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contro il terrore c'e' solo la saggezza
- Subject: contro il terrore c'e' solo la saggezza
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Fri, 30 Nov 2001 06:36:30 +0100
dalla stampa Domenica 25.11.2001 Scrivi alla redazione MORIN «Contro il terrore c´è solo la saggezza» «Il contrario della violenza Non è la dolcezza È il pensiero» (Etienne Baulieu, scrittore) INNANZITUTTO, una questione di vocabolario Terrorismo. La nozione di terrorismo vale per l´internazionale jihadista Al Qaeda, che agisce attraverso attentati e massacri di popolazioni civili, ma è riduttiva quando si applica alle forme violente di resistenza nazionale, private dei mezzi democratici per esprimersi. Il termine utilizzato dai nazisti per gli uomini della resistenza europea era riduttivo, così come Putin l´ha applicato alla resistenza cecena, che comporta evidentemente un braccio terrorista, ma non si riduce a quello. La violenza di Stato che colpisce un popolo insieme a quanti si ribellano è essa stessa una violenza di terrore. Al Qaeda costituisce uno stadio nuovo del terrorismo. La globalizzazione tecno-economica ha permesso una globalizzazione terrorista, e con questa globalizzazione si è trasformata in minaccia mondiale. Islamista. Il termino è ricco di malintesi. Poiché in origine designava qualunque credente nell´Islam, «islamista» è diventato per molti occidentali sinonimo di fanatico. Troppo vicino a islamico (termine che designa ciò che concerne l´Islam), rischia di contaminarsi in fanatismo e terrorismo. Di fatto l´islamismo, quando comporta il ritorno al Corano e l´applicazione della sharia, implica un rifiuto della civiltà occidentale, ivi compresi il liberalismo politico e la democrazia. Non implica però di per sé guerra santa e terrorismo, benché si possa scivolare dall´islamismo allo jihaddismo. Una contaminazione analoga colpisce il termine fondamentalista (che di per sé non è aggressivo). Quanto all´internazionale jihaddista di Al Qaeda, si tratta di una devianza religiosa allucinata, alla quale non può essere ridotto l´Islam. Il termine islamista, così com´è usualmente impiegato nei media occidentali, riduce però qualunque islamico a islamista e qualunque islamista a potenziale terrorista, il che impedisce di vedere il volto complesso dell´Islam. Qualunque errore di pensiero conduce a errori di azione che possono aggravare i pericoli che si vogliono combattere. Occorre pensare nella loro complessità non solo l´Islam ma anche gli Stati Uniti, Israele, la globalizzazione stessa, riconoscendo le contraddizioni incluse in ciascuno dei termini. Gli Stati Uniti, la più antica democrazia del globo, sono una società aperta e per questo ormai vulnerabile. Hanno salvato l´Europa occidentale dal nazismo, l´hanno protetta dall´Urss che era ben lungi dall´essere una tigre di carta. Hanno soccorso le popolazioni islamiche in Bosnia e in Kosovo. Gli Stati Uniti non sono responsabili della micidiale guerra Iran-Iraq, del terrore in Algeria, di tutti i conflitti inter-arabi. La loro cultura non si riduce ai McDonald's né alla Coca-Cola, ma si è mostrata creativa nella scienza, nella letteratura, nel cinema, nel jazz, nel rock. E l´America si europeizza tanto quanto l´Europa si americanizza. Gli Stati Uniti sono una potenza imperialista che domina attraverso le armi e l´economia. La sua democrazia non le impedisce affatto di appoggiare i dittatori, quando lo esige il suo interesse. Il suo umanesimo comporta un compito cieco di inumanità: hanno praticato bombardamenti spaventosi sulle città tedesche, le ecatombi di Hiroshima e Nagasaki. I bombardamenti continui dell´Afghanistan rivelano un altro terrorismo, che colpisce popolazioni civili vittime non solo delle bombe o dei missili sganciati da troppo alto o da troppo lontano, ma della paura e della carestia che le costringe all´esodo. Sensibili alla sofferenza delle quattromila vittime del World Trade Center, gli americani sono insensibili ai disastri umani che i loro bombardamenti infliggono alle popolazioni afghane. Non hanno consapevolezza della contraddizione che comporta il terrore dei loro bombardamenti antiterroristi. Le due torri orgogliose erano iper-reali e al tempo stesso iper-simboliche; erano l´incarnazione e il simbolo della ricchezza, della potenza americana, del suo capitalismo e della sua democrazia, del suo dominio e della sua apertura; la statua della Libertà era diventata un´allegoria ancillare. Il loro crollo ha aperto un buco nero incommensurabile nella nostra visione non solo di Manhattan ma anche del mondo. Per alcuni, è una ferita inflitta all´imperialismo americano e al capitalismo, per altri è una breccia aperta nella democrazia e nella civiltà: due verità antagoniste, ma complementari. Certo, gli Stati Uniti suscitano aspirazioni nel mondo dei miseri, compresa quella a emigrare in casa loro, e innumerevoli desideri di entrare nella loro civiltà; ispirano rispetto e obbedienza ai loro vassalli, e il senso di solidarietà occidentale resta potente in Europa. Al tempo stesso però - in questo mondo dei miseri - la contemplazione della loro ricchezza e della loro prosperità, della propria mancanza e della propria miseria, suscita una frustrazione immensa. Il loro dominio provoca infinite umiliazioni, un complesso d´inferiorità tecnico (Sud del mondo), un complesso di superiorità culturale (Europa), che risvegliano l´animosità. Il mal-sviluppo di cui hanno sofferto tanti Paesi è attribuito all´iper-sviluppo economico americano. L´estrema indigenza alimentare, medica, alla quale sono ridotte immense popolazioni disarmate di fronte alle epidemie e all´Aids nutrono risentimenti verso le popolazioni ipernutrite, ipercurate dell´Occidente, e soprattutto degli Stati Uniti. Là dove c´erano antiche e gloriose civiltà che oggi si sentono sminuite o minacciate, il mondo americano suscita allergie, inimicizie, aggressività. Le conseguenze nefaste della liberalizzazione del mercato mondiale, l´aumento delle ineguaglianze, le crisi economiche multiple aggravano il rancore. Negli spiriti su cui ha regnato o ancora regna la vulgata marxista-leninista, il modello del socialismo «reale» è certamente crollato, ma la convinzione che il capitalismo e l´imperialismo americano sono il male assoluto resta. Hanno conservato la demonizzazione dell´America, faro del capitalismo e dell´imperialismo, ignorando che il comunismo sovietico fece peggio del capitalismo, ignorando le virtù della democrazia e i vizi del totalitarismo, ignorando che l´imperialismo americano è meno atroce degli imperialismi passati, soprattutto di quello sovietico. Così l´insieme dei risentimenti nati nelle parti più diverse del pianeta suscita un odio fantastico e a volte fantasmatico per gli Stati Uniti, colpevoli di tutti i mali del pianeta. Signori del mondo (cosa che non sono particolarmente), sono considerati responsabili dei mali del mondo (cosa che sono ancora più parzialmente). Anzi, il male supremo di questo Occidente che si è scatenato sul pianeta a partire dal XVI secolo, l´ha conquistato, colonizzato, sfruttato e ha sterminato intere popolazioni. Però, anche qui, è necessario tenere insieme due verità opposte. Se è vero che la dominazione dell´Occidente è stata la peggiore della storia dell´uomo per durata ed estensione planetaria, occorre anche dire che tutte le componenti dell´emancipazione degli asserviti sono nate e si sono sviluppate in seno all´Occidente. E hanno permesso l´emancipazione dei colonizzati, quando costoro si sono impadroniti dei valori umanisti dell´Europa occidentale: diritti dell´uomo, diritti dei popoli, diritto a una nazione, democrazia, diritti delle donne. Si può anche dire che il ritardo di una gran parte del mondo a integrare la democrazia, i diritti umani, il rispetto dei diritti delle donne,sia una delle cause dello stato periglioso del mondo attuale. Neppure l´Islam può essere ridotto a una visione unilaterale. La storia ci ha insegnato chiaramente che la tolleranza religiosa è stata dell´Islam verso i cristiani e gli ebrei tanto in Andalusia quanto nell´impero ottomano. L´Islam diede vita alla più grande civiltà del mondo al tempo del califfato di Baghdad. La nostalgia del passato glorioso in un presente sfortunato, sotto il peso di dittature corrotte poliziesche o militari, dopo il fallimento dello sviluppismo, del socialismo, del comunismo, l´assenza di speranza nel progresso e in un futuro occidentalizzato, tutto questo induce un ritorno alle radici religiose dell´identità. In più, la frustrazione si gonfia di umiliazione e rabbia davanti all´umiliazione e alla repressione quotidianamente sopportate dai palestinesi, all´ingiustizia subita (due pesi e due misure in Israele-Palestina) nell´impotenza degli Stati arabi, vassalli o no. L´appoggio incondizionato accordato dagli Stati Uniti a Israele porta a considerare Israele come lo strumento dell´America e a fare dell´America lo strumento di Israele e, in senso più lato, degli ebrei. Questa identificazione aggravato dallo «sharonismo» è fatale sia all´America che a Israele. Nella situazione attuale la frustrazione, il risentimento, la nostalgia di una grande civiltà passata risuscitano il sogno dell´Umma, la grande comunità islamica transnazionale, e fanno di un miliardo di musulmani un vivaio mondiale dove si possono reclutare i guerrieri della Jihad. Per tutta una gioventù, dal Maghreb al Pakistan, Bin Laden è un superman della fede che ha decapitato le torri di una Babele che era anche Sodoma e Gomorra: è un annunciatore della redenzione dell´Islam, della resurrezione dell´Umma, del ritorno del califfato. E´ nato un nuovo messianismo, di cui non si possono ancora misurare gli sviluppi. All´inverso, ci sono anche le aspirazioni verso il meglio della civiltà occidentale contemporanea: le autonomie individuali, le libertà politiche, il diritto alla critica, l´emancipazione della donna. La vera battaglia si combatte nello spirito di un gran numero d´islamici, molti dei quali vogliono salvaguardare la loro identità, il rispetto delle loro tradizioni e l´accesso alle possibilità e ai diritti di cui godono gli occidentali. La vittoria andrà a chi saprà fare la sintesi tra l´identità culturale e la cittadinanza planetaria. Nazione-rifugio, emancipatrice di ebrei ma spoliatrice di palestinesi, minacciata di sterminio alla sua nascita dai vicini arabi ma diventata militarmente più potente di loro, sempre incerta della sua sopravvivenza ma sempre più crudelmente oppressiva del popolo palestinese, Israele tende a legare la sua esistenza a una dominazione che esacerba l´odio arabo; esita a impegnarsi nella via aleatoria che le permetterebbe un inserimento nel Medio-Oriente, riconoscendo uno Stato palestinese con le frontiere del 1967. Soprattutto nel corso dell´ultima Intifada. gli eredi degli ebrei, che hanno subito duemila anni di umiliazioni e persecuzioni, sono diventati persecutori capaci di ghettizzare i palestinesi, di esercitare la responsabilità collettiva su famiglie e civili, in breve di fare dei palestinesi degli umiliati e offesi come lo erano stati i loro antenati. La questione israelo-palestinese è diventata il cancro non solo del Medio Oriente, ma delle relazioni Islam-Occidente, e le sue metastasi si diffondono molto rapidamente in tutto il pianeta. L´intervento internazionale per garantire la nascita, l´esistenza e la vitalità di uno Stato palestinese è diventato di urgenza vitale per l´umanità. Nel corso dell´ultimo decennio, una società-mondo è emersa a metà; ha la sua rete di comunicazioni (aereo, telefono, fax, Internet) già ramificata ovunque; ha la sua economia di fatto mondializzata, ma senza i controlli di una società organizzata; ha la sua criminalità (mafia, soprattutto della droga e della prostituzione); ha ormai il suo terrorismo. Non dispone però di un´organizzazione, del diritto, dell´istanza di potere né di regole per l´economia, la politica, la polizia, la biosfera. Non c´è ancora la coscienza comune di una cittadinanza planetaria. La mondializzazione del terrorismo costituisce uno stadio di realizzazione della società-mondo, perché Al Qaeda non ha né centro statale né territorio nazionale, ignora le frontiere, trasgredisce gli Stati e si ramifica in tutto il globo; la sua potenza finanziaria e la sua forza armata sono transnazionali. Dispone, meglio che di uno Stato, di un centro occulto mobile e nomade. La sua organizzazione utilizza tutte le reti già posate della società-mondo. La sua mondialità è perfetta. La sua guerra religiosa è una guerra civile in seno alla società-mondo. Questa macchina del terrore senza frontiere, ramificata nel mondo intero, nutrita di frustrazioni e disperazioni immense, animata da una fede allucinata, improvvisamente ha rivelato un potere devastante, là dove la violenza omicida di una barbarie fanatica ha potuto utilizzare i progressi più raffinati della barbarie tecnica. La lotta contro Al Qaeda non è competenza della guerra (sempre tra nazioni) ma di una polizia e di una politica. Bombardando l´Afghanistan, una metafora di guerra è trasformata in realtà di guerra (Max Pagès), si fanno le vittime di una guerra, e questo a detrimento di un´azione adeguata alla lotta contro un nemico planetario ramificato, che necessita di un´azione planetaria comune ben più complessa. Lasciata a se stessa, la dinamica nata dall´11 settembre moltiplica e aggrava i rischi. Rischio economico. L´interdipendenza propria del mercato globale determina una fragilità aggravata dall´assenza di un vero sistema di regolazione; un´eventuale a crisi generalizzata sarebbe il brodo di coltura di nuove dittature, o di totalitarismi, come lo fu la crisi del 1929. In senso più lato, l´interdipendenza di tutto ciò che costituisce l´era planetaria fragilizza il destino stesso del pianeta. Rischio isterico. La minaccia permanente e multiforme sugli Stati Uniti, lo scatenamento dell´anti-americanismo, non possono che favorire sovreccitazioni isteriche che esacerbano i manicheismi e le demonizzazioni reciproche. Il cancro israelo-palestinese si aggrava: le sue metastasi saranno irrimediabili, se non c´è soluzione rapida al conflitto. L´onda anti-israeliana, diventata antisemita e antiamericana, risuscita le visioni medievali europee degli ebrei bevitori di sangue di bambino, inquinatori degli spiriti e dei corpi (untori dell´Aids), che agiscono perfidamente per dominare il mondo. La condotta di Sharon non è soltanto cattiva, ma porta Israele al suicidio, magari accompagnato dai fuochi d´artificio di duecento testate nucleari israeliane che distruggerebbero gran parte dell´umanità araba. L´incapacità degli Stati Uniti, delle nazioni europee, delle Nazioni Unite, di imporre ai combattenti un intervento militare internazionale, separando i due territori secondo le frontiere del 1967, porterebbe a una catastrofe storica di un´ampiezza mai vista. Sotto l´effetto dell´onda di choc benladenista, si può immaginare il disfacimento a catena degli attuali regimi islamici, a beneficio non della democrazia ma del fanatismo religioso. Infine, quel rischio nucleare, batteriologico, chimico, che planava altissimo sopra il pianeta, ora è diventato visibile, pressante, urgente. Il XX secolo ha visto saldarsi l´alleanza tra due barbarie, quella di distruzioni e massacri venuti dal fondo delle età storiche e quella interna alla nostra civiltà, venuta dal regno anonimo e gelato della tecnica, di un pensiero che ignora tutto ciò che non è calcolo e profitto. Il binladenismo costituisce una nuova alleanza tra le due barbarie. Ciò detto, non dobbiamo nasconderci che esiste una barbarie insita nella nostra civiltà, che questa civiltà produce delle forze di decomposizione e di morte, e che al nostro iper-sviluppo scientifico e tecnico corrisponde un sotto-sviluppo mentale e morale. Eppure questa civiltà dispone ancora di due virtù insostituibili: laicità e democrazia, ancorché atrofizzata. Gli Stati Uniti, e in senso lato l´Occidente, oscillano tra due vie: quella della follia, che prima o poi porta alla catastrofe, e quella della saggezza, difficile e aleatoria. La via della follia è la via della crociata, della demonizzazione, del manicheismo cieco (perché c´è del male nel bene ma anche del bene nel male) e, amplificando l´isteria di guerra, è la via dei massacri di massa da una parte e dall´altra. Invece la consapevolezza dei pericoli può essere un colpo di frusta per andare lungo la via della saggezza. Questa via comporta la presa di coscienza decisiva della solidarietà tra uomini e della comunione del destino planetario. Più che «siamo tutti americani», siamo tutti figli e cittadini della Terra. E dagli Stati Uniti dovrebbe alzarsi il grido «non siamo solo americani». La via della saggezza comporta la consapevolezza che non solo, come ricordava Paul Valéry dopo la prima guerra mondiale, le civiltà sono mortali, ma che la stessa umanità planetaria è mortale e che oggi la sola alternativa alla democrazia è l´odio. Perché nient´altro se non l´odio può trionfare nella distruzione della democrazia. La via della saggezza comporta il riconoscimento di questo principio etico minimo: non avremo mai un mondo nobile attraverso mezzi ignobili. La via della saggezza comporta la consapevolezza che la costruzione di una società-mondo è diventata vitale; solo una società-mondo può rispondere a un terrore-mondo. Di qui la necessità di andare oltre l´ideologia economista che dà al mercato mondiale la missione di regolare la società-mondo, mentre è la società-mondo che deve regolare il mercato mondiale. Il nuovo tipo di guerra necessita un nuovo tipo di pace. Comporta la necessità di dichiarare la pace all´Islam dichiarando la guerra al terrorismo, al fine di separare radicalmente i fanatici allucinati dall´insieme degli islamici, il che richiede l´instaurazione di una pace equa in Medio Oriente. Una politica confederale planetaria deve sostituirsi a un politica imperialista. E´ importante che nascano grandi insiemi confederali, le grandi province del pianeta - soprattutto un grande insieme arabo-islamico che si riallacci al califfato in termini contemporanei. Una politica della civiltà è la sola risposta alla guerra delle civiltà. Concretamente, un piano Marshall per le zone più disastrate della società-mondo; una mobilitazione massiccia della gioventù dei Paesi ricchi per aiutare sul posto i Paesi diseredati; un´agenzia mondiale della sanità per le popolazione incapaci di far fronte alle spese mediche. Infine, il nuovo tipo di guerra necessita un centro mondiale di lotta contro-terrorista adeguatamente ramificata. La politica americana ha cominciato zigzagando tra follia e saggezza, tra guerra imperialista e guerra confederale, tra regressione di coscienza e presa di coscienza. L´intervento pesante e continuo in Afghanistan va però nella cattiva direzione, anche se è ancora aperta la seconda via. E´ venuto il tempo di rispondere alla sfida della complessità planetaria, di riconoscere le relazioni e le retroazioni tra il tutto e le parti. Siamo tutti invitati a una grande lotta spirituale. Lo spirito umano porta in sé i mali peggiori - l´incomprensione la cecità, l´illusione, la follia - ma anche la possibilità della razionalità, della lucidità, della comprensione, della compassione. Forse dovremo avanzare ancora verso l´abisso perché ci sia un autentico soprassalto di salvezza, perché la società-mondo si trasformi in società delle nazioni e delle culture unite contro la morte. Purché non si sprofondi, la catastrofe diventa l´ultima opportunità.
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