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la scoperta dell'aria fredda - i condizionatori
- Subject: la scoperta dell'aria fredda - i condizionatori
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 29 Jun 2004 07:09:59 +0200
il manifesto - 10 Giugno 2004 Negli anni '50 il frigo, nei '60 la macchina. Ora è il condizionatore per tutti La scoperta dell'aria fredda ROBERTA CARLINI Negli anni '50 il frigo, nei '60 la macchina. Ora è il condizionatore per tutti La scoperta dell'aria fredda Estate elettrica Dopo l'anno del black out, la carica dei nuovi condizionatori: più di due milioni nel 2004, e siamo appena all'inizio dell'estate. Cosa succederà quando scoppierà il caldo vero e si accenderanno tutti insieme? Qualche notizia in vista del solleone ROBERTA CARLINI Settecentotredici, millecentodiciotto, novecento. Euro. Tutti a rate a partire da giugno, installazione compresa... Scusi, ma tutte le pubblicità sui condizionatori a partire da 199 euro? Siamo da Trony (uno di quelli non-ci-sono-paragoni), Roma Sud. Il caldo avanza e i ritardatari del freddo artificiale sono un po' nervosi. «Sì, ce li avevamo, a prezzi più bassi. Li abbiamo finiti tutti, se ne riparla l'anno prossimo», spiega il commesso. Parla dei climatizzatori low-cost, quelli che fanno infuriare i marchi «ufficiali», turbano i sonni dell'Autorità per l'energia e agitano anche la neonata task force contro il black out, che l'altroieri ha riunito attorno a un megatavolo rappresentanti di ministeri (attività produttive, ambiente, interno), Protezione civile, associazione dei produttori elettrici, gestore della rete, acquirente unico. Una miriade di autorità, per un «pensatoio» messo su dopo i disastri dell'estate 2003, con l'incubo del black out e un solo grande alleato: il clima. Che forse quest'anno, imprevedibilmente, ci darà una mano. Estate condizionata Ieri il prezzo dell'energia elettrica ha segnato un record, a quota 98,65 euro per Mwh: l'inquietante segnale viene dalla borsa elettrica, nata da poco per fare i prezzi indicativi dell'energia. Come tutte le borse, anche quella dell'elettricità reagisce a voci, umori, scadenze: così, le quotazioni dei megawattora hanno «festeggiato» l'arrivo del caldo - che vuol dire più condizionatori accesi, più domanda di energia, dunque prezzi maggiori - e l'entrata in vigore del periodo «F1», la classe superiore dell'energia. E pensare che fino a pochi mesi fa - prima della quotazione in borsa dei prezzi dell'energia e della sua rete, che sarà privatizzata la prossima settimana, ma già dopo la calda estate 2003 - il periodo estivo era considerato ancora «F4», la classe economica dei prezzi energetici. Eppure quello dei condizionatori «è un mercato esploso negli ultimi 3-4 anni», ci dice Giampiero Colli, segretario generale del Coaer, l'associazione che raggruppa i produttori di «apparecchi aeraulici»: dai condizionatori d'ogni tipo ai filtri d'aria ai refrigeratori d'acqua. Un mercato in grande espansione da qualche anno, così come da qualche anno è chiaro che il trend dell'aumento dei consumi energetici viene più dal terziario e dal «privato» che dalla grande industria tradizionale, quella che rallentava a luglio e chiudeva in agosto. «Gli anni Cinquanta hanno portato il frigorifero in ogni casa italiana, gli anni Sessanta l'automobile per tutti, il nuovo millennio sta debuttando con un accessorio considerato indispensabile: il condizionatore», scrive Antonio Cianciullo nel suo libro «Il grande caldo», denunciando i rischi di «un pianeta ad aria condizionata». Il punto di vista dell'associazione dei venditori è un po' diverso ma conferma la sostanza: il boom dell'aria artificiale. Basta guardare i numeri, forniti dallo stesso Coaer: 950.000 apparecchi venduti nel 2001, oltre 1 milione nel 2002, più di un milione e mezzo nel 2003. E quest'anno, secondo le prime stime, a estate appena iniziata abbiamo già superato i due milioni e centomila. Nella quasi totalità - almeno il 90%, ma forse più - di nuova installazione, stimano i produttori. «Impossibile dire quante famiglie hanno il condizionatore, certo è che dopo la grande diffusione nel terziario, dalle banche ai grandi negozi, il sistema `split' adesso è entrato nelle abitazioni», spiega Colli. Il sistema «split» è quello fisso, che prevede un motore e uno o più apparecchi a muro. Nel settore, la parte del leone la fanno le imprese straniere: la parte italiana non arriva al 10%. Più forte è la produzione nazionale sui «portatili», i classici «pinguini» che raffreddano una stanza o un negozietto. Diverso è anche lo stile di acquisto. L'installazione di un condizionatore fisso di solito si fa all'inizio dell'estate, al portatile si ricorre anche all'ultimo momento, per necessità o disperazione. E i prezzi? «Un buon `fisso' - è sempre Colli che parla - va dai 600 euro in su». Il problema, che preoccupa allo stesso modo anche se per motivi diversi ecologisti, utenti e produttori, è che proprio sul mercato `split' sono sbarcati in massa i prodotti a basso costo, per lo più di fabbricazione cinese. La loro diffusione sfugge a ogni statistica, nei numeri dati dal Coaer è solo stimata. Così come poco prevedibile è quanta energia elettrica si mangeranno quando saranno accesi tutti insieme. La stima dei maggiori consumi, rispetto a un prodotto di classe energetica «A» o «B», è sul 20-30%. Etichette mancanti Torniamo da Trony, o in qualsiasi altro negozio di elettrodomestici. Mentre su ogni lavatrice o frigorifero si trova l'etichetta con l'indicazione della «classe», in base alla quale chi compra sa a cosa va incontro, sui condizionatori l'etichetta del consumo energetico non c'è. «Noi lo spieghiamo ai clienti, consigliando di comprare quello che costa di più ma consuma di meno, ma non abbiamo certificazioni ufficiali», si lamenta un grossista. Bella roba, per un paese che sul consumo energetico l'anno scorso ha rischiato il collasso. La questione non è da poco. Se ne è accorta l'Autorità per l'energia che pochi giorni fa ha rivolto al governo una sollecitazione ufficiale, segnalando «l'opportunità di dare rapida attuazione alla Direttiva comunitaria sull'etichettatura per classi di efficienza energetica dei condizionatori per usi civili» e suggerendogli un rapido intervento presso l'Ente italiano di Unificazione «affinché la norma sia rapidamente tradotta e pubblicata, facendo scattare l'obbligo di etichettatura». Secondo l'associazione dei produttori, le etichette sono già pronte - del resto, la direttiva è del 2002 e doveva entrare in vigore dal primo luglio 2003 - ma mancano «le norme armonizzate sugli standard», insomma la fase esecutiva. Riepilogando: l'anno scorso abbiamo avuto un picco di domanda estiva a 53.403 megawatt, una giornata di «distacchi programmati» a giugno con perdita di 12.850 Mwh, una mezza giornata di blackout a settembre con perdita di 180.000 Mwh; a giorni arriveranno i risultati dell'indagine dell'Autorità dell'energia su quei fatti, nella cui istruttoria i produttori sono stati messi pesantemente sotto accusa per la loro tendenza a correre il rischio del black out piuttosto che tenere pronte riserve di potenza giudicate troppo costose; da allora si sono varati decreti e regolamenti vari (da quello che alza il livello di calore tollerato nell'acqua, innalzando così la capacità produttiva delle centrali, al cosiddetto «sblocca-centrali», fino alle novità sulla rete elettrica e sul suo sbarco in borsa) ma nessuno ha pensato a quel banale problema dei consumi energetici e delle etichette sui condizionatori. Così, ecco pronti per l'estate due milioni e passa di nuovi apparecchi che non si sa quanto consumeranno: sui 1.000 megawatt, ipotizza qualche esperto. Ma le incognite sono molte: il caldo, la temperatura alla quale saranno regolati, i tempi, il tasso di umidità... Viva la pioggia Andiamo allora a indagare l'offerta, visto che sulla domanda di energia sappiamo poco ma quel poco che sappiamo non è affatto tranquillizzante. Cos'è cambiato rispetto all'anno scorso, rispetto a quel giorno in cui ci siamo accorti - per fortuna di domenica - della nostra vulnerabilità elettrica? Al Gestore della rete - l'ente pubblico che regola il traffico, un po' come un supervigile elettrico - rispondono così: 1) è piovuto di più; 2) ci sono meno centrali in manutenzione; 3) ci sono più «utenze interrompibili». Il fattore decisivo è il n. 1: la maggiore quantità di acqua nei bacini delle centrali idrolettriche aumenta le loro potenzialità di produzione. Il che, unito al fatto che forse il periodo di gran caldo sarà più limitato - da metà luglio a metà agosto, dicono le previsioni - e ai nuovi rimborsi dati ai produttori per tenere delle capacità produttive di «riserva», può autorizzare un certo ottimismo ma certo non far dichiarare chiusa l'emergenza. Quanto ai numeri 2 e 3, dovrebbero portare nel complesso a una capacità di 2.300 Mwh in più rispetto all'anno scorso (stime Grtn). «Da anni sollecitavamo l'Enel e gli altri perché smettessero di fare tutte le manutenzioni in luglio e agosto; così come avevamo avertito del fatto che, con la privatizzazione, molte reti `di sicurezza' si sarebbero rivelate troppo costose», commenta Betto Aquilone, del sindacato elettrici della Cgil. E' come la storia del passaggio da «F4» a «F1»: la scoperta, con un po' di ritardo, del fatto che in estate adesso si chiede più corrente. La scoperta dell'aria fredda.
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