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entusiasmi per l'idrogeno ? calma!
- Subject: entusiasmi per l'idrogeno ? calma!
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 7 Sep 2004 07:00:06 +0200
da boiler.it lunedi 30 agosto 2004 giornale di scienza, innovazione e ambiente Calma con l'H-entusiasmo di ALESSANDRO LANNI H come idrogeno. Ecco l'hocus pocus per risolvere i problemi ambientali che affliggono la Terra. L'elemento di gran lunga più diffuso nell'universo, quello che per primo comparse dopo il Big Bang e che costituisce in buona parte l'acqua. Benzina pulita per la macchina mondo, si dice da più parti. Eppure, una società all'idrogeno non è così prossima e c'è ancora molto da fare. Che il petrolio non potesse essere il pilastro energetico fondamentale del terzo millennio lo si sapeva da tempo. Limiti nella quantità prima, impatto critico sull'ambiente come l'aumento rapido dei gas serra nell'atmosfera poi, costituivano già due buone ragioni per cercare altrove il motore per la tecnologia prossima ventura. Se si aggiunge l'attuale momento di crisi (dal Venezuela all'Iraq) di molte aree ricche di oro nero, la spinta a cercare un'energia alternativa è sempre più forte. E cosa c'è di meglio dell'idrogeno per muovere un sistema globale più ecologico e sostenibile? Verso una società dell'idrogeno? In un recente dossier, la rivista Science ha tuttavia gettato acqua sui facili entusiasmi per una "economia all'idrogeno", secondo la nota espressione di Jeremy Rifkin. Not so simple, "non così semplice" è il titolo della presentazione. Ed è tutto un programma. Con numerose inchieste e approfondimenti, il prestigioso magazine americano invita alla calma e a una buona dose di pragmatismo. L'impatto dell'idrogeno potrà essere molto diverso da quello che immaginiamo ora, avvertono Robert Coontz e Brooks Hanson, nell'introduzione. Un sistema economico non più basato sul petrolio ma sull'idrogeno è un'avventura più incerta e difficile di quanto si pensi. I gradini che ora appaiono intermedi potrebbero diventare gli obiettivi finali, con un ridimensionamento complessivo delle prospettive. Si possono battere molte strade parallelamente all'idrogeno per ridurre le emissioni di gas serra nell'atmosfera. Problemi come la produzione, l'immagazzinamento, la sicurezza dell'idrogeno non sembrano risolvibili nel giro di qualche anno. E, soprattutto, non sembrano risolvibili in un ambito esclusivamente scientifico, ma coinvolgono inevitabilmente scelte politiche ed economiche globali. Una serie di articoli che in qualche maniera rispondono all'intervento di Spencer Abraham ministro per l'Energia dell'amministrazione Bush, uscito su Science un mese fa. Altro che destino destinato, la sostituzione del petrolio con l'idrogeno è non solo una sfida eccitante ma anche una sfida molto difficile da vincere. Alcune delle questioni sollevate negli interventi sono piuttosto note. Per esempio, la produzione dell'idrogeno. Già, perché l'idrogeno di per sé, almeno sulla Terra, quasi non esiste. Tutti d'accordo sul carburante verde che produce solo acqua come scoria. Ma come produrre l'idrogeno? Cosa è necessario bruciare per ricavare quel magico propellente? Acqua, biomasse, nucleare, vento, sole, gas naturale, carbone o lo stesso petrolio. Ma molte di queste non sono particolarmente ecologiche o sostenibili (pensiamo al carbone o petrolio). Con il rischio di cadere in un circolo vizioso che non risolve nulla. Difficoltà Usa e la speranza Islanda Come mostra John Turner del National Renewable Energy Laboratory la questione della produzione dell'idrogeno su larga scala è delicata e complessa. Tanto il gas naturale quanto il carbone sono risorse limitate quali generatori di H2. Ci sarebbero energie rinnovabili, come l'eolica e la solare, ma anch'esse hanno ancora più contro che pro. Poi c'è la quantità enorme di idrogeno necessaria a muovere le industrie, i servizi, le attività dei singoli cittadini di uno Stato. È stato calcolato che per far andare avanti gli Usa ci vorrebbero almeno 150 milioni di tonnellate all'anno di idrogeno, senza contare di tutta l'energia necessaria per far andare a regime una "società all'idrogeno". Allo stato attuale gli statunitensi producono più o meno 9 milioni di tonnellate di idrogeno. Anche una volta prodotto il carburante "buono" non è che sia tutto risolto. L'idrogeno diventa liquido a -252,89 gradi, una temperatura prossima allo zero assoluto. Vale a dire che l'idrogeno è molto difficile da trasformare in un liquido. In condizioni normali, è in forma gassosa: molto difficile da immagazzinare, da trasportare e da trattare senza pericolo. Certo, esistono casi felici come l'Islanda, paese quasi autosufficiente dal punto di vista energetico e che, prevedono gli isolani, nel 2050 dovrebbe basarsi su di un'economia all'idrogeno completa. Ma, appunto, si tratta di una mosca bianca, caso più unico che raro che sfrutta al meglio le enormi potenzialità di una terra ricca di vulcani e di geiser. Già ora, riscaldamento ed elettricità sono prodotti completamente da energie sostenibili. Adesso, è il momento dei trasporti per i quali s'importa ancora il petrolio. Autobus a celle combustibili già girano per le strade di Reykjavik, imbarcazioni ancora no, perché non hanno serbatoi sufficientemente capienti. E nel paesaggio urbano già compaiono le stazioni di rifornimento per l'idrogeno, con bene in vista la conchiglia gialla di una delle maggiori società petrolifere che sta investendo nell'energia alternativa. In sei minuti un bus fa il pieno per una giornata. Ma appunto, lì è il territorio e una società in miniatura a fare la differenza. Automobili: celle a combustibile o ibride? Altra questione sollevata da Science è quella sulle automobili. Una volta c'erano quelle elettriche, ma poi si è visto che non si andava molto in là. Oggi il dubbio è: più ecologiche quelle a celle a combustibile che producono elettricità dalla combinazione di idrogeno e ossigeno o quelle ibride? La risposta di Nurettin Dermirdöven e John Deutch, entrambi ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, è: macchine ibride fino a quando la produzione di idrogeno non sarà sganciata dai combustibili fossili. A differenza di quanto hanno caldeggiato sia l'amministrazione democratica di Clinton che quella repubblicana di Bush, sostengono i due ricercatori, si dovrebbe dare una priorità all'ibrido. «Se esistono giustificazioni per un sostegno federale alla ricerca e allo sviluppo delle celle a combustibile per la riduzione del petrolio importato e delle emissioni di anidride carbonica, allora esistono giustificazioni più forti per un sostegno federale per i veicoli ibridi che raggiungeranno risultati simili più velocemente». Anche al Mit, nel tempio dell'innovazione, le parole d'ordine sono cautela e pragmatismo. Il tempo è il fattore cruciale secondo le menti convocate da Science. I gas serra continuano ad aumentare e non basta da solo l'idrogeno a cambiare le cose. È necessario sbrigarsi e guardare in tutte le direzioni possibili per migliorare lo stato del nostro Pianeta. Certamente l'idrogeno sarà l'energia del futuro, dicono al Mit, a Princeton e negli altri laboratori Usa. Ma gli stessi scienziati aggiungono: sbrighiamoci a percorrere tutte le strade possibili. Solo così si potrà dare una speranza realistica al pianeta Terra.
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