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Headlines Johannesburg 04-09-02



A: <info@peacelink.it> "Associazione PeaceLink"
Da: sjs.headlines@sjcuria.org

HEADLINES da Johannesburg -- WSSD, 10 giorno
-- Notizie dall'apostolato sociale della Compagnia di Gesù -- 4 settembre 2002
...per scambiare notizie, condividere la spiritualità e favorire il lavoro
in rete...
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* Un bilancio provvisorio

Mercoledì, mentre la bozza della Dichiarazione Politica era ancora oggetto
di trattative riservate, ha cominciato a circolare il Piano di Azione con
gli emendamenti approvati durante il Summit; è dunque possibile tracciarne
un primo bilancio provvisorio, da verificare dopo uno studio più attento
del testo.

Il primo risultato positivo è la limitazione dei danni, cioè dei possibili
passi all'indietro rispetto alla bozza di partenza: eliminazione di
obbiettivi e scadenze per alcune materie, soppressione di ogni riferimento
agli effetti negativi della globalizzazione, subordinazione degli
obbiettivi ecologici e sociali alle regole e agli accordi commerciali,
indebolimento dei principi chiave di Rio e dei Millennium Development Goals
sul tema della povertà, ecc.

Per quanto riguarda la globalizzazione, si riconosce che alcuni Paesi e
popoli ne subiscono conseguenze negative e che, pertanto, "sono necessarie
misure a livello nazionale e internazionale, formulate e attuate con la
piena ed effettiva partecipazione dei Paesi in via di sviluppo e di quelli
in transizione". Comunque, 11 paragrafi ripropongono il piano di
liberalizzazione del commercio del WTO; la dura critica mossa dalle ONG --
le strutture del commercio internazionale favoriscono i ricchi e causano
gravi problemi ai Paesi poveri -- non riceve menzione né tanto meno
risposta. E' stata cancellata la clausola che prescriveva la "coerenza" di
tutti gli accordi ambientali con le regole del WTO, che avrebbe
praticamente comportato l'eliminazione di tutte le scadenze precise. Ma se,
da una parte, si invoca il coordinamento fra accordi e politiche in tema di
commercio, ambiente e sviluppo, dall'altra il ruolo dominante del WTO nella
governance mondiale è riaffermato con frequenza. Le tensioni sottostanti
appaiono evidenti nella formulazione praticamente incomprensibile
dell'articolo 92: "Promuovere il mutuo sostegno fra il sistema commerciale
multilaterale e gli accordi ambientali multilaterali, in modo coerente con
gli obbiettivi dello sviluppo sostenibile e in sostegno del piano di lavoro
concordato in sede WTO, riconoscendo al tempo stesso l'importanza di
conservare l'integrità di entrambi gli insiemi di obbiettivi".

Le regole del commercio internazionale sono state oggetto dei negoziati più
difficili del Summit. USA e UE si sono opposti a ogni progresso nel cammino
di eliminazione dei sussidi alla produzione e all'esportazione di prodotti
agricoli, una delle più insistenti richieste dei Paesi in via di sviluppo.
Sussidi per un controvalore di 1 miliardo di dollari al giorno impediscono
di fatto l'accesso al mercato dei prodotti agricoli dei Paesi in via di
sviluppo -- il grosso delle loro esportazioni -- mettendone a repentaglio
la produzione agricola e la sicurezza alimentare. In materia, il documento
finale di Johannesburg si limita a ripetere la Dichiarazione Ministeriale
di Doha, che affida la soluzione del problema ai negoziati per l'Accordo
sull'agricoltura.

L'appello per l'istituzione di un meccanismo internazionale di
stabilizzazione dei prezzi delle materie prime e invertire il peggioramento
delle ragioni di scambio -- misura che avrebbe protetto le economie dei
Paesi più poveri -- è scomparso nel passaggio dalla bozza al documento
finale, ed è stato sostituito dall'impegno di sostenere la diversificazione
e l'aumento delle loro esportazioni Paesi. Ancora una volta, le proposte di
regolamentazione sono cadute a vantaggio di soluzioni orientate al mercato.

Ci si prefigge l'obbiettivo di promuovere la responsabilità delle imprese
attuando gli accordi intergovernativi in vigore, sviluppando iniziative
internazionali, dando vita ad accordi di partenariato fra pubblico e
privato, applicando le misure di regolamentazione nazionali "appropriate" e
sostenendo le esperienze positive. Queste indicazioni, deboli e volontarie,
trascurano deliberatamente l'insufficienza degli accordi intergovernativi e
delle misure di regolamentazione nazionale in questa materia. Tuttavia, se
consideriamo che fino al 1995 nessuna menzione delle multinazionali compare
nei documenti ufficiali delle Nazioni Unite, appare evidente come
Johannesburg abbia dato un posto di rilievo alla questione della loro
responsabilità.

I Millennium Development Goals (MDG), fra cui "eliminare la povertà,
migliorare le condizioni sociali e i livelli di vita, e proteggere
l'ambiente" [76], emergono come obbiettivi di estrema importanza, su cui
c'è consenso internazionale, e come parametri per la valutazione
dell'operato dei governi.

Il capitolo sul debito afferma la corresponsabilità di creditori e debitori
per evitare che esso diventi insostenibile: un passo indietro rispetto alla
bozza precedente, più semplice e precisa. Si suggerisce l'opportunità di
dar vita a qualche forma di meccanismo arbitrale in materia di debito, ma
non c'è alcun riferimento al "meccanismo internazionale di uscita
dall'idebitamento" auspicato dalla Conferenza sul Finanziamento dello
Sviluppo di Monterrey (Messico, marzo 2002) [vedi HL20407 -- aprile 2002].

Sulla questione cruciale dell'energia, è stato sottoscritto l'impegno di
cooperare a tutti i livelli per migliorare l'accesso dei poveri all'energia
elettrica, come strumento per il raggiungimento dell'obbiettivo di
dimezzare entro il 2015 la percentuale di coloro che vivono in condizioni
di povertà assoluta. Riguardo alle fonti di energia alternative o
rinnovabili, se ne afferma l'importanza decisiva, anche se, per
l'insistenza degli Stati Uniti, sono stati eliminati tutti gli obbiettivi
concreti in materia. Il testo di Johannesburg rimane comunque la base per
possibili iniziative di cooperazione in questo campo. Si attende l'annuncio
di un obbiettivo unilaterale sulle fonti rinnovabili da parte di molti
Paesi e la Germania ha convocato un incontro mondiale su questo tema a Bonn
nel 2003.

Il diritto e la necessità di flessibilità in materia di brevetti
farmaceutici in vista della promozione dell'accesso alle medicine viene
riaffermata riprendendo i termini della Dichiarazione di Doha a riguardo. I
paragrafi finali della sezione sul commercio contengono una presa di
posizione, per quanto ambigua, contro pratiche quali l'embargo americano
nei confronti di Cuba, l'embargo commerciale contro l'Iraq e l'occupazione
israeliana della Palestina.

Il Piano di Azione invoca "cambiamenti radicali del modo in cui le società
producono e consumano". I Paesi sviluppati, i cui modelli di produzione e
consumo sono insostenibili, devono prendere l'iniziativa. Si incoraggia lo
sviluppo di "un quadro di programmi decennali a sostegno di iniziative
regionali e nazionali per accelerare la transizione verso forme di consumo
e di produzione sostenibili, in modo da promuovere lo sviluppo sociale ed
economico all'interno dei limiti di sopportabilità da parte degli
ecosistemi ..." [14]. Si riaffermano il principio "Chi inquina paga" e la
necessità del controllo dell'impatto ambientale della produzione e
dell'internalizzazione di tutti i costi di produzione.

Infine, si è trovato un accordo su scadenze precise per alcuni obbiettivi:
finanziamento dell'attuazione del Protocollo di Montréal sull'ozono entro
il 2005, dimezzamento della quota di popolazione priva di accesso all'acqua
potabile e di adeguate condizioni igieniche entro il 2015, sul
ristabilimento delle risorse ittiche, attualmente troppo sfruttate, sulla
minimizzazione degli effetti negativi della produzione e dell'uso dei
prodotti chimici entro il 2020. [HL20904]
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Direttore: Michael Czerny SJ
Redattore: Francesco Pistocchini <sjs.headlines@sjcuria.org>
Segretariato per la Giustizia Sociale, C.P. 6139, 00195 Roma Prati, Italia
(fax) +39 0668 79 283
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