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Sardegna, pattumiera nucleare
Questo è l'articolo uscito il 20 maggio 2003 su Liberazione.
Occhiello: Il generale dell'esercito Carlo Jean, grazie ai poteri speciali
avuti dal premier Silvio Berlusconi, dirotterà sull'isola le scorie
attualmente sigillate a Caorso, Latina, Trino Vercellese e Garigliano
Titolo: Sardegna, pattumiera nucleare
Migliaia di tonnellate di rifiuti radioattivi stanno per essere scaricati
nelle viscere dell'isola. Finora lo stoccaggio di questi materiali
provenienti dalle vecchie centrali atomiche chiuse dopo il refererendum del
1987 è avvenuto in siti blindati sparsi sul territorio, ma il premier Silvio
Berlusconi ha deciso di costruire un "deposito unico nazionale" a prova di
terremoti e di attacchi terroristici ed ha messo a capo dell'operazione un
generale dell'esercito, il quale ha pensato subito alle miniere abbandonate
del Sulcis, dell'Inglesiente, del Sassarese ed ai poligoni di tiro di
Quirra, Perdasdefogu, Capo Teulada, che attendono una nuova destinazione
d'uso.
L'incarico di scegliere il sito entro il 15 giugno di quest'anno è stato
affidato, con un decreto del presidente del Consiglio, alla Sogin spa
(società di gestione degli impianti nucleari) nata per curare le attività
del dopo nucleare, presieduta dal generale dell'esercito Carlo Jean e
amministrata da Giancarlo Bolognini, ma la scelta dell'sola che sta
provocando una sollevazione bipartisan nella regione, come denunciava ieri
l'Unione Sarda, era già stata fatta da tempo. Era stata pensata dal governo
già prima di novembre, mese di elezione alla presidenza della Sogin del
generale Jean, chiamato a rivedere i criteri di esclusione adottati dalla
stessa Enea per individuare il sito dove sorgerà il deposito nazionale delle
scorie radioattive italiane. I criteri adottati in precedenza per arrivare a
circa 200 siti appetibili e candidabili alla funzione di discarica
escludevano le isole (per non incorrere in assurdi pericoli di disastro
ambientale in caso di incidente/affondamento delle navi da trasporto), la
fascia interna a 50 chilometri dal confine, e la distanza di 15 chilometri
dalle città con più di 100 mila abitanti.
Jean, o chi per lui, ha adottato nuovi elementi di valutazione, che guarda
caso però coincidono con quelli di Pietro Armani, presidente della
commissione Ambiente. E' lo stesso Armani ad essere tra i primi firmatari
della proposta di legge di Alleanza nazionale mirata alla costruzione di
impianti nucleari all'estero (annullando il risultato del referendum del
1987), che vorrebbe lo stoccaggio atomico «sulle strutture del demanio
militare, che hanno tutte le caratteristiche di sicurezza adeguate».
La conferma dell'affaire Sardegna si è avuta nell'audizione del 26 febbraio
davanti alla commissione Bicamerare sui rifiuti dell'amministratore delegato
della Sogin, Bolognini: «Per quanto riguarda il deposito unico nazionale, mi
è stato chiesto perché non si prendano in considerazione le isole. Non ho
assistito all'audizione del professor Rubbia - Carlo Rubbia presiede l'Enea,
ndr - ma immagino che lui abbia detto che, quando cominciarono gli studi per
identificare i siti possibili, le isole furono scartate non perché si
pensasse al rischio del trasporto marino, ma per le condizioni
geologicamente poco appetibili e perché potevano nascere contestazioni, cosa
che è avvenuta in qualche occasione, da parte di Greenpeace o di altre
organizzazioni di questo tipo. Oggi - ha proseguito Bolognini - non c'è
assolutamente alcun motivo per escludere a priori le isole, soprattutto
quelle che hanno caratteristiche geologiche e geotettoniche di stabilità,
tanto è vero che, riprendendo l'esame dei parametri tecnici necessari per
identificare il sito, questa esclusione non verrà più applicata». Il
riferimento è alla Sardegna, visto che la Sicilia, altamente sismica, non è
proponibile perché un terremoto potrebbe squarciare la "bara" e provocare
una contaminazione nucleare.
Bolognini ha quindi aggiunto che «ci sarà una rivisitazione da parte dei
consulenti internazionali che hanno un'esperienza specifica in quanto hanno
realizzato siti similari nei loro paesi ed i parametri verranno
riconsiderati». Anche questa pista, come ricorda l'Unione Sarda, conduce
all'isola, partendo dal Nord America, visto che un consulente di
riferimento, il fisico Jeremy Whitlock, vice presidente della Canadian
Nuclear Society, sostiene che i terreni migliori per conservare le scorie
nucleari sono quelli argillosi: vengono sfruttati in Canada e allo stesso
modo, spiega lo scienziato in un suo studio, «gli strati argillosi
riscaldati naturalmente che si trovano sotto le rocce vulcaniche della
Sardegna» offrono lo stesso grado di protezione.
Se il 15 giugno la scelta dovesse cadere sulla Sardegna, né il sindaco né il
presidente della regione riuscirebbero a opporsi. Con il decreto pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale numero 59 del 12 marzo 2003, Berlusconi ha
dichiarato lo stato di emergenza per i rifiuti radioattivi e ha conferito a
Carlo Jean poteri speciali degni dello stato di guerra. Il generale, su
propria insindacabile decisione, può derogare a ben 21 tra leggi, decreti
ministeriali, circolari e contratti di lavoro. Ovvero - come spiega la
rivista "Diritto e ambiente" - Jean sarà libero di violare norme di tutela
dell'ambiente, di controllo delle acque, di licenze edilizie e di trasporto
su strada, in mare e in ferrovia dei rifiuti pericolosi.
A leggere il suo curriculum il generale non è stato scelto a caso: docente
di Studi strategici, presso la facoltà di Scienze politiche, oltre ad essere
stato nel biennio 1998-2000 membro del comitato scientifico di
Confindustria, e già presidente del Centro alti studi per la difesa (Casd).
Comandante del Gruppo tattico Susa (Forza mobile Nato), collaboratore di
"Limes", ma anche di riviste legate alla neodestra come "Ideazione" e
"Diorma", uomo del Sisde, ex rappresentante dell'Ocse per il controllo degli
armamenti nella ex Jugoslavia, tra i tanti testi coautore con Giulio
Tremonti del libro: Guerre stellari società ed economia del cyberspazio.
Tanto per restare in biblioteca, tra le opere letterarie del militare si può
leggere "L'uso della forza: Se vuoi la pace comprendi la guerra" o
l'articolo dal titolo "Russia dove vai? " uscito in "Charta Minuta - Ogni
mese una tappa. Per far crescere la destra" insieme a Davide D'Antoni. Il
fine pensiero politico di D'Antoni è rintracciabile in alcuni articoli
pubblicati sulla rivista Diorama dell'ex-fuoriuscito dal Msi, negli anni
ottanta per un dissenso con l'ala rautiana del partito, Marco Tarchi. E
altro ancora.
Sabrina Deligia
sabrina. deligia@liberazione. it