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Fwd: Discarica a Porto Torres: parla Gavino Sole
- Subject: Fwd: Discarica a Porto Torres: parla Gavino Sole
- From: francesco iannuzzelli <francesco@peacelink.org>
- Date: Thu, 21 Aug 2003 18:48:23 +0200
- Organization: peacelink
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Subject: Discarica a Porto Torres: parla Gavino Sole
Date: Thu, 21 Aug 2003 18:30:57 +0200
From: "Walter Falgio" <falgio@unionesarda.it>
Da Liberazione del 20 agosto 2003
Scorie tossiche a Porto Torres: "Dissotterrato l'uno per mille"
Il leader indipendentista Gavino Sale: "Subiamo forti pressioni, ma
continueremo, i cittadini si fidano di noi".
«Questa discarica di rifiuti tossici non è l'unica in Sardegna ma certamente,
con i suoi 70 ettari, è una delle più estese a livello europeo». Dopo il
blitz di lunedì mattina durante il quale è stata portata alla luce una
spaventosa quantità di sostanze definite cancerogene, interrate a pochi
metri dal mare di Porto Torres, nel Sassarese, il leader indipendentista
Gavino Sale non ha nessuna intenzione di abbassare la guardia. «Questo è
solo l'inizio, l'uno per mille: abbiamo aperto la fogna dell'inferno e così
continueremo anche perché i cittadini collaborano e si fidano di noi».
Subito dopo l'incursione del movimento "Indipendentzia Repubrica de
Sardigna", la procura della Repubblica di Sassari ha aperto un'inchiesta
coordinata dal pubblico ministero Andrea Garau e ha affidato i controlli
scientifici al Nucleo operativo ecologico dei carabinieri. Altra inchiesta
avviata immediatamente è quella della Commissione bicamerale sulle ecomafie.
L'annuncio è stato dato da due componenti dell'organismo parlamentare,
Gabriella Pinto (Forza Italia) e Mauro Bulgarelli (Verdi), presenti lunedì a
Porto Torres. Ad accendere la miccia un centinaio di attivisti che all'alba
di avantieri, armati di pala meccanica e sotto la bandiera dei quattro mori,
sono entrati in un terreno della Syndial, società che ha preso il posto
dell'Enichem, e hanno cominciato a scavare. In una collinetta davanti al
parco nazionale dell'Asinara, dove un tempo c'era uno stagno, sono emersi
residui di fusti maleodoranti, sacchi aperti col marchio Sir (la Società
italiana resine di Nino Rovelli, pioniere della chimica nell'isola),
sostanze gommose e plastiche bianche di svariate dimensioni intorno a scure
pozze gelatinose. Decine di migliaia di tonnellate, secondo gli
indipendentisti, abbandonate nel terreno sino a una profondità di almeno 15
metri. Residui di lavorazione dell'industria petrolchimica accumulati negli
anni che in base ai primi esami sarebbero classificabili con la sigla "R45".
Secondo la normativa europea con questa etichetta si indicano sostanze
cancerogene altamente pericolose per la salute. A due passi dalla discarica
di veleni ci sono le spiagge, la strada per Stintino e un impianto di
acquicoltura ufficialmente chiuso a causa di un fallimento, ma tutti
ricordano un'improvvisa e apparentemente immotivata moria di pesci. Gavino
Sale è un fiume in piena e denuncia forti pressioni: «Ci stanno chiedendo
con sempre maggiore insistenza di fermarci». Non nasconde una certa
preoccupazione: «Non mi sento libero di parlare al telefono e cerchiamo di
non circolare da soli. Stiamo rischiando perché dietro queste discariche c'è
un gioco miliardario che vede la complicità del mondo politico». La scoperta
di Porto Torres era stata in qualche modo annunciata. Il 5 luglio gli
indipendentisti avevano scaricato una tonnellata e mezzo di bidoni
contenenti sostanze tossiche davanti all'ingresso della villa del presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi a Porto Rotondo. Non è dato sapere da dove
provenissero quei fusti, Sale non lo dice. Il 31 luglio una delegazione di
Irs aveva incontrato a Roma i deputati Pinto e Bulgarelli ai quali erano
stati consegnati campioni di scorie prelevati in Sardegna. Da qui l'invito a
compiere una ricognizione sul territorio per verificare direttamente la
presenza delle discariche tossiche. «Ci stanno avvelenando pian piano sotto
il ricatto del lavoro», continua Sale. «Non possiamo accettare tutto questo
in Sardegna. è 50 secoli che combattiamo e non firmeremo la resa proprio
adesso. Noi avanziamo la legittima richiesta di continuare ad esistere
mentre è inconcepibile ipotizzare un deposito unico di scorie radioattive
nell'isola. Soltanto l'oltraggio di averlo pensato, per noi è sufficiente.
Adesso il detonatore è innescato». Dalla Syndial cadono dalle nuvole.
Giorgio Miotti e Antonio Russo, dirigenti della società intervistati
dall'Unione Sarda, ammettono che la discarica rientra nei confini dello
stabilimento di Porto Torres e che al momento non è stato previsto alcun
progetto di bonifica. Si parla di un piano di «caratterizzazione», cioè di
un monitoraggio del territorio che verrà effettuato prima di portare avanti
eventuali interventi. Ma senza esitazione si fa avanti la Pinto promettendo
che per trovare i fondi necessari alla bonifica verrà interessato anche il
Governo.
Walter Falgio