Iraq: imprese italiane escluse da ricostruzione



Roma, 24 agosto 2003


Iraq. Imprese italiane escluse da ricostruzione del dopoguerra nonostante il pieno sostegno di Berlusconi a Bush


Le imprese italiane del settore edilizio e ingegneristico sono rimaste finora escluse dai lavori di ricostruzione del dopoguerra in Iraq, nonostante il pieno appoggio fornito dal governo guidato da Silvio Berlsuconi alla campagna militare voluta dal presidente degli Stati Uniti, Geroge W. Bush, per rovesciare il regime di Saddam Hussein. 
 
"Finora non siamo stati coinvolti in nessun lavoro", ha detto in un'intervista telefonica all'agenzia di stampa Bloomberg Federico Manzella, portavoce della Impregilo, la più grande impresa di costruzioni italiana.  
Anche altre imprese italiane, tra cui la Trevi, che fornì all'Iraq 54 pompe per l'acqua sotto il programma Onu cibo-per-petrolio, sono state escluse fino a questo momento dalle lucrose attività di ricostruzione delle infrastrutture del Paese arabo. Il governo Usa ha stimato che il giro di affari intorno a queste attività ammonta a circa 100 miliardi di dollari.

Appalti in Iraq in mano al gruppo Bechtel di San Francisco
Un dato indicativo della situazione lamentata dalle imprese italiane è il crollo verticale delle esportazioni dal nostro Paese verso l'Iraq nel primo trimestre del 2003, scese dagli 84 milioni di euro dello stesso periodo dell'anno precedente alla cifra più modesta di 27 milioni di euro. Lo scorso aprile, il sottosegretario all'Industria, Adolfo Urso, aveva auspicato "un importante ruolo" dell'Italia nella ricostruzione irachena, a seguito del sicuro appoggio offerto da Roma alle forze della coalizione in Iraq.
Il governo Berlusconi aveva concesso agli Usa l'utilizzo delle basi Nato in Italia, e un contingente italiano di oltre 2.000 uomini si trova ora in Iraq impegnato in attività di sicurezza. Lo stesso presidente Bush ha definito l'Italia "un buon amico degli Stati Uniti".  
Ma il Congresso americano - sottolinea l'agenzia Bloomberg - ha concesso fondi per oltre un miliardo di dollari all'Usaid - l'agenzia governativa statunitense per gli aiuti esteri - per finanziare la ricostruzione in Iraq. Inoltre il gruppo Bechtel di San Francisco, il più grande gruppo del mondo nel settore delle costruzioni, ha ottenuto una commessa da 680 milioni di dollari per modernizzare le infrastrutture irachene. La Bechtel, a sua volta, ha subappaltato lavori per 402 milioni di dollari, metà dei quali a società irachene, e l'altra metà per lo più a compagnie statunitensi e britanniche. 
 
Il gruppo di San Francisco ha fatto sapere di aver ricevuto 10.000 richieste da parte di imprese estere desiderose di partecipare ai lavori di ricostruzione, 230 delle quali provenienti dall'Italia. 

Fonte:
http://www.rainews24.rai.it/Notizia.asp?NewsID=40423



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