antitrust e tariffe telefoniche



da la voce.it
   
23-01-2003  
Colli di bottiglia. Antitrust e tariffe telefoniche. 
Tommaso Valletti 


Il presidente dell'Antitrust, Giuseppe Tesauro, ha appena espresso un
parere in merito ai tagli che l'Autorità delle Comunicazioni (AGCOM)
dovrebbe apportare il mese prossimo ai prezzi delle telefonate da telefoni
fissi a telefoni mobili. È una decisione importante visto che più della
metà della nostra bolletta telefonica è costituita da questa voce. Il punto
principale del parere di Tesauro è che i tagli ci dovranno essere - come
del resto l'AGCOM aveva approvato in uno schema di delibera lo scorso
ottobre - ma ben più sostanziali di quanto previsto allora dall'Autorità. 

Un esempio

Cerchiamo di comprendere il problema. Immaginiamo che io, dal mio telefono
fisso, voglia chiamare una mia amica, Margherita, sul suo cellulare. Costa
piuttosto caro, circa 30 centesimi al minuto. Di questi 30 centesimi, tolta
l'IVA, gran parte spetta all'operatore mobile per la cosiddetta
"terminazione" della chiamata. Se invece è Margherita a cercarmi, spenderà
circa la metà, forse meno, a seconda del tipo di abbonamento che ha. Perché
queste differenze tra chiamate da fisso a mobile e da mobile a fisso?
Quando Margherita si è abbonata, ha preso in considerazione quanto le
sarebbe costato chiamare con il suo telefonino, sia verso un altro
telefonino sia verso un telefono fisso. Molto probabilmente, per quanto
siamo buoni amici, non ha invece pensato a quanto io avrei speso per
chiamarla, cioè a quanto il suo operatore farà pagare quanti si
connetteranno con lei. Gli operatori mobili fanno a gara per accaparrarsi
utenti come Margherita, che fanno e ricevono chiamate, ma si preoccupano
solo del costo delle chiamate che effettuano, e non di quelle che ricevono.

In un mercato della telefonia mobile estremamente concorrenziale, la
pressione degli altri operatori non si fa sentire anche sulle tariffe di
"terminazione" proprio perché non è Margherita a pagare per le chiamate che
riceve. Per questo, gli operatori mobili cercano di fissare la
"terminazione" al livello più lucrativo possibile e - se si fanno la guerra
tra loro - usano i relativi profitti per attrarre Margherita, offrendole
tariffe vantaggiose sulle chiamate da lei effettuate, l'assenza di canone,
o facendole addirittura dei regali.


Il cuore della questione

Siamo arrivati al cuore della questione. La struttura tariffaria è
sbagliata: io finisco col pagare troppo quando chiamo Margherita. Il potere
di mercato, tipicamente associato ad un operatore di grande dimensioni, qui
non c'entra. Anche un operatore minuscolo, al limite un operatore che ha
solo Margherita come abbonato, controlla tutte le chiamate destinate a lei.
Margherita, una volta scelto il suo operatore, ha creato un collo di
bottiglia per tutti coloro che devono chiamarla.

Quando è Margherita a chiamarmi sul telefono fisso, non capita lo stesso
nella direzione inversa? Anch'io divento un collo di bottiglia se lei mi
vuole chiamare. In teoria sì, ma in realtà vi è una differenza cruciale: le
tariffe di "terminazione" da telefono cellulare a fisso sono regolate
dall'autorità (Telecom non è libera di fissare quello che vuole), mentre la
"terminazione" da fisso a mobile non è regolata. TIM, Vodafone e Wind
possono scegliere le tariffe che vogliono.

Il parere dell'Antitrust

Il parere di Tesauro richiesto dall'AGCOM riconosce l'incapacità del
mercato di raggiungere autonomamente risultati concorrenziali proprio in
ragione del meccanismo che abbiamo descritto. Le tariffe attuali sono
troppo elevate, e anche questo è pienamente condivisibile. L'intervento
proposto, pur mirando a ridurre questi oneri, sceglie una strada che
richiede un costante e complesso intervento del regolatore nel mercato. 

In primo luogo l'intervento è proposto solo per TIM e Vodafone, mentre
dovrebbe riguardare anche Wind. In secondo luogo viene suggerito un
abbattimento una tantum delle tariffe di "terminazione", indicizzate poi
nel tempo in base al progresso tecnico nel settore (un meccanismo noto come
price cap). Quest'ultimo però è normalmente utilizzato per indurre gli
operatori a ridurre i costi o per frenare i profitti, aspetti non legati
alla causa originaria del problema. In terzo luogo questa non è la prima
manovra sulle tariffe di "terminazione", ve ne sono state altre nel
passato. Un costante intervento delle autorità non è generalmente auspicabile.

Altre soluzioni: bill and keep

Esistono altre soluzioni che intervengano direttamente sul problema senza
richiedere un costante intervento del regolatore? Sì: si possono promuovere
operatori virtuali che facciano arbitraggio, si può introdurre la
separazione dei contratti (unbundling) grazie alla quale Margherita può
distinguere e scegliere l'operatore col quale chiama rispetto a quello che
fa terminare le chiamate a lei destinate (non è impossibile: è un semplice
problema di software). 

Ancora: si potrebbe adottare il bill and keep. Nel contesto attuale vi sono
molte reti di telecomunicazione, per cui vi è la necessità di fissare tutte
le tariffe di "terminazione" tra reti. Il rischio verso il quale si sta
andando è che si propongano troppe tariffe regolate, distinte tra loro a
seconda dell'origine/destinazione della chiamata. Alla giungla tariffaria
per i consumatori si aggiungerebbe quella delle varie tariffe regolate,
raggiungendo il paradosso che all'aumentare della liberalizzazione dei
mercati cresce l'intrusione del regolatore - mentre in teoria dovrebbe
scomparire. Con un sistema bill and keep tutte le tariffe di "terminazione"
sono reciproche e pari a zero: Telecom non paga Vodafone e viceversa. La
soluzione regolatoria è drastica ma semplice. E soprattutto può funzionare:
gli operatori che competono per conquistare un abbonato dovranno farlo con
prezzi che sono pagati solo da quell'abbonato e non da altri. I prezzi da
fisso a mobile calerebbero subito. Certo, in questo modo non ci sarebbero
più profitti di "terminazione". Margherita ci rimettebbe? Non è detto:
quello che è sicuro è che riceverà molte più telefonate.