rimedi ambientalisti al grande caldo



da ecodalle città
11 giugno 2004

Rimedi ambientalisti al grande caldo

Alternative all'aria condizionata. Da un dibattito del 10 giugno con
Cianciullo e Mercalli. E a Bologa spuntano i tetti verdi di Tokyo

di Alessandra Mazzotta

L'era glaciale che congela l'intero emisfero boreale, con migliaia di
chilometri quadrati di coste sepolte dal mare: scenari apocalittici da "L'
alba del giorno dopo". Fantaclimatica alla Emmerich? Vero è che persino
"Hollywood ha scommesso sulla 'popolarità' dei cambiamenti climatici",
sorride Antonio Cianciullo, giornalista ambientalista de La Repubblica,
durante la presentazione del suo nuovo libro "Il grande caldo". (Incontro
organizzato dai Verdi e avvenuto al Centro Sereno Regis di Torino, giovedì
10)
Dal grande freddo cinematografico al grande caldo di queste estati (e di
questi giorni, con la colonnina di mercurio che già tocca i 37° in alcune
città italiane). "Il clima è più o meno stabile da 10mila anni - continua -,
con una variazione di circa un grado, ma bruciando petrolio abbiamo immesso
nell'aria così tanta anidride carbonica come mai da 4mila anni a questa
parte". Risultato? L'alluvione del 2002, i 27mila morti per il caldo del
2003. "E secondo gli scienziati questi fenomeni aumenteranno ancora".

Come affrontare allora il problema del caldo, soprattutto nelle città?
"Il caldo è un problema che si può risolvere con accorgimenti come la
costruzione intelligente degli edifici (muri spessi, giardini sui tetti),
l'uso intelligente dei trasporti. Costruire le città sull'aria condizionata
non è invece una soluzione saggia", è convinto Cianciullo. "Anche perché
l'aria fredda - che è quella dei ricchi, che possono permettersela - non fa
che peggiorare quella calda - dei poveri -, diventando sempre più un bisogno
indotto".
Pessimista il meteorologo Luca Mercalli: "Finché i condizionatori ci sono e
costano così poco, la situazione non migliora. Bisognerebbe abbattere le
città costruite negli ultimi 50 anni e rifarle
come quelle di 200 anni fa, ma è ovviamente impossibile. E ci vorrebbe più
verde: nelle città per colpa dell'asfalto ci sono 3° in più rispetto alle
campagne". Mentre il "clan della betoniera" avanza.

"E' grazie a persone come Mercalli e Cianciullo se oggi chi si occupa di
risparmio energetico non è più visto come un eccentrico", commenta Roberto
Tricarico, assessore al Comune di Torino. "Noi siamo riusciti a ridurre di
un terzo le richieste di condizionatori negli uffici di rappresentanza del
Comune. E le nuove costruzioni dei Villaggi Olimpici sembrano tenere conto
delle questioni ambientali. Io sono accalorato, ma non pessimista".
Sì, ma non basta: "Bisogna martellare le persone per far capire quello che
sta succedendo, l'Italia è ancora troppo arretrata sia dal punto di vista
della consapevolezza, sia da quello tecnico", aggiunge Massimo Serafini,
presidente di Legambiente nazionale.

Una rivoluzione, culturale innanzitutto: "Per far cambiare le abitudini alle
persone non si devono sottolineare i 'sacrifici' di certe scelte, ma occorre
puntare sul piacere, sul presente e sul vantaggio individuale che se ne
trae, mostrando soluzioni concrete ed accessibili. Consapevoli che queste
ricadute non sono solo edonistiche ma anche politico-energetiche, perché
riguardano la difesa di sistemi energetici alternativi", conclude
Cianciullo.

da repubblica.it

VENERDÌ, 07 MAGGIO 2004
Pagina III - Bologna

Un bioarchitetto e alcuni urbanisti propongono una tecnica diffusa in
Germania e Giappone!

Idee per la città: un giardino sul tetto!

FRANCESCA PARISINI!

METTETE alberi e fiori sui tetti delle vostre case. L´invito è arrivato
ieri, da un terrazzo in cima ad
un vecchio fabbricato a Porta San Mamolo. Da quei pochi metri quadrati, il
cui pezzo forte è una
veduta a trecentosessanta gradi che dalla collina si perde sfiorando i tetti
e le cupole del centro,
Bologna sembra bellissima; figuriamoci se buona parte di quei tetti fossero
coperti da giardini
pensili. Sebbene l´idea arrivi da un architetto (anzi un bioarchitetto),
Maurizio Corrado, non è solo
prodotto utopico di una mente creativa. La pratica, infatti, è alquanto
consolidata a Tokyo, dove
l´amministrazione ha stabilito che almeno il 20% delle sue costruzioni siano
ricoperte di verde, e in
Germania, dove lo scorso anno sono stati realizzati 14 milioni di metri
quadrati di verde pensile.
A prescindere da quelli estetici, i vantaggi - dice un buon numero di studi
in materia - sono quelli di
diminuire l´inquinamento dell´aria e quello provocato dalle onde
elettromagnetiche dei telefonini, di
far risparmiare calore agli edifici, di cui viene migliorata la
coibentazione, ed aiutare le
amministrazioni nello smaltimento delle acque piovane.
La storia è vecchia come il mondo: l´avevano infatti già capito a Babilionia
dove,
racconta Erodoto, c´erano splendidi giardini sui tetti delle case, ne hanno
ripreso la
tradizione trent´anni fa i paesi dell´area tedesca dove ad oggi 3600
amministrazioni
comunali incentivano, anche economicamente, i cittadini a scegliere questo
tipo di
copertura al posto di lastroni di calcestruzzo o della ghiaia (il sistema è
applicabile
anche ai tetti in pendenza).
A rappresentare ieri, tra i coppi bolognesi, la città di Bolzano, il comune
che per primo (e
forse unico) in Italia, ha incentivato l´uso dei tetti verdi, è un
forestale, Paolo Abram, il
quale spiega che il sistema non è più costoso rispetto ad un tetto
tradizionale (si parla di
35 euro al mq. per la versione più semplice), che la manutenzione non è più
gravoso,
basta coprire il tetto di una copertura impermeabilizzante, poi una guaina
che impedisce
alle radici delle piante di provocare danni all´edificio, e di una miscela
di materiali
vulcanici in cui piantare la vegetazione. «La realizzazione è impensabile
sui palazzi
storici», ammette Eugenio Riccomini, chiamato a tenere a battesimo la
proposta in
qualità di storico dell´arte e quindi esperto del ?bello´. Ma sarebbe
perfetta per le
periferie o per le costruzioni realizzate dopo l´ultima guerra. Il
suggerimento, ovviamente,
è per l´amministrazione che uscirà dalle prossime elezioni, a cui Riccomini,
con il gusto
del paradosso, ricorda: «vedete il monumento alle mie spalle? - dice
indicando la collina
- E´ una realizzazione urbanistica delle giunte social-comuniste che hanno
governato la
città. Nessuno si accorge che quello è un monumento perché lì non c´è
niente, neanche
un muro, solo verde».
Per chi fosse curioso, due appuntamenti per saperne di più: il 9 giugno in
un incontro
alla Palazzina Liberty dei Giardini Margherita (ore 21) e il 28 dello stesso
mese nel
chiostro di San Martino, all´interno della manifestazione «Ukulele Festival
2004».
francesca parisini

Le alternative ai condizionatori: case e supermercati come bio comanda

Intervista a Massimo Serafini, presidente di Legambiente nazionale

Aria condizionata? No, grazie. Ecco una serie di bio-accorgimenti che ci
faranno sopportare il caldo anche senza condizionatori.
"La prima idea è quella di rimettere a posto il patrimonio abitativo e gli
uffici dal punto di vista della resa climatica (penso alla sostituzione
degli infissi con vetri selettivi, alle cappottature) per restituire agli
edifici la capacità di far circolare l'aria. Insomma: meno attici, più
controsoffitti".
I vantaggi?
"Più fresco, ovviamente, e un taglio alle bollette delle famiglie. Inoltre
si può usufruire di incentivi, c'è la detrazione del 36% dalla dichiarazione
dei redditi. Certo, costruire abitazioni secondo i dettami della bioedilizia
costa un po' di più, ma ci si ripaga in 4-5 anni. Uno stato saggio che
consideri la questione climatico-ambientale deve spostare fisco e risorse su
questi interventi. La classe politica deve saper guardare oltre il proprio
naso. E bisogna martellare i cittadini per attivare una svolta culturale,
facendo capire che ritornare a certi accorgimenti è modernità".

Ma non solo i cittadini: prendiamo ad esempio i supermercati. Anche loro
possono diventare ambientalmente corretti, con le microturbine. Come
funzionano?
"I supermercati sono strutture che necessitano di caldo, di fresco, di
freddo e di elettricità. Invece di ricorrere allora al metano e a macchine
che hanno bisogno di elettricità, con una singola microturbina
(trigenerazione) si risponde a tutte queste esigenze, senza ricorrere a
barili di petrolio o al gas, passando oltretutto da un rendimento del 40% a
rendimenti dell'85-90%, perché con questi micromotori si utilizza tutto".
Cioè?
"Sono banalmente come dei motori di aerei i cui gas di scarico sono usati
per produrre riscaldamento o raffrescamento. E inoltre non creano problemi
di inquinamento elettromagnetico perché non c'è trasporto. Sistemi simili
sarebbero utili anche per grandi strutture come ospedali o hotel. Ma in
Italia non ci sono ancora applicazioni, perché mancano incentivi e perché
non c'è la rottura del circuito del privilegio, per cui l'Enel per esempio
ci obbliga a consumare solo - e male - la sua energia".