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il mercato dell'auto mondiale
- Subject: il mercato dell'auto mondiale
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 09 Jan 2003 07:48:22 +0100
da liberazione.it Il mercato vale 1,8 milioni di miliardi di euro e se lo dividono in sei L'auto mondiale nelle mani dei global player: Fiat non c'è Fabio Sebastiani Dieci anni fa, con Cesare Romiti che aveva appena silurato Vittorio Ghidella, ogni cento auto vendute in Italia 57 erano Fiat, Lancia o Alfa Romeo. Una penetrazione altissima che consentiva al gruppo torinese di fregiarsi del titolo di numero uno in Europa: aveva il 15 per cento del mercato continentale, superando di un soffio i rivali tedeschi della Volkswagen. Un decennio dopo la situazione è completamente diversa: adesso ogni dieci auto vendute in Italia solo tre sono prodotte dal gruppo Fiat e le altre sette vengono dall'estero. E' questa la fotografia più sintetica della crisi del Lingotto. Se si ragiona solo in termini finanziari, poi, la situazione appare addirittura ridicola: la redditività della Fiat nell'ultimo anno è stata così bassa che neppure i Bot rendono così poco (1.5%). Se poi parliamo del margine sulle vendite la situazione è disastrosa fin dal 1998: 2,2% per arrivare ad un misero 0,4% del 2001. Il mercato italiano dell'auto è stabilmente uno dei più importanti di Europa (il terzo) e del mondo, con un acquisto medio di auto pari a 2.200.000 l'anno, con 2.400.000 vetture raggiunte negli anni più favorevoli. Un mercato che vale 65 miliardi di euro. Nei primi nove mesi del 2002 la flessione rispetto all 2001 della quota Fiat è stata pari al 19,2% (elaborazione Anfia su dati ministeriali). Peggio del Lingotto solo marchi come Daewoo, Land rover Mitsubishi e Nissan. A tutta birra, invece, marchi come Peugeot (+8,6%). Volvo (+3,8%) e Mercedes (+13). Insomma, tutte le "classi" di vendita registrano per gli altri valori positivi. Senza parlare, ovviamente, del boom della Smart (12%), che appartiene a quella tipologia di automobile che la Fiat negli anni passati si rifiutò di produrre. Sul fronte dell'Europa la casa torinese è scivolata al sesto posto con una quota di mercato poco superiore all'8 per cento: nei primi otto mesi del 2002 le sue vendite hanno preso una botta del 19 per cento contro un calo generale del mercato europeo del 4 per cento. Infine, la dimensione mondiale. A fine 2002 sono state vendute nel mondo 47.000.000 di automobili. La Fiat ne ha vendute poco più di un milione. Negli Stati Uniti le vendite raggiungeranno le 16.500.000 unità, in Giappone le 4.350.000 unità mentre in Europa le vendite saranno 14.300.000. Le previsioni globali non sono positive: nelle tre grandi aree, registreranno una flessione Stati Uniti (-3,5%) ed Europa (-3,7%), mentre il Giappone chiuderà l'anno con un lieve incremento (+1,4%). La torta del mercato mondiale vale più o meno 1,8 milioni di miliardi di euro da spartire fra un'oligarchia di megagruppi. I loro nomi? General Motors, Ford, Toyota, Volkswagen e Daimler Chrysler. E' questa la classifica dei primi cinque produttori al mondo. Il nodo fondamentale resta quello della sovracapacità produttiva e della esasperata diversificazione della domanda. I cosiddetti global players stanno mettendo in atto politiche aggressive proprio su questi fronti. Qualsiasi strategia, comunque, ha bisogno di fortissime liquidità. La Fiat vede davanti a sé una situazione disastrosa in quanto si trova attaccata sul proprio mercato, e in panne sul bilancio, non riesce a trovare una seppur piccola via d'uscita su quelli esteri. La scelta di puntare al Sud America, poi, si è rivelata, Brasile a parte, un vero e proprio disastro. Toyota, ad esempio, ha già detto chiaro e tondo che entro il 2010 intende salire di almeno 3 milioni per occupare una fetta del mercato mondiale pari al 15% (e diventare così il gruppo leader a livello planetario). Assai più di General Motors e Ford è in grado di produrre utili. L'anno scorso la casa giapponese avrebbe realizzato 4,7 miliardi di dollari di utile, contro i 5,4 miliardi di dollari di perdite della Ford e i 601 milioni di utili della Gm. Linea aggressiva anche per la più piccola ma efficientissima PSA (Peugeot-Citroen), che promette un milione aggiuntivo entro il 2003, senza contare le velleità di espansione di Bmw e delle marche nobili della Ford (Jaguar, Volvo ecc.) contenute nello scrigno del Premier Group. Si tratta di un mercato che presenta diverse sfaccettature, naturalmente: dalla Cina, che deve avviare ancora una prima fase di motorizzazione a quell'87% di mercato rappresentato dall'Europa occidentale, dai paesi della «NAFTA» (Usa più Canada e Messico) e da quelli dell'area asiatica (Giappone, Cina e Corea del Sud) che ha come obittivo principale la sostituzione fisiologica del parco circolante, e sono quindi le zone in cui è più facile diminuire che crescere. Sul Giappone, in particolare, pesa una crisi economica che non accenna a diminuire, al contrario molti prevedono perfino un peggioramento. Altrove, territori anche vastissimi, a cominciare naturalmente dalla Cina, appunto, per proseguire con l'India e l'Europa dell'Est, dovrebbero offrire maggiori opportunità alla crescita ma solo per chi saprà proporre costi stracciati. E secondo gli esperti l'unico produttore al mondo che può vantare qualche capacità di riuscita è sicuramente la Toyota. Sulla carta spuntano, poi, almeno quattro milioni di possibili vendite in tutta l'area dell'Europa orientale, senza dubbio in fermento, e almeno altri due milioni sui fronti di Cina e India, mentre si riflette un minore ottimismo dall'America Latina e da quel Mercosur che ha bruciato più d'una autorevole previsione di pochi anni fa. ---------------------------------------------------------------------------- ----
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