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BIOTECH PROVARE PER CREDERE
- Subject: BIOTECH PROVARE PER CREDERE
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 11 May 2003 07:44:37 +0200
da boiler.it maggio 2003 FOCUS.Biotecnologie Provare per credere! Super batteri saranno all'ordine del giorno (e lo saranno anche gli imprevisti). Boschi stranissimi appariranno nei luoghi più impensati, come l'entroterra australiano e la pampa argentina. La nuova economia farmaceutica scatenerà un boom senza precedenti. Manuale d'istruzioni del nostro futuro geneticamente modificato. Batteri super di CHARLES MANN Le promesse: La Terra è fondamentalmente una sfera popolata di microrganismi. Questi esseri sono molto prolifici, vivono poco e hanno un patrimonio genetico molto flessibile, quindi si prestano moltissimo a essere manipolati. L'elenco dei potenziali utilizzi è smisurato: raffinazione del petrolio direttamente nei pozzi, scomposizione della cellulosa per produrre la carta, trasformazione della farina di granturco in plastica, supporto agli impianti di scolo nello smaltimento dei liquami. Queste sono le funzioni già in programma, ma ne seguiranno altre. La tecnologia diventerà così pervasiva da rivoluzionare radicalmente la scienza dei materiali, l'ingegneria chimica, la gestione ambientale. Con il boom delle industrie biotech, qualsiasi impresa manifatturiera diventerà, di fatto, una società biotecnologica. Ma per ottenere, da parte dei consumatori, la fiducia necessaria a raggiungere il proprio potenziale, bisognerà agire in maniera graduale e con trasparenza, e non sembra che si sia ancora manifestata tale tendenza. I rischi: Anche se piegato a scopi industriali, questo microcosmo conserverà la sua struttura darwiniana. Chiudere i batteri in laboratorio è abbastanza facile, ma una volta trasportati i microrganismi geneticamente manipolati in fabbrica, chi li gestirà? Probabilmente Homer Simpson. Gli incidenti saranno inevitabili, e questi esseri sono capaci di tali meraviglie evolutive che è impossibile prevedere le conseguenze di una fuga. Gli ambientalisti temono che potremmo entrare in una nuova era di epidemie, unicamente provocata dalla nostra stupidità. Le nostre previsioni: I super batteri saranno all'ordine del giorno. E lo saranno anche gli imprevisti. Anziani super di CHARLES MANN Le promesse: Vaccini e antibiotici, i maggiori progressi biomedici dell'ultimo secolo, hanno radicalmente diminuito la mortalità infantile e accelerato il boom demografico mondiale. Finora, però, gli scienziati hanno ottenuto molti meno successi in materia di durata della vita. Nei decenni passati, i principali passi avanti in termini di longevità sono derivati da un miglioramento dell'alimentazione e dei servizi sanitari, ma non da tecniche volte a contrastare il processo d'invecchiamento o a curare le patologie. Nei prossimi dieci anni, la tecnologia potrebbe cambiare tutto ciò: i ricercatori si stanno impegnando per farci vivere più a lungo, stanno imparando a clonare organi su richiesta per sostituire quelli malati e vogliono grantirci difese migliori contro i microrganismi patogeni. Le aspettative maggiori sono quelle che riguardano la clonazione terapeutica (ovvero la riproduzione di singoli organi e tessuti piuttosto che dell'intero corpo umano): questa tecnica richiede necessariamente la creazione di una blastocisti, un insieme di diverse centinaia di cellule che in sostanza costituisce un embrione al primissimo stadio di sviluppo. Per questo, molti credenti e conservatori, in tutto il mondo, sono profondamente contrari all'utilizzo di tale procedura. E, come se ciò non bastasse, gran parte di questa tecnologia è vincolata a rigidissimi brevetti, e potrebbe quindi restare solo un esercizio di laboratorio. I rischi: Ovviamente, gran parte della popolazione mondiale non se la sentirà di passare la propria vecchiaia a fare da cavia all'ingegneria genetica. Ma la storia ci ha già dimostrato che non esiste niente di così stupido che la gente non voglia provare: prendete, per esempio, i genitori moderni che cercano di trasformare i propri figli in assi dello sport pompandoli di steroidi e ormoni della crescita. Entro il 2013, qualche governo potrebbe tentare una produzione di massa di skater ad alta velocità in vista delle Olimpiadi del 2030. Probabilmente, la maggior parte degli esperimenti genetici falliti non arriverà nemmeno a vedere la luce, ma qualcuno si salverà senz'altro, e come farà la ricerca medica a trovare un modo per garantire loro un'esistenza normale? E anche in caso di successo, non mancheranno i problemi: quali meraviglie la società è pronta ad accogliere, e fino a che punto? Le nostre previsioni: Qualsiasi obiezione di carattere etico al progresso scientifico verrà superata, se non altro perché ostinarsi su posizioni del genere non è una strategia di sopravvivenza vincente. Alberi super di CHARLES MANN Le promesse: Gli alberi che ci circondano crescono più o meno spontaneamente: sono l'unica risorsa utilizzata in maniera intensiva dall'uomo che non si esaurirà mai. Dal punto di vista pratico, sono abbastanza inconcludenti: circa due terzi del legno che producono sono costituiti da radici e rami, che non ci tornano di nessuna utilità (al contrario del frumento, che è costituito per circa metà della sua massa dal grano). Manipolando i geni che controllano lo sviluppo di questi due elementi, gli scienziati potrebbero essere in grado di concentrare migliaia di anni di evoluzione in una o due generazioni, dando vita a degli esemplari tozzi e imponenti, per niente simili a quelli che li hanno preceduti. Piantati uno accanto all'altro, quasi come spighe in un campo, gli alberi bionici assorbirebbero, per ogni unità di terra, più carbonio di qualsiasi altra pianta, contrastando il riscaldamento globale. E potrebbero allentare un po' la tensione mondiale in materia di petrolio: molte specie già producono, come difesa naturale, idrocarburi tossici molto simili all'oro nero. Secondo Freeman Dyson, la produzione di questi composti potrebbe essere intensificata, e dagli alberi si potrebbe estrarre energia come se fosse sciroppo d'acero. Il ritorno economico legato alla conversione del settore alle biotecnologie non sarà immediato; quindi all'inizio il governo dovrà fare la sua parte, garantendo finanziamenti e incentivi. Un suggerimento: per conquistare l'opinione pubblica, si potrebbe cominciare appoggiando la campagna dell'American Chestnut Foundation per l'inserimento di geni antiruggine nel castagno, albero bellissimo ma ormai quasi estinto, elemento caratteristico del paesaggio americano fino al dilagare della ruggine delle piante a partire dal 1904. I rischi: Le piante geneticamente modificate potrebbero incrociarsi con gli esemplari selvatici. Prendete l'erba di Johnson, un fastidioso facsimile del sorgo per il cui controllo coltivatori e istituzioni statunitensi spendono milioni ogni anno, soprattutto in diserbanti. L'ipotesi di un sorgo geneticamente manipolato che trasferisca i suoi nuovi poteri all'erba di Johnson è l'incubo di qualsiasi attivista. In altre parole, gli alberi quasi senza rami possono andare bene nelle lontane piantagioni di carta, ma se si diffondessero nelle foreste finirebbero con il provocare un vero e proprio disastro ecologico. Le nostre previsioni: Boschi stranissimi nei luoghi più impensati, come l'entroterra australiano e la pampa argentina. Farmaci super di CHARLES MANN Le promesse: Con la biotecnologia la gente comincia a vivere di più e a essere più sana. Questa nuova scienza finirà col segnare il passo dell'economia, come ha fatto l'informatica dagli anni Settanta in poi. L'unione fra tendenze demografiche in cui si riscontra una prevalenza della terza età (la generazione storicamente più incline a spendere molto del suo denaro in cure mediche) e diffusione senza precedenti di nuovi medicinali, farà del settore farmaceutico il comparto industriale più importante in assoluto. Quando ciò accadrà, la Biotech Alley prenderà il posto della Silicon Valley, costituendosi come destinazione privilegiata dei più brillanti e ambiziosi laureati. Finanziando e appoggiando la flessibile realtà biotech, e agevolando la commercializzazione dei nuovi prodotti, i giganti farmaceutici di oggi, come la Merck e la Pfizer, diventeranno le General Electrics e le Microsoft di domani. Il sogno maggiore è quello dell'analisi genomica in tempo reale, che consentirebbe l'individuazione istantanea delle anomalie e l'elaborazione tempestiva di una terapia quanto più possibile esente da effetti collaterali. Ma perché questo accada, l'industria farmaceutica dovrà smetterla di giocare con i brevetti e di attirarsi le antipatie dell'opinione pubblica, una strategia che ha generato solo profitti a breve termine. I rischi: Chiamatela pure la sindrome di Carl Sagan, dal nome del famoso studioso che si autodefiniva ultra-razionalista eppure spese milioni in terapie contro il cancro non verificate e in fin dei conti inutili. L'aspirazione a una vita più lunga darà slancio al settore biotech, ma rischia di condurre alla bancarotta l'economia complessiva del paese. Già adesso, un'elevata percentuale dei budget delle nazioni più sviluppate, in particolare degli Stati Uniti, viene indirizzata alla cura degli anziani, e più la società investirà risorse nel tentativo di posticipare la morte, più ci sarà la possibilità che le generazioni X, Y e Z perdano interesse per i baby boom, uno scenario previsto da Bruce Sterling nel suo Holy Fire, romanzo sull'impero dei vecchi. D'altro canto, gli anziani benestanti vivranno nel terrore che le compagnie di assicurazioni possano rifiutare di coprire le ultime tecniche di prolungamento dell'esistenza. Proprio come aveva previsto Marx: la dittatura del proletariato. Le nostre previsioni: Con un po' di fortuna, la nuova economia farmaceutica fungerà da catalizzatore di un boom di durata addirittura superiore a quello del 1982-2000. Raccolti super di CHARLES MANN Le promesse: Con l'aumento della popolazione globale e il Terzo Mondo in via di sviluppo che vuole sempre più carne nella sua dieta, la domanda di frumento, riso e granturco esploderà. Ormai quasi tutti i terreni arabili sono stati utilizzati, quindi l'unico modo per nutrire gli abitanti del nostro pianeta in futuro è affidarsi alla biotecnologia, se i leader ecologisti lo permetteranno. D'altra parte, se gli attivisti distruggono i raccolti biotech nelle nazioni sviluppate, è naturale che i paesi più arretrati dimostrino una certa diffidenza nei confronti di prodotti mal visti perfino nei propri luoghi d'origine. A novembre dello scorso anno, una preoccupazione del genere ha indotto lo Zambia a rifiutare gli aiuti alimentari statunitensi nel bel mezzo di una carestia. L'agricoltura biotecnologica vuol dire molto più che raccolti geneticamente modificati. Un esempio: circa la metà delle coltivazioni di granturco e legumi in Africa sub-sahariana va in fumo per colpa di tre specie di erba parassita del genere Striga, che gli africani chiamano, a ragione, "erbastrega". Come conseguenza perversa delle regole della selezione naturale, questa erbaccia ha sviluppato dei minuscoli e tenacissimi semi che gli scienziati non sono mai riusciti a capire come rimuovere dal terreno. Almeno fino a poco tempo fa, quando le tecniche di mappatura genica hanno messo fuori uso il suo arsenale chimico. La biotecnologia creerà anche piante in grado di resistere agli insetti nocivi, di dare più nutrimento, e di sopravvivere in suoli tropicali per il momento troppo acidi e ricchi di alluminio per l'agricoltura. I genetisti messicani hanno già iniziato a lavorare a quest'ultimo punto. I rischi: Le biotecnologie potrebbero accelerare la scomparsa delle biodiversità nell'agricoltura. I contadini di una volta hanno dato vita a centinaia di coltivazioni diverse, ognuna adatta a un particolare regime climatico, a una specifica nicchia geografica o esigenza culturale. Il nuovo business bioagricolo, invece, punta alla progressiva diminuzione delle varietà. La follia di questo orientamento è stata dimostrata nel 1971, quando una nuova forma di fungo si è diffusa in tutte le piantagioni del Sud America, infiltrandosi in mezzo al granturco grazie alle analogie genetiche e minacciando la scomparsa di questo tipo di coltivazione. Solo la scoperta, da parte di alcuni scienziati, di un campo di grano ancora integro in Africa riuscì a scongiurare la catastrofe. Sono state istituite delle "banche delle sementi", ma è fondamentale tutelare le diversità genetiche nei "centri d'origine" delle coltivazioni (le Americhe nel caso del granturco, la Mezzaluna Fertile per il frumento). Le nostre previsioni:La tecnologia fornirà le sementi di base necessarie alla ricostruzione genetica del settore agricolo.
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