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Fabiocchi NEWS 1 Mar 2003



Newsletter Eco-Internazionalista www.ecquologia.it
-Global: Gli USA bloccano il trattato sulle emissioni di mercurio
-Laos/Botswana: La Banca Mondiale finanzia due progetti minerari controversi
-OGM: La ricerca sul transgenico e' sempre piu' concentrata
-USA: Bush vuole minare il protocollo di Montreal sull'ozono
-Russia: WWF: Le iniziative della Shell per le balene sono 'greenwashing'
-WWF: Per produrre 1kg di pesce allevato servono 4kg di pesce selvatico
-OGM: Il governo della Tasmania estende la moratoria fino al 2008
-India: I responsabili dei massacri in Gujarat devono essere portati alla giustizia
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Global: Gli USA bloccano il trattato sulle emissioni di mercurio
10 Febbraio 2003 - I delegati di 130 paesi che hanno partecipato all'ultimo Consiglio Governativo dell'UNEP (United Nations Environment Programme) hanno deciso di prendere provvedimenti per abbassare le emissioni di mercurio a livello globale. Ma la delegazione Statunitense, come era stato anticipato da un documento interno dell'amministrazione Bush reso pubblico da una ONG, ha impedito che si adottassero limiti vincolanti per gli impianti elettrici e altre fonti di emissione. Secondo il piano adottato dal Consiglio, l'UNEP assistera' tutti i paesi, in particolare quelli in via di sviluppo, a sviluppare metodi di riduzione delle emissioni di mercurio dalle fonti piu' rilevanti come gli impianti elettrici a carbone o gli inceneritori. Le misure dell'UNEP comprendono il miglioramento dell'efficienza energetica degli impianti elettrici e l'assistenza alla transizione verso altre fonti di energia come quella eolica e solare. Il piano chiede anche di sviluppare programmi di informazione per avvertire la popolazione sui rischi dell'esposizione al mercurio, in particolare ai gruppi piu' vulnerabili come le donne incinte, i bambini, e i lavoratori che operano nel settore estrattivo di piccola scala di oro e argento. Alcune nazioni, in particolare la delegazione dell'Unione Europea, avrebbero voluto provvedimenti piu' concreti come la formulazione di un protocollo internazionale che limiterebbe gli usi del mercurio. Ma la delegazione Statunitense si e' opposta a questa ipotesi, sostenendo che questo tipo di accordi necessitano di tempi lunghi e alti costi per essere negoziati. Anche la Norvegia ha appoggiato l'ipotesi di un trattato internazionale vincolante, mentre USA, Canada, Colombia, Rep. Ceca e Messico si sono opposti. Tuttavia l'UE e' riuscita ad inserire nel piano la richiesta di possibili negoziati futuri su un trattato. Ma la prossima occasione per parlarne sara' nel 2005 in Korea del Sud. Secondo un rapporto dell'UNEP, gli impianti energetici a carbone e gli inceneritori sono responsabili per il 70% delle emissioni antropogeniche di mercurio nel mondo (circa 1500 tonnellate, di cui 860 dell'Asia, 197 dall'Africa, 186 dall'Europa, 105 dal Nord America, 100 dall'Oceania, e 27 dal Sud America).
Secondo il Wall Street Journal (24 feb 2003), l'amministrazione Bush ha ritardato di 9 mesi la pubblicazione di un rapporto dell'EPA (Environment Protection Agency) sui crescenti pericoli a cui sono esposti i bambini per le emissioni di mercurio dagli impianti energetici a carbone. Una bozza parziale del rapporto sottolinea che gli stati continuano a segnalare allarmi sui livelli di mercurio nei pesci. Il rapporto nota che i bambini sono piu' esposti e vulnerabili al mercurio e altri inquinanti perche' stanno molto tempo all'aperto, e perche' bevono, mangiano e respirano di piu' degli adulti. Secondo il WSJ, rimane poco chiaro quando il rapporto verra' pubblicato. L'organizzazione ambientalista Sierra Club ha chiesto l'immediata pubblicazione del documento ed ha accusato l'amministrazione Bush di voler nascondere al pubblico le informazioni che esso ha diritto di conoscere. Secondo i critici, l'iniziativa dell'amministrazione Bush per il miglioramento della qualita' dell'aria, chiamata Clear Skies permetterebbe agli impianti energetici a carbone di emettere il 300% in piu' di mercurio nell'atmosfera rispetto a quello che permetterebbero le leggi esistenti. Nel Dicembre 2001, l'EPA disse che gli standard del Clean Air Act avrebbero potuto ridurre le emissioni di mercrio dagli impianti del 90%, riducendo le quantita' a 5 milioni di tonnellate annue entro il 2007. Me secondo il Clear Skies Iniziative, afferma l'ex direttrice dell'EPA, le emissioni sono fissate a 26 tonnellate entro il 2010 e 15 entro il 2018. Inoltre, il budget finanziario per le energie rinnovabili proposto da Bush per l'anno prossimo riduce i finanziamenti, ad esempio le risorse per l'energia eolica sarebbero tagliate del 5.5%.
Il mercurio e' una sostanza chimica tossica che puo' danneggiare il sistema nervoso, il rene e il fegato, e causare problemi allo sviluppo sia negli umani che negli altri animali. Ogni uomo sulla terra ha qualche traccia di mercurio nel proprio corpo perche' questa sostanza circola nei sistemi idrici e nell'atmosfera e si accumula nei tessuti adiposi. Durante lo scorso secolo, le concentrazioni di mercurio nell'atmosfera e negli oceani e' aumentata di tre volte. In 41 stati degli USA le autorita' sanitarie consigliano ai consumatori di limitare o evitare di mangiare certi tipi di pesce a causa della contaminazione da mercurio, e 10 stati consigliano alle donne incinte e ai bambini di limitare il consumo di tonno. Fonte: UNEP; New York Times; ENS; REUTERS; Sierra Club; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it
 
Laos/Botswana: La Banca Mondiale finanzia due progetti minerari controversi
Febbraio 2003 - L'Agenzia di Credito all'Esportazione Australiana, EFIC (Export Finance Insurance Corporation), ha approvato un'assicurazione sul rischio politico per la miniera d'oro e rame di Sepon, in Laos. La miniera, sviluppata dalla compagnia Australiana Oxiana, e co-finanziata dall'IFI (International Finance Corporation) della Banca Mondiale, e' stata criticata dalle ONG di tutto il mondo. Secondo l'ONG Australiana AIDwatch, il progetto presenta difetti in piu' punti come il monitoraggio indipendente, una valutazione d'impatto sulle risorse ittiche e quindi sulla sicurezza alimentare e lo sviluppo della comunita'. Sono stati sollevati dubbi anche sulla carenza della legislazione socio-ambientale in Laos e l'effetto che questo puo' avere sul monitoraggio indipendente. AIDwatch sostiene che il governo Australiano non dovrebbe usare il denaro dei contribuenti per concedere un'assicurazione a un progetto cosi' rischioso dal punto di vista ambientale. Alla fine, se ci saranno problemi, saranno i cittadini Australiani a coprire i costi. AIDwatch chiede di riformare le linee guida con cui la EFIC approva i progetti.
Il 13 Febbraio, il braccio di prestiti privati della Banca Mondiale, IFC, ha approvato un prestito alla Kalahari Diamonds Ltd., una compagnia creata per trovare e sfruttare giacimenti diamantiferi in vaste aree del Botswana. Alcune di queste aree comprendono il Kalahari Centrale e le Riserve di Khutse - dove vivono diverse specie in via d'estinzione e le terre ancestrali dei Boscimani San. Essendo state dichiarate aree protette dall'UNEP, l'investimento dell'IFC violerebbe le sue stesse linee guida sulla protezione degli habitat. Il progetto proposto neanche considera adeguatamente i potenziali impatti sui Boscimani, che sono stati spostati forzatamente dalle riserve dal governo del Botswana. Il rapporteur speciale delle Nazioni Unite per i Popoli Indigeni ha concluso recentemente che le politiche di assimilazione del governo Botswano minacciano la sopravvivenza dei Boscimani San come popolazione distinta. I San hanno intentato una causa contro il governo, sostenendo che la loro cacciata era incostituzionale. Fonte: ECA-Watch; FoE-US; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it
 
OGM: La ricerca sul transgenico e' sempre piu' concentrata
20 Febbraio 2003 - Secondo uno studio della Bio Economic Research Association (Bio ERA), gli alti costi e l'incertezza dei guadagni dallo sviluppo delle piantagioni Geneticamente Modificate sono i fattori principali della crescente concentrazione della ricerca nelle mani di poche compagnie. Il rapporto afferma che sole 4 compagnie gestiscono il 57% della ricerca e dello sviluppo delle pianatagioni GM: Monsanto, Du Pont/Pioneer, Bayer/Aventis e la Dow.
La FAO parla di un "divario molecolare" tra i paesi ricchi e quelli in via di sviluppo. Il divario tra gli agricoltori ricchi e quelli poveri, tra le priorita' della ricerca e i reali bisogni, tra lo sviluppo tecnologico e il traferimento di tecnologie sta aumentando, afferma la FAO. Per far fronte al divario, le biotecnologie devono essere reindirizzare alle necessita' dei poveri e al miglioramento della qualita' e quantita' di cibo. Un dialogo sui benefici e sui rischi dovrebbe essere portato avanti. I paesi e gli agricoltori dovrebbero avere accesso alle risorse genetiche e alle tecnologie oltre che ai mezzi per usarle. Attualmente nn ci sono rilevanti investimenti sulle 5 piantagioni piu' importanti nelle regioni tropicali semi aride (sorgo, miglio, piselli, ceci e arachidi); questo e' dovuto al fatto che il 70% degli investimenti provengono dal settore privato di ricerca delle multinazionali, soprattutto nei paesi ricchi. Attualmente, l'85% di tutte le piantagioni GM nel mondo sono costituite da soia resistente agli erbicidi, mais resistente agli insetti e diversi tipi di cotone, progettati per ridurre i costi di lavoro nei sistemi di produzione di larga scala, non per nutrire i paesi in via di sviluppo o migliorare la qualita' del cibo. Non ci sono programmi pubblici per affrontare i problemi piu' critici dei poveri e dell'ambiente. La biotecnologia e' solo una delle opzioni per migliorare la qualita' e la quantita' del cibo in modo sostenibile. La scelta delle opzioni migliori per affrontare problemi di produzione specifici nei paesi in via di sviluppo dovrebbe essere basata su considerazioni di carattere economico, tecnico, sociale, commerciale e di sicurezza. Le biotecnologie possono aggiungere nuove dimensioni agli approcci integrati attualmente esistenti, ma non sostituirli. Forse le potenzialita' maggiori delle biotecnologie non vengono dagli organismi geneticamente modificati, ma dalle tecniche che completano le strategie di incrociamento convenzionale per aumentarne l'efficienza (come l'uso dei marcatori genetici). I vaccini e i materiali vegetali liberi da virus hanno grandi potenzialita'. Gli strumenti diagnostici basati sulle biotecnologie possono essere di grande aiuto per identificare subito molti agenti patogeni virali e batterici. La ricerca biotecnologica dovrebbe concentrarsi su sfide chiave che i paesi in via di sviluppo devono affrontare come la siccita', l'erosione del suolo e la salinita'. Il punto e' sfruttare le risorse genetiche attraverso le biotecnologie, e non solo manipolarle. La FAO e' preoccupata per la crescente specializzazione della ricerca agraria esclusivamente concentrata a livello cellulare. Le pressioni sugli istituti di ricerca per ottenere finanziamenti esterni (e non pubblici) puo' portare ad una enfatizzazione eccessiva della ricerca correlata al biotech. La percezione delle potenzialita' di far profitto dagli OGM ha gia' cambiato la direzione degli investimenti verso una maggiore dipendenza dalle monocolture. La FAO chiede di rovesciare il declino del finanziamento alla ricerca pubblica. Fonte: FAO; REUTERS; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it
 
USA: Bush vuole minare il protocollo di Montreal sull'ozono
7 Febbraio 2003 - L'amministrazione Bush ha richiesto sostanziose esenzioni per 54 compagnie e gruppi commerciali che vogliono continuare ad usare il metil bromuro, un pesticida che secondo quanto prevede il protocollo di Montreal deve essere eliminato definitivamente entro il 2005. Tutte le richieste sono state approvate dall'EPA (Environmental Protection Agency) e sottoposte all'ONU. Le richieste di esenzioni vengono da aziende che, ritenendo di non avere alternative valide e di non poter essere competitive sul mercato senza le esenzioni, usano il metil bromuro per le piantagioni di fragole, tabacco, pepe, pomodoro, cocomeri e altri vegetali o che operano nei campi da golf. Le richieste Americane provocherebbero un aumento dell'uso del pesticida del 39% rispetto ai livelli di riferimento del 1991. Il metil bromuro e' un gas tossico che sterilizza il suolo prima di passare alla fase della coltivazione, o serve anche ad uccidere i parassiti nei prodotti alimentari immagazzinati. Gli scienziati lo considerano un potente distruttore dello strato di ozono e stimano che sia responsabile per il 7% dell'erosione dell'ozono. E' anche estremamente tossico per gli esseri umani, dato che causa avvelenamento acuto e malattie croniche in coloro che vivono e lavorano dove il metil bromuro e' utilizzato. Secondo le ONG ambientaliste, l'amministrazione Bush sta minando il trattato dando il cattivo esempio ad altri paesi che intendono richiedere le stesse esenzioni. Gli ambientalisti sostengono che valide alternative sono gia' disponbili. Gli USA sono il maggior consumatore di metil bromuro, e coprono il 25% dei consumi mondiali. Il pesticida e' prodotto dalla Albemarle Corporation negli USA e da altre compagnie in Israele e Cina. Il protocollo di Montreal prevede che i paesi industrializzati riducano l'uso del pesticida  del 25% nel 1999 (rispetto alle quantita' usate nel 1991), una riduzione del 50% nel 2002 e del 70% nel 2003, mentre un divieto totale deve entrare in vigore nel 2005. Fonte: New York Times; PANNA; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it
 
Russia: WWF: Le iniziative della Shell per le balene sono 'greenwashing'
19 Febbraio 2003 - La Shell e la Sakhalin Energy Investment (SEI) hanno annunciato che spenderanno 5 milioni di dollari in uno studio sulle balene grigie del Pacifico occidentale, ma secondo il WWF questo non rimuovera' i pericoli per questa specie di cetacei, e non e' niente piu' che un'operazione di greenwashing. La SEI e la Shell sono coinvolte in un esteso programma di estrazione petrolifera intorno all'isola russa di Sakhalin, una zona dove le rare balene grigie del Pacifico occidentale si nutrono. Le due compagnie hanno annunciato che lo studio riguardera' lo stato di salute delle popolazioni di balene grigie, la cui popolazione e' stimata intorno ai 100 esemplari. Il WWF sostiene che se le compagnie sono serie nelle loro intenzioni di proteggere questa specie, devono modificare i loro piani di estrazione. Se non modificheranno il progetto Sakhalin-2 per eliminare i pericoli, quel denaro non e' niente piu' che greenwashing. Cinque mln di dollari mitigheranno ben poco l'impatto della nuova piattaforma adiacente ai territori in cui le balene si nutrono, o dei 4 oleodotti che attraverseranno quelle zone. I gruppi ambientalisti sono preoccupati per il fatto che le compagnie petrolifere che operano intorno all'isola conducano test sismici vicino alle zone di alimentazione delle balene, spaventandole o impedendogli di nutrirsi. Secondo il WWF, se la SEI e la Shell vogliono veramente che le balene grigie sopravvivano, dovrebbero spostare la piattaforma e gli oleodotti. Su questo punto concorda anche il direttore di Pacific Environment, una ONG che lavora in partnership con le ONG russe e sta monitorando il finanziamento dei progetti attraverso i soldi dei contribuenti che arrivano tramite la Banca Europea per la Ricostruzione, e alcune Agenzie di Credito all'esportazione. Oltre alla Shell, anche la ESSO opera intorno all'isola. 
Un'altra cattiva notizia per i cetacei arriva dal Giappone. Il governo giapponese ha detto che le balene dovrebbero essere trattate come animali nocivi in quanto divorano tante risorse ittiche quante ne riesce a prelevare la flotta Giapponese. I paesi che sono contrari alla caccia alle balene potrebbero subire "rappresaglie" da parte del Giappone, come sanzioni commerciali, ha detto un funzionario del governo nipponico al summit sulla pesca della FAO. Secca e' stata la risposta del WWF, che gia' in passato aveva avanzato le sue critiche a questa teoria. Secondo l'organizzazione ambientalista, le risorse ittiche sono in declino per la gestione insostenibile della pesca attuata fino ad oggi. Non si spiegherebbe, infatti, come mai nell'ultimo secolo le popolazioni di balene siano state praticamente decimate e contemporaneamente le risorse ittiche siano diminuite se non si considera la pesca eccessiva portata avanti da paesi che regalano sussidi alle proprie flotte le quali decimano le popolazioni di pesce in tutto il mondo. I sussidi ammontano a 15 miliardi di dollari all'anno. Il Giappone consuma il 28% del pescato mondiale annuale. Secondo la FAO, il 75% delle specie ittiche consumate per l'alimentazione sono sfruttate al limite di rigenerazione o sovrasfruttate oltre quel limite. Fonte: WWF Int.; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it
 
WWF: Per produrre 1kg di pesce allevato servono 4kg di pesce selvatico
18 Febbraio 2003 - Ogni anno circa 80 milioni di tonnellate di pesce vengono prelevate dai mari e dagli oceani di tutto il mondo. Non tutto questo pesce finisce nei nostri piatti. Piu' di un terzo e' usato per produrre farina di pesce o olio di pesce. Ma neanche questi finiscono tutti in prodotti alimentari o altri prodotti di consumo diretto: due terzi sono usati per gli allevamenti di pesce del settore dell'acquacoltura. Quello dell'acquacoltura e' uno dei settori industriali alimentari in maggiore crescita nel mondo. L'aumento del settore di allevamento di specie ittiche e' alimentato in gran parte della crescente domanda di pesce di alta qualita' come il salmone o la trota. Queste sono specie carnivore che in liberta' si nutrono di pesci piu' piccoli, calamari e altri crostacei. Quando vengono allevati in cattivita', invece, sono nutriti con palline composte in gran parte da farina e olio di pesce che provengono da piccoli pesci pieni di spine come acciughe, sardine, sgombro e aringhe. Alcune di queste specie sono destinate anche per il consumo umano, ma altre sono usate solo per fare questi prodotti. Secondo una stima cauta del WWF, servono 4 kg di pesce selvatico per produrre 1 kg di pesce allevato. L'industria dell'acquacoltura attualmente consuma il 70% della produzione mondiale di olio di pesce e il 34% delle farine di pesce. Gli allevamenti di salmone e trota da soli consumano il 53% della produzione mondiale di olio di pesce. E se l'allevamento di pesce continuera' a crescere al ritmo attuale, entro il 2020 l'industria del settore potrebbe usare tutta la produzione di olio di pesce e la meta' delle farine di pesce. Ma i pesci di piccola taglia non sono risorse infinite e molte popolazioni sono gia' sfruttate oltre il limite di rigenerazione, come alcune specie che vivono lungo la costa del Peru' e del Cile. Il pescato di sardine in Sud America, per esempio, e' diminuito drasticamente da 6.5 milioni di tonnellate nel 1985 a 60,000 tonnellate nel 2001 a causa di El Nino e della pesca eccessiva. Anche alcune specie dell'Atlantico nord orientale sono sovrasfruttate. Il declino di questi pesci non e' solo un problema per gli allevamenti, ma anche per gli ecosistemi. Essi infatti sono prede di altri pesci, uccelli e mammiferi. L'eccessivo sfruttamento significa meno cibo per i merluzzi, gli eglefini, i tonni, o le orche. E' ironico che l'allevamento di pesce sia pubblicizzato come un modo per diminuire la pressione sulle risorse ittiche selvatiche.
La gestione sostenibile della pesca e' possibile. Ci sono alternative anche per l'olio e la farina di pesce. L'uso crescente delle interiora di pesce catturato per il consumo umano e' una possibile soluzione che e' poco considerata. Negli ultimi anni, gli allevamenti di pesce in mare stanno superando quelli sulla terra. Il risultato e' che le interiora vengono perse nell'oceano. Ma potrebbero essere usate per l'alimentazione degli animali. Un altra alternativa e' l'uso di proteine vegetali. Ma anche le alternative presentano problemi. Ad esempio le interiora dei pesci come le budella presentano quantita' di sostanze tossiche maggiori, come le diossine. Ad ogni modo, qualsiasi sia la soluzione adottata, essa non deve causare danni agli ecosistemi marini. Fonte: WWF Int.; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it
 
OGM: Il governo della Tasmania estende la moratoria fino al 2008
27 Febbraio 2002 - La moratoria sulla coltivazione commerciale degli OGM dichiarata due anni fa dal governo della Tasmania (Australia) e' stata estesa per altri 5 anni, fino al 2008. I Verdi hanno plaudito alla decisione, mentre critiche sono venute da alcune lobby commerciali agricole. Secondo la politica adottata, solo i campi sperimentali di piantagioni GM non destinate all'alimentazione continueranno ad esistere. Secondo il ministro dell'ambiente della Tasmania, la reputazione dell'isola per i suoi cibi sicuri e' meritata e nulla dovrebbe minacciarla. Un rappresentante delle industrie ha detto che una moratoria di tre anni sarebbe stata piu' appropriata per permettere maggiore flessibilita' per opportunita' future. Un altro rappresentante dell'industria si e' detto deluso dalla decisione. 
Il governo dello stato dell'Australia Occidentale ha presentato una bozza di legge che prevede l'istituzione di alcune aree OGM-free. La proposta legislativa e' arrivata dopo la richiesta da parte della Monsanto e della Bayer/Aventis di poter coltivare piantagioni GM commerciali in Australia. Le domande attualmente sono sotto esame da parte dell'Office of the Gene Technology Regulator (OGTR). Il ministro dell'agricoltura dello stato dell'Australia Occidentale ha detto di essere convinto che le due compagnie non vogliono coltivare piantagioni GM nel suo stato, ma vuole un piano di riserva nel caso in cui Monsanto e Bayer ne facessero richiesta. Il ministro ha detto: "l'impegno che ho avuto dalla Monsanto e dalla Bayer e' che esse, anche supponendo che l'OGTR e lo stato dell'Australia occidentale approvino le loro richieste, non procederebbero a coltivare le piantagioni commerciali anche se legalmente fosse possibile.
Il governo Thailandese invece ha deciso di aprire campi sperimentali di OGM, ma continuera' a mantenere la moratoria sulla vendita di prodotti transgenici nei mercati della Thailandia. Infatti attualmente sono vietate le importazioni di OGM, e le sperimentazioni di cotone GM sono permesse solo in laboratorio. Fonte: Agnet; REUTERS; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it
 
India: I responsabili dei massacri in Gujarat devono essere portati alla giustizia
27 Febbraio 2003 - Amnesty International e Human Rights Watch hanno espresso solidarieta' alle vittime Hindu e Musulmane dei massacri di Godhra e degli attacchi successivi iniziati un anno fa. Le violenze tra le due comunita' religiose sono iniziate il 27 febbraio 2002 quando nella citta' di Godhra una banda di musulmani ha attaccato e incendiato due vagoni treno che trasportavano attivisti Hindu. Il giorno dopo e' iniziata una rappresaglia da parte degli Hindu che hanno ucciso centinaia di persone e lasciato decine di migliaia senza casa. Le donne musulmane sono state struprate brutalmente. Sono state scavate tombe in tutto lo stato. I becchini hanno detto che i corpi arrivavano bruciati o mutilati oltre la riconoscibilita'. Secondo Human Rights Watch, gli attacchi premeditati accuratamente sono stati organizzati con la piena partecipazione della polizia e di altri funzionari statali. In alcuni casi essi erano osservatori passivi, ma in molti altri casi i poliziotti guidavano le bande omicide che miravano ad uccidere i musulmani che trovavano. Altri poliziotti passavano le vittime direttamente nelle mani degli assassini. Coloro che chiedevano aiuto alla polizia si sentivano rispondere "non abbiamo nessun ordine di salvarvi". I funzionari statali sono stati direttamente coinvolti nelle uccisioni di migliaia di musulmani e hanno tentato di nascondere il ruolo dello stato nelle violenze. I gruppi piu' direttamente coinvolti nelle violenze contro i musulmani comprendono il VHP (World Hindu Council), l'RSS (Rashtriya Swayamsevak Sangh) e il Partito Bharatiya Janata che guida il governo nello stato del Gujarat. Collettivamente questi gruppi sono considerati la famiglia delle organizzazioni Hindu nazionaliste. Secondo le cifre governative, piu' di 98,000 persone nella prima meta' del 2002, gran parte delle quali di religione musulmana, risiedevano nei 100 campi di assistenza in tutto il paese. Ma dall'Ottobre 2002 il governo ne ha chiusi molti nonostante la paura dei musulmani di ritornare nelle loro proprieta'.
L'anniversario dell'inizio dei massacri durante i quali morirono piu' 2000 persone, dice Amnesty, dovrebbe ricordare ai governi di India e dello stato di Gujarat che deve essere resa giustizia alle vittime e alle loro famiglie seguendo le indicazioni della Commissione Nazionale per i Diritti Umani se la credibilita' del sistema giudiziario del paese vuole essere mantenuta. Esattamente un anno dopo l'inizio delle violenze in Gujarat, non c'e' stata alcuna condanna dei responsabili. E sebbene il governo Indiano si sia inizialmente vantato delle migliaia di arresti fatti in seguito agli attacchi, gran parte degli arrestati sono stati rilasciati dietro cauzione, assolti o semplicemente liberati. Secondo alcuni attivisti locali, coloro che rimangono in prigione sono soprattutto appartenenti alla casta degli intoccabili, o alla comunita' musulmana. A questo punto, dice HRW, dovrebbero intervenire le autorita' federali; Il governo dello Gujarat, lo stesso che si e' reso complice delle violenze, non puo' rendere giustizia alle vittime. I testimoni che inizialmente hanno cercato di identificare i loro assalitori sono stati spesso torturati, minacciati o corrotti per far si' che cambiassero versione dei fatti o che non si presentassero durante i processi. Invece di indagare e perseguire le accuse di omicidio e stupro, le autorita' hanno regolarmente declassato le accuse a semplice sommossa. La scorsa settimana il governo dello Gujarat ha incriminato 131 musulmani per l'attacco di Godhra contro gli Hindu. Tutti sono stati incriminati secondo la legge sulla prevenzione al terrorismo, che HRW considera repressiva e poco rispettosa dei diritti umani. Ma nessun Hindu e' stato incriminato con la stessa legge in relazione alle violenze seguite all'attacco di Godhra contro la comunita' islamica. Lo stato di diritto non puo' essere ingiustamente ed iniquamente repressivo per alcuni e inesistente per altri, dice HWR. Incidenti di violenza vengono documentati ogni giorno nello Gujarat e, nonostante le rassicurazioni del governo statale, la situazione e' lontana dalla "normalita'". Anche se molte famiglie hanno ricevuto risarcimenti per la morte dei loro cari, pochi hanno ricevuto finanziamenti per risarcire la distruzione delle loro proprieta'. Fonte: Human Rights Watch; Amnesty Int.; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it