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genova , le artelnative all'inceneritore
- Subject: genova , le artelnative all'inceneritore
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 21 Mar 2004 18:28:46 +0100
dal secolo xix 21 marzo 2004, Domenica . «Le alternative all'inceneritore» Ridurre in soli due o tre anni la produzione familiare di rifiuti di almeno 15% è possibile. Così come fare raccolte differenziate superiori al 60% senza aumento dei costi a carico delle famiglie. L'unica condizione sembrerebbe quella di non abitare in Liguria. È questo il risultato della tavola rotonda organizzata da Greenpeace, Italia Nostra, Legambiente, Wwf e i comitati liguri, uniti sotto lo stesso striscione "Nessun Inceneritore nel Giardino di Nessuno", incontro aperto a i sindaci. L'obiettivo era verificare se si può realizzare un modello efficiente e moderno per la gestione dei materiali post-consumo che non preveda la costruzione di inceneritori. L'esperienze della Provincia di Treviso, di Asti (74 mila abitanti) e di Salzano (11 mila abitanti), hanno dimostrato che arrivare a raccolte differenziate del 70%, in due o tre anni, non è un problema politico (a Treviso domina la Lega, Asti ha un sindaco di Rifondazione), ma di scelte intelligenti e di volontà amministrativa. Vincenti si sono dimostrate la raccolta porta a porta e la tariffa personalizzata. Il Consorzio di Treviso 2, che serve 205 mila persone in Comuni con popolazioni tra i 2 mila e 20 mila abitanti, in tre anni è passato da una raccolta differenziata del 27% al 68%, con una riduzione della produzione pro-capite di materiali post-consumo di oltre 18%. La raccolta porta a porta è più costosa, ma i risparmi possibili grazie alle minori spese di smaltimento e ai proventi della vendita al Conai dei materiali riciclati, compensano i costi. Certo, una cosa è operare in piccoli centri e un'altra nelle grandi città. Ma occorre notare che tranne Genova, tutti gli altri comuni della provincia hanno meno di 30 mila abitanti. Mentre la Grande Genova è la somma di numerose delegazioni che in parte hanno mantenuto l'originaria struttura. Un'altra soluzione è la bio-ossidazione o biostabilizzazione. Si tratta di una biotecnologia che, utilizzando micro-organismi che vivono nel terreno, "brucia" a bassa temperatura, in apposite bio-celle, la frazione putrescibile degli scarti urbani. Dopo una settimana, i rifiuti sono trasformati in un materiale secco, inerte e inodore, da cui separare metalli, cocci, pietrisco. Successivamente, gli scarti possono essere compressi e messi a discarica (nel rispetto delle Direttive Ue), sicuri che non creeranno problemi ambientali e sanitari. Questa tecnica, ignorata in Liguria, è già impiegata per trattare il 37% dei materiali postconsumo in Friuli e il 51% in Umbria. La biostabilizzazione è più competitiva della termovalorizzazione per i tempi di realizzazione degli impianti (14-18 mesi), i costi di realizzazione (24 milioni di euro per un impianto da 120 mila tonnellate all'anno), i costi del trattamento (da 50 a 109 euro a tonnellata). Insomma, mentre un inceneritore è un costoso impianto dall'elevato impatto ambientale, il bioossidatore è più economico, depura l'aria invece di inquinarla grazie all'azione di microorganismi specializzati nella degradazione biologica delle diossine. Mentre in tutta la provincia esistono solo tre aree sufficientemente grandi per un mega-inceneritore, impianti di bio-stabilizzazione da 60 mila e 120 mila tonnellate all'anno possono essere ospitati in una decina di siti. Ridotta la produzione dei materiali post-consumo del 15%, riciclati il 50% dei quali prodotti, in tutta la Provincia di Genova rimarrebbero circa 200 mila tonnellate di scarti da trattare. A questo scopo basterebbero due impianti di bioossidazione da 120 mila tonnellate ciascuno o meglio quattro impianti da 60 mila tonnellate. Da notare che la quantità di bio-stabilizzato da collocare in discarica (circa 100 mila tonnellate) corrisponde alla quantità di ceneri e scarti che produrrebbe il temovalorizzatore. In Liguria un altro sistema per lo smaltimento dei rifiuti senza inceneritore è possibile. Noi siamo pronti a fare la nostra parte. E i nostri eletti? Italia Nostra, Greenpeace Legambiente e Wwf di Genova
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