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le magie per lo smaltimento illecito



da lanuovaecologia.it

Lunedì 8 Marzo 2004

ECOREATI|In provincia di Venezia undici arresti e centinaia di indagati

Houdini e la magia dello smaltimento illecito

Sgominata un'organizzazione criminale che faceva carte false per trasformare
in inerti i rifiuti pericolosi. Una fitta rete di collusioni che ha
interessato intermediari, trasportatori, titolari di centri di stoccaggio e
laboratori di analisi

Undici ordinanze di custodia cautelare e un centinaio di indagati. Il nome
dell'operazione dei carabinieri, Houdini, del Nucleo operativo ecologico di
Venezia e del reparto carabinieri Tutela ambiente di Roma la dice lunga
sulla destrezza dei protagonisti di un traffico di rifiuti pericolosi in
varie città italiane. Il blitz scattato nelle prime ore di stamane è
coordinato dalla procura di Venezia. L'accusa per i soggetti raggiunti dal
provvedimento restrittivo è di associazione per delinquere finalizzata al
traffico illecito di rifiuti, falso ideologico materiale, immissione
nell'aria di polveri e fumi inquinanti.

L'operazione è denominata "Houdini" per l'abilità degli indagati nel
"trasformare" i rifiuti pericolosi in non pericolosi o addirittura in
materiale inerte. Dopo due anni di indagini, il Noe dei carabinieri ha
individuato e disarticolato un'organizzazione di ecocriminali, «altamente
specializzati» con base strategica nella provincia di Venezia.
L'organizzazione, attraverso la falsificazione di documenti di trasporto,
certificati di analisi e la simulazione di operazioni di recupero, per anni
avrebbe illecitamente smaltito centinaia di migliaia di tonnellate di
rifiuti speciali pericolosi presso siti non autorizzati dell'intero
territorio nazionale, con gravissimo danno all'ambiente.

L'indagine è partita nel 2001 con il sequestro a Rieti di una cava
utilizzata per smaltire illecitamente rifiuti pericolosi. Ma, secondo quanto
accertato dai carabinieri del Noe, sono numerosi in tutta Italia i siti
destinati dai criminali ambientali per eliminare rifiuti pericolosi. Oltre
alle cave che sarebbero utilizzate per la ricomposizione ambientale,
figurano anche terreni agricoli e laghi naturali dove finivano rifiuti
speciali pericolosi composti soprattutto da fanghi industriali, scorie e
polveri prodotte da impianti siderurgici. In passato sono stati intercettati
anche 300 fusti di pentasolfuro di fosforo (sostanza cancerogena altamente
pericolosa per l'uomo e l'ambiente). Oltre agli arresti i carabinieri hanno
eseguito decine di perquisizioni e altrettanti sequestri di aree, tra cui i
due più grandi depositi italiani di stoccaggio.

Fulcro del traffico sarebbero state le società Nuova Esa Srl di Marcon
(Venezia), uno dei più grandi impianti di gestione rifiuti d'Italia, già
coinvolta in passate indagini, e Servizi Costieri Srl di Porto Marghera
(Venezia), le quali, secondo gli investigatori, hanno organizzato a livello
nazionale l'illecito traffico avvalendosi di una fitta rete di collusioni,
che ha interessato intermediari, trasportatori, titolari di centri di
stoccaggio, recupero e smaltimento, laboratori di analisi, tutti saldamente
inseriti nel contesto criminale.

In comune il "modus operandi", finalizzato di fatto a far "scomparire"
determinate tipologie di rifiuti speciali pericolosi (terre di bonifica,
scorie e polveri di fonderia, fanghi industriali) mediante operazioni di
miscelazione indiscriminata; il materiale veniva avviato poi allo
smaltimento in discariche non idonee oppure utilizzato per ripristini
ambientali, formazione di rilevati e sottofondi stradali, attività per
produzione di ammendanti e fertilizzanti (compost). A conclusione
dell'inchiesta, il Gip veneziano Licia Marino, su richiesta del pm Giorgio
Gava, ha emesso 7 ordinanze custodia cautelare in carcere e 4 ordinanze di
custodia cautelare arresti domiciliari.