lavoro e pet coke



dal manifesto

     
 

08 Marzo 2002 
  
 
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Lavoro e pet coke 
Berlusconi fa il miracolo. Basta un decreto, e il pet coke passa da rifiuto
tossico a combustibile. Basterà a riaprire il Petrolchimico? A Gela sono
sicuri di sì.In trentamila sfilano in una città desertificatadallo sciopero
generale, chiedendo lavoro, lavoro, lavoro. Anche se inquinato 
MASSIMO GIANNETTI - GELA (Caltanissetta) 




Ora è ufficiale: l'Agip Petroli può inquinare Gela per legge. Il Pet Coke
non è più un rifiuto industriale. Lo sanno tutti che non è così, ma il
governo gli ha cambiato i connotati, classificandolo come combustibile,
utilizzabile quindi per alimentare il petrolchimico fuorilegge. Il decreto,
approvato da Palazzo Chigi mentre la città - tutta la città di Gela -
scioperava contro il sequestro della raffineria, è un duro colpo ai sigilli
della magistratura. Lo voleva l'Eni, lo chiedevano i sindacati, lo
invocavano i lavoratori. A Gela ora è finito un incubo. Un incubo
cominciato il mese scorso, quando i magistrati sono entrati nell'impianto
dell'Eni e ravvisato un "reiterato comportamento criminoso" relativamente
alle norme sulla tutela dell'ambiente e sullo smaltimento dei rifiuti
industriali. I gelesi adesso respirano. Respirano veleno, come fanno da
quarantanni, ma hanno salvato il posto di lavoro a tremila operai,
l'economia di mezza città. Quanto durerà è tutto da vedere. Ma da oggi Gela
ha un'emergenza in meno. Certo, restano mafia, microcriminalità, abusivismo
edilizio, l'assenza della politica, della sinistra soprattutto. Ma la
battaglia per il lavoro, inquinato o meno che sia, almeno questa è vinta. A
incassare è il centro destra, che in Sicilia non ha rivali.
Il ministro per i rapporti con le regioni Enrico La Loggia, siciliano,
rivendicando l'evento dice addirittura che i dati allarmanti dell'Oms
sull'alto tasso dei decessi per tumore a Gela sono "un'invenzione".
"L'inquinamento non esiste", sentenzia, seguito a ruota dal presidente
della regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, quello della mega sanatoria degli
abusi edilizi sulle coste dell'isola: "la raffineria di Gela è fra le più
avanzate d'Europa" dice annunciando un provvedimento che autorizza
"definitivamente le emissioni in atmosfera" da parte del petrolchimico. Più
pacato il ministro dell'ambiente Altero Matteoli, che giudica il decreto
"una scelta positiva, ma non ideale". E se dalla parte opposta, i Verdi
parlano di legge-truffa, i sindacati applaudono alla "scelta saggia del
governo". Ma al di là delle reazioni ufficiali, non sarebbe corretto
togliere il merito di quanto avvenuto a Roma a tutte quelle persone che
ieri sono scese in piazza a Gela chiedendo la riapertura dello stabilimento
sottosequestro.
Lo sciopero generale, il secondo indetto da Cgil, Cisl e Uil in quindici
giorni, è riuscito alla grande. Al corteo, sotto pioggia, c'erano davvero
tutti i gelesi, chi in marcia chi ai lati delle strade: operai, studenti,
insegnanti, impiegati, casalinghe, preti, bambini. Negozi e uffici sono
rimasti chiusi. Mancavano solo gli ambientalisti, che a Gela non sono
tanti, ma che in questi giorni se la sono vista davvero brutta. Isolati da
tutti, o quasi. Gli operai, che per quattro giorni hanno innalzato
barricate isolando la città dal resto della Sicilia, ieri pomeriggio hanno
accolto la notizia con gioia. I blocchi sulla strade, già allentati alla
vigilia dello sciopero, ieri sera sembravano spariti. La tensione è
decisamente calata rispetto ai giorni scorsi, anche se - avverte il
segretario regionale della Cgil, Aldo Amoretti al comizio del dopo corteo -
"dobbiamo tenerla alta, fino a quando non vedremo tolti i sigilli. La
nostra lotta è giusta - dice - non c'è contrapposizione tra difesa del
lavoro e tutela della salute. Queste sono le schiocchezze di Legambiente e
di chi dice che qui a Gela preferiamo "morire di cancro tra qualche anno
anziché perdere il lavoro adesso". Ma agli ambientalisti diciamo:
incontriamoci. Non siamo contro la magistratura - dice ancora il
sindacalista - la critichiamo quando esagera, quando sbaglia". Per i
trentamila manifestanti (dati degli amministratori) il sequestro del
petrolchimico è stata senza dubbio un'esagerazione e uno sbaglio.
A Gela non pioveva da una anno. Pioveva ieri, e le battute nei capannelli
si sprecavano. Ad esempio: il cielo, che per qualche giorno ha potuto
respirare, ha pianto per la prossima riapertura delle ciminiere dell'Agip.
Ma le voci e le parole del corteo - partito dall'Acropoli greca e terminato
nella centrale piazza Umberto - erano più o meno a senso unico. Accenni
critici agli effetti devastanti dell'industria petrolifera non sono
mancati. Ma i più gridavano "lavoro, occupazione, se no sarà rivoluzione".
Il resto lo citiamo a caso. "Ambiente deturpato, lavoro scippato", si
leggeva nello striscione delle maestre del settimo circolo didattico. "Gela
sfruttata, sedotta e abbandonata", era l'eco delle colleghe di altre
scuole. "Garantire il lavoro, emancipare la città, assicurare la salute di
tutti" recitava impegnativo un altro striscione ancora. Secco lo slogan nei
cartelli operai: "Giù le mani dai serbatoi". "Togliete i sigilli, ridateci
la serenità", recitavano quelli dei bambini tenuti per mano dai loro
genitori. Rumorosi e allegri gli studenti: "Abbiamo il verde, abbiamo il
mare, vogliamo vivere, vogliamo lavorare", lo slogan più gettonato.
"Governo dove sei?", domandavano le dipendenti dell'Eurotec. "Il sogno di
Mattei non deve morire", invocavano altri.
Le strade erano piene di bandiere, moltissime della Fiom Cgil, poi della
Cisl, della Uil. Il repertorio sonoro era quello classico: fischietti e
campanacci. "Chi non salta è licenziato è ..." ritmavano i più giovani
saltellando. "Un milione di posti, tremila a tutti i costi", alludevano a
Berlusconi quelli dell'Alfa consulting. "Silvio facci sperare, ma del
futuro non farci temere", diceva uno striscione Fiom. "Non c'è giustizia
senza lavoro", concludevano i ragazzi dell'Agesci. In piazza anche i
militanti di Rifondazione comunista, l'altro giorno duramente contestati
dagli operai che presidiavano la fabbrica sottosequestro perché troppo filo
ambientalisti. "Garantire il lavoro a tutti gli operai del petrolchimico,
avviare il risanamento ambientale del territorio", è oggi la loro
posizione. La coda è un lunghissimo serpentone di Tir, gli
autotrasportatori dell'indotto del petrolchimico con le mogli in cabina.
Nessuno, o quasi, mette in discussione l'Eni, che oggi è ancora più forte
di prima. 

 "Un decreto inutile"
L'EX MINISTRO "L'uso di pet coke è solo una delle violazioni". Intervista a
Edo Ronchi 
TIZIANA BARRUCCI - ROMA 

"La questione sostanziale per la centrale di Gela non è se il pet coke è un
combustibile oppure no, ma come viene usato, quali emissioni produce e il
controllo su queste ultime". Il decreto del governo che dovrebbe risolvere
la questione siciliana è a dir poco carente secondo Edo Ronchi, ex ministro
dell'Ambiente. "Non bisogna cadere nel tranello: il problema dell'impianto
di Gela è soltanto in minima parte collegato al pet coke perché il decreto
di sequestro della magistratura non contesta solo l'uso di quel materiale,
ma stila un elenco più lungo: undici contestazioni, cinque violazioni di
prescrizioni d'autorizzazioni e sei violazioni della legge 22 del 1997,
altrimenti nota come legge Ronchi. Le violazioni riguardano il trattamento
delle acque, le prescrizioni delle autorizzazioni per la sicurezza dei
serbatoi e quelle legate al monitoraggio".


Una situazione disastrosa...

Si, erano anni che non vedevo condizioni di questo tipo, eppure di decreti
di sequestro ne ho visti... Evidentemente l'Agip lì pensava di poter fare
qualsiasi cosa. Le agenzie regionali per l'ambiente non funzionano ancora,
i controlli non so chi li abbia fatti, ma dai risultati vigeva uno stato di
grazia. E consideriamo che il pm aveva chiesto il sequestro di otto
impianti, mentre il gip ne ha autorizzati solo tre.

Quindi il decreto non dovrebbe portare alla riapertura della centrale
termoelettrica?

Non in maniera diretta. Ma non conosco la trattativa in essere con l'Agip.
Se quest'ultima provvede contestualmente a sanare le altre situazioni... Va
comunque considerato che la perizia della magistratura parla di rifiuti
speciali e pericolosi: circa la metà sono costituiti dal pet coke, ma
l'altra parte riguarda gli scarti lavorativi aso. Il fatto è che non esiste
un'interpretazione Cer (comunità europea rifiuti) che individua il pet
coke, ma si rinvia ad una tabella. Per questo l'interpretazione governativa
di ora potrebbe essere accettata. Ovviamente richiede il parere della
commissione europea che arriverà non prima di 3 mesi. Se la modifica
entrasse in vigore adesso con la riapertura della centrale, il governo
rischierebbe quindi l'avvio di una procedura di infrazione. Ritengo
comunque abbastanza probabile che la commissione dia parere favorevole,
anche perché il pet coke, seppure in modo diverso, viene usato in altri
stabilimenti.

E come viene utilizzato?

Ad esempio a Falconara viene gassificato. Mentre a Gela il pet coke resta
con zolfo e metalli pesanti, altamente inquinanti. E' vero anche che
l'impianto di gassificazione costa, a Falconara mi pare abbiano speso circa
1.000 miliardi. Un investimento finalizzato al guadagno, dato che il gas
rende poi energia elettrica, con un ritorno che per Gela non ci sarebbe.
Vengono contestate dalla magistratura le modalità di monitoraggio delle
emissioni effettuato dalla società, che non sono ritenute valide. Che poi
questi controlli non siano a norma desta ovviamente parecchi sospetti...