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I: APPELLO





-----Messaggio originale-----
Da: Beatrice Bardelli [mailto:reginadelmare@tiscali.it]
Inviato: lunedì 9 giugno 2003 13.27
A: cinziapasi@inwind.it
Oggetto: APPELLO


APPELLO PER IL SI'
AL REFERENDUM PER LA
ABROGAZIONE DELLA SERVITU' COATTIVA DI ELETTRODOTTO

Le norme che si vogliono abrogare (art. 119 T.U. elettricità e acque e art.
1056 C.C.) impongono che il proprietario di un fondo non si può opporre al
passaggio delle linee elettriche in media e in alta tensione
(elettrodotti). Non riguardano i cavi elettrici in bassa tensione (380 o
220 V),
Tali norme vengono invocate tutte le volte che deve essere costruito un
elettrodotto, per imporre automaticamente la servitù di elettrodotto sui
terreni interessati e quindi pagare il costo di utilizzo del suolo con una
somma simbolica.
Le norme sono state adottate negli anni '30 quando l'Italia era un Paese
agricolo e occorreva elettrificare il Paese. Oggi non è più così.
Come ricordato dalla Corte Costituzionale nella sentenza che ha dichiarato
la ammissibilità del quesito referendario, una rete di centinaia di
migliaia di chilometri copre la Penisola. Ciò ha favorito un modello di
sviluppo, basato sul trasporto mediante grandi elettrodotti dell'energia
elettrica prodotta principalmente nelle centrali che sfruttano combustibili
fossili come il petrolio e il carbone e le cui emissioni sono alla origine
dell'effetto serra, del buco dell'ozono, dei cambiamenti climatici.  Al
contrario.
La abrogazione delle norme sottoposte a referendum – ricorda ancora la
Corte – favorirà il riequilibrio del mercato dell'energia distorto dall'
incentivo agli elettrodotti costituito dalle norme di legge da abrogare,
promuovendo lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile: l'energia
solare su tutte che viene consumata in prossimità del luogo di produzione e
non abbisogna del trasporto mediante elettrodotti.
Un secondo e non minore obiettivo del referendum è:
il contenimento dell'elettrosmog.
L'elettrosmog è l'inquinamento causato dal campo magnetico e dal campo
elettrico prodotti dal passaggio della corrente elettrica. La fonte più
importante di tale forma di inquinamento sono gli elettrodotti. Molti studi
epidemiologici hanno constatato che i bambini esposti al campo magnetico,
anche di debole intensità, generato da elettrodotti ammalano di leucemia
infantile molto più frequentemente di quelli non esposti. Il NIEHS
l'istituto federale americano per la salute ambientale ha classificato il
campo magnetico generato dai cavi di corrente elettrica possibile
cancerogeno già nel 1998. La IARC, la Agenzia Internazionale per la Ricerca
sul Cancro di Lione, ha classificato lo stesso campo elettromagnetico
possibile cancerogeno nel 2001: entrambi gli istituti attribuiscono tale
classificazione alla aumentata incidenza della leucemia infantile in
prossimità degli elettrodotti.
Si è tentato di limitare la esposizione delle persone al campo magnetico
generato dagli elettrodotti introducendo limiti di esposizione e distanze
di rispetto degli elettrodotti dalle case: un decreto del 1992, voluto
dall'allora ministro dell'ambiente Ruffolo, interpretato da successive
circolari, decreti, leggi, non è mai stato rispettato, nel senso che i
limiti di esposizione e le distanze di rispetto ivi previsti non sono
attualmente osservati.
Un sì a questo referendum porterà alla riduzione delle fonti di
inquinamento magnetico: meno chilometri di elettrodotti, per i quali non ci
sarà più il vantaggio economico della servitù coattiva dei suoli,
significherà meno occasioni di esposizioni di bambini nelle case e nelle
scuole oggi prossime agli elettrodotti. Il proprietario del fondo potrà
contrattare con la compagnia elettrica il passaggio dell'elettrodotto e lo
farà certamente pensando anche alla sua salute e a quella dei suoi figli o
nipoti.
Per lo stesso motivo: un sì a questo referendum porterà anche a uno
sviluppo equilibrato della rete  costituita dalle antenne radio per il
servizio telefonico.
Un recente decreto – noto come decreto sblocca-antenne -  pubblicato il 14
settembre 2002, quindi successivamente al deposito delle firme di
sottoscrizione di questo quesito referendario  avvenuto il 9 agosto 2002,
aggrava la servitù  coattiva di elettrodotto modificando l'articolo 230 del
Codice Postale dove si prevede per gli edifici il passaggio di cavi per le
antenne riceventi poste sugli edifici medesimi. La modifica trasforma tale
obbligo di passaggio in una servitù di elettrodotto poiché estende
l'applicazione della norma postale, pensate per le antenne di ricezione
televisiva, ai cavi di alimentazione del segnale, in media tensione, alle
antenne radio per la telefonia. La servitù è ulteriormente aggravata dalla
legittimazione delle società licenziatarie del servizio di telefonia mobile
ad agire in giudizio – anche per risarcimento del danno emergente e del
lucro cessante - nei confronti di quanti si oppongano alla servitù con la
conseguente limitazione del diritto di difesa di cittadini e consumatori.
In caso di vittoria del sì anche tale modifica dell'art. 230 del codice
postale sarà abrogata, in quanto norma successiva che aggrava l'efficacia
della norma che impone la servitù coattiva di elettrodotto sottoposta a
referendum.
Un ultimo ma non meno importante motivo per la abrogazione della servitù
coattiva da elettrodotto è che in presenza di tale norma sottoposta a
referendum gli elettrodotti sono costruiti senza concessione edilizia.
Si tratta di opere il cui impatto ambientale è talmente elevato che la
Comunità Europea ha stabilito con direttiva la necessità di una Valutazione
di Impatto Ambientale (V.I.A.) preliminare alla costruzione degli
elettrodotti in alta tensione. Il decreto italiano di recepimento – DPR 27
aprile 1992 – ha depotenziato la direttiva europea richiedendo la V.I.A.
solo per gli elettrodotti da 220 e da 380 kV, non per quelli – che sono
comunque classificati in alta tensione – da 60, 132, 150 kV. Opere tanto
impattanti non richiedono né V.I.A. né concessione edilizia , laddove –
giustamente – la concessione edilizia - oggi  permesso di costruire - è
richiesta non appena si metta mano alla costruzione anche solo di una
piattaforma.
In caso di vittoria del sì la edificazione di elettrodotti sarà sottoposta
alla valutazione del Comune per il rilascio della concessione edilizia e
dunque alla preventiva valutazione dei possibili effetti nocivi per la
salute da parte della azienda sanitaria, ai sensi dell'art. 220 del T.U.
delle leggi sanitarie.
Per
·	il riequilibrio del mercato dell'energia che favorisca le fonti
rinnovabili, in particolare l'energia solare, VOTA SI' AL REFERENDUM PER
L'ABROGAZIONE DELLA SERVITU' COATTIVA DA ELETTRODOTTO
·	il contenimento dell'elettrosmog, mediante il mantenimento in funzione di
un minor numero di chilometri di elettrodotti con la conseguente minore
probabilità di esposizione dei bambini al campo magnetico e dunque una
minore incidenza della leucemia infantile, VOTA SI' AL REFERENDUM PER
L'ABROGAZIONE DELLA SERVITU' COATTIVA DA ELETTRODOTTO
·	il contenimento dell'elettrosmog, mediante l'abrogazione della modifica
del Codice Postale introdotta dal decreto sblocca-antenne che impone la
servitù del passaggio del cavo di alimentazione del segnale alle antenne
per la telefonia, VOTA SI' AL REFERENDUM PER L'ABROGAZIONE DELLA SERVITU'
COATTIVA DA ELETTRODOTTO
·	il contenimento dell'impatto ambientale degli elettrodotti e delle
costruzioni elettriche, mediante l'esercizio da parte dei Comuni, adiuvati
dall'autorità sanitaria, della potestà  di rilasciare il permesso costruire
e di perseguire l'abuso edilizio, VOTA SI' AL REFERENDUM PER L'ABROGAZIONE
DELLA SERVITU' COATTIVA DA ELETTRODOTTO
Mai più un elettrodotto nel mio giardino.
Mai più i bambini nelle scuole sotto i cavi di alta tensione.
Mai più leucemie infantili da elettrosmog

Dall'Italia, maggio e giugno 2003
Il Comitato Promotore del Referendum
“Servitù coattiva da elettrodotto: abrogazione”
Livio Giuliani