illeciti ambientali chi controlla i controllori ?



da dititto ambiente . com

ANCORA ARRESTI DEI CARABINIERI PER  SPANDIMENTO ILLECITO DI FANGHI SUI
TERRENI  AGRICOLI:  CHI CONTROLLA CERTI  CONTROLLORI AMMINISTRATIVI?
A cura del Dott. Maurizio Santoloci
Magistrato - direttore sito www.dirittoambiente.com

Ancora fanghi sparsi illecitamente sui terreni "agricoli".  Ancora arresti
dei Carabinieri per inchieste tutte con il medesino comun denominatore: la
nostra pattumiera è ormai il territorio.
Vediano il comunicato stampa tratto da "lanuovaecologia.it":

"Operavano nelle province di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna per gestire
illecitamente lo smaltimento dei rifiuti. Coinvolti imprenditori e
funzionari pubblici.  I carabinieri del Reparto operativo di Forlì assieme
ai colleghi del Nucleo operativo ecologico di Bologna e del Gruppo tutela
ambiente di Treviso hanno eseguito venti ordinanze di custodia cautelare -
10 in carcere e altrettante ai domiciliari - nell'ambito di un'inchiesta
sullo smaltimento illegale di rifiuti, molti dei quali illeciti, con
altissimo pericolo per la salute e inquinamento delle acque e dei terreni
agricoli. Nell'operazione sono stati impegnati circa 200 militari dell'Arma
supportati da un velivolo del 13/o Nucleo elicotteri di Forlì che stanno
eseguendo anche una quarantina di perquisizioni nelle province di
Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna. Nel blitz sono coinvolti imprenditori e
funzionari pubblici della Provincia e dell'Usl di Forlì accusati, a vario
titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla
turbativa d'asta.

Nell'indagine, coordinata dalla Procura di Forlì, iniziata nel marzo 2003, è
emerso il coinvolgimento del dirigente del Servizio risorse idriche,
atmosferiche e smaltimento rifiuti della Provincia di Forlì-Cesena e di
titolari di varie aziende operanti nel settore ambientale. Sarebbe stato
inoltre accertato che i componenti di una ditta locale incaricata del
recupero e dello smaltimento dei rifiuti, in concorso con i funzionari
dell'Usl di Forlì avrebbero truffato per anni l'azienda sanitaria mediante
fatturazione di operazioni inesistenti, e attraverso la falsificazione di
documenti, avendo inoltre turbato la gara d'asta indetta nel 2000 per
l'aggiudicazione dell'appalto per lo smaltimento dei rifiuti. Avrebbero
inoltre ottenuto, con l'avallo di un dipendente Trenitalia Spa di Rimini,
notizie che sarebbero dovute rimanere segrete e utili all'aggiudicazione
della gara d'appalto del 2004; e infine avrebbero monopolizzato a Forlì,
assieme a un'altra ditta operante sempre nello stesso settore, il mercato
dello smaltimento rifiuti, aggiudicandosi in esclusiva appalti indetti da
aziende private e pubbliche amministrazioni.

L'attività investigativa dei carabinieri ha portato a scoprire che alcuni
dirigenti della Provincia del settore ambiente si sarebbero resi
responsabili di numerosi reati quali omissione di atti d'ufficio, abuso
d'ufficio, rivelazioni e utilizzazioni di segreti, favoreggiamento e falso
fino a spingersi, da parte di un dirigente, a quello più grave di
corruzione. In quest'ultimo caso la funzione del corruttore sarebbe stata
svolta da imprenditori che si rivolgevano agli uffici della Provincia di
Forlì-Cesena per ottenere autorizzazioni e informazioni. I militari
dell'Arma attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali e con
l'ascolto di oltre 54.000 conversazioni, centinaia di servizi di
osservazione e controllo avrebbero inoltre scoperto che funzionari dell'Arpa
di Forlì, preposti a eseguire analisi e controlli per rispetto della legge
ambientale, avrebbero omesso di impedire, pur conoscendone la provenienza,
smaltimenti di fanghi pericolosi nei terreni agricoli. Inoltre dipendenti di
"Hera Forlì-Cesena" incaricati della gestione del locale depuratore e i
dirigenti di alcune ditte pur consapevoli di trattare fanghi di depurazione
contenenti sostanze pericolose, avrebbero smaltito i rifiuti nei terreni
agricoli per circa 4.000 tonnellate, causando il pericolo concreto e attuale
di inquinamento dei terreni, di contaminazione delle acque e delle
coltivazioni di vegetali destinati alla catena alimentare."

I fatti sono ormai sistematici e legati tutti da un dato trasversale:
attraverso il sistema di spandimento di fanghi e liquami sui terreni,
spacciato con la colpevole tolleranza o dolosa condivisione ideologica di
molti pubblici funzionari come "innocua pratica  agricola",  il nostro
territorio è diventato la pattumiera facile e gratuita per immensi
quantitativi di rifiuti pericolosi di ogni tipo che grazie a tali prassi
entrano in modo micidiale negli ecosistemi naturali creando effetti
devastanti per l'ambiente, la nostra alimentazione e la nostra salute.
Si tratta degli "smaltimenti in bianco" che da anni, i nostri lettori ne
sono testimoni, andiamo denunciando da questo sito e da anni, i
frequentatori degli incontri  ne sono analogamente testimoni, andiamo
segnalando in ogni convegno e seminario. E sistematicamente abbiamo sempre
avuto risposte critiche ed ostili da parte di molti funzionari pubblici i
quali, formalmente preposti ai controlli amministrativi ed alla prevenzione
e repressione degli illeciti di settore, sono stati (e sono incredibilmente
a tutt'oggi) paladini  ideologici di prassi arcaiche ed incrostate pratiche
di liberi spandimenti e diffusioni di tali materiali sui terreni.   L'urto
interpretativo ed applicativo è sempre stato ed è ancora oggi forte e
traumatico. Noi sosteniamo (e purtroppo  i fatti ci danni ogni giorno
ragione) che fanghi e liquami di origine aziendale sono rifiuti e che  vanno
gestiti in tutta la filiera (dalla produzione, al trasporto, allo
smaltimento o recupero finale) rispettando le regole e soprattutto i
controlli in  materia di rifiuti. Proprio perché sono fonte privilegiata di
smaltimenti abusivi, e gettare fanghi e liquami sui terreni  con il
paravento della "utilizzazione agronomica"  è diventato un affare primario
per ogni forma di criminalità  ambientale che sfruttando questa filiera di
presunto "recupero"  in realtà smaltisce questi rifiuti pericolosi sui
terreni trasformandoli in silenti discariche. Il lucro è  enorme, l'
investimento pari a zero, i rischi bassissimi.

Dal  fronte opposto, una cultura  ancestrale ancora  sostiene,  anche per
voce di pubblici  funzionari ed in assisi seminariali autorevoli,  che
fanghi e liquami non sono rifiuti, che sono di libera circolazione, e che
comunque sono soggetti ad una forma di deregulation  generale rispetto al
decreto 22/97 e che dunque le regole gestionali della normativa di settore
non sono applicabili, soprattutto in sede di controllo e sanzioni.  E che,
al massimo, in sede di illegalità    possono essere contestate solo blande
sanzioni amministrative pescate nelle norme in deroga per le "utilizzazioni
agronomiche" di  fanghi e liquami!  Una cultura antica e diffusa, anche e
soprattutto tra le pubbliche amministrazioni, che vuole vasche aziendali non
classificate come stoccaggi, trasporti senza formulario, spargimenti liberi
da ogni legame con il decreto sui rifiuti. Un vero paese dei balocchi per
chi poi ha innestato su tali prassi una sistematica  criminalità    con
profitti incalcolabili e danni sociali  spaventosi.

Tutto, secondo alcuni operatori amministrativi, è libero, tutto è "free",
tutto è "light". Con la parola d'ordine "utilizzazione agronomica"  ogni
regola del decreto 22/97 e del decreto 152/99 è sciolta, come per magia.
Tutto è in deroga, tutto è in deregulation, tutto è semplificato e scevro da
autorizzazioni e controlli. E soprattutto da sanzioni.
Abbiamo già avuto modo in queste pagine del nostro sito,  in pubblicazioni
ed in riviste e convegni di ribadire come lo spandimento di fanghi e
liquami, a parte le poche e reali casistiche di  vera  finalità  agricola,
sono ormai terreno di coltura (è il caso di dirlo) per forme silenti e
perniciose di  smaltimenti illegali che tendono a sfruttare il territorio
come discarica infinita e gratuita in alternativa ai costosi sistemi di
smaltimento  nei centri autorizzati. E rinviamo agli scritti pregressi sugli
"smaltimenti in bianco"  su questo sito ed in alcune nostre produzioni in
libreria per un approfondimento in materia: non staremo dunque a ripeterci
su questo punto ormai paradossalmente obsoleto e confermato dagli eventi
successivi.

Vogliamo invece in questa sede tracciare una ulteriore riflessione che
ormai, a questo punto, non si può  più sottacere.  Da mesi, ormai, in
particolare Carabinieri e Corpo Forestale dello Stato e le magistrature che
dirigono le inchieste che stiamo  esaminando non si limitano ad inquisire ed
arrestare smaltitori abusivi (produttori, trasportatori e gestori dei siti
finali) ma, dal caso delle sabbie del delta del Po agli  smaltimenti dei
rifiuti, finiscono in manette o sotto inchiesta anche pubblici funzionari e
soprattutto addetti ai controlli  amministrativi.
Le inchieste in atto vanno rispettate, attenderemo le sentenze e fino ad
allora non possiamo esprimere nulla  sulle singole responsabilità. Quindi
non vogliamo commentare nessun caso specifico. Ma un dato di cronaca è
pubblico ed obiettivo: da mesi, e da anni ormai,  sempre più spesso sono
comunque coinvolti in inchieste per reati ambientali anche i controlli
pubblici che non solo, stando alle prime accuse, non controllano (vizio
piuttosto diffuso stante il dilagare della  criminalità  ambientale), ma
addirittura sono complici attivi dei responsabili operativi di devastazioni
ambientali.

A questo punto, al di là delle singole inchieste e delle singole
responsabilità sulle quali attendiamo doverosamente gli esiti delle
inchieste, il dato di cronaca è comunque inquietante, se non altro per la
sua sistematicità  e ripetitività.  E sorge inevitabile un nostro
interrogativo: ma chi controlla   alcuni degli addetti ai controlli
amministrativi? E questi controlli amministrativi oggi funzionano sempre
realmente e dovunque?
Beninteso: va apprezzato e sottolineato il lavoro costante e silente di gran
parte degli operatori di controllo amministrativo che ogni giorno in tutta
Italia, anche a costo di grandi sacrifici personali a volte anche non
retribuiti economicamente o professionalmente, dedicano il loro tempo ed il
loro impegno alla difficile e spesso contrastata attività di verifica
preventiva e repressiva in sede di controlli ambientali.  Ed è con queste
energie sane in sede amministrativa che spesso gli operatori di P.G. trovano
sinergia per affrontare e risolvere delicati casi specifici e proprio la
collaborazione tra  autorità amministrative ed organi di polizia determina
una strategia vincente per contrastare la criminalità ambientale.    E
questa è certamente una realtà positiva e diffusa  in gran parte delle
pubbliche amministrazioni competenti a tutti i livelli che va rilevata e
sottolineata. Ma nel contempo sarebbe ipocrita ignorare che in altre realtà
amministrative le cose non vanno esattamente in questo modo e ci sono casi
di stretta minoranza del tutto antitetici che però con la loro presenza
dominante e prevaricante rovinano il lavoro di tutti creando confusione,
dubbi, interpretazioni distorte e defatiganti, rallentamenti  e assenza di
possibilità   operative. Leggende metropolitane improntate a diritto orale
tramandato senza radici giuridiche creano un diritto virtuale parallelo   la
cui pericolosità è oggi sotto gli occhi di tutti.

E cosa ne pensano oggi, di fronte a queste inchieste chiare e precise, che
documentano comunque sistematici spandimenti illegali di  rifiuti  di fanghi
e liquami sui terreni, tutti i sostenitori (soprattutto pubblici funzionari)
delle teorie delle "deregulation" e della "utilizzazione agronomica free"
ad ogni costo?  Davvero oggi crediamo ancora che tutto questo non  debba
essere gestito, esaminato e controllato nel contesto della normativa sui
rifiuti? E  non c'è il forte rischio che questa errata cultura storica crei,
anche involontariamente, terreno  ideologico e spunti giuridici ottimali da
sfruttare per chi vuole ridurre i terreni in pericolose pattumiere?

E' oggi necessario che la stragrande maggioranza degli operatori di
controllo amministrativo   isolino i fautori di fraudolente e sospette
"teorie" tendenti a giustificare e difendere sempre e comunque i soggetti
destinatari dei controlli  per riaffermare i principi di diritto reale  ed
oggettivo e neutralizzare questo "diritto virtuale" senza  fonti e senza
alcuna radice né logica né giuridica.
Bravi i  Carabinieri del Comando Tutela per l'Ambiente e tutti gli altri
operatori  di P.G.  ed amministrativi  che portano avanti queste  inchieste,
applicando le leggi e le procedure in modo sano e corretto e senza farsi
fuorviare da arcaiche e ancestrali teorie sulla  presunta deregulation.
Grazie  a  tutti loro per   quanto fanno per l'ambiente e per la nostra
salute, ma grazie anche per il senso del  pubblico dovere e della onestà
intellettuale che  ogni giorno dimostrano e trasmettono a tutti noi. Proprio
tutti.
Maurizio  Santoloci

www.dirittoambiente.com