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venduto sottobanco latte inquinato
- Subject: venduto sottobanco latte inquinato
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 1 Dec 2003 06:50:14 +0100
dal corriere.it giovedi 20 novembre 2003 «Venduto sottobanco il latte inquinato» Denuncia di un gruppo di allevatori: un litro con le aflatossine pagato 8 centesimi, contro i 32 del prodotto normale MILANO - «Latte alle aflatossine commercializzato sotto banco». La denuncia viene da un gruppo di allevatori per bocca di un portavoce: Mauro Begatti, di Piadena (Cremona), titolare di un'azienda con 80 mucche. Secondo la sua testimonianza, il fenomeno sarebbe iniziato non appena scoppiata l'emergenza muffe. Verso la fine di ottobre. E sarebbe ancora in atto, seppure in misura minore. Pochi centesimi di euro: il prezzo di vendita a litro. Dagli 8 ai 13. Ben al di sotto dei 26 centesimi riconosciuti di solito nei traffici illegali. E dei 32 centesimi pagati negli scambi ufficiali. Ma comunque meglio di niente. Un guadagno simbolico, unito al vantaggio di liberarsi di un fardello ingombrante per le stalle bloccate. Da un lato, il latte contaminato, condannato a essere disperso nei campi o nelle vasche dei liquami. Dall'altro, le cascine sotto sequestro, impossibilitate, fino al contrordine delle Asl, a cedere il proprio prodotto. Al centro, loro: commercianti senza scrupoli, sciacalli della disperazione, pronti a intervenire per «togliere il fastidio agli allevatori, assicurando loro anche un piccolo guadagno». Il prezzo bassissimo sarebbe giustificato dalle spese di trasporto. Così le aziende in ginocchio, ma anche quelle più furbe, pur di non veder buttare il proprio latte, accettano di venderlo sotto costo. Su dove finisca il prodotto contaminato, e non contabilizzato, l'allevatore Begatti non si pronuncia: «Si possono fare delle ipotesi, ma per avere certezze basterà aspettare i dati sulla trasformazione del latte riferiti al mese di novembre. Vanno poi confrontati con quelli della produzione nelle stalle. Per adesso sappiamo che è calata di una media del 6 per cento». Intanto il direttore generale alla Sanità, Carlo Lucchina, esclude che il latte contaminato possa essere finito nel circuito alimentare: «Controlliamo tutto il percorso del latte: dalla stalla fino al caseificio. E' un percorso a imbuto. Impossibile che qualcosa sfugga alle verifiche dei nostri veterinari, oggi impegnati al massimo. Puntiamo molto anche sull' autocontrollo da parte delle aziende. L'unica possibilità è che ci siano dei comportamenti dolosi. In tal caso chi bara ne risponderà davanti ai magistrati». Quanto al latte sequestrato, nessun dubbio che venga regolarmente smaltito: «Se ne occupano sempre i veterinari» precisa Lucchina. Un impegno decisamente in calo, a giudicare dai più recenti numeri sui casi di contaminazione. Secondo gli ultimi dati dell'Istituto zooprofilattico di Brescia, solo una decina di stalle sarebbe ancora sotto sequestro. Nonostante l'allarme appaia rientrato, però, il direttore Lucchina prevede controlli a tappeto ancora fino a gennaio. «Stiamo iniziando il secondo giro di prelievi. Ci fermeremo sono quando saremo sicuri che l'emergenza è finita. Ora le analisi riguardano anche il prodotto che viene dall'estero. Per il momento, nessuna anomalia». Ancora qualche problema, invece, sul latte proveniente dalle regioni confinanti: nuove cisterne, risultate positive alle aflatossine, sono state restituite al mittente. Esami minuziosi anche sui mangimi: il piano della Sanità prevede controlli almeno fino a metà dicembre. gmottola at corriere.it Grazia Maria Mottola «Venduto sottobanco il latte inquinato» Denuncia di un gruppo di allevatori: un litro con le aflatossine pagato 8 centesimi, contro i 32 del prodotto normale MILANO - «Latte alle aflatossine commercializzato sotto banco». La denuncia viene da un gruppo di allevatori per bocca di un portavoce: Mauro Begatti, di Piadena (Cremona), titolare di un'azienda con 80 mucche. Secondo la sua testimonianza, il fenomeno sarebbe iniziato non appena scoppiata l'emergenza muffe. Verso la fine di ottobre. E sarebbe ancora in atto, seppure in misura minore. Pochi centesimi di euro: il prezzo di vendita a litro. Dagli 8 ai 13. Ben al di sotto dei 26 centesimi riconosciuti di solito nei traffici illegali. E dei 32 centesimi pagati negli scambi ufficiali. Ma comunque meglio di niente. Un guadagno simbolico, unito al vantaggio di liberarsi di un fardello ingombrante per le stalle bloccate. Da un lato, il latte contaminato, condannato a essere disperso nei campi o nelle vasche dei liquami. Dall'altro, le cascine sotto sequestro, impossibilitate, fino al contrordine delle Asl, a cedere il proprio prodotto. Al centro, loro: commercianti senza scrupoli, sciacalli della disperazione, pronti a intervenire per «togliere il fastidio agli allevatori, assicurando loro anche un piccolo guadagno». Il prezzo bassissimo sarebbe giustificato dalle spese di trasporto. Così le aziende in ginocchio, ma anche quelle più furbe, pur di non veder buttare il proprio latte, accettano di venderlo sotto costo. Su dove finisca il prodotto contaminato, e non contabilizzato, l'allevatore Begatti non si pronuncia: «Si possono fare delle ipotesi, ma per avere certezze basterà aspettare i dati sulla trasformazione del latte riferiti al mese di novembre. Vanno poi confrontati con quelli della produzione nelle stalle. Per adesso sappiamo che è calata di una media del 6 per cento». Intanto il direttore generale alla Sanità, Carlo Lucchina, esclude che il latte contaminato possa essere finito nel circuito alimentare: «Controlliamo tutto il percorso del latte: dalla stalla fino al caseificio. E' un percorso a imbuto. Impossibile che qualcosa sfugga alle verifiche dei nostri veterinari, oggi impegnati al massimo. Puntiamo molto anche sull' autocontrollo da parte delle aziende. L'unica possibilità è che ci siano dei comportamenti dolosi. In tal caso chi bara ne risponderà davanti ai magistrati». Quanto al latte sequestrato, nessun dubbio che venga regolarmente smaltito: «Se ne occupano sempre i veterinari» precisa Lucchina. Un impegno decisamente in calo, a giudicare dai più recenti numeri sui casi di contaminazione. Secondo gli ultimi dati dell'Istituto zooprofilattico di Brescia, solo una decina di stalle sarebbe ancora sotto sequestro. Nonostante l'allarme appaia rientrato, però, il direttore Lucchina prevede controlli a tappeto ancora fino a gennaio. «Stiamo iniziando il secondo giro di prelievi. Ci fermeremo sono quando saremo sicuri che l'emergenza è finita. Ora le analisi riguardano anche il prodotto che viene dall'estero. Per il momento, nessuna anomalia». Ancora qualche problema, invece, sul latte proveniente dalle regioni confinanti: nuove cisterne, risultate positive alle aflatossine, sono state restituite al mittente. Esami minuziosi anche sui mangimi: il piano della Sanità prevede controlli almeno fino a metà dicembre. gmottola at corriere.it Grazia Maria Mottola
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