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referendum sull'elettrosmog - scheda preparata da PeaceLink
- Subject: referendum sull'elettrosmog - scheda preparata da PeaceLink
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>
- Date: Mon, 09 Jun 2003 16:05:30 +0200
Scheda a cura di PeaceLink
http://www.peacelink.it
Domande e risposte sul
Referendum contro la
Servitù coattiva degli elettrodotti
15 e 16 GIUGNO
Cosa è un elettrodotto?
E’ una linea elettrica per il trasporto a distanza dell’alta
tensione.
Votando sì al referendum che cosa si ottiene?
Viene abrogato un regio decreto del 1933 che stabilisce il diritto di
esproprio, senza alcuna autorizzazione, dei terreni per costruire
elettrodotti. Si tratta della cosiddetta “servitù di
elettrodotto”.
Cosa è la servitù di elettrodotto?
E’ l’obbligo che ha ogni proprietario di permettere il passaggio
delle condutture elettriche attraverso i suoi terreni. E’ una norma
coattiva.
Cosa significa “norma coattiva”?
Una norma “coattiva” consente di imporre una scelta anche contro la
volontà di chi la subisce. In questo caso l’elettrodotto può essere
imposto anche contro la volontà del proprietario del terreno e contro la
volontà e la programmazione urbanistica degli enti locali.
Gli elettrodotti sono pericolosi?
Producono “elettrosmog” e quindi costituiscono un rischio per la
salute.
Cosa è l’elettrosmog?
L’inquinamento elettromagnetico è un inquinamento invisibile e
inodore, prodotto dalla corrente elettrica (centrali elettriche,
elettrodotti, elettrodomestici) e dagli apparati radiotrasmittenti
(ripetitori radiotelevisivi, di telefonia mobile, cellulari,
radioamatori, radar, ecc). L’Organizzazione Mondiale della Sanità e lo
Statuto della Comunità europea invitano ad applicare il principio di
precauzione, che afferma che “occorre usare con prudenza e cautela tutte
quelle tecnologie che non risultano essere sicuramente innocue, superando
il criterio corrente per il quale va ammesso l’utilizzo di processi e
prodotti finché non sia dimostrata la loro nocività.” Il problema nasce
per i cosiddetti “effetti a lungo termine”, derivanti da esposizioni
prolungate anche a dosi di centinaia di volte inferiori a quelle
stabilite per proteggersi dagli effetti immediati (per esempio
un’abitazione situata vicino ad un elettrodotto o un impianto di
radiotrasmissione).
Che effetti può avere l’elettrosmog sulla salute?
Può provocare un aumento dell’incidenza di alcune gravi patologie,
tra la quali la leucemia infantile. Inoltre può diminuire la resistenza
delle difese immunitarie. Gli effetti sulla salute possono essere
rilevati solo da indagini epidemiologiche sulle popolazioni esposte per
anni.
Sono più pericolosi i telefonini o i tralicci dell’alta
tensione?
Sembra che per le basse frequenze (gli elettrodotti) il rischio sia
più elevato rispetto alle alte frequenze dei cellulari e alle tecnologie
connesse (ripetitori, trasmettitori, ecc.).
Il referendum è in relazione con il “principio di precauzione”?
Sì. Con il referendum, si vuole affermare il principio di precauzione
che dice: occorre usare con prudenza e cautela tutte quelle tecnologie
che non risultano essere sicuramente innocue, superando il criterio
corrente per il quale va ammesso l’utilizzo di processi e prodotti finché
non sia dimostrata la loro nocività. I promotori del referendum
affermano: “Non vogliamo che, nel caso dell’elettrosmog, avvenga come con
l’amianto: i primi studi sulla sua nocività risalgono agli anni 30,
mentre gli interventi legislativi di tutela arrivarono dopo 40 anni e
tantissime vittime”.
Perché esiste la norma di imposizione coattiva
dell’elettrodotto?
Perché nel secolo scorso occorreva elettrificare l’Italia. Gli
articoli di legge che si vogliono abrogare sono nati quando la gestione
dell’energia elettrica era di competenza statale e bisognava portare
l’elettricità a tutti, permettendo il passaggio di un elettrodotto
attraverso le proprietà pubbliche e private, indipendentemente dalla
volontà dei proprietari o degli amministratori: quando sono state
emanate, s’ignoravano i gravi effetti sulla salute e sugli equilibri
naturali dei territori attraversati. Oggi dopo una fase di
massiccia elettrificazione - i nuovi elettrodotti devono rispettare la
salute e la volontà dei cittadini.
Perché i promotori del referendum ritengono oggi dannosa la “servitù
di elettrodotto”?
Perché la vecchia norma oggi appare uno strumento che favorisce i
giochi della deregolamentazione e della privatizzazione del settore
energetico. Essa garantisce cioè gli allacci alle centinaia di centrali
private che, attraverso la liberalizzazione, possono essere imposte
contro la volontà delle comunità locali e consentire la
devastazione del territorio della cosiddetta “alta velocità” ferroviaria
(la TAV).
Che rapporto c’è fra il referendum e la privatizzazione
dell’energia?
Secondo Roberto Musacchio (PRC) oggi la normativa di cui si propone
l’abrogazione serve di fatto a “garantire gli allacci alle centinaia di
centrali private (oltre 600 richieste!) che con la liberalizzazione
vogliono essere imposte al nostro territorio da parte di multinazionali
grandi e piccole”.
Qual è la posizione dei DS su questo referendum?
Sul sito Internet dei DS si legge: “Il quesito referendario propone
l’abrogazione della servitù coattiva di elettrodotto stabilita dall’art.
119 del testo unico sulle acque e gli impianti elettrici (regio decreto
del 1933). Questa norma prevede che “ogni proprietario è tenuto a dar
passaggio per i suoi fondi alle condutture elettriche aeree e sotterranee
che esegua che ne abbia ottenuto permanentemente o temporaneamente
l’autorizzazione dall’autorità competente”. La vittoria del SI
abrogherebbe anche l’art. 1056 del codice civile, che ha un analogo
contenuto. La Corte Costituzionale, nel dichiarare ammissibile la
richiesta di referendum, ha precisato che il quesito riguarda soltanto la
servitù coattiva e non si estende alla procedura espropriativa per
pubblica utilità dei fondi interessati dal passaggio delle condutture
elettriche. In altre parole, la vittoria del SI non impedirebbe la
costruzione di nuovi elettrodotti, ma si limiterebbe a rendere
obbligatorio il ricorso alle procedure di esproprio, con un indennizzo
più elevato per i proprietari dei terreni. Tecnicamente è dunque
improprio definire questo referendum come un “referendum
sull’elettrosmog”. Il quesito, come abbiamo visto, riguarda solo alcune
procedure relative alla costruzione di nuovi elettrodotti. Non riguarda
né gli elettrodotti esistenti (anzi, uno degli effetti indesiderati
potrebbe essere quello di rendere più onerosi e quindi più difficili gli
interventi di risanamento) né tutte le altre categorie di impianti che
generano campi elettromagnetici, quali ad esempio le antenne per la
telefonia mobile ed i ripetitori radiotelevisivi. Il referendum non
incide sulla legislazione vigente in materia di inquinamento
elettromagnetico, né per quanto riguarda la tutela dell’ambiente nè per
quanto concerne la tutela della salute. La vittoria del SI non
modificherebbe dunque neanche i provvedimenti del governo Berlusconi, che
hanno portato ad una negativa e preoccupante inversione di rotta nella
legislazione italiana. Resterebbero infatti in vigore i decreti con i
quali il governo ha recentemente stabilito limiti talmente blandi, per
quanto riguarda i campi magnetici generati dagli elettrodotti, da
vanificare quel principio di precauzione che era base della legge quadro
approvata nel 2001 dal centrosinistra: i valori di attenzione fissati dal
centrodestra sono infatti 20 volte più alti di quelli previsti dal
governo dell’Ulivo e segnalati dagli studi epidemiologici come valori di
cautela. Così come resterebbe purtroppo in vigore anche il decreto
Gasparri in materia di autorizzazioni per gli impianti di telefonia
mobile (…) Per queste ragioni ritenendo fuorviante, parziale e
sostanzialmente inefficace il quesito referendario non abbiamo
aderito al comitato promotore del referendum (al quale non hanno aderito
neanche le principali associazioni ambientaliste, né CONACEM, il più
rappresentativo tra i coordinamenti dei comitati contro l’elettrosmog)
(…) La vittoria del SI, come abbiamo visto, non risolve i problemi
dell’inquinamento elettromagnetico: questo va detto, con sincerità ed
onestà”.
Qual è la posizione di Beppe Grillo su questo referendum?
Ha detto: “Abrogare questa legge è doveroso, perché se l'azienda è
una spa e non una società pubblica e giusto che debba patteggiarsi i
luoghi dove far passare i cavi elettrici. Ma quello che è importante è
capire come dovrà essere intesa l'energia. L'energia è la nostra politica
sanitaria, industriale. E' la politica vera. Energia e informazione sono
i due "cavi" che chi li detiene ha le briglie per condurre
l'umanità. Come vedi le più grandi società di energia sono i più grandi
network di comunicazione. L'Enel va per la sua strada perché ha un uomo
che punta sul futuro, questo Scaroni. Credo che alcuni anni fa abbia
patteggiato un anno e 4 mesi per appalti finti. Adesso è amministratore
delegato dell'Enel. Un uomo di larghe vedute, che punta sul futuro:
infatti con i soldi degli azionisti ha comprato una miniera di carbone in
Bulgaria. Lui il futuro lo vede nel carbone perché è più democratico,
inquina meno... Ho già iscritto mio figlio a un corso di spazzacamino,
poi ho ripreso in mano il piccone. Non si sa mai, magari si apre la
possibilità di qualche posto di lavoro in miniera. Se le persone addette
al nostro futuro sono queste…” (da un’intervista rilasciata a Liberazione
nel mese di maggio 2003).
Qual è in conclusione lo scopo del referendum?
I VAS (Verdi Ambiente e Società) affermano: “Oggi le società private
che producono e trasportano l’energia, utilizzano questa normativa per
prevaricare i diritti dei cittadini e scavalcare le Amministrazioni
comunali, progettando centrali ed elettrodotti che privilegiano gli
interessi delle aziende, tenendo conto solo dei costi per la loro
realizzazione e dei progetti di sviluppo delle società elettriche, a
discapito della salute dei residenti, del rispetto del territorio e delle
economie preesistenti”. I VAS così sintetizzano lo scopo del Referendum:
“Dire sì a questo Referendum vuol dire:
SANCIRE il diritto dei cittadini di dire no al passaggio di un
elettrodotto che potrebbe danneggiare la loro salute e l’ambiente in cui
vivono, restituendo il territorio ai cittadini e agli Enti locali che lo
amministrano
FERMARE un modello di sviluppo che, grazie alla bassa incidenza del costo
d’utilizzo del terreno, è basato su pochi e potenti centri di produzione
dell’energia, che viene trasportata e distribuita attraverso una rete
d’elettrodotti sovradimensionata rispetto alle effettive esigenze del
Paese
FAVORIRE l’innovazione e lo sviluppo delle tecnologie legate alle fonti
rinnovabili, con un riequilibrio del mercato”.
Dove si possono trovare informazioni su questo referendum?
Le informazioni sono disponibili su questi siti (da cui sono state
tratte molte delle informazioni qui riportate):
http://www.elettroreferendum.it
http://www.rifondazione.it/vol/2003html/030227elettrodotti.html
http://www.rifondazione.it/castelli/documenti_fed/altro_referendum.htm
http://www.vasonline.it/news/2003/05_elettrosmog_ref.htm
http://www.lacaverna.it/documentazione/articoli/referendum/articolo6.htm
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