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comunicato stampa: Aprire una nuova stagione per al zootecniaitaliana
- Subject: comunicato stampa: Aprire una nuova stagione per al zootecniaitaliana
- From: "Altragricoltura" <altragrico@italytrading.com>
- Date: Tue, 27 Jan 2004 16:35:44 +0100
a Cura di AltrAgricoltura Nord Est
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COMUNICATO STAMPA
Aprire una nuova stagione per al zootecnia italiana dopo i disastri colposi
di Parmalat e del decreto Alemanno
Il decreto Alemanno sulle quote latte n. 119/2003, già fallito nei fatti,
vive ormai le sue ultime ore di tormentata agonia. Gli allevatori
italiani, con quote e senza, infatti, continuano a mungere e dimostrano, con
i fatti e assicurando il latte sulle nostre tavole, che i concetti portati
avanti dal COSPA Nazionale di continuare a mungere, per legittima difesa
delle proprie aziende e per riprendere il diritto del nostro paese alla sua
sovranità alimentare(1), è radicato e vincente nei nostri allevatori .
Il concetto della sovranità alimentare si è dimostrato molto più forte,
nella testa e nel cuore dei nostri allevatori, del terrore di stato
scatenato da Alemanno con le lettere minacciose spedite in ogni casa e non
meno dal livore crescente e costante contro gli allevatori messo in campo
dalle vecchie organizzazioni sindacali. Le mobilitazioni degli allevatori e
le mediazioni politiche, in particolare quella della Lega, non sono
riuscite, come era facilmente prevedibile, a fare cambiare le convinzioni
del governo e in particolare del Ministro. Le conseguenze disastrose del
decreto, denunciate dal Cospa Nazionale, sono ormai evidenti con la
chiusura delle aziende zootecniche più deboli e le inevitabili conseguenze
della desertificazione delle plaghe produttive del sud. Milioni di quintali
di quote latte, infatti, stanno passando di mano dalle aziende delle
montagne e del sud Italia alla Lombardia dove insistono le D.O.P.. Peggio
ancora, come previsto, i prezzi delle quote si è stabilizzato sui valori
massimi di pura speculazione. La convinzione del ministro Alemanno che la
libera circolazione delle quote latte dal sud al nord, dalla montagna alla
pianura, avrebbe moderato i prezzi è stata smentita dai fatti perché esse si
sono allineate ai valori massimi in tutta Italia. La libera transazione
delle quote, come era temibile, è diventata ancor più un terreno di
speculazione di varie aziende agroindustriali e di speculatori di piccolo e
grosso calibro, danneggiando ulteriormente quello che era rimasto della
nostra zootecnia della collina e della montagna. Alemanno e il suo governo
devono assumersi la responsabilità di avere causato danni irreparabili all'
ambiente e alle nostra colture agroalimentari Il dato ormai definitivo del
valore delle multe rateizzate, vero obbiettivo del decreto, in termini di
valore è largamente inferiore al 50% del monte complessivo dei superprelievi
accumulati in questi anni . La data del 15/02/2004 che doveva essere la
data ultima per la rateizzazione è diventata invece la data ufficiale della
fine del decreto Alemanno. Sono state in primis le durissime regole del
mercato europeo a rendere impossibile il superamento della vergognosa
questione delle quote latte nel nostro paese nel modo proposto da Alemanno.
Il Cospa Nazionale, infatti, ha più volte affermato, durante il 2003, che
con il prezzo del latte a 0,31 euro non ci sono le condizioni economiche
per fare niente di quello che chiedeva Alemanno: né per rateizzare, né per
comprarsi le quote. Agli allevatori italiani non rimane altro da fare che
mungere, nell'interesse delle loro aziende e del paese, per salvaguardare
le D.O.P. e la filiera italiana del latte. A questo quadro, già di per sé
fosco, si è aggiunta in questo mese la disfatta della Parmalat, la vera
bestia nera della nostra zootecnia da latte, il faro delle politiche
lattiero casearie italiane che ha fatto di tutto in questi ultimi 25 per
sottomettere gli allevatori italiani. La sua politica industriale, che il
Marketing Parmalat chiamava pomposamente capacita innovativa su una
comodity, era basata sulla convinzione che, a prescindere da dove arrivava
la materia prima, quello che contava era la finalizzazione del prodotto. La
Parmalat infatti aveva in gamma 19 tipi di latte, funzionali alle varie
esigenze del consumatori. Ma oggi i consumatori non sono degli struzzi e non
si riesce più a far loro mangiare qualsiasi cosa, purché condita da un
montagna di pubblicità! I consumatori dimostrano di preferire il cibo a
ciclo corto, premiano le aziende produttrici di latte legate al territorio
ed a pratiche di allevamento rispettose degli animali e dell'ambiente.
Comunque nessuno si dimentica che è stata proprio la Parmalat (da sempre
ispiratrice delle politiche delle organizzazioni storiche zootecniche) a
imporre il latte Fresco Blu, vera condanna a morte della nostra zootecnia.
La caduta infame dell'impero Parmalat ha trascinato nel fango tutti i
sostenitori di quel modello agricolo, che ha fatto dell'agroalimentare il
campo più facile per le speculazioni finanziarie. La morte della Parmalat
ha seppellito per sempre la vergognosa storia delle quote latte nel nostro
paese e ancor più ha messo la parola fine alla chimera delle rateizzazioni,
tanto cara alla politica dell'Unione europea, e al sempre più spaesato
accolito nazionale Bedoni.
Lo stato e le forze politiche, tutte, devono prendere atto che la politica
lattiero casearia degli ultimi 25 anni e morta con la Parmalat e devono,
perché sono senza alternative, recepire la politica della sovranità
alimentare, del ciclo corto e delle produzioni finalizzate alla
valorizzazione delle D.O.P. italiane nel mondo.
Lo chiede in primo luogo il paese per il sacrosanto diritto di
salvaguardare la sua economia reale, il ruolo ambientale multifunzionale
della sua zootecnia, lo chiedono i consumatori, in forza del diritto di
avere il latte espressione di una filiera corta, libera da ogm, con
animali alimentati senza sottoprodotti industriali per disporre di un latte
salubre essendo uno degli alimenti determinati per la salute delle fasce
sociali più deboli .
Si fanno ormai convulsi gli ultimi tentativi di porre le condizioni per
salvare il decreto da parte del ministero e delle vecchie e storiche
organizzazioni sindacali e anche di una parte di allevatori che hanno
creduto nella loro politica. Il Copsa Nazionale resta fermo nelle sue
posizioni di:
- richiesta di ritiro del decreto;
- assegnazione del diritto alle produzioni;
- rafforzare la filiera di produzione a ciclo corto;
- cambiare radicalmente le politiche lattiero caseario nel nostro paese ed
in Europa.
Si apre una nuova stagione per gli allevatori italiani, una stagione che li
vedrà protagonisti!
Cospa Nazionale - AltrAgricoltura
COSPA NAZIONALE
Via Mantovana, 127/a - Madonna di Dossobuono (VR)
Tel.: 045 8622395 - Fax: 045 8649176
E-mail: cospaverona@virgilio.it
AltrAgricoltura Nord Est
Via Monte Sabotino, 26 -35100 Padova
Tel. 049.8710128 - Fax. 049.8736516
E-mail: altragricoltura@italytrading.com
(1)Con "Sovranità alimentare" noi indichiamo "il diritto dei popoli a
definire le proprie politiche e strategie sostenibili di produzione,
distribuzione e consumo di alimenti che garantiscano a loro volta il diritto
all'alimentazione per tutta la popolazione, rispettando le singole culture e
la diversità dei metodi contadini, e garantendo a ogni comunità l'accesso e
il controllo delle risorse di base per la produzione, come la terra, l'
acqua, il patrimonio genetico e il credito". (Forum ONG/OSC per la Sovranità
Alimentare 2002)
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N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a
altragricoltura@italytrading.com