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I: [CO_RO] Energia + 2
- Subject: I: [CO_RO] Energia + 2
- From: "Cinzia" <cinziapasi@inwind.it>
- Date: Wed, 2 Jul 2003 08:20:40 +0200
- Importance: Normal
-----Messaggio originale-----
Da: Red * Ghost [mailto:red-ghost@libero.it]
Inviato: mercoledì 2 luglio 2003 2.56
A: Undisclosed-Recipient:;
Oggetto: [CO_RO] Energia + 2
Seguono alcuni interventi sui "black out", il comunicato wwf (fo) sul
raddoppio dell'impianto di incenerimento di rifiuti ospedalierie
--- inizio ---
Da diversi giorni i media ci bombardano con continue minacce sulla
sospensione dell'energia elettrica, fomentando oscuri ricordi al suono delle
parole "black out", di racconti di persone intrappolate senz'aria negli
ascensori, che soffocano nel caldo senza condizionatori (ma fino ad un
quindicennio fa quanti ne possedevano uno?? Eppure l'estate è sempre
esistita...), d'industrie bloccate con i bracci robotici fermi, immobili in
attesa dell'elettricità.
Si parla tanto di black out e dei disagi, che certamente meritano
attenzione, fin quando non diventano una trovata giornalistica come un'altra
per incanalare l'attenzione.
Si parla invece molto poco delle cause di queste fantomatiche interruzioni,
come se fosse più utile conoscerne gli effetti piuttosto che le cause, a
discapito del detto: "prevenire è meglio che curare". Si parla di
sovraconsumi, di centrali accalorate che producono di meno, e in questo
limbo generale, si gira la frittata un po' come si vuole.
In realtà io preferisco nutrire il mio scetticismo. Si tratta di un'estate
certamente calda, ma non più calda di molte altre che si sono succedute nel
corso degli anni, non più terribile nè apocalittica. Peccato che la memoria
delle persone si esaurisca così in fretta.
Sinceramente non riesco ad immaginare un consumo così profondamente abnorme
rispetto agli usuali trend da spiegare la sospensione dell'erogazione in
tutta la penisola, da nord a sud.
Legambiente calcola per il 2010 la regione Emilia-Romagna dovrà incrementare
la sua produzione di energia elettrica da 10,5 TWh circa attuali (bilancio
energetico del 1999) a 32,7 TWh, con una potenza superiore ai 6100 MW (a
differenza dei 4300 MW attuali). Nel piano energetico pubblicato si afferma
che questo "traguardo" dovrà raggiungersi col solo uso delle centrali
termoelettriche, senza sfruttare gli impianti funzionanti ad energia
rinnovabile (idroelettrico, fotovoltaico, eolico) o di cogenerazione (che
sfruttano, per esempio, vapore prodotto da altre lavorazioni per generare
energia attraverso turbine); è assunta quindi la volontà di non procedere
allo sviluppo delle nuove tecnologie pulite, ma di assestarsi nel panorama
energetico nazionale, che punta ancora sul motto "sporco ma potente".
Non solo in Emilia-Romagna, ma in tutta la Penisola, si avverte da parte
degli enti locali e nazionali una smodata voglia di energia, nel terrore che
prima o poi questa non basti per finanziare la nostra società del consumo e
del benessere.
Guarda caso i tagli di corrente si verificano in concomitanza con un acceso
dibattito che il governo sperava di far passare in sordina, quello dello
stoccaggio definitivo delle scorie nucleari italiane. Dopo tanti anni si
decide di trasferire tutti i rifiuti radioattivi in un sito unico, meglio
sorvegliabile, sul pretesto di presunti attacchi terroristici dettati dalla
nuova situazione internazionale. Dopo anni di disinteresse il governo in
fretta e furia vuole porre fine alla questione, come se si preparasse a
giocare una nuova carta di cui possiamo vedere solo le propaggini.
Guarda caso in questo affresco s'inseriscono le dichiarazioni di un
esponente di maggioranza, il leghista Giancarlo Pagliarini, che parla di
questa vicenda come "adatta a porre fine al tabù del nucleare" e "che è ora
di riaprire le centrali chiuse dopo il referendum del 1987"
A questo punto, sorge un sospetto...
Riccardo - Studenti in Lotta Ravenna
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IL BUIO OLTRE LA PRIVATIZZAZIONE DELL'ENEL
I tagli di energia elettrica effettuati il 26 giugno scorso alle utenze
domestiche sono del tutto ingiustificati e costituiscono un ricatto verso
tutti i cittadini.
E' FALSO
-che in Italia non ci siano centrali elettriche sufficienti a soddisfare la
richiesta di potenza sulla rete: ci sono 72.000 Mw installati e il picco di
giovedi 26 giugno è stato di 52.000 Mw. Il margine operativo è del 38%! Anch
e considerando le centrali in manutenzione (2.800 Mw) e quelle in
riconversione (5.500 Mw) il margine operativo è ancora superiore del 26% al
picco di potenza.
-che il distacco della fornitura dalla Francia sia stato improvviso e tale
da mettere in crisi la rete nazionale: l'Electricitè de France ha avvisato
48 ore prima e la potenza venuta a mancare era di soli 800 Mw, cioè pari a
circa 1,5% del picco registrato, valore facilmente recuperabile aumentando
di un inezia le prestazioni degli impianti termici.
-che esista "un piano" di emergenza del gestore della rete (GRTN) e che
questo piano consenta alle società distributrici di staccare l'energia a
loro piacimento.
E' VERO
-che gli obblighi del servizio elettrico non sono più vincolanti per le
società di produzione e distribuzione: agli inizi degli anni '90 (gestione
nazionale Enel) l'interruzione media per utente era di 110 minuti/anno; nel
1998 tale valore era salito a234 minuti/anno e nel 2001 è sceso a
181minuti/anno solo perché l'Autorità per l'energia dà degli incentivi
economici per ridurre le interruzioni!
-che i produttori di energia tengono fermi i loro impianti perché ricevono
comunque un indennizzo per la "disponibilità di potenza" (senza produrre
energia) e le multe che eventualmente pagano sono irrisorie se paragonate al
danno di sottrarre energia alla rete.
-che ci sono domande di costruzione di nuove centrali o per ripotenziare le
vecchie pari a circa 60.000 Mw, ma non c'è nessuna voglia di farle fino a
quando non sarà deciso un cospicuo aumento di tariffe che sono già le più
alte d'Europa.
-che le reti di distribuzione locale fanno acqua perché dal 1996
(privatizzazione dell'Enel) sono stati drasticamente ridimensionati gli
investimenti già programmati e il personale del settore elettrico è
diminuito di circa 40.000 unità.
Questi sono i frutti delle scelte liberiste e della privatizzazione dell'
Enel volute dal centrosinistra e peggiorate dal centrodestra. Il settore
elettrico è in mano ad un oligopolio com'era prima della nazionalizzazione
del '62 (Enel, Edison -Fiat,Endesa, Acea-Electrabel,Asm) ed altre
concentrazioni si annunciano, mentre scompaiono tutti i connotati di quello
che era un servizio sociale. Tutti gli annunciati vantaggi del libero
mercato si sono dissolti in pochi anni; niente di quanto promesso è stato
attuato ed ora si agita la minaccia del buio per superare le contraddizioni
interne a uno schieramento di potere che va dalla Lega lombarda alla Lega
delle cooperative rosse. Si vuole porre la fiducia sul decreto Marzano
(impallinato da 700 emendamenti di opposizione e maggioranza) che consente
mano libera nella costruzione o ammodernamento di nuovi impianti
(abbassamento dei vincoli ambientali), facilita l'uso del carbone e
riconosce soldi ai comuni che accettano l'insediamento di una centrale.
In questo contesto qualcuno ripropone il nucleare mentre si è aperta la
lotteria delle Regioni per "sistemare" le scorie nucleari della passata
stagione "atomica" italiana. E la politica energetica? I vincoli ambientali?
Lo sviluppo sostenibile? Roba da convegno, discorsi da intrattenimento
serioso, tanto a Bruxelles si è già decisa l'apertura totale del mercato
elettrico europeo dal 2004 per i clienti non vincolati e dal 2007 per quelli
domestici (vincolati) e i sostenitori più accaniti sono stati quelli del
centrosinistra!
Altri si appellano al protocollo di Kioto e alle direttive UE sulle energie
rinnovabili per ridurre sprechi, distorsioni e inquinamento. Ma i limiti del
protocollo di Kioto saranno largamente superati dalla UE (gli USA non l'
hanno mai accettato) e le direttive sulle energie rinnovabili sono
ampiamente raggirabili attraverso la compravendita delle "quote ambientali"
vale a dire che se in Italia si impiega più carbone o gas (dunque si inquina
di più) basterà comprarsi quote di rinnovabili all'estero (Austria, Spagna,
Danimarca, Olanda) per rientrare nei limiti europei. Enel ha già comprato un
parco eolico in Spagna . tanto il carbone lo mette a Civitavecchia.
Ma si può essere contro gli sprechi di energia senza prendere di petto una
volta per tutte la società degli sprechi? Si può accettare che l'energia
elettrica sia considerata una merce come le altre e poi lamentarsi che il
mercato elettrico non favorisca le energie rinnovabili?
Non ci saranno benefici dalle fonti di energia rinnovabili se
contestualmente non si sottraggono alla logica del profitto beni essenziali
come l'acqua e l'elettricità che devono tornare e/o restare in mano pubblica
e questo vuol dire in primo luogo battersi contro tutte le privatizzazioni
passate e/o future.
30.06.03 COBAS ENERGIA
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!!!!!!!!!!!BLACK-OUT QUANTE BALLE!!!!!!!!!
Traffico in tilt, ascensori fermi, centralini dei vigili bollenti, cittadini
imbufaliti, TG che non parla-no d'altro. La drammatizzazione del black-out è
al massimo: ci dicono che non c'era altro da fare, che il caldo eccezionale
ha provocato un imprevedibile aumento del prelievo di energia elettrica.
Nessuno ricorda che l'economia italiana (ed europea) ha subito negli ultimi
20 anni una gigantesca ristrutturazione che ha visto la scomparsa quasi
completa dei settori industriali più energivori (ac-ciaio, auto, chimica) e
quindi dovrebbe esserci non carenza ma sovrappiù di capacità produttiva.
Ci dicono che è colpa dei francesi, che non ci hanno venduto la giusta
quantità di energia e degli ecologisti e che la soluzione sta nella
costruzione di nuove centrali (soprattutto nucleari).
QUANTE BALLE!
Tutto 'sto casino è conseguenza delle scelte fatte negli anni scorsi
(DECRETO BERSANI in pri-mis) che dovevano aprire il mercato, bloccato dai
monopoli pubblici, alle magnifiche sorti (e pro-gressive) del libero mercato
dell'energia.
Tutto 'sto casino era più che prevedibile. È stato criminalmente previsto e
programmato.
In un sistema moderno e interconnesso è vitale conoscere in ogni momento
quanto si produce e quanto si consuma.
Quando esisteva il vituperato monopolio ENEL il blocco delle centrali per
manutenzione era pro-grammato, sul piano nazionale, tenendo conto dei
prelievi previsti e contrattualmente programmati a livello nazionale.
In caso di situazioni eccezionali, come in questi giorni, scattavano le
clausole contrattuali che pre-vedevano il blocco della fornitura a poche e
ben individuate (e preavvisate) grandi utenze.
Il risultato era qualche episodio di distacco, dalla rete nazionale, di
poche grandi fabbriche prepara-te da sempre ad affrontare la situazione (con
l'autoproduzione ad esempio).
La situazione oggi è che la miriade di aziende elettriche private presenti
sul mercato, dopo lo sman-tellamento dell'ENEL, si muove e programma il
blocco delle centrali per manutenzione, come se i propri clienti fossero un
universo chiuso: tanta energia prodotta + quella comprata = tanta ne
pos-siamo/dobbiamo vendere. Questa deve andare in pari con la quantità di
energia di cui, momento per momento, abbisognano i nostri clienti per
contratto. L'equazione deve essere sempre in pari!
Il risultato è che in questi giorni ci sono ferme, per manutenzione
programmata, più centrali private di quante la pubblica ENEL ne abbia mai
neanche immaginate.
E una banale comunicazione tra aziende diventa una tragedia nazionale.
Tragedia che si trasforma in farsa quando nelle passerelle televisive i
responsabili del caos si pro-pongono come vittime degli ecologisti e il
governo propone il ritorno del nucleare.
Più che di black-out bisogna parlare di black-blok!
Quello che vogliono è massima libertà di movimento nella gestione degli
impianti e del personale e la ripresa massiccia della costruzione di
centrali elettriche con tutto quello che questo comporta sul piano degli
appalti e della gestione del territorio.
Intanto sembra che nessuno si sia accorto di questa stranezza: per poter
indire uno sciopero nel set-tore dei servizi pubblici (gestiti ormai quasi
completamente da aziende private) c'è da seguire un iter burocratico che
dovrebbe ridurre al minimo i disagi per gli utenti; per togliere energia a
chiun-que da parte delle aziende private basta un fax notturno ad un ufficio
vuoto.
Milano, 30 giugno '03 RdB ENERGIA
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INVENTIAMOCI IL "BLAK OUT" PER DIVIDERE I CITTADINI ...........
L'ENERGIA ELETTRICA PRODOTTA PUO' ESSERE SUFFICIENTE SE UTILIZZATA MEGLIO?!
..... COMUNQUE BISOGNA TENERE CONTO ANCHE DI SOLUZIONI ALTERNATIVE E PIU'
ECOLOGICHE!!!!
"Estrapolando dai vari grafici, bilanci e proiezioni che costituiscono il
corposo Rapporto Energia e Ambiente 2001 (il più recente disponibile),
stilato dall´ENEA (Ente per le Nuove tecnologie,L'Energia e l'Ambiente -
http://www.enea.it/ ), Direzione Studi, i dati riassuntivi del fabbisogno
energetico italiano, si evince infatti che a fronte di una domanda alla
punta di circa 55-60.000 Mw, l'Italia dispone di una capacità di generazione
di oltre 70000 MW installati, quindi, largamente in eccesso rispetto alla
domanda di picco, circa il 20-25% di energia residua di riserva, quantità al
di sopra della media standard europea."
Riprendo la parte del testo appena inviato in lista che mette sulla carta
qualche dato tecnico che permette di capire autonomamente gli effetti celati
del fatidico "blak out", su cui vorrei attirare un po´ di interesse.
Attraverso i media sta piovendo nelle famiglie l'incubo, creato ad arte, di
rimanere alcune ore senza corrente elettrica. In pochi attimi gli esperti di
erogazione si sono trovati senza le quote in eccesso dovute alla produzione
nucleare francese e con l'incremento di consumo riconducibile all'abuso di
condizionatori, visto il troppo caldo. Poverini! forse sarebbe proprio il
loro strapagato lavoro organizzare questi aspetti, non basta per zittire
cambiare le cariche fingendo di fare pagare a qualcuno i prezzi di una
inefficienza voluta. Adesso la costruzione delle centrali elettriche è
diventata una necessità infiltrata dovunque tramite i TG, un bombardamento
informativo che coinvolge tutti.
Finalmente Marzano è riuscito ad evitare gli ostacoli posti dalla
"turbativa" dei cittadini e comitati dissenzienti che chiedevano unicamente
una pianificazione delle necessità elettriche, una diversa distribuzione sul
territorio che tenga conto dei centri abitati, sistemi ecologici alternativi
da utilizzare per limitare il fatidico buco nell'ozono. Tutta roba da
insignificanti e fastidiosi ecologisti.
Finalmente Marzano ha trovato un sistema eclatante per insinuarsi tra i
cittadini, dividendo. Il mondo produttivo danneggiato insieme ai consumatori
contro chi continua a credere si possa combinare
costi-energia-ambiente-salute.
Questa volta è un'alta carica del potere politico che crea le differenze,
non i personalismi troppo accentuati delle associazioni, nemmeno
l'intervento di chi, come Franco Ferlini quando è stato presidente del
Codacons locale, ha decretato l'espulsione dei comitati contro l'elettrosmog
non iscritti dando il via ad una lotta intestina assopita con gli sforzi di
coloro che hanno continuato a credere si debba procedere uniti.
Vorrei si alzasse un coro istituzionale pronto a fondersi con alcune
semplici richieste dei cittadini: numeri sulla carta prima di prendere delle
decisioni ..... e un po´ più di serietà.
Ciao Angela
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Prot U047/03
Forlì, 01/07/2003
COMUNICATO STAMPA
Stop Mengozzi
La ditta Mengozzi ha inoltrato richiesta alla Provincia per raddoppiare la
potenzialità del proprio impianto di incenerimento di rifiuti ospedalieri
(sito in via Zotti, loc. Coriano - Forlì), da 16.000 a 32.000 tonnellate
annue. Ciò che era da tempo nell'aria ora corrisponde al vero.
Il WWF, come previsto dalla legge sulla Valutazione di Impatto Ambientale,
ha presentato ufficialmente richiesta di istruttoria pubblica e, nell'
esigere tale procedimento, intende coinvolgere le amministrazioni, le
associazioni e soprattutto i cittadini, a partire dall'allestimento di
tavoli informativi in Piazza Saffi nelle mattinate del 2 e 3 luglio '03.
Il sistema adottato dalla Mengozzi S.r.l. è manifestamente insostenibile:
- dal punto di vista ecologico;
- dal punto di vista della produzione energetica (per la quale l'impianto è
autorizzato);
- dal punto di vista del più moderno approccio al trattamento dei rifiuti
sanitari.
Esso infatti implica il trasporto su gomma, lungo tutta la penisola, di
contenitori pieni di rifiuti infetti, con grande traffico indotto e consumo
di carburanti (con relativo carico di inquinamento atmosferico). Ciò
comporta un bilancio negativo fra impatti ambientali e energia utile
prodotta nell'ambito del sistema ambientale di Coriano.
Per quanto concerne la combustione del rifiuto sanitario (non
preventivamente sterilizzato), va detto che, anche in presenza dei più
sofisticati sistemi di depurazione dei fumi, un aumento indiscriminato delle
quantità incenerite in un dato territorio determina comunque maggiori
probabilità di errore e difficoltà oggettive di controllo nonché,
inevitabilmente, un incremento dei volumi di sostanze inquinanti che si
accumuleranno nell'ambiente circostante.
Con i nuovi regolamenti per lo smaltimento dei rifiuti sanitari, in via di
emanazione da parte del Ministero dell'Ambiente, sarà possibile utilizzare
la sterilizzazione per trasformare i rifiuti infetti in normali rifiuti
urbani, smaltibili in loco e comunque senza l'utilizzo dei contenitori
speciali di Mengozzi.
A questo punto tutto il "sistema Mengozzi", che prevede di trasportare i
rifiuti ospedalieri con tutto il loro carico infettivo per migliaia di Km,
per poi bruciarli con bassissimi rendimenti energetici (proprio perché essi
non sono stati pre-trattati e quindi privati del loro contenuto acquoso),
entra in crisi.
L'unica chanche per la sua perpetuazione diventa l'aumento esponenziale
delle quantità da bruciare, tramite l'acquisizione al massimo ribasso di
grandi "partite" di rifiuti ospedalieri, meglio se provenienti da strutture
sanitarie dove non si pratica la raccolta differenziata.
Visti i guai giudiziari conseguenti alle operazioni spregiudicate della
Mengozzi, che hanno portato vagoni fantasma, colmi di rifiuti infetti, a
stazionare anche sui binari forlivesi, coloro che un tempo si prestavano in
altre città a smaltire le eccedenze che l'impianto non poteva bruciare
(facendo così tornare i conti finanziari degli appalti), oggi non sono più
disposti a togliere le castagne dal fuoco al nostro "eco-imprenditore", che
si trova perciò costretto a dover smaltire tutto in proprio.
Il WWF rivolge pertanto un appello a tutta la collettività forlivese,
affinché si mobiliti per bloccare questo processo, che sta trasformando la
nostra città in un autentico "polo nazionale" dello smaltimento di sostanze
nocive.
WWF Sezione di Forlì
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