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prove tecniche di porto alegre
- Subject: prove tecniche di porto alegre
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Sat, 19 Jan 2002 06:36:17 +0100
dal manifesto 16 Gennaio 2002 Prove tecniche di Porto Alegre Adottato nella località brasiliana, il "bilancio partecipativo" diventa realtà in diverse città governate dalla sinistra. In Italia, si sperimenta a Roma e Venezia. Grazie ai consiglieri "disobbedienti" ANTONIO SCIOTTO Da Porto Alegre a Porto Alegre, passando per l'Europa, attraverso Roma, Venezia, o la francese Saint Denis. A fatica, anche nel vecchio continente si fa strada un modello importato - una volta tanto - dal Sudamerica, il cosiddetto "bilancio partecipativo". Sì, perché gli abitanti di Porto Alegre, città a sud del Brasile ormai nota perché centro ideale di elaborazione e discussione del "popolo di Seattle", dal 1988 sperimentano un nuovo modo di vivere la città, non delegando più soltanto ai politici le scelte sulle scuole, i servizi sociali, i parchi da costruire, ma decidendo in buona parte loro stessi, in prima persona. Mescolando la classica democrazia rappresentativa con la più radicale (e difficile da realizzare) democrazia diretta o partecipativa. Così, in alcune città italiane come Roma o Venezia, le giunte di centro-sinistra colorate di rosso-verde grazie alla presenza nella maggioranza di esponenti provenienti dall'associazionismo, dai centri sociali "disobbedienti" e da tutto quanto oggi fa "movimento", si sta provando analogamente a far partecipare in modo diretto i cittadini alle decisioni politiche, prime tra tutte quelle che riguardano il bilancio, ovvero come verranno spesi i soldi a disposizione del Comune. Prima tappa, Porto Alegre Gli abitanti di Porto Alegre hanno svecchiato il sonnacchioso (e spesso autoritario) concetto classico di Comune, costruendo un modello di democrazia mista (rappresentativa e diretta) ormai copiato in tutto il mondo. In pratica, il centro delle decisioni sull'urbanistica locale viene restituito dagli uffici centrali del Comune ai singoli municipi che, attraverso vari organi e assemblee aperte sui problemi dei diversi quartieri, esercitano la propria pressione sulle autorità tradizionali, quelle elette con il metodo della delega rappresentativa. All'interno delle assemblee pubbliche di ogni regione comunale, vengono discussi tutti i temi di interesse locale. Le proposte vengono raccolte da due organi, il Forum dei delegati e il Consiglio municipale di bilancio, che a loro volta le ripropongono al governo cittadino. C'è quindi un dialogo costante tra i cittadini e il governo municipale, mediato da una serie di organi espressi direttamente dagli stessi cittadini, che monitorano costantemente i bisogni collettivi attraverso le assemblee e il rapporto con il territorio. Il modello ha avuto successo, tanto che dal 1988, per quattro volte in 12 anni è stata rieletta la stessa maggioranza al Comune: molte favelas sono state risanate, e l'acqua, che prima mancava in molte parti della città, ora è disponibile per la quasi totalità della popolazione. A Roma, il "movimento" in Comune L'esperienza di Porto Alegre è stata importata anche a Roma. Il sindaco Veltroni ha dato a Nunzio D'Erme, già attivo nell'area della disobbedienza sociale, la delega al bilancio partecipativo (vedi intervista sotto). E così alcuni municipi, come il decimo, di cui è presidente Sandro Medici, si sono distinti nella realizzazione pratica di questo nuovo tipo di democrazia. Giuseppe Mariani, verde "disobbediente", presidente della commissione servizi sociali del municipio X, si sta sforzando di rendere più trasparente il bilancio: "Abbiamo portato il consiglio municipale, di solito a porte chiuse, all'interno di una scuola e nei centri sociali per anziani, in modo da rendere pubbliche le decisioni, ascoltando nel contempo cosa ne pensano di quei problemi i diretti interessati. E' nato l'osservatorio della scuola e per primi abbiamo lanciato un'integrazione tra Asl e Comune sui servizi sociali e sanitari: stiamo già preparando un monitoraggio dei problemi dei cittadini e una risposta integrata di tutto il sistema dei servizi". Fabio Galati, assessore ai servizi sociali in X municipio, è il nodo di collegamento tra le associazioni e il municipio: "Stiamo creando una Casa delle associazioni, con cinque consulte: handicap, terzo settore, osservatorio della scuola, elettrosmog, asili nido. Nelle varie consulte saranno riunite tutte le associazioni della società civile interessate ai problemi, dai comitati cittadini ai dirigenti scolastici, alle associazioni di assistenza dei disabili. Parteciperanno attivamente alla progettazione, e gli amministratori saranno obbligati a tenere conto dei loro pareri". Venezia, Porto Alegre "in prova" Anche a Venezia è arrivato il bilancio partecipativo, anche se è ancora agli esordi. Pure in questo caso, a dare impulso è stata l'area della disobbedienza sociale, e i partiti della Rifondazione comunista e dei Verdi. All'interno di una maggioranza di centro-sinistra. Beppe Caccia, assessore alle politiche sociali, spiega che nella città lagunare il bilancio partecipativo si traduce soprattutto in una serie di "tavoli di progettazione partecipata". Molto avanzato, ad esempio, è il dialogo del Comune con i disabili. L'amministrazione eroga un reddito di cittadinanza a ogni disabile, che si sceglie da solo un assistente personale, prendendo così nelle sue stesse mani il proprio progetto di vita. Un calcio al vecchio assistenzialismo pubblico e una forma intelligente di privato-sociale. Con un cittadino attivo, che finalmente può progettarsi da solo, avendo le spalle coperte da un Comune che lo sostiene.
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