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raffineria API di Falconara (AN)



Sperando di fare cosa gradita rispetto ad una situazione poco conosciuta,
in allegato, inviamo il testo dell'intervento svolto dai Comitati dei
cittadini al Convegno organizzato dai Verdi a Falconara M. (AN)
nell'imminenza della concessione alla raffinazione che la Regione Marche si
appresta a rinnovare alla Società petrolifera API S.p.A..
Come si evince, il testo si basa unicamente su documenti delle Autorità in
nostro possesso (e ne abbiamo tanti altri soprattutto sull'inquinamento da
idrocarburi del sottosuolo che è tracimato fuori del sito occupato dalla
raffineria) e che, qualora potessero interessare, saremmo felici di mettere
a disposizione.
Grazie per la cortese attenzione,
cordialmente,
Loris Calcina, portavoce dell'Associazione Comitato del quartiere Villanova
- Falconara M.ma (AN).




COMITATO DEI CITTADINI RESIDENTI A VILLANOVA - FALCONARA
(Associazione di volontariato per la tutela dell'ambiente e della qualità
della vita)
c/o Sig. Calcina Loris, via M. Quadrio n. 16
ASSOCIAZIONE COMITATO DEL QUARTIERE FIUMESINO - FALCONARA
c/o Sig. Budini Franco, via Conventino n. 28
COMITATO CITTADINO "25 AGOSTO" - FALCONARA
c/o Avv. Pedrolli Francesca, via Donaggio n. 10



AFFIDABILITA' OGGETTIVA DELLA SOCIETA' API S.p.A. VERSO LE ISTITUZIONI, I
LAVORATORI E I CITTADINI.

Intervento del rappresentante dei Comitati Cittadini di Falconara al
Convegno del 16 Maggio 2003: " API - FALCONARA: UN ALTRO SVILUPPO E'
POSSIBILE ".

Riteniamo che per comprendere il grado di affidabilità oggettiva di
un'impresa verso le Istituzioni, ma anche e soprattutto verso i lavoratori
ed i cittadini, sia importante partire dai comportamenti concreti che
quella impresa ha messo in atto nei confronti di tutti i soggetti che
vengono in qualche modo coinvolti dalla sua attività.
Comportamenti assunti durante le emergenze, collaborazione e trasparenza
verso gli Enti pubblici tanto nella ricostruzione di eventi incidentali
quanto nella individuazione delle loro cause, rispetto delle disposizioni
che le Autorità pubbliche stabiliscono a tutela della salute e
dell'incolumità dei cittadini.  
Dunque, per conoscere il grado di affidabilità oggettiva della Società API
verso le Istituzioni, i lavoratori ed i cittadini, è utile anche capire se
gli innumerevoli incidenti, ricordati dalla puntuale Relazione del
Consigliere comunale Sergio Badialetti, fossero prevedibili e prevenibili,
ma non siano stati né prevenuti né previsti dalla Dirigenza dell'API.

A tale proposito, vale la pena mettere in parallelo i due incidenti più
gravi verificatisi a due anni di distanza l'uno dall'altro: l'incendio del
25 Agosto 1999 in cui perirono due lavoratori e l'incidente all'impianto di
gassificazione IGCC del 13 Novembre 2001, a causa del quale un lavoratore
riportò " ustioni gravi al viso, alle mani ed alla gamba sinistra " [dal
verbale del Comitato Tecnico Regionale (CTR) del 20/12/2001].
C'è un documento che pesa come un macigno sulle reali responsabilità
dell'incendio del 25 Agosto 1999: si tratta del verbale dell'Ispettorato
Regionale dei Vigili del Fuoco delle Marche datato 31 Agosto 1999 (Prot. n.
4758).
Quel verbale ha un preciso capitolo dal titolo: " Nodi critici per la
sicurezza e misure di prevenzione da adottare da parte della raffineria API
". Il verbale, considerata la gravità dell'evento " indica " Šle misure di
sicurezza da adottare nel breve e medio periodoŠ". Citiamo alcune di quelle
misure di sicurezza individuate dai Vigili del Fuoco le quali, dunque, non
esistevano al momento dell'incendio, presumibilmente per scelte della
dirigenza API:
- " Ristrutturare tutte le aree individuate come "sala pompe" di prodotto
di ctg. A o di prodotti infiammabili caldi, dotandole di sistemi di
rivelazione delle perdite, di sistemi di blocco ad azionamento remoto, di
impianti di spegnimento automatico allontanandole dal sedime ferroviario,
consentendo una fascia di sicurezza adeguata.
- Realizzare una rete di rilevatori sulle pipe-ways e sulle pipe-rack che
corrono in corrispondenza della linea ferroviaria, collegata con una sala
quadriŠ
Vengano riviste le procedure operative correlate alla movimentazione dei
prodotti, controllando lo stato di apertura delle valvole in modo
elettronico, utilizzando le migliori tecnologie attualmente disponibili ".
Dopo due anni, il 13 Novembre 2001, avviene il grave incidente alla
centrale IGCC, rispetto al quale interviene anche la Commissione super
partes nominata dal Ministero dell'Ambiente.
La Commissione super partes, composta dagli esperti Nedo Biancani, Ennio
Macchi e Claudio Maffezzoni, ha valutato l'efficacia degli interventi
realizzati da Foster Wheeler Italiana sull'impianto IGCC di Falconara M.ma,
interventi finalizzati all'obiettivo di eliminare o almeno ridurre
drasticamente, i disservizi verificatisi sull'impianto medesimo nel suo
primo anno di esercizio.
Ed a proposito dell'incidente del 13 Novembre 2001 la Commissione super
partes scrive nel suo rapporto: " Il sistema di alimentazione locale
dell'ossigeno ai gassificatori è stato causa di un significativo
malfunzionamento dell'impianto IGCC, con conseguenze anche per un
operatore, a seguito dell'incendio e conseguente cedimento di una valvola
ad azionamento manuale ". L'analisi, estremamente approfondita, anche
dell'aspetto strutturale ha evidenziato " inadeguatezza del materiale
impiegato nel sistema di alimentazione dell'ossigeno per le alte velocità
di efflusso in atto ". Ed è sempre la Commissione super partes del
Ministero dell'Ambiente che nel suo rapporto scrive: "Si è proceduto alla
sostituzione del materiale in acciaio inossidabile con materiale in Monel
400 nel sistema di alimentazione dell'ossigeno ai gassificatori a partire
dai filtri di linea fino ai bruciatori ".

Ci chiediamo: usare un materiale "inadeguato" su un sistema che, in quanto
progettato ed autorizzato, si presuppone sia perfettamente conosciuto
soprattutto nelle sue parti critiche, significa agire in base al criterio
della prevenzione?
Ed ancora più allarmati ci chiediamo: considerati gli altissimi livelli di
conoscenze ingegneristiche applicate in impianti siffatti, scegliere di
usare il Monel 400, cioè un materiale che, come scrive il CTR, è " (Š) in
grado di garantire l'esclusione dei possibili rischi " soltanto in
conseguenza di un grave incidente, significa agire in base al criterio
della prevenzione?
Qual è il grado di affidabilità oggettiva della Società API se nel 1999
l'Ispettorato Regionale dei Vigili del Fuoco ha verificato che negli
impianti non sono state utilizzate le migliori tecnologie disponibili e
dopo due anni, a Novembre 2001, una Commissione Ministeriale constata
nuovamente l'inadeguatezza del materiale impiegato nella nuovissima
centrale elettrica IGCC? 

Probabilmente ci troviamo drammaticamente di fronte a ciò che il Biologo e
Scienziato Giulio Maccacaro, fondatore di Medicina Democratica, scrisse nel
1976 all'indomani della tragedia di Seveso:" le leggi di sopravvivenza
della produzione capitalistica sono ormai totalmente divaricate dalle leggi
di sopravvivenza - oltreché di sviluppo e di liberazione - dell'uomo ". 

Ricordiamo che la Dirigenza API, con l'incidente del 25 Agosto 1999, è
stata molto fortunata poiché il Decreto Legislativo 17 Agosto 1999 n° 334
(Seveso 2), all'art. 27 comma 3, prevede che "Salvo che il fatto
costituisca più grave reato, il gestore (Š) che non adempie agli obblighi
previsti dall'art. 24, comma 1, per il caso di accadimento di incidente
rilevante, è punito con l'arresto da sei mesi a tre anni ". Infatti secondo
l'art. 24 del Decreto Seveso 2, i Dirigenti dell'API avrebbero dovuto
informare il Prefetto, il Sindaco, il Comando provinciale dei Vigili del
Fuoco, il Presidente della Giunta Regionale ed il Presidente
dell'Amministrazione Provinciale.
Invece il Prefetto di Ancona rilevò e scrisse:"Fino alle 5,39, subito dopo
lo scoppio avvenuto alle 5,37, nessuno ha dato l'allerta ai Vigili del
Fuoco - la prima chiamata sembra essere stata quella di un cittadino - e
nessuno ha potuto dare l'allarme anche alla popolazione (Š) avvertita, solo
di fatto, dalla o dalle esplosioni e dalle fiamme e poi dal denso fumo.
Ora, logica impone che un allarme venga dato il più possibile in anticipo
sul verificarsi dell'evento nocivo, cioè, all'insorgere dello stato di
pericolo, specie in situazioni ad altissimo rischio. Il che, nel caso di
specie, non è avvenuto ". Anche il Comune di Falconara non potè non
sottolineare che " (Š) al Centro Emergenze non è arrivato alcun avviso o
comunicazione ufficiale da parte dei soggetti interessati all'incidente. Al
contrario è stato il Centro Emergenze ad attivarsi e a prendere contatti
telefonici con la raffineria API (Š) ".

E solo per qualche giorno l'API la fece franca poiché il Decreto Seveso 2 è
datato 17 Agosto 1999, ma la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale
avvenne il 28 Settembre successivo.
Ricordare questo non è inutile perché, nel caso di una industria ad alto
rischio di incidente rilevante come è l'API, il fatto di non allertare o
ritardare l'allertamento delle Autorità è gravissimo poiché una deficienza
per scarsa manutenzione, una emissione inquinante improvvisa, mette
immediatamente a rischio il mare Adriatico, il fiume Esino e si ripercuote
subito anche sul territorio e la popolazione che ci vive.
E' in questi frangenti che si comprende il grado di affidabilità oggettiva
verso le Istituzioni, i lavoratori e i cittadini dei Dirigenti delle
industrie ad alto rischio.
Ed allora che cosa dobbiamo pensare quando a pag. 15 del Verbale di
Riunione del Comitato Tecnico Regionale di Prevenzione Incendi, datato 10
Dicembre 2002, è scritto:
" In data 16 Luglio 1999 con nota n. 1877/99, la Raffineria API, su
sollecitazione del Comando dei Vigili del Fuoco di Ancona, propose
l'adozione di migliorie impiantistiche concernenti la sicurezza antincendio
del pontile petrolifero della Raffineria, che non risultano ad oggi ancora
attuate "! 

Certo non tutto è noto e difficilmente riusciremo a conoscere con esattezza
che cosa accadde quel 25 Agosto 1999; lo stesso Pubblico Ministero,
dottoressa Cristina Tedeschini, ha aperto una inchiesta parallela poiché,
come ha dichiarato al Corriere Adriatico " (Š) Nell'atteggiamento
dell'Azienda ritengo siano stati riscontrati comportamenti coscientemente
diretti ad ostacolare o deviare l'accertamento della verità: lo hanno
ribadito anche i consulenti incaricati, sulla base di specifici aspetti
tecnici ".

Ma sono proprio questi inaccettabili comportamenti stigmatizzati anche
dalle Autorità che ci fanno chiedere come mai è più facile per l'API
rispettare un protocollo di intesa su base volontaria (come quello
stipulato con Legambiente o la Regione Marche sulla problematica
dell'Ozono) piuttosto che ordinanze o disposizioni Prefettizie emanate
dalle Autorità o dalle Amministrazioni pubbliche.
Verrebbe da pensare che tale Azienda manifesti una intrinseca refrattarietà
alla rigida osservanza di specifiche disposizioni od obblighi e, al
contrario, mostri la costante tendenza e il desiderio verso una
autoregolamentazione; forse perché, l'autoregolamentazione non prevede
sanzioni e, fondamentalmente, perché quelle regole vengono create come un
"abito su misura".
Soltanto così è spiegabile il comportamento della Dirigenza API nel corso
della grave emergenza Ozono dell'Agosto 2000! Dopo non aver ottemperato per
20 giorni all'Ordinanza del Sindaco di Falconara emanata a tutela della
salute pubblica, la quale intimava la riduzione della produzione di
raffineria, l'Amministratore Delegato dell'API, Clemente Napolitano, se ne
uscì con un documento inviato al Prefetto di Ancona in cui scrisse: " (Š)
riteniamo di poter ridurre temporaneamente - vista la brusca riduzione dei
consumi petroliferi avvenuta a partire da lunedì 21/08 u.s. a fronte del
rientro turistico - il livello delle lavorazioni di raffineria (Š) ". Ma ai
Dirigenti dell'API non bastò affermare la priorità delle esigenze della
produzione su quella della tutela della salute pubblica: nello stesso
documento del 21 Agosto 2000, l'Ing. Napolitano arrivò ad accusare gli Enti
Pubblici che " (Š) il funzionamento delle cabine (N.d.R.: di rilevamento
dell'Ozono) con particolare riferimento ai cicli di taratura e di
manutenzione non segue una procedura certificata a livello nazionale (Š)
"!  

Per questo temiamo e crediamo, sulla base dei fondamenti obbiettivi
costituiti dagli episodi e dai documenti sopracitati, che l'incendio del 25
Agosto 1999 vada visto come un esempio, soltanto più evidente e, purtroppo,
drammatico, di quella che in questi ultimi quattro anni, abbiamo verificato
essere un'arrogante quanto beffarda "regola"!
"Regola di comportamento" arrogante, beffarda e reiterata nel tempo, prima
e dopo l'incendio del 25 Agosto 1999.
Infatti, a Luglio 1999, furono i cittadini ad avvertire le Autorità sulle
fortissime esalazioni di benzene e idrocarburi provenienti dal serbatoio TK
62 il cui tetto si era pericolosamente inclinato. Il Comandante provinciale
dei VV.FF. di Ancona scrisse: " (Š) la omissione della comunicazione della
situazione di emergenza in atto da parte della società API a questo Comando
non è in linea con quanto stabilito dalla Prefettura di Ancona nel Piano di
Emergenza Esterno, né con quanto codificato dalla stessa società nel
proprio piano di emergenza interno ".

Qualcuno penserà che si stanno citando solo episodi che riguardano un
passato ormai superato e sanato dalle Certificazioni ISO conseguite e
pubblicizzate nell'ultimo anno dall'API!
Tutt'altro!
La "regola arrogante e beffarda" è stata confermata ancora una volta un
mese fa, il 31 Marzo 2003, in occasione dello sversamento in mare di
gasolio dal pontile della raffineria API di Falconara!
Scrive a tale proposito l'ARPA delle Marche in data 1 Aprile 2003 (Prot. n.
1793/DIR/491):
" (Š) la raffineria API non ha provveduto alla tempestiva segnalazione a
queste Strutture ARPAM dell'avvenuto sversamento in mare di gasolio
avvenuto la notte tra il 31/3/2003 e l'1/04/2003. A nostro parere, tenuto
anche conto dell'evoluzione negativa registrata in data odierna con
ripercussioni sulle acque marine e sull'aria, con effetti odorigeni
percepiti dalla popolazione, l'incidente avvenuto era da inquadrarsi tra
quelli richiedenti l'attivazione almeno dei primi livelli di allertamento
previsti al punto 2 della Sezione 2 - Parte Operativa (la Gestione
dell'Emergenza) - delle modifiche al Piano di Emergenza Esterno per la
raffineria API di cui al Decreto 1947 P.C. GAB. del 18/12/1999 (PEE) ".

E come giudicare, infine, quanto verificato a Gennaio 2001 dal Servizio
Tutela e Risanamento Ambientale della Regione Marche a proposito delle
indagini sull'inquinamento da idrocarburi del sottosuolo: " Durante lo
svolgimento dei controlli, l'ARPAM viene a conoscenza del fatto che
esistono cartografie mai presentate agli Enti interessati Š Come recita il
D.M. 471/99 all'ALL. 4 Š l'API avrebbe dovuto trasmettere queste
cartografieŠ l'APIŠ tende ad omettere in toto od in parte informazioni in
proprio possesso "?
(Servizio Tutela e Risanamento Ambientale della Regione Marche, 11/01/2001).

In conclusione, riteniamo che l'affidabilità oggettiva di un'Azienda
petrolifera come l'API è INDISPENSABILE tanto più se le attività vengono
svolte, come nel nostro caso, dentro un centro urbano!
Ed il rispetto puntuale delle leggi e delle disposizioni emanate dalle
Autorità e dalle Amministrazioni, (e non potrebbe essere altrimenti dato
che parliamo di industria ad alto rischio di incidente rilevante) nonché la
collaborazione aperta e tempestiva con queste ultime, è fondamentale,
basilare. Forse tutto ciò fa aumentare i costi; ma la sicurezza, la salute
e la salvaguardia delle persone e dell'ambiente non hanno prezzo.

Noi ci asterremo nel dare un giudizio sul grado di affidabilità oggettiva
della Società API S.p.A. nei confronti delle Istituzioni, dei lavoratori e
dei cittadini di Falconara.
A nostro sommesso parere, ognuno può trarre le proprie conclusioni dai
fatti e dalla relativa documentazione esposta nel nostro intervento.
Ma siamo convinti che i fatti, i comportamenti ed i riscontri documentali
citati dovrebbero costituire la premessa a qualsiasi ipotesi di rinnovo
della Concessione alla raffinazione alla Società API S.p.A., soprattutto
per la sua impressionante vicinanza con l'abitato della città.
Se la Regione Marche, la Provincia di Ancona ed il Comune di Falconara
minimizzeranno od ignoreranno questi fatti e comportamenti che danno la
misura della affidabilità oggettiva dell'API verso le Istituzioni stesse, i
lavoratori ed i cittadini, esse si assumeranno la responsabilità non solo
politica, ma morale dei futuri eventuali fatti incidentali che dovessero
accadere negli impianti dell'API ed a causa di essi nonché dei relativi
comportamenti dei Dirigenti della Società.
Ci auguriamo con tutto il cuore che non se ne verifichino o, in caso
contrario, che non ci siano conseguenze per i lavoratori ed i cittadini, ma
l'esperienza di questi ultimi "quattro anni vissuti pericolosamente"
lasciano poche speranze.

Grazie.