wall street, il vero nemico di bush



da l'unita.it

   10.09.2003
È Wall Street il nemico di Bush
di Robert Reich

 Recentemente l'Ufficio per il Bilancio del Congresso ha fatto sapere che il
bilancio federale è completamente fuori controllo. Quand'anche la spesa non
dovesse crescere al ritmo dell'economia nazionale, gli esperti dell'Ufficio
per il bilancio prevedono un deficit di 400 miliardi di dollari.
L'ultima volta che il bilancio si è avvicinato a questo livello di
disavanzo, il Paese si è sollevato. Bill Clinton ha fatto leva sul bilancio
per sconfiggere George Bush senior. Una volta eletto Clinton dovette
accantonare la maggior parte degli «investimenti pubblici» previsti dal suo
programma per ridurre un deficit che all'epoca viaggiava intorno ai 290
miliardi di dollari l'anno e per placare le ire di Wall Street.
Nel 1995 Newt Gingrich minacciò di presentare un emendamento alla legge di
bilancio fin quando Clinton non accettò di apportare ulteriori tagli alla
spesa pubblica. Entrambi i partiti concordavano sulla necessità di una
corretta politica di bilancio. Nel 1997, con la ripresa dell'economia, il
deficit scomparve.
Oggi siamo messi peggio che nel 1992, ma il problema del deficit non
sollecita altro che un gigantesco sbadiglio. Perché?
I Democratici non sembrano disposti a condurre questa battaglia perché sono
nei guai. Qualora criticassero Bush per il vistoso deficit di bilancio,
dovrebbero disporre di un piano per ridurlo. Ma come? Se chiedessero a Bush
di eliminare i tagli fiscali, i Repubblicani li accuserebbero di volere l'
aumento delle tasse. Se chiedessero tagli alla spesa pubblica, dovrebbero
indicare alcune voci del bilancio destinate a cadere sotto la scure. Ma i
Democratici non vogliono apparire deboli sul versante della difesa,
appoggiano le agevolazioni per l'acquisto dei farmaci e auspicano maggiori
investimenti per l'istruzione e l'assistenza sanitaria.
Per di più i Democratici preferiscono attaccare Bush per la sua incapacità
di creare posti di lavoro. Non vogliono offuscare il loro messaggio
economico con eccessive lamentazioni sul deficit di bilancio. L'opinione
pubblica ha più a cuore l'occupazione che il deficit. E su questo fronte i
Democratici hanno molte munizioni - più di un milione di posti di lavoro
persi da quando la recessione è ufficialmente finita nel novembre 2001 e l'
emorragia di posti di lavoro continua.
A farla breve, i Democratici additeranno la «irresponsabilità» di Bush in
materia di conti pubblici ma non la faranno troppo lunga.
D'altro canto non aspettatevi che a dare l'allarme siano i Repubblicani del
Congresso, specialmente nell'anno che precede le elezioni. Sanno che del
deficit di bilancio è largamente responsabile il presidente Repubblicano e
quindi scatta la lealtà di partito. Anche l'Ufficio per il Bilancio del
Congresso afferma che se Bush otterrà tutto quello che chiede - proroga dei
tagli fiscali, benefici per l'acquisto di farmaci e risorse per ricostruire
l'Iraq e stabilizzare l'Afghanistan - il deficit di bilancio finirà per
essere stratosferico.
In ogni caso se del deficit di bilancio non è colpevole Bush allora è
colpevole il Congresso. E chi ha la maggioranza in Congresso? I
Repubblicani. È questo l'inconveniente di controllare tutti i poteri dello
Stato. Non puoi prendertela con gli altri.
In occasione dell'ultima crisi di bilancio i Repubblicani hanno imparato una
importante lezione. Il modo migliore per realizzare il loro sogno di uno
Stato «leggero» a Washington consiste nell'affamarlo. Far crescere il
deficit in misura tale che tra qualche anno i Democratici non potranno fare
altro che mettere mano a imponenti tagli di spesa - sacrificando persino
«vacche sacre» come la Previdenza sociale e il sistema sanitario. La
strategia ha già funzionato in passato. Il gigantesco deficit accumulato da
Bush senior ha impedito a Clinton di fare alcunché se non risanare il
bilancio.
Se nessuno dei due partiti è disposto a mettere sul tappeto la questione del
deficit di bilancio, l'opinione pubblica americana finirà per
disinteressarsene. La gente si preoccupa dei posti di lavoro, delle buste
paga e del terrorismo. Il deficit di bilancio è un'astrazione.
E in tutto questo quale è il ruolo di Wall Street? Nei primi anni 90 quanti
negoziavano in obbligazioni strepitavano sul deficit di bilancio fuori
controllo perché le voraci necessità del governo di reperire risorse
finanziarie soffocavano gli investimenti privati. Oggi, almeno per ora,
nulla di tutto questo. L'economia è ancora talmente fiacca che nemmeno un
deficit di 400 miliardi di dollari ostacola le richieste di finanziamento
delle aziende. La maggior parte delle imprese non hanno interesse ad
investire fin quando la domanda dei loro prodotti e servizi non sarà
sostenuta. In realtà al momento il grosso deficit federale è necessario per
stimolare la domanda e per rimettere in sesto l'economia.
Quale è quindi il problema del deficit di Bush? La crisi arriverà di qui a
qualche anno quando l'economia avrà ripreso a correre. Allora il deficit
procurerà un terremoto perché utilizzerà capitali molto scarsi. Il
sovvenzionamento dell'acquisto di farmaci voluto da Bush è probabile che
tocchi livelli insostenibili quando andrà in pensione la generazione del
«baby boom». Le enormi spese militari unitamente ai miliardi necessari per
ricostruire l'Iraq e garantire la sicurezza in patria, continueranno in
quanto è probabile che la guerra al terrorismo vada avanti a tempo
indeterminato. E se Bush renderà definitivi gli attuali temporanei tagli
fiscali, il disavanzo di bilancio non potrà che peggiorare.
Ciò vuol dire che i tassi di interesse faranno segnare un drammatico
incremento. È possibile che la tendenza sia già in corso. Wall Street sta
appena cominciando a dare segni di nervosismo riguardo alla situazione dei
conti pubblici. I tassi dei mutui stanno aumentano in molte zone del Paese.
E le ragioni sono ovvie. Chi ha interesse a dare in prestito del denaro al
6% per 15 anni quando è molto probabile che tra qualche anno ci sarà una
contrazione della liquidità tale da far schizzare i tassi a lungo termine
sopra il 10%?
L'incremento dei tassi a lungo termine può ostacolare la ripresa e far
diminuire le probabilità di rielezione di Bush. In altre parole, se Bush
finirà sulla graticola non sarà per colpa dei Democratici o dei
Repubblicani. Sarà perché Wall Street comincerà a preoccuparsi del futuro.
* L'autore è stato ministro del Lavoro durante il primo mandato
presidenziale di Bill Clinton