[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
ostacolo fiat per il governo
- Subject: ostacolo fiat per il governo
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 23 May 2002 18:39:03 +0200
il manifesto - 21 Maggio 2002 Ostacolo Fiat per il governo Prodi sbatte la porta in faccia alla Fiat: dall'Europa niente aiuti per Torino Sul lavoro sommerso Maroni smentisce Tremonti: l'emersione va a rilento E oggi il ministro del lavoro incontra i sindacati dei metalmeccanici ANDREA COLOMBO ROMA Non ci saranno aiuti europei per la Fiat. Lo ha detto Romano Prodi, presidente della commissione europea, a Reggio Emilia. «Non credo - dichiara - che si possano prendere misure speciali. In passato ci sono stati tanti settori che hanno fronteggiato problemi di ridimensionamento o trasformazione. L'automobile è uno di questi. Ci saranno tutte le misure necessarie per fronteggiare la trasformazione, ma non per frenarla o rallentarla». Difficile immaginare una porta sbattuta in faccia più fragorosamente, non solo per i contenuti ma anche per la forma del messaggio. L'ipotesi di un intervento europeo, d'altra parte, era ben poco probabile. Diverso il discorso per quanto riguarda il governo italiano. Per il momento, tuttavia, non è stata presa nessuna decisione. «L'orientamento - prende tempo il ministro per la Attività produttive Antonio Marzano - è quello di incentivare il settore delle innovazioni. Abbiamo chiesto alla Fiat il suo progetto di ristrutturazione, e opereremo in coerenza con quello». A muoversi sarà intanto il ministro Maroni. Oggi incontra i sindacati metalmeccanici, giovedì sarà a Torino per fare il punto con i responsabili della Regine, della Provincia e soprattutto con il sindaco Chiamparino. Sull'esito della crisi Fiat, il ministro del Welfare giura di essere ottimista. «Ha affrontato difficoltà anche più gravi - dice - e ne è sempre uscita». L'ottimismo del ministro, nonostante le rassicurazioni d'obbligo, scema però notevolmente quando si arriva al conto dei lavoratori a rischio. Sulle cifre, Maroni non si sbilancia, si limita a negare che il rapporto uno a tre ipotizzato dai sindacati (tre licenziamenti nell'indotto per ognuno all'interno della Fiat) sia ancora valido. Sta di fatto però che Paolo Fresco, presidente della Fiat, afferma a chiare lettere che le cifre della Cgil sono probabilmente precise. «Non è folle - dichiara da Hong Kong - pensare che l'impatto sia vicino ai 10mila lavoratori». Sta di fatto anche che lo stesso Maroni, pur minimizzando le dimensioni della crisi, finisce poi per occuparsi solo delle strade studiate dal governo per affrontarla. «Stiamo pensando - racconta - all'ipotesi di applicare ammortizzatori sociali anche per i lavcoratori dell'indotto licenziati, ma se e quali ammortizzatori utilizzare verrà deciso solo dopo un'attenta valutazione della situazione». Le confederazioni, da parte loro, bocciano il piano industriale della Fiat, con i suoi 2887 esuberi. Al governo Cofferati chiede «di mettere a disposizione strumenti per aiutare l'azienda nella costruzione di un piano industriale» e di «darsi un orientamento di politica industriale che oggi non ha». E' sin troppo evidente che, dopo le elezioni, la crisi Fiat diventerà un ulteriore agomento rovente nei rapporti tra governo e sindacati, da aggiungersi allo scontro sull'art. 18. In entrambi i casi Berlusocni dovrà scegliere tra procedere ignorando del tutto i sindacati, come ha fatto sinora, o cambiare strada. Un'ipotesi, qust'ultima, molto improbabile. Maroni insiste nel mostrare anche qui l'ottimismo d'ordinanza: «Troveremo molto presto una soluzione». Nulla però sembra giustificare la sua fiducia. I sindacati hanno respinto al mittente, senza neppure scomodare i propri massimi vertici, la proposta del ministro Tremonti: alzare cioè il tetto delle aziende sottratte all'art. 18 rispetto al limite attuale, che comprende le aziende con meno di 15 dipendenti. Le confederazioni ribattono che la nuova soluzione si differenzia da quella prospettata nella delega sul lavoro solo formalmente: la sostanza resta invariata. «Quella di Tremonti - dichiarano dunque esponenti sia della Cgil che della Cisl e Uil- non è nemmeno un'apertura». Ma lo stralcio, richiesto anche ieri dai Ds (con Fassino) e dalla Margherita (con Treu) nella Casa delle libertà convince solo i centristi dell'Udc, che non hanno certo la forza per imporlo. Ottimista a tutti i costi sulla Fiat e sull'art. 18, neppure Roberto Maroni riesce però a reggere il gioco sull'emersione del lavoro sommerso, campagna fondamentale per l'esecutivo sia per questioni di sostanza che d'immagine. «Stiamo assistendo - canta vittoria il ministro dell'Economia Tremonti - a uno straordinario fenomeno d'emersione del lavoro sommerso, dovuto agli incentivi fiscali, ai nuovi contratti, ma anche all'attenzione del governo». E stavolta a smentirlo è proprio Maroni: «Nessun fallimento del governo, ma i provvedimenti, purtroppo, si sono dimostrati insufficienti. I percorsi d'emersione non bastano, ci deve essere un grande patto nazionale che cooinvolga tutti». L'opposizione, è ovvio, si è affrettata a sottolineare come il ministro del Lavoro abbia candidamente tracciato un bilancio opposto a quello del ministro dell'Economia. Ma quel che è più preoccupante, per Berlusconi, è che l'economia e le relazioni industriali si stiano trasformando ogni giorno di più in una palude dalla quale palazzo Chigi teme di non riuscire più a tirarsi fuori.
- Prev by Date: 24/05 Asti: La democrazia partecipata, una risposta al "partito degli affari".
- Next by Date: 06/06 Legnago: "IL GRANELLO DI SABBIA" incontro sulla TOBIN TAX
- Previous by thread: 24/05 Asti: La democrazia partecipata, una risposta al "partito degli affari".
- Next by thread: 06/06 Legnago: "IL GRANELLO DI SABBIA" incontro sulla TOBIN TAX
- Indice: