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ilva taranto,un'intesa col trucco
- Subject: ilva taranto,un'intesa col trucco
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 12 Jan 2003 09:15:03 +0100
da lanuovaecologia.it Venerdì 10 Gennaio 2003 TARANTO|Forti dubbi sul risanamento dell'area Ilva, un'intesa col trucco Regione, enti locali e parti sociali hanno siglato un accordo per la riduzione dell'impatto ambientale delle cokerie. Ma Legambiente accusa: «Si prevede di ingrandire le cosiddette "collinette ecologiche" che fanno da separazione con il quartiere Tamburi. Una muraglia alta 55 metri che stravolgerebbe territorio e paesaggio» Due giorni fa è stata siglata, dopo mesi di trattativa, l'intesa tra parti sociali, enti locali, azienda e Regione Puglia per il miglioramento dell'impatto ambientale derivante dallo stabilimento Ilva di Taranto. L'atto di intesa è stato firmato dal presidente della Regione, Raffaele Fitto, da Claudio Riva, in rappresentanza della proprietà Ilva, dal sindaco di Taranto, Rossana Di Bello, dal presidente della Provincia di Taranto, Domenico Rana, dal sindaco di Statte, Giuseppe Mastromarino e dalle organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl, Ugl e Confsal. Non ha firmato, per protesta il segretario regionale della Uil, Aldo Pugliese, il quale ritiene che l'accordo sconfessi intese già raggiunte con l'Ilva e non preveda garanzie per l'occupazione. Anche Legambiente si scaglia contro l'intesa e fa sentire la sua voce attraverso il coordinatore provinciale tarantino Leo Corvace. «Già il metodo è sbagliato - spiega - Per applicare leggi dello stato o sentenze passate in giudicato, non si dovrebbe aver bisogno né di tavoli né di accordi. Quest'intesa è solo un soccorso rosso nei confronti dell'Ilva, condannata con sospensione della pena a patto che risolvesse entro due anni i gravi problemi d'impatto dei suoi impianti. Non vediamo motivo per cui la Regione debba accollarsi l'esborso di 56 milioni di euro per togliere le castagne dal fuoco all'azienda. Il pubblico si fa carico in questa maniera di oneri che dovrebbero ricadere su un privato». Ma le critiche degli ambientalisti tarantini si fanno più aspre quando si parla delle ricadute dell'attività dell'acciaieria sul territorio circostante. La questione ambientale da mesi aveva creato tensioni e frizioni tra la proprietà dello stabilimento e gli enti locali. Con un provvedimento della magistratura erano state inoltre sequestrate nel settembre 2001 le batterie 3, 4, 5 e 6 delle cokerie dello stabilimento: per questo, Riva aveva anche paventato riduzioni della produzione e dell'occupazione. «L'accordo prevede la possibilità di ingrandire le cosiddette "collinette ecologiche", dei veri e propri ecomostri che fanno da separazione tra l'Ilva e il quartiere Tamburi», spiega il coordinatore provinciale dell'associazione. Le collinette passerebbero infatti dagli attuali 20 metri a un'altezza di 55 metri: quanto una palazzina di 18 piani che si espande per una lunghezza di 55 metri. «Questa muraglia stravolgerebbe territorio e paesaggio in un'area già di per sé degradata - aggiunge Corvace - Per di più queste collinette saranno composte di loppa, residuo di lavorazione della stessa Ilva, che così smaltisce anche i propri scarti». Il presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto ha espresso soddisfazione per la firma dell'intesa, sottolineando che la meta raggiunta tiene conto di tutte le esigenze emerse in queste trattative e «racchiude uno sforzo complessivo dell'azienda, delle istituzioni, delle parti sociali, consentendo di ricreare un clima di dialogo e di collaborazione». Entro un mese verrà attivato un "tavolo" per trovare un accordo di programma per il «risanamento ambientale e occupazionale» dell'intera area tarantina. Ma la soluzione non convince Legambiente, che oltre alla vaghezza dei tempi contesta il fatto che l'accordo, mettendo da parte altri aspetti dell'impatto sul territorio degli impianti Ilva, costituisce una sorta di "intesa tombale". Entro aprile il gruppo Ilva presenterà ai sottoscrittori dell'accordo il piano industriale che terrà conto «del contesto di garanzia della stabilità produttiva e occupazionale dello stabilimento». E il fatto che l'intesa non sia stata raggiunta in presenza di un piano industriale desta ulteriori preoccupazioni: «Sapere se l'Ilva produrrà 6 o 10 milioni di tonnellate di acciao l'anno non è di secondaria importanza - conclude Leo Corvace - E questo senza il piano industriale non lo possiamo sapere. Noi siamo del parere che una quota di produzione che superi quella attuale di 6,5 milioni di tonnellate non è sostenibile». 10 gennaio 2003 (Raffaele Lupoli)
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