la scoperta dell'aria fredda - i condizionatori



il manifesto - 10 Giugno 2004

Negli anni '50 il frigo, nei '60 la macchina. Ora è il condizionatore per
tutti

La scoperta dell'aria fredda
ROBERTA CARLINI

Negli anni '50 il frigo, nei '60 la macchina. Ora è il condizionatore per
tutti

La scoperta dell'aria fredda

Estate elettrica Dopo l'anno del black out, la carica dei nuovi
condizionatori: più di due milioni nel 2004, e siamo appena all'inizio
dell'estate. Cosa succederà quando scoppierà il caldo vero e si accenderanno
tutti insieme? Qualche notizia in vista del solleone
ROBERTA CARLINI

Settecentotredici, millecentodiciotto, novecento. Euro. Tutti a rate a
partire da giugno, installazione compresa... Scusi, ma tutte le pubblicità
sui condizionatori a partire da 199 euro? Siamo da Trony (uno di quelli
non-ci-sono-paragoni), Roma Sud. Il caldo avanza e i ritardatari del freddo
artificiale sono un po' nervosi. «Sì, ce li avevamo, a prezzi più bassi. Li
abbiamo finiti tutti, se ne riparla l'anno prossimo», spiega il commesso.
Parla dei climatizzatori low-cost, quelli che fanno infuriare i marchi
«ufficiali», turbano i sonni dell'Autorità per l'energia e agitano anche la
neonata task force contro il black out, che l'altroieri ha riunito attorno a
un megatavolo rappresentanti di ministeri (attività produttive, ambiente,
interno), Protezione civile, associazione dei produttori elettrici, gestore
della rete, acquirente unico. Una miriade di autorità, per un «pensatoio»
messo su dopo i disastri dell'estate 2003, con l'incubo del black out e un
solo grande alleato: il clima. Che forse quest'anno, imprevedibilmente, ci
darà una mano.

Estate condizionata

Ieri il prezzo dell'energia elettrica ha segnato un record, a quota 98,65
euro per Mwh: l'inquietante segnale viene dalla borsa elettrica, nata da
poco per fare i prezzi indicativi dell'energia. Come tutte le borse, anche
quella dell'elettricità reagisce a voci, umori, scadenze: così, le
quotazioni dei megawattora hanno «festeggiato» l'arrivo del caldo - che vuol
dire più condizionatori accesi, più domanda di energia, dunque prezzi
maggiori - e l'entrata in vigore del periodo «F1», la classe superiore
dell'energia. E pensare che fino a pochi mesi fa - prima della quotazione in
borsa dei prezzi dell'energia e della sua rete, che sarà privatizzata la
prossima settimana, ma già dopo la calda estate 2003 - il periodo estivo era
considerato ancora «F4», la classe economica dei prezzi energetici. Eppure
quello dei condizionatori «è un mercato esploso negli ultimi 3-4 anni», ci
dice Giampiero Colli, segretario generale del Coaer, l'associazione che
raggruppa i produttori di «apparecchi aeraulici»: dai condizionatori d'ogni
tipo ai filtri d'aria ai refrigeratori d'acqua. Un mercato in grande
espansione da qualche anno, così come da qualche anno è chiaro che il trend
dell'aumento dei consumi energetici viene più dal terziario e dal «privato»
che dalla grande industria tradizionale, quella che rallentava a luglio e
chiudeva in agosto.

«Gli anni Cinquanta hanno portato il frigorifero in ogni casa italiana, gli
anni Sessanta l'automobile per tutti, il nuovo millennio sta debuttando con
un accessorio considerato indispensabile: il condizionatore», scrive Antonio
Cianciullo nel suo libro «Il grande caldo», denunciando i rischi di «un
pianeta ad aria condizionata». Il punto di vista dell'associazione dei
venditori è un po' diverso ma conferma la sostanza: il boom dell'aria
artificiale. Basta guardare i numeri, forniti dallo stesso Coaer: 950.000
apparecchi venduti nel 2001, oltre 1 milione nel 2002, più di un milione e
mezzo nel 2003. E quest'anno, secondo le prime stime, a estate appena
iniziata abbiamo già superato i due milioni e centomila. Nella quasi
totalità - almeno il 90%, ma forse più - di nuova installazione, stimano i
produttori. «Impossibile dire quante famiglie hanno il condizionatore, certo
è che dopo la grande diffusione nel terziario, dalle banche ai grandi
negozi, il sistema `split' adesso è entrato nelle abitazioni», spiega Colli.

Il sistema «split» è quello fisso, che prevede un motore e uno o più
apparecchi a muro. Nel settore, la parte del leone la fanno le imprese
straniere: la parte italiana non arriva al 10%. Più forte è la produzione
nazionale sui «portatili», i classici «pinguini» che raffreddano una stanza
o un negozietto. Diverso è anche lo stile di acquisto. L'installazione di un
condizionatore fisso di solito si fa all'inizio dell'estate, al portatile si
ricorre anche all'ultimo momento, per necessità o disperazione. E i prezzi?
«Un buon `fisso' - è sempre Colli che parla - va dai 600 euro in su». Il
problema, che preoccupa allo stesso modo anche se per motivi diversi
ecologisti, utenti e produttori, è che proprio sul mercato `split' sono
sbarcati in massa i prodotti a basso costo, per lo più di fabbricazione
cinese. La loro diffusione sfugge a ogni statistica, nei numeri dati dal
Coaer è solo stimata. Così come poco prevedibile è quanta energia elettrica
si mangeranno quando saranno accesi tutti insieme. La stima dei maggiori
consumi, rispetto a un prodotto di classe energetica «A» o «B», è sul
20-30%.

Etichette mancanti

Torniamo da Trony, o in qualsiasi altro negozio di elettrodomestici. Mentre
su ogni lavatrice o frigorifero si trova l'etichetta con l'indicazione della
«classe», in base alla quale chi compra sa a cosa va incontro, sui
condizionatori l'etichetta del consumo energetico non c'è. «Noi lo
spieghiamo ai clienti, consigliando di comprare quello che costa di più ma
consuma di meno, ma non abbiamo certificazioni ufficiali», si lamenta un
grossista. Bella roba, per un paese che sul consumo energetico l'anno scorso
ha rischiato il collasso. La questione non è da poco. Se ne è accorta
l'Autorità per l'energia che pochi giorni fa ha rivolto al governo una
sollecitazione ufficiale, segnalando «l'opportunità di dare rapida
attuazione alla Direttiva comunitaria sull'etichettatura per classi di
efficienza energetica dei condizionatori per usi civili» e suggerendogli un
rapido intervento presso l'Ente italiano di Unificazione «affinché la norma
sia rapidamente tradotta e pubblicata, facendo scattare l'obbligo di
etichettatura». Secondo l'associazione dei produttori, le etichette sono già
pronte - del resto, la direttiva è del 2002 e doveva entrare in vigore dal
primo luglio 2003 - ma mancano «le norme armonizzate sugli standard»,
insomma la fase esecutiva.

Riepilogando: l'anno scorso abbiamo avuto un picco di domanda estiva a
53.403 megawatt, una giornata di «distacchi programmati» a giugno con
perdita di 12.850 Mwh, una mezza giornata di blackout a settembre con
perdita di 180.000 Mwh; a giorni arriveranno i risultati dell'indagine
dell'Autorità dell'energia su quei fatti, nella cui istruttoria i produttori
sono stati messi pesantemente sotto accusa per la loro tendenza a correre il
rischio del black out piuttosto che tenere pronte riserve di potenza
giudicate troppo costose; da allora si sono varati decreti e regolamenti
vari (da quello che alza il livello di calore tollerato nell'acqua,
innalzando così la capacità produttiva delle centrali, al cosiddetto
«sblocca-centrali», fino alle novità sulla rete elettrica e sul suo sbarco
in borsa) ma nessuno ha pensato a quel banale problema dei consumi
energetici e delle etichette sui condizionatori. Così, ecco pronti per
l'estate due milioni e passa di nuovi apparecchi che non si sa quanto
consumeranno: sui 1.000 megawatt, ipotizza qualche esperto. Ma le incognite
sono molte: il caldo, la temperatura alla quale saranno regolati, i tempi,
il tasso di umidità...

Viva la pioggia

Andiamo allora a indagare l'offerta, visto che sulla domanda di energia
sappiamo poco ma quel poco che sappiamo non è affatto tranquillizzante.
Cos'è cambiato rispetto all'anno scorso, rispetto a quel giorno in cui ci
siamo accorti - per fortuna di domenica - della nostra vulnerabilità
elettrica? Al Gestore della rete - l'ente pubblico che regola il traffico,
un po' come un supervigile elettrico - rispondono così: 1) è piovuto di più;
2) ci sono meno centrali in manutenzione; 3) ci sono più «utenze
interrompibili». Il fattore decisivo è il n. 1: la maggiore quantità di
acqua nei bacini delle centrali idrolettriche aumenta le loro potenzialità
di produzione. Il che, unito al fatto che forse il periodo di gran caldo
sarà più limitato - da metà luglio a metà agosto, dicono le previsioni - e
ai nuovi rimborsi dati ai produttori per tenere delle capacità produttive di
«riserva», può autorizzare un certo ottimismo ma certo non far dichiarare
chiusa l'emergenza. Quanto ai numeri 2 e 3, dovrebbero portare nel complesso
a una capacità di 2.300 Mwh in più rispetto all'anno scorso (stime Grtn).

«Da anni sollecitavamo l'Enel e gli altri perché smettessero di fare tutte
le manutenzioni in luglio e agosto; così come avevamo avertito del fatto
che, con la privatizzazione, molte reti `di sicurezza' si sarebbero rivelate
troppo costose», commenta Betto Aquilone, del sindacato elettrici della
Cgil. E' come la storia del passaggio da «F4» a «F1»: la scoperta, con un
po' di ritardo, del fatto che in estate adesso si chiede più corrente. La
scoperta dell'aria fredda.