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Turchia: ENI, BP e Unocal colonizzano il paese
Turchia: BP, ENI e altre compagnie petrolifere colonizzano l'est del paese
www.ecquologia.it
Secondo quanto prevede un accordo siglato con il governo turco, le
multinazionali del petrolio saranno libere di violare i diritti umani e
distruggere l'ambiente per costruire un oleodotto nell'est del paese
Fonte: FoE International
Traduzione a cura di Fabio Quattrocchi mailto:FABIOCCHI@inwind.it
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30 Agosto 2002
La British Petroleum (BP) e altre compagnie petrolifere hanno siglato con il
governo turco un accordo che gli conferisce la liberta' di violare le leggi
nazionali per costruire un oleodotto da loro proposto.
L'oleodotto proposto e' lungo 1760 km ed e' sponsorizzato da BP (Gran
Bretagna), ENI (Italia), Unocal (USA), Statoil (Norvegia), Turkiye Petroleum
(Turchia), TotalFinaElf (Francia), Itochu Oil (Giappone), Delta Hess
(USA/Arabia Saudita) e la compagnia petrolifera statale dell'Azerbaijan.
Esso si estenderebbe dalla citta' di Baku sul Mar Caspio, attraversando
Tiblisi in Georgia, per finire nella citta' turca di Ceyhan sulla costa
mediterranea. L'oleodotto verrebbe completato entro il 2005 e sarebbe
funzionante per 40 anni. L'accordo, conosciuto anche come HGA (Host
Government Agreement), istituisce un corridoio che di fatto sarebbe al di
fuori della giurisdizione nazionale turca per tutta la durata del progetto
proposto.
l'HGA e' stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Turchia il
10/09/2000, ma solo recentemente un gruppo di ONG lo ha ottenuto e
analizzato. Esso esenta le multinazionali dagli obblighi delle attuali e
future leggi turche che potrebbero ostacolare i profitti del progetto,
comprese le leggi ambientali, sociali e a tutela dei diritti umani. L'unica
legge non violabile e' la costituzione.
L'accordo permette al consorzio che costruira' l'oleodotto di chiedere alle
forze di sicurezza turche una protezione illimitata, senza nessuna garanzia
a tutela dei diritti umani. Secondo le vaghe parole del testo, le unita'
paramilitari potrebbero essere disposte lungo il percorso dell'oleodotto per
prevenire "disturbi della popolazione civile" o attivita' "terroristiche".
Dato che l'oleodotto passera' nel bel mezzo di villaggi e delle proprieta'
private, le persone potrebbero trovarsi separate dalle loro famiglie o terre
e sarebbero costrette ad oltrepassare regolarmente la proprieta' delle
multinazionali durante la loro vita quotidiana.
L'accordo prevede anche il libero accesso alle risorse idriche da parte
delle multinazionali, senza tenere in considerazione le necessita' delle
comunita' locali; inoltre il consorzio sarebbe esentato da ogni
responsabilita' in caso di una fuoriuscita di greggio o in caso di altri
danni causati dall'oleodotto. Il governo turco puo' intervenire solo
temporaneamente in caso di minaccia "imminente" e "materiale" al pubblico,
all'ambiente e alla sicurezza nazionale.
Ma il testo non specifica cosa costituirebbe una simile minaccia. Ne'
chiarisce chi debba stabilire l'esistenza di tale minaccia. Sembra che alle
comunita' locali e ai paesi confinanti non sia lasciata alcuna possiilita'
di rivolgersi alle autorita' giudiziarie per gli eventuali danni subiti. Il
percorso scelto per l'oleodotto e' uno dei piu' costosi possibili per le
esportazioni di greggio del Caspio. Secondo la British petroleum, la sua
profittabilita' dipendera' dalla disponibilita' di denaro pubblico, gran
parte del quale dovrebbe venire dalla Banca Mondiale e dalle Agenzie di
Credito all'Esportazione (ACE).
Le ONG hanno definito l'accordo con l'aggettivo "colonialista", e lo hanno
paragonato al vecchio accordo MAI (Multilateral Agreement on Investment)
dell'OSCE, che e' stato rifiutato nel 1998 da molti governi e dalla societa'
civile perche' prevedeva ricompense alle aziende qualora i governi dei paesi
in cui operavano avessero adottato leggi dannose per i loro profitti, senza
tener conto degli interessi dei cittadini.
Secondo gli Amici della Terra, questo e' un chiaro esempio del perche' il
Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile di Johannesburg debba adottare
regole sulla responsabilizzazione delle corporations. Lasciate ai loro
progetti, le multinazionali sono felici di mettere il profitto al di sopra
della persona. La BP e le altre compagnie petrolifere vogliono essere
esentate dalle regole, distruggendo l'ambiente e calpestando i diritti delle
comunita' locali in totale impunita'.
Secondo un'altra delle ONG, la Turchia e' divisa in tre paesi adesso: l'area
dove si applicano le leggi turche, le aree Curde sotto la legge militare, e
una striscia lungo la quale la BP e le altre compagnie sono il governo
effettivo. Simili accordi sono stati negoziati anche in Georgia e
Azerbaijan.
Il gruppo di ONG comprende: FoE International, CRBM, Cornerhouse, KHRP,
PLATFORM, CEE, Bankwatch Network, Ilisu Dam Campaign.