sono ormai sistematici e legati tutti da un dato trasversale: attraverso il sistema di spandimento di fanghi e liquami sui terreni, spacciato con la colpevole tolleranza o dolosa condivisione ideologica di molti pubblici funzionari come "innocua pratica agricola", il nostro territorio è diventato la pattumiera facile e gratuita per immensi quantitativi di rifiuti pericolosi di ogni tipo che grazie a tali prassi entrano in modo micidiale negli ecosistemi naturali creando effetti devastanti per l'ambiente, la nostra alimentazione e la nostra salute. Si tratta degli "smaltimenti in bianco" che da anni, i nostri lettori ne sono testimoni, andiamo denunciando da questo sito e da anni, i frequentatori degli incontri ne sono analogamente testimoni, andiamo segnalando in ogni convegno e seminario. E sistematicamente abbiamo sempre avuto risposte critiche ed ostili da parte di molti funzionari pubblici i quali, formalmente preposti ai controlli amministrativi ed alla prevenzione e repressione degli illeciti di settore, sono stati (e sono incredibilmente a tutt'oggi) paladini ideologici di prassi arcaiche ed incrostate pratiche di liberi spandimenti e diffusioni di tali materiali sui terreni. L'urto interpretativo ed applicativo è sempre stato ed è ancora oggi forte e traumatico. Noi sosteniamo (e purtroppo i fatti ci danni ogni giorno ragione) che fanghi e liquami di origine aziendale sono rifiuti e che vanno gestiti in tutta la filiera (dalla produzione, al trasporto, allo smaltimento o recupero finale) rispettando le regole e soprattutto i controlli in materia di rifiuti. Proprio perché sono fonte privilegiata di smaltimenti abusivi, e gettare fanghi e liquami sui terreni con il paravento della "utilizzazione agronomica" è diventato un affare primario per ogni forma di criminalità ambientale che sfruttando questa filiera di presunto "recupero" in realtà smaltisce questi rifiuti pericolosi sui terreni trasformandoli in silenti discariche. Il lucro è enorme, l' investimento pari a zero, i rischi bassissimi. Dal fronte opposto, una cultura ancestrale ancora sostiene, anche per voce di pubblici funzionari ed in assisi seminariali autorevoli, che fanghi e liquami non sono rifiuti, che sono di libera circolazione, e che comunque sono soggetti ad una forma di deregulation generale rispetto al decreto 22/97 e che dunque le regole gestionali della normativa di settore non sono applicabili, soprattutto in sede di controllo e sanzioni. E che, al massimo, in sede di illegalità possono essere contestate solo blande sanzioni amministrative pescate nelle norme in deroga per le "utilizzazioni agronomiche" di fanghi e liquami! Una cultura antica e diffusa, anche e soprattutto tra le pubbliche amministrazioni, che vuole vasche aziendali non classificate come stoccaggi, trasporti senza formulario, spargimenti liberi da ogni legame con il decreto sui rifiuti. Un vero paese dei balocchi per chi poi ha innestato su tali prassi una sistematica criminalità con profitti incalcolabili e danni sociali spaventosi. Tutto, secondo alcuni operatori amministrativi, è libero, tutto è "free", tutto è "light". Con la parola d'ordine "utilizzazione agronomica" ogni regola del decreto 22/97 e del decreto 152/99 è sciolta, come per magia. Tutto è in deroga, tutto è in deregulation, tutto è semplificato e scevro da autorizzazioni e controlli. E soprattutto da sanzioni. Abbiamo già avuto modo in queste pagine del nostro sito, in pubblicazioni ed in riviste e convegni di ribadire come lo spandimento di fanghi e liquami, a parte le poche e reali casistiche di vera finalità agricola, sono ormai terreno di coltura (è il caso di dirlo) per forme silenti e perniciose di smaltimenti illegali che tendono a sfruttare il territorio come discarica infinita e gratuita in alternativa ai costosi sistemi di smaltimento nei centri autorizzati. E rinviamo agli scritti pregressi sugli "smaltimenti in bianco" su questo sito ed in alcune nostre produzioni in libreria per un approfondimento in materia: non staremo dunque a ripeterci su questo punto ormai paradossalmente obsoleto e confermato dagli eventi successivi. Vogliamo invece in questa sede tracciare una ulteriore riflessione che ormai, a questo punto, non si può più sottacere. Da mesi, ormai, in particolare Carabinieri e Corpo Forestale dello Stato e le magistrature che dirigono le inchieste che stiamo esaminando non si limitano ad inquisire ed arrestare smaltitori abusivi (produttori, trasportatori e gestori dei siti finali) ma, dal caso delle sabbie del delta del Po agli smaltimenti dei rifiuti, finiscono in manette o sotto inchiesta anche pubblici funzionari e soprattutto addetti ai controlli amministrativi. Le inchieste in atto vanno rispettate, attenderemo le sentenze e fino ad allora non possiamo esprimere nulla sulle singole responsabilità. Quindi non vogliamo commentare nessun caso specifico. Ma un dato di cronaca è pubblico ed obiettivo: da mesi, e da anni ormai, sempre più spesso sono comunque coinvolti in inchieste per reati ambientali anche i controlli pubblici che non solo, stando alle prime accuse, non controllano (vizio piuttosto diffuso stante il dilagare della criminalità ambientale), ma addirittura sono complici attivi dei responsabili operativi di devastazioni ambientali. A questo punto, al di là delle singole inchieste e delle singole responsabilità sulle quali attendiamo doverosamente gli esiti delle inchieste, il dato di cronaca è comunque inquietante, se non altro per la sua sistematicità e ripetitività. E sorge inevitabile un nostro interrogativo: ma chi controlla alcuni degli addetti ai controlli amministrativi? E questi controlli amministrativi oggi funzionano sempre realmente e dovunque? Beninteso: va apprezzato e sottolineato il lavoro costante e silente di gran parte degli operatori di controllo amministrativo che ogni giorno in tutta Italia, anche a costo di grandi sacrifici personali a volte anche non retribuiti economicamente o professionalmente, dedicano il loro tempo ed il loro impegno alla difficile e spesso contrastata attività di verifica preventiva e repressiva in sede di controlli ambientali. Ed è con queste energie sane in sede amministrativa che spesso gli operatori di P.G. trovano sinergia per affrontare e risolvere delicati casi specifici e proprio la collaborazione tra autorità amministrative ed organi di polizia determina una strategia vincente per contrastare la criminalità ambientale. E questa è certamente una realtà positiva e diffusa in gran parte delle pubbliche amministrazioni competenti a tutti i livelli che va rilevata e sottolineata. Ma nel contempo sarebbe ipocrita ignorare che in altre realtà amministrative le cose non vanno esattamente in questo modo e ci sono casi di stretta minoranza del tutto antitetici che però con la loro presenza dominante e prevaricante rovinano il lavoro di tutti creando confusione, dubbi, interpretazioni distorte e defatiganti, rallentamenti e assenza di possibilità operative. Leggende metropolitane improntate a diritto orale tramandato senza radici giuridiche creano un diritto virtuale parallelo la cui pericolosità è oggi sotto gli occhi di tutti. E cosa ne pensano oggi, di fronte a queste inchieste chiare e precise, che documentano comunque sistematici spandimenti illegali di rifiuti di fanghi e liquami sui terreni, tutti i sostenitori (soprattutto pubblici funzionari) delle teorie delle "deregulation" e della "utilizzazione agronomica free" ad ogni costo? Davvero oggi crediamo ancora che tutto questo non debba essere gestito, esaminato e controllato nel contesto della normativa sui rifiuti? E non c'è il forte rischio che questa errata cultura storica crei, anche involontariamente, terreno ideologico e spunti giuridici ottimali da sfruttare per chi vuole ridurre i terreni in pericolose pattumiere? E' oggi necessario che la stragrande maggioranza degli operatori di controllo amministrativo isolino i fautori di fraudolente e sospette "teorie" tendenti a giustificare e difendere sempre e comunque i soggetti destinatari dei controlli per riaffermare i principi di diritto reale ed oggettivo e neutralizzare questo "diritto virtuale" senza fonti e senza alcuna radice né logica né giuridica. Bravi i Carabinieri del Comando Tutela per l'Ambiente e tutti gli altri operatori di P.G. ed amministrativi che portano avanti queste inchieste, applicando le leggi e le procedure in modo sano e corretto e senza farsi fuorviare da arcaiche e ancestrali teorie sulla presunta deregulation. Grazie a tutti loro per quanto fanno per l'ambiente e per la nostra salute, ma grazie anche per il senso del pubblico dovere e della onestà intellettuale che ogni giorno dimostrano e trasmettono a tutti noi. Proprio tutti. Maurizio Santoloci www.dirittoambiente.com
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