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Legambiente di Pordenone



del Friuli Venezia Giulia - onlus



campagna regionale della Carovana delle Alpi
- EDIZIONE 2004 -


Tre escursioni per un Ecomuseo della montagna pordenonese


Cos'è un ecomuseo?

Definire cos'è un ecomuseo è difficile nonostante sia occasione di un
dibattito scaturito proprio dal successo dell'esperienza italiana. Si
limita a essere un museo diffuso sul territorio o è un museo del territorio?
Noi aderiamo alla definizione che ne da Rubino che lo considera "un
progetto integrato di tutela e promozione di un insieme antropizzato con
caratteristiche di omogeneità. Esso consiste nel valorizzare particolari
itinerari culturali e ambientali mediante la tutela dell'ecosistema e di
una selezione mirata di saperi materiali e testimonianze monumentali,
affidandone poi la gestione al volontariato o alla cooperazione locale". Si
tratta quindi di una struttura per reti (percorsi) e nodi (saperi e
monumenti) distribuita sul territorio e dotata di un sistema organizzativo
e di ricerca non verticistico, ma legato al territorio. L'elemento
partecipativo della popolazione locale risulta essere determinante, così
come lo è una particolare attenzione alla cultura dell'esperienza umana sul
territorio e ai segni che questa ha lasciato. L'ecomuseo non ha magazzini,
il suo bene è il territorio e la sua strategia espositiva è tesa a svelarne
i segni, a renderli apprezzabili a chi abita e a chi visita i luoghi senza
per questo privilegiare quest'ultimo.
L'ecomuseo può diventare l'occasione per progettare un nuovo rapporto
sostenibile tra il territorio e la comunità che lo abita. L'ecomuseo è un
luogo "abitato": la sua dimensione territoriale permette di esaltare quel
patrimonio di conoscenza dei luoghi espresso nei secoli dalle comunità
locali che hanno interpretato le pendenze disegnando sentieri, appoggiando
al suolo strutture e macchine per la trasformazione dei prodotti,
modificato i suoli con concimazioni, livellamenti, terrazzamenti, ecc. Uomo
e natura svelano al visitatore i legami che li hanno accompagnati nel tempo
e, attraverso gli eredi dell'esperienza, permettono di recuperare il
significato passato e le implicazioni future di una tradizione culturale.
Un valore che accomuna le esperienze degli ecomusei ai parchi è l'idea che
il territorio va osservato e studiato come una sorte di laboratorio
permanente e in continua trasformazione. Le azioni attive dell'uomo o i
suoi abbandoni provocano sullo spazio effetti che devono essere
continuamente monitorati.
In provincia di Pordenone sta prendendo forma il progetto per un nuovo
ecomuseo che interesserà ventisei comuni dell'area montana. A proporre
l'iniziativa è il GAL Montagna Leader che si occupa della valorizzazione
delle aree depresse delle Prealpi Carniche.
L'esperienza ecomuseale viene presa dichiaratamente come "modello di
riferimento"  per sviluppare un progetto culturale centrato sulla specifica
identità delle Prealpi Carniche, con una stretta collaborazione con il
mondo della scuola. Altro ente che sarà coinvolto nel progetto
dell'ecomuseo della montagna pordenonese è il Parco delle Dolomiti Friulane
che attualmente gestisce con successo la fruizione delle aree più selvagge
delle Prealpi Carniche. In questo caso, quindi, l'ecomuseo non è un
prodotto del parco, ma con lo stesso dialoga in un'ottica di promozione del
turismo di qualità.
La proposta di costruire un ecomuseo della Montagna Pordenonese è condivisa
da Legambiente.



Le nostre proposte
Già l'anno scorso, con il programma di escursioni dedicate ai castelli,
avevamo sollecitato la costruzione di un ecomuseo esteso almeno all'ambito
del pedemonte pordenonese. Con l'iniziativa di Scarpe & Cervello del 2004
vogliamo indirizzare alcune proposte a chi l'ecomuseo lo sta promuovendo.
Per questo motivo abbiamo programmato tre escursioni che ci permetteranno
di toccare alcuni "beni" territoriali, o tipologie degli stessi, verso i
quali ci dovrebbe essere una profonda attenzione durante la fase istitutiva
dell'ecomuseo.
Si tratta di un patrimonio di risorse in gran parte già riconosciuto dalla
comunità locale: la frana del Vajont, il sistema dei castelli, il
fondovalle del Meduna. Un patrimonio che se inserito nella logica e nel
progetto dell'ecomuseo diventerà ancor più un riferimento di valori e di
identità e che allo stesso tempo permetterà di salvare dall'abbandono e dal
degrado un gran numero di "monumenti" della cultura popolare.


LA FRANA E LA DIGA DEL VAJONT - 19 settembre 2004
ritrovo: ore 9,00 presso la chiesetta alla diga del Vajont a Erto
Le motivazioni:
I luoghi della frana del Vajont sono un simbolo del cattivo rapporto che in
molte occasioni si instaura tra l'uomo e le sue attività, e l'ambiente. La
disgrazia che seguì la costruzione della grande diga di Erto è un fatto che
ancor oggi tocca le coscienze di tutti. Per questo motivo riteniamo utile
segnalare la necessità di istituire un itinerario ecomuseale che attraversi
i luoghi dello schianto rendendo espliciti i fenomeni di crisi succeduti
alla sciagura ampliando in modo consistente quella che è l'offerta
conoscitiva oggi presente in sito.
L'escursione:
La visita prenderà vita dalla chiesetta commemorativa posta nei pressi
della galleria e prevede l'attraversamento del materiale di frana per
visitare i luoghi più impressionanti della frattura geologica. Poi saliremo
il versante opposto al M. Toc seguendo il flusso dell'onda seguita allo
schianto e arrivando in un pianoro all'epoca coltivato dove l'acqua spense
la sua energia distruggendo due case e cancellando l'esistenza delle due
rispettive famiglie. Poco a monte degli altarini che ricordano i defunti e
i sedimi delle loro abitazioni, rintracceremo un sentiero ancora intatto
che ci condurrà al sentiero del Carbone che collegava Casso con la Val
Zemola. Nel pomeriggio in auto raggiungeremo lo sbocco del Vajont nella
Valle del Piave. Da qui risaliremo brevemente la stretta forra del fiume
per vedere l'inusuale prospettiva della diga dal basso.

IL SISTEMA DEI CASTELLI - 3 ottobre  2004
ritrovo: ore 9,00 presso il parcheggio di Palazzo Toppo a Toppo
Le motivazioni:
Lo scorso anno con una serie di escursioni mirate al paesaggio dei castelli
e dei borghi medievali abbiamo voluto segnalare l'importanza di un
"sistema" di fortificazioni che segue l'area pedemontana per poi entrare
all'interno delle vallate principali. La permanenza di molti resti
castellani e dell'antico sistema di connessione tra gli stessi è tale da
giustificare un'azione di conservazione e sviluppo dei siti più importanti
all'interno del progetto ecomuseale. Per questo motivo chiediamo che la
nuova struttura si attivi per la creazione di "progetto castelli" del quale
il breve itinerario proposto potrebbe essere una sezione.
L'escursione:
L'escursione prevede la visita ad alcune delle strutture che già l'anno
scorso avevamo visitato. Inizieremo da Toppo con la visita della grotta
difesa di matrice prefeudale dell'antro di Lorenzini, per visitare poi il
castello del XIII secolo. Da qui raggiungeremo il complesso sito del
castello di Meduno, una delle fortificazioni che dall'aspetto testimoniano
una lunghissima tradizione di uso e riuso. Da qui scenderemo in riva al
Meduna per visitare ciò che resta del villaggio protostorico di Paludana.
Da qui ci muoveremo per risalire il versante opposto fino a raggiungere i
resti dell'articolato castello di Mizza (Cavasso Nuovo).

LA RISCOPERTA DEL FONDOVALLE DEL MEDUNA - 10 ottobre 2004
ritrovo: ore 9,00 presso la piazza del municipio di Tramonti di Sopra
Le motivazioni:
Alcune località alpine sembrano essere rimaste escluse dal fenomeno di
recupero di identità locale che ha seguito la formazione del Parco delle
Dolomiti Friulane. Oggi questa struttura è sentita come parte delle
comunità che ad oggi non opporrebbero le osservazioni e le diffidenze mosse
in concomitanza con la costruzione dell'ente. Ma se il parco valorizza i
luoghi più selvaggi delle comunità delle Prealpi Carniche dobbiamo
riscontrare una incapacità locale a recuperare gli elementi puntuali e
paesaggistici delle aree rimaste all'esterno dei confini dell'area
naturalistica. Alcune aree, soprattutto di fondovalle e molto antropizzate
meritano di vedere valorizzati gli elementi residuali di culture e pratiche
economiche ormai scomparse. Per segnalare un campione di questo "patrimonio
diffuso" abbiamo scelto una valle che soffre più delle altre una crisi di
valori identitari: la Val Meduna.
L'escursione:
L'escursione prende le mosse dal centro di Tramonti di Sopra dal quale
raggiungeremo la forra del Viellia. Da qui seguendo il torrente
raggiungeremo il castello di Tramonti, una struttura prefeudale che abbiamo
scoperto l'anno scorso e che è ancora inedita. Visitato e rilevato (foto e
metro), con l'aiuto dei partecipanti, il luogo, ci dirigeremo alla volta
del bellissimo molino Zatti percorrendo la breve roggia medievale della
villa di Sopra. Da qui, recuperando sentieri abbandonati che collegavano i
tre villaggi raggiungeremo l'inizio della roggia della Villa di Sotto,
roggia che sfruttava l'acqua del Chiarchia. Seguendola raggiungeremo i
diversi molini eretti lungo il nastro d'acqua che noi proponiamo di
recuperare come importante monumento medievale di una cultura dell'acqua
ormai scomparsa.

N.B. Il programma è provvisorio e Legambiente si riserva il diritto di
porre qualsiasi modifica allo stesso

ISTRUZIONI PER L'USO

Il luogo di partenza di ognuna delle escursioni è facilmente raggiungibile
attraverso la viabilità ordinaria.
L'obiettivo è quello di conoscere i castelli ed i beni monumentali
dell'area, ma di muovere anche l'interesse  delle comunità locali e
dell'opinione pubblica per il recupero di questo patrimonio.
Questa iniziativa ha lo scopo di introdurre chi ci seguirà ad una lettura e
ad una frequentazione della pedemontana Pordenonese non solo di tipo
escursionistico, ma anche ambientale e culturale. Vi sono segni del
territorio e pagine di storia locale che nessuno ha mai pensato di
raccontare o leggere. Riteniamo giusto portare un piccolo, ma crediamo,
sostanziale contributo alla scoperta di questi aspetti.
Cosa portarsi al seguito -  Ogni partecipante dovrà avere uno zaino per
l'escursione nel quale vi consigliamo di inserire una mantella impermeabile
o K-way, una borraccia per l'acqua, maglione, ed un eventuale cambio di
biancheria. Va tenuto presente che le escursioni avranno luogo in una
stagione abbastanza incerta da un punto di vista climatologico.
Nonostante gli itinerari non presentino difficoltà escursionistiche,  gli
scarponi da montagna o pedule sono consigliate. Infatti, alcuni tratti
dell'itinerario presentano le modeste difficoltà di una normale escursione
su sentiero.
Partenza e ritrovo - Chi vuole partecipare all'iniziativa deve presentarsi
al punto di ritrovo scritto nel programma, meglio se essendosi prenotato ai
recapiti di seguito indicati. Alla fine dell'escursione riaccompagneremo
gli autisti a riprendere le auto lasciate al punto di partenza.
Vettovagliamento -  Il pranzo sarà frugale e al sacco. Ogni partecipante
penserà a sé, ma se qualcuno porta vino e dolci anche per gli altri sarà
particolarmente apprezzato.
Clima -  L'autunno nella pedemontana delle Prealpi Carniche è uno dei più
piovosi di tutta l'Italia. Se non avremo la possibilità di effettuare tutta
o una parte dell'escursione essa sarà ripetuta a novembre con comunicazione
agli iscritti ed attraverso il sito internet.
L'originale abbassamento dei limiti altimetrici della vegetazione ha
prodotto un clima rigido a carattere più montano che pedemontano. A questo
si somma il fatto che quando troveremo gli oggetti territoriali che
proponiamo di conservare e valorizzare l'esplorazione delle stesse ci
costringerà a stare fermi sul posto con il rischio di un veloce
raffreddamento. Insomma, l'abbigliamento a "cipolla" è obbligatorio come
un'ampia mantella impermeabile.
Difficoltà - Tutti gli itinerari sono pensati per un'escursionista poco
esperto e non particolarmente veloce. Molto spesso saranno usate le strade
più antiche della zona, quelle che un tempo erano frequentate da animali e
carri. L'obiettivo non è quello di stabilire dei record di velocità, ma
quello di "esplorare" insieme la zona attraversata. Rassicuratevi perché
non è prevista nessuna difficoltà alpinistica, anzi. Di norma le escursioni
dureranno  5-6 ore in relazione alla poca luce solare. Per sfruttare la
stessa al meglio durante le ultime tappe saranno ridotti i tempi della
sosta. 
Quota e modalità di partecipazione - La quota di adesione ad una singola
escursione è di _ 3 per gli adulti. Questa comprende l'assicurazione, i
costi organizzativi, le tre guide che provvederanno a traghettare il gruppo
da un luogo all'altro.

Per informazioni:
Moreno Baccichet
 043476381, oppure 3408645094, liquentia at libero.it
Legambiente del Friuli Venezia Giulia
 0432 295483, info at legambiente.fvg.it,
Informazioni aggiornate saranno inserite nel sito dell'associazione:
www.legambiente.fvg.it


Per cancellare il proprio riferimento dalla lista di informazioni del
circolo di Pordenone è sufficiente rilanciare la mail vuota a
Liquentia at libero.it