prove tecniche di porto alegre



dal manifesto

    
    
 
    
 

16 Gennaio 2002 
  
 
  
Prove tecniche di Porto Alegre 
Adottato nella località brasiliana, il "bilancio partecipativo" diventa
realtà in diverse città governate dalla sinistra. In Italia, si sperimenta
a Roma e Venezia. Grazie ai consiglieri "disobbedienti" 
ANTONIO SCIOTTO 

Da Porto Alegre a Porto Alegre, passando per l'Europa, attraverso Roma,
Venezia, o la francese Saint Denis. A fatica, anche nel vecchio continente
si fa strada un modello importato - una volta tanto - dal Sudamerica, il
cosiddetto "bilancio partecipativo". Sì, perché gli abitanti di Porto
Alegre, città a sud del Brasile ormai nota perché centro ideale di
elaborazione e discussione del "popolo di Seattle", dal 1988 sperimentano
un nuovo modo di vivere la città, non delegando più soltanto ai politici le
scelte sulle scuole, i servizi sociali, i parchi da costruire, ma decidendo
in buona parte loro stessi, in prima persona. Mescolando la classica
democrazia rappresentativa con la più radicale (e difficile da realizzare)
democrazia diretta o partecipativa.
Così, in alcune città italiane come Roma o Venezia, le giunte di
centro-sinistra colorate di rosso-verde grazie alla presenza nella
maggioranza di esponenti provenienti dall'associazionismo, dai centri
sociali "disobbedienti" e da tutto quanto oggi fa "movimento", si sta
provando analogamente a far partecipare in modo diretto i cittadini alle
decisioni politiche, prime tra tutte quelle che riguardano il bilancio,
ovvero come verranno spesi i soldi a disposizione del Comune.


Prima tappa, Porto Alegre
Gli abitanti di Porto Alegre hanno svecchiato il sonnacchioso (e spesso
autoritario) concetto classico di Comune, costruendo un modello di
democrazia mista (rappresentativa e diretta) ormai copiato in tutto il
mondo. In pratica, il centro delle decisioni sull'urbanistica locale viene
restituito dagli uffici centrali del Comune ai singoli municipi che,
attraverso vari organi e assemblee aperte sui problemi dei diversi
quartieri, esercitano la propria pressione sulle autorità tradizionali,
quelle elette con il metodo della delega rappresentativa. All'interno delle
assemblee pubbliche di ogni regione comunale, vengono discussi tutti i temi
di interesse locale. Le proposte vengono raccolte da due organi, il Forum
dei delegati e il Consiglio municipale di bilancio, che a loro volta le
ripropongono al governo cittadino. C'è quindi un dialogo costante tra i
cittadini e il governo municipale, mediato da una serie di organi espressi
direttamente dagli stessi cittadini, che monitorano costantemente i bisogni
collettivi attraverso le assemblee e il rapporto con il territorio. Il
modello ha avuto successo, tanto che dal 1988, per quattro volte in 12 anni
è stata rieletta la stessa maggioranza al Comune: molte favelas sono state
risanate, e l'acqua, che prima mancava in molte parti della città, ora è
disponibile per la quasi totalità della popolazione.


A Roma, il "movimento" in Comune
L'esperienza di Porto Alegre è stata importata anche a Roma. Il sindaco
Veltroni ha dato a Nunzio D'Erme, già attivo nell'area della disobbedienza
sociale, la delega al bilancio partecipativo (vedi intervista sotto). E
così alcuni municipi, come il decimo, di cui è presidente Sandro Medici, si
sono distinti nella realizzazione pratica di questo nuovo tipo di
democrazia. Giuseppe Mariani, verde "disobbediente", presidente della
commissione servizi sociali del municipio X, si sta sforzando di rendere
più trasparente il bilancio: "Abbiamo portato il consiglio municipale, di
solito a porte chiuse, all'interno di una scuola e nei centri sociali per
anziani, in modo da rendere pubbliche le decisioni, ascoltando nel contempo
cosa ne pensano di quei problemi i diretti interessati. E' nato
l'osservatorio della scuola e per primi abbiamo lanciato un'integrazione
tra Asl e Comune sui servizi sociali e sanitari: stiamo già preparando un
monitoraggio dei problemi dei cittadini e una risposta integrata di tutto
il sistema dei servizi". Fabio Galati, assessore ai servizi sociali in X
municipio, è il nodo di collegamento tra le associazioni e il municipio:
"Stiamo creando una Casa delle associazioni, con cinque consulte: handicap,
terzo settore, osservatorio della scuola, elettrosmog, asili nido. Nelle
varie consulte saranno riunite tutte le associazioni della società civile
interessate ai problemi, dai comitati cittadini ai dirigenti scolastici,
alle associazioni di assistenza dei disabili. Parteciperanno attivamente
alla progettazione, e gli amministratori saranno obbligati a tenere conto
dei loro pareri".


Venezia, Porto Alegre "in prova"
Anche a Venezia è arrivato il bilancio partecipativo, anche se è ancora
agli esordi. Pure in questo caso, a dare impulso è stata l'area della
disobbedienza sociale, e i partiti della Rifondazione comunista e dei
Verdi. All'interno di una maggioranza di centro-sinistra. Beppe Caccia,
assessore alle politiche sociali, spiega che nella città lagunare il
bilancio partecipativo si traduce soprattutto in una serie di "tavoli di
progettazione partecipata". Molto avanzato, ad esempio, è il dialogo del
Comune con i disabili. L'amministrazione eroga un reddito di cittadinanza a
ogni disabile, che si sceglie da solo un assistente personale, prendendo
così nelle sue stesse mani il proprio progetto di vita. Un calcio al
vecchio assistenzialismo pubblico e una forma intelligente di
privato-sociale. Con un cittadino attivo, che finalmente può progettarsi da
solo, avendo le spalle coperte da un Comune che lo sostiene.