PER UN CONTRATTO MONDIALE DELL'ENERGIA



PER UN CONTRATTO MONDIALE DELL'ENERGIA BENE COMUNE DELL'UMANITA' PACE CLIMA
EQUITA'

UN SISTEMA INIQUO E INSOSTENIBILE

Gli attuali processi di globalizzazione, dominati da una logica neo
imperialista e :neo liberista, rendono sempre più gravi ed evidenti quattro
nodi fondamentali: la limitatezza delle risorse naturali
l'impatto ambientale e climatico dell'inquinamento, ormai vicino ad, un
punto di non ritorno l'iniquità e l'insostenibilità sociale ed ecologica
dell'odierno sistema di governo dell'economia mondiale, che penalizza i
popoli del Sud del mondo e mette a rischio gli interessi delle generazioni
future
il, tentativo di omologare ogni espressione culturale, sociale, ogni
identità al' modello americano, l'idea che sia lecito depredare in pochi
anni le risorse accumulatesi in milioni d'anni d'evoluzione naturale
Tali tendenze trovano giustificazione nell'ideologia della crescita
economica illimitata e del consumismo, di un positivismo acritico che
attribuisce alla scienza poteri quasi taumaturgici, del mercato come unico
meccanismo regolatore della convivenza tra gli uomini, le comunità, i
popoli. Per i movimenti che si battono contro questo modello di
globalizzazione, porre al centro della propria iniziativa la questione
energetica è condizione decisiva- per imboccare una nuova via
ecologicamente sostenibile,
Oggi i Paesi industrializzati (1/5 della popolazione mondiale), il cui
sistema energetico si basa sui combustibili fossili, consumano per ogni
loro cittadino l'equivalente del lavoro di 20 "schiavi energetici". Ma le
possibilità di sfruttare le risorse fossili non sono infinite, ed è di
tutta evidenza che la guerra "preventiva" e "permanente" in, atto serve
proprio ad assicurare ai più ricchi il controllo delle risorse residue di
petrolio e gas naturale (quelle più concentrate e più facilmente
trasportabili, dunque molto più preziose del carbone).
Le ragioni della pace, del dialogo e della collaborazione tra i popoli,
della salvezza dell'ambiente, della lotta alla povertà impongono una svolta
nelle politiche energetiche.
Porre fine alla dipendenza dei sistemi energetici dai combustibili fossili
contribuirebbe, infatti, alla fine delle guerre e delle violenze che
insanguinano il mondo e fermerebbe i cambiamenti climatici che sono già una
drammatica realtà. L'affermazione, invece, di un modello alternativo
fondato sulle fonti rinnovabili, presenti in maniera diffusa su tutto il
pianeta, garantirebbe il diritto all'energia per miliardi d'uomini e donne
e ridurrebbe l'inquinamento dell'aria con enormi vantaggi per la salute di
tutti. Servono dunque scelte economiche e fiscali che eliminino le attuali
distorsioni di mercato, le quali consentono di produrre energia da fonti
fossili scaricando sulla collettività i costi per il recupero ambientale e
per la salute dei cittadini. Va inoltre sostenuta la ricerca per la
sperimentazione e utilizzazione, dell'idrogeno, prodotto però con fonti
rinnovabili. Ed infine ai fini della nuova politica energetica, occorre un
pieno coinvolgimento nei processi decisionali delle istituzioni locali
(regioni, province e comuni).
Perché tutti gli esseri umani vedano riconosciuto il loro diritto
all'energia e perché al tempo stesso siano salvaguardati gli equi-libri
ambientali e climatici, occorre innanzi tutto superare l'attuale
squilibrio, nei consumi energetici, tra Nord e Sud del mondo:
L'obiettivo strategico e di lungo periodo che perseguiamo è che, entro il
2050, i consumi non rinnovabili, pro-capite, si attestino in ogni Paese del
mondo entro la soglia di 1 tep fossile.

Una grande sfida, possibile ma molto impegnativa, considerando che oggi un
europeo consuma mediamente 3 tep d'energia l'anno e un americano arriva
quasi agli 8


IL RUOLO DELL'EUROPA

Un'Europa diversa è possibile solo con un sistema energetico alternativo.
Povera di risorse fossili, più attenta degli_ Stati Uniti ai bisogni
sociali e agli obiettivi di tutela ambientale, l'Europa ha tutto
l'interesse di porsi, all'avanguardia della battaglia per un nuovo modello
energetico.
Del resto, anche nel settore. dell'energia il fallimento delle politiche
liberiste è sotto gli occhi di tutti, confermato dalla successione di
black-out che ha segnato gli ultimi mesi. Nessuno può rimpiangere i vecchi
monopoli, gestiti spesso in modo clientelare. Ma l'attuale liberalizzazione
selvaggia del mercato ha ulteriormente allontanato la gestione del sistema
energetico da criteri accettabili di equità sociale, di tutela ambientale,
di prevenzione del rischio climatico e sicurezza del servizio. Le tariffe
sono le stesse di ieri, e nel frattempo sono peggiorati lo stato di
manutenzione della rete e la qualità del servizio. Di fronte all'ormai
conclamata insostenibilità sociale ed ambientale dell'attuale sistema
energetico (basti pensare alle migliaia di vecchi lasciati ,morire nelle
settimane del `.`gran caldo"), un'Europa, sempre più indipendente dal
petrolio, non solo è possibile, ma è quanto mai necessaria.
Con la nostra iniziativa ci proponiamo di promuovere le necessarie riforme
economiche, fiscali e tariffarie necessarie per affermare un nuovo modello
economico ed energetico che privilegi le fonti rinnovabili, la produzione
di energia diffusa sul territorio, il risparmio e il miglioramento
dell'efficienza energetica.
Questi i terreni su cui costruire una svolta radicale nelle politiche
energetiche dell'Europa:

· rifiutare la logica della guerra preventiva, della guerra per il
petrolio, del riarmo costruire le condizioni, ovunque, per una fuoriuscita'
dal nucleare sia civile che militare
o ridurre i consumi energetici, intervenendo sui modelli di produzione e di
consumo raggiungere, nei tempi previsti e anche su base unilaterale, gli
obiettivi di riduzione dei gas climalteranti stabiliti nel Protocollo di
Kyoto. Ciò andrà fatto senza un utilizzo massiccio dei meccanismi
flessibili (in particolare la "truffa" dei crediti di emissione) previsti
dal trattato.. Ma, per impedire i mutamenti climatici, Kyoto non è più
sufficiente. La stessa comunità scientifica mondiale richiede, infatti,
impegni di riduzione dei gas serra del 70%. L'obiettivo che l'Europa deve
realizzare è di ridurre le emissioni di di C02 del 35% entro il 2020,
rispetto al 1990.
fermare la privatizzazione e la liberalizzazione selvagge dei servizi
d'interesse pubblico, e in particolare dell'energia;
o favorire lo sviluppo di cicli produttivi a minore impiego di materie
prime e di energia e a più basso impatto inquinante
disincentivare i fenomeni di delocalizzazione delle attività produttive che
approfittano dell'assenza nei Paesi poveri di regole per la tutela del
lavoro e dell'ambiente
o una forte programmazione pubblica degli interventi in campo energetico,
basata su criteri di trasparenza, sostenibilità ambientale e controllo
democratico, che_ si realizzi attraverso impegni di collaborazione fra le
diverse istituzioni locali e le imprese.
· estendere e rafforzare le "reti" sviluppatesi in questi anni, a partire
dai movimenti e dalle mobilitazioni contro il nucleare, a quelli per una
gestione socialmente ed ambientalmente coerente dei rifiuti, contro la
privatizzazione selvaggia dell'acqua, per città vivibili e senza traffico,
contro la nocività e l'insicurezza dei luoghi di lavoro, per la
valorizzazione delle identità e delle tradizioni locali

· condurre un'offensiva culturale contro un'idea di benessere basata su
criteri meramente quantitativi e consumistica

DALLA CONCENTRAZIONE MONOPOLISTICA DELL'ENERGIA ALLA GENERAZIONE DIFFUSA: I
CAMBIAMENTI NECESSARI

L'attuale modello energetico concentrato e monopolistico, basato su grandi
centrali e lunghe linee di trasmissione, impedisce un efficace controllo
democratico ed espone a grandi rischi anche in termini di efficienza del
servizio (come dimostrano i recenti black-out) e di sicurezza di fronte ad
eventuali azioni militari e terroristiche. Bisogna passare ad un modello
diffuso, che usi le fonti, di cui il territorio dispone- in abbondanza,
(sole, vento, biomasse, mini-idroelettrico e la microcogenerazione).

o NO AL NUCLEARE
Non si esce dal petrolio rilanciando il nucleare: entrambe le scelte sono
figlie di una medesima "filosofia" nella quale, la salute dei cittadini, le
ragioni dell'ambiente, della socialità e. del controllo democratico sono
sacrificate ai grandi interessi economici. L'Italia ha detto no al nucleare
oltre quindici anni fa, sulla stessa strada sono avviate la Germania, la
Svizzera, il Regno Unito, e- d'altra parte nessuno dei rischi legati
all'uso dell'atomo è stato neutralizzato.
Un'Europa denuclearizzata e il nostro obiettivo, e nella costituzione
europea sia evitato ogni riferimento al trattato Eurotom del 1957 che
favorisce l'industria nucleare a scapito delle energie pulite.

MOBILITA' SOSTENIBILE
Il trasporto su strada è la forma di mobilità che consuma più energia e
produce di gran lunga maggiori danni ambientali e sociali in termini di
morti e feriti stradali. Occorre dunque trasferire quote significative di
passeggeri e di merci dalla gomma alla rotaia e al cabotaggio, potenziare
nelle città i servizi di trasporto collettivo, incentivare le tecnologie e
i carburanti a più basso - impatto inquinante.
Per questo vanno contrastate le attuali strategie europee che puntano
tutto, per lo sviluppo delle vie di comunicazione transfrontaliere, su
grandi opere autostradali e su nuovi trafori alpini, e in Italia va
sconfitta la politica del ministro Lunardi che, con la Legge' Obiettivo,
depotenzia i controlli ambientali, santifica la logica delle "grandi opere"
(dal Ponte sullo Stretto di Messina all'Alta Velocità ferroviaria) fra le
quali predominano quelle stradali.
Nel quadro generale, delle politiche di trasporto s'inserisce anche la
questione dell'auto e in particolare la crisi della Fiat. La, crisi
dell'auto colpisce tutte le grandi industrie automobilistiche a livello
mondiale, ma nel caso della Fiat alle difficoltà strutturali di un settore
in evidente saturazione si aggiungono le conseguenze di una strategia
aziendale che ha completamente trascurato la ricerca e l'innovazione di
prodotto. L'auto, per avere un futuro, deve offrire modelli completamente
riciclabili, con motori a bassissime o zero emissioni e integrati in
sistemi di mobilità urbana intermodali.

RISPARMIO ENERGETICO
Lo sviluppo di politiche per l'uso razionale ed efficiente dell'energia è
un altro caposaldo per liberare l'Europa dalla schiavitù del petrolio.
Bisogna che sia data rapida e piena attuazione alle direttive comunitarie
sul risparmio, perché il miglioramento dell'efficienza energetica può
garantire, a parità di servizi resi, bollette. più "leggere" e può inoltre
favorire l'innovazione tecnologica (si pensi ai nuovi materiali per
migliorare le prestazioni energetiche degli edifici, o ai nuovi
elettrodomestici che consumano poca` energia ed acqua), con ricadute
importanti anche in termini occupazionali. Al tempo stesso servono
modifiche al sistema -tariffario, che spingano le aziende distributrici a
fornire ai cittadini e alle imprese servizi post-contatore per il risparmio.
Per l'Italia un passaggio prioritario è l'approvazione di un nuovo Piano
nazionale per l'energia (l'ultimo è del 1988), che definisca obiettivi di
aumento dell'efficienza e di incremento delle fonti rinnovabili, e
l'aggiornamento dei Piani regionali. Uno studio recente del Ministero
dell'Ambiente ha evidenziato che 'a parità di comfort, i consumi energetici
possono essere ridotti del 30% ciò dimostra che gran parte dei bisogni di
caldo, freddo e illuminazione, può essere soddisfatta_ , anziché con nuove
centrali, utilizzando 'meglio e con più efficienza l'energia disponibile.

FONTI RINNOVABILI
Un primo punto importante è dissipare le troppe confusioni, spesso
strumentali, sul concetto stesso di fonti rinnovabili. Non vanno
considerate rinnovabili, come peraltro ha chiarito l'Unione europea, le
cosiddette fonti "assimilate": i rifiuti, il carbone miscelato ad acqua
(acquacarbone), il gasolio bianco.
Le vere fonti rinnovabili sono il ,solare termico e fotovoltaico, l'eolico,
le biomasse, il piccolo idroelettrico: energie non solo ambientalmente
pulite, ma già oggi economicamente convenienti se solo tra i costi del
petrolio e dei combustibili' fossili, o del nucleare, fossero considerati
quelli "esterni" legati ai danni prodotti all'ambiente e al clima.
Solare termico. Bisogna battersi, comune per comune, per nuovi regolamenti
edilizi che rendano concreto il "diritto al sole", e che premino chi
investe nell'energia pulita (chi installa pannelli solari termici deve
poter dedurre integralmente la spesa dalla dichiarazione dei redditi).
Eolico e solare fotovoltaico. Vanno estesi a tutti i Paesi europei gli
stessi meccanismi di incentivazione già presenti in Germania, Austria e
Spagna, che hanno dato ottimi risultati: i cittadini e le imprese che
installano pannelli fotovoltaici e pale eoliche possono vendere l'energia
al gestore della rete, che è obbligato ad acquistarla remunerando la
quantità di energia effettivamente prodotta ed anche il vantaggio
ambientale che quella comporta. Ciò è tanto più urgente nel caso
dell'Italia, Paese ricchissimo di sole ,e di vento, ma dove lo sfruttamento
di tali risorse è ancora limitatissimo anche perché la stragrande
maggioranza dei fondi destinati alle rinnovabili è stata in realtà'
utilizzata per favorire le cosiddette "assimilate quali i rifiuti, il
maxi-idroelettrico e la cogenerazione industriale. Se il ritardo non sarà
colmato, il nostro Paese perderà una grande occasione non solo sul piano
ambientale, ma anche in termini di innovazione tecnologica. Biomasse. Il
recupero di energia dalle biomasse e una possibilità da valorizzare, a
patto però che la materia prima sia prelevata in loco e nel massimo
rispetto degli equilibri ambientali (manutenzioni dei boschi, residui di
segherie) e che la produzione di energia avvenga in impianti di piccola
taglia. Quanto alle frazioni organiche dei rifiuti, va invece di gran lunga
preferito il recupero attraverso la produzione di compost, che restituisce
al terreno materia organica.
Idroelettrico e geotermia. L'idroelettrico è una fonte su cui puntare
prevalentemente per impianti di piccole dimensioni e in condizioni nelle
quali risultino pienamente salvaguardati gli, equilibri ambientali dei
corpi idrici. Per la geotermia, utile per produrre energia elettrica e
soprattutto calore ma che in più di un caso in passato ha procurato danni
ambientali, occorre che lo sfruttamento avvenga secondo criteri rigorosi di
tutela ambientale.
Microcogenerazione. Nella transizione verso un modello energetico
imperniato sulle fonti rinnovabili, molto utile è la diffusione della
microcogenerazione (elettricità + calore) e della trigenerazione
(elettricità + calore + freddo): tecnologie "mature", particolarmente
adatte a soddisfare il fabbisogno di strutture civili come condomini
residenziali, ospedali, alberghi, supermercati e centri commerciali.

UNA NUOVA POLITICA FISCALE
La realizzazione di un nuovo modello energetico richiede una svolta
radicale nelle politiche fiscali europee. Serve spostare progressivamente
la pressione fiscale dal lavoro e dalle imprese allo sfruttamento delle
risorse naturali e alle produzioni più inquinanti, partendo da un forte
rilancio della "energy-carbon tax" e del principio "chi inquina paga".

IL SOCIAL FORUM DI PARIGI

Proponiamo al Social forum europeo di Parigi di dar vita ad una rete
continentale sulle questioni energetico-ambientali, attraverso la quale
consolidare, unificare ed estendete le mobilitazioni contro le scelte
energetiche che mantengono al centro l'uso dei combustibili fossili e del
nucleare, e promuovere una piattaforma comune alternativa per la quale
questo documento è un primo contributo. In tale prospettiva:

E' fondamentale il rapporto con il movimento dei lavoratori e con il
sindacato. Il miglioramento dell'efficienza energetica e lo sviluppo delle
fonti rinnovabili portano importanti incrementi di nuova occupazione, anche
se ciò comporta la riconversione di settori produttivi tradizionali.
Infatti, come dimostra il caso Germania (con 130.000 occupati nel settore
delle fonti rinnovabili), il saldo occupazionale di queste nuove tecnologie
è positivo
o E' fondamentale il collegamento con_ le autonomie locali, che devono
diventare i veri protagonisti istituzionali di scelte energetiche
innovative e partecipate nel segno di un modello energetico distribuito
o E' fondamentale il coinvolgimento della comunità scientifica e del mondo
della ricerca, con cui va ricercato un vero e proprio patto che favorisca
l'innovazione tecnologica non finalizzata al profitto, ma alla tutela
dell'ambiente.
o Infine, è fondamentale costruire un rapporto nuovo tra i Paesi che si
affacciano sul Mediterraneo. A questo fine l'Italia può svolgere un ruolo
importante per la sua collocazione geografica, purché però assuma il solare
come opzione prioritaria del suo futuro energetico. Il nostro Paese si
trova al centro di un mare comune a molti Paesi europei, africani e
mediorientali. Proprio oggi che l'energia muove conflitti terribili, un
grande investimento nel solare può diventare la principale via concreta e
simbolica per fare del Mediterraneo un mare di pace, di dialogo, di
sviluppo sostenibile. Sostituire il petrolio con il sole: questa la sfida
che deve impegnare tutti i popoli del Mediterraneo.
IL SOLE DEL MEDITERRANEO: LA PACE PASSA ANCHE DA QUI.

Testo proposto da: Legambiente, Forum Ambientalista, Sinistra Ecologista,
Cepes, Sole del mediterraneo