Newsletter Eco-Internazionalista www.ecquologia.it
-Clima: Greenpeace intenta una causa contro il governo statunitense
-Global: Le Agenzie di Credito all'Esportazione vanno riformate
-India: Enron ha violato i diritti umani tra il 1992 e il 1998
-Sudan: 88 persone condannate all'impiccagione e alla crocifissione
-Cile: Amici della Terra accusano la Nutreco per l'inquinamento
marino
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Traduzione a cura di Fabio Quattrocchi mailto:FABIOCCHI@inwind.it Pubblicato su http://www.ecquologia.it/sito/pag89.map Comunita' Internettuale dei Verdi http://www.informationguerrilla.org Information Guerrilla http://italia.indymedia.org Indymedia - Become the media http://www.ecplanet.net EcPlanet *************** Clima: Greenpeace intenta una causa contro il governo statunitense
27 Agosto 2002 - Greenpeace, Amici della Terra e la
citta' di Boulder (in Colorado) hanno depositato presso un tribunale
americano delle accuse rivolte al governo statunitense. La causa vede come
imputate due agenzie governative, si tratta della ExIm (Export Import Bank) e
della OPIC (Overseas Private Investment Corporation) che usano i soldi dei
contribuenti per fornire finanziamenti e prestiti alle multinazionali
statunitensi coinvolte in progetti d'oltremare che le banche
commerciali ritengono troppo rischiosi da sostenere. L'azione legale, unica nel
suo genere, sostiene che nell'ultimo decennio la OPIC e la ExIm hanno
fornito illegalmente oltre 32 miliardi di dollari a progetti di sfruttamento
petrolifero, oleodotti e centrali elettriche a carbone senza valutare il loro
impatto sul riscaldamento globale e sull'ambiente statunitense come richiesto
dal NEPA (National Environmental Policy Act) che obbliga tutte le agenzie
federali a condurre valutazioni di impatto ambientale dei progetti e dei
programmi che potrebbero avere significative
ripercussioni sull'ambiente umano. Secondo l'accusa, le due agenzie hanno
rifiutato di rivalutare i loro progetti seguendo gli obblighi del NEPA. Le
due organizzazioni ecologiste hanno avanzato le loro accuse a nome di alcuni
loro membri: per esempio un biologo il cui lavoro e' in pericolo perche' le
barriere coralline che ha passato la vita a studiare stanno scomparendo ad un
ritmo allarmante a causa dell'nnalzamento delle temperature oceaniche; o una
coppia del North Carolina la cui proprieta' rischia di essere distrutta dalle
ondate di maltempo. In passato la ExIm e' stata accusata anche per aver
finanziato progetti per la cui realizzazione sono stati violati diritti umani,
ad esempio la centrale elettrica della Enron a Dabhol (India) dove la polizia
locale arrestava arbitrariamente chi si opponeva al progetto o limitava la
liberta' di associazione. Per maggiori info sulla causa di Greenpeace e'
disponibile questo sito: http://www.climatelawsuit.org/ Fonte:
FoE Int.; HRW; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it
Global: Le Agenzie di Credito all'Esportazione vanno
riformate
Maggio 2002 - In un rapporto pubblicato da una
coalizione di organizzazioni che si battono per i diritti umani, per
l'ambiente, per la cancellazione del debito estero dei PVS, e contro il
commercio di armi, le Agenzie di Credito all'Esportazione (ACE) vengono
accusate di aver finanziato con denaro pubblico progetti che hanno distrutto
l'ambiente, contribuito a violare i diritti umani, alimentato conflitti, ed
aumentato la poverta'. Sebbene non siano tanto conosciute quanto la Banca
Mondiale o il WTO, le ACE spendono annualmente circa 50-70 miliardi di dollari
in progetti industriali ed infrastrutturali. Queste
agenzie governative (come l'Italiana SACE o le Statunitensi ExIm ed OPIC)
appoggiano le multinazionali che operano all'estero senza curarsi della tutela
ambientale, dei diritti umani, e dei lavoratori. Per esempio le ACE dagli USA e
dal Canada hanno appoggiato la multinazionale Asian Pulp and Paper (APP)
alimentando il taglio a raso delle foreste pluviali indonesiane. La APP ha
miliardi di dollari di debiti, molti dei quali con le ACE, ma invece di
fermarsi, taglia sempre piu' intensivamente per pagare i suoi creditori. Gran
parte dei progetti appoggiati dalle ACE si trovano nei paesi in via di sviluppo
dove operano le grandi multinazionali. Nonostante le ACE siano responsabili del
finanziamento di molti progetti internazionali, gran parte di esse non
sottopongono i progetti finanziati a valutazioni di impatto socio-ambientale. I
finanziamenti delle ACE ai progetti di sfruttamento petrolifero e minerario sono
due volte superiori a quelli forniti dalla Banca Mondiale e dalle banche
multilaterali messe insieme. Secondo il rapporto, circa la meta' di tutti i
progetti industriali dannosi per il clima hanno una qualche forma di appoggio
della ACE. Esse spesso finanziano progetti che la Banca Mondiale o altre banche
multilaterali ritengono troppo rischiosi. Il 24% del debito estero totale dei
paesi poveri e' dovuto alle ACE che finanziano progetti contrari ai
principi dello sviluppo sostenibile, e poi pretendono di farsi restituire il
denaro. Inoltre le ACE aiutano le esportazioni di armi che alimentano conflitti
e repressioni. Infine molti dei progetti finanziati hanno alti indici
di corruzione. Sin dal 1996 le Organizzazioni Non Governative (ONG) di
tutto il mondo hanno unito le loro forze per riformare le ACE. Nella
dichiarazione di Jakarta le ONG chiedono: 1. Trasparenza e pubblico accesso alle
informazioni delle ACE e del Gruppo di lavoro OSCE che le riunisce (ECG) 2.
Standard socio-ambientali non meno rigorosi di quelli adottati dalla Banca
Mondiale 3. L'adozione di criteri chiari per la tutela dei diritti umani che
guidino le operazioni delle ACE 4. Guide linea contro la corruzione 5.
Finanziare solo progetti economicamente produttivi 6. Tagliare i debiti che
i PVS devono alle ACE. Finora oltre 300 ONG hanno firmato la dichiarazione
di Jakarta. Fonte: Pacific Environment; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it
*Vi ripropongo questo articolo in merito alla ExIm
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India: Enron ha violato i diritti umani tra il 1992 e il
1998
23 Gennaio 2002 - Tra il 1992 e il 1998 la realizzazione dell'impianto elettrico della Enron corp. costruito a Dabhol (India) ha comportato gravi violazioni dei diritti umani. Cio' dimostra che le agenzie statunitensi di credito all'esportazioni devono esaminare piu' attentamente i progetti che finanziano, prima di concedere il prestito. Secondo un rapporto di Human Rights Watch (HRW) del 1999, le societa' indiane consociate alla Enron hanno pagato le forze di polizia per sopprimere l'opposizione dei cittadini all'impianto elettrico. La Enron e' stata complice della violazione di tali diritti per diversi anni. L'opposizione alla costruzione dell'impianto era iniziata nel 1992 per i sospetti di corruzione e per l'eccessiva velocita' con cui venivano condotti i negoziati riguardanti i termini e le condizioni dell'investimento della Enron. Gli agricoltori locali sostenevano di essere stati ingiustamente privati delle loro terre e contestavano il fatto che la poca acqua disponibile era stata deviata interamente per l'impianto. Alcuni attivisti hanno anche sollevato preoccupazioni sui potenziali danni ambientali. Il governo statunitense e' responsabile delle conseguenze sui diritti umani per la lobby che ha esercitato a nome di tre compagnie americane. La Banca Mondiale aveva ripetutamente rifiutato di finanziare il progetto perche' "economicamente non conveniente", ma il governo degli USA concesse alla Enron 300 milioni di dollari in garanzie di prestito per il suo investimento a Dabhol. La Export-Import Bank richiede una valutazione delle implicazioni sui diritti umani per concedere suoi prestiti. Ma la valutazione del Dipartimento di Stato diceva che non vi era alcun motivo per rifiutare di concedere il prestito. Secondo Human Rights Watch i contribuenti americani hanno finanziato la complicita' della Enron nella violazione di diritti umani, percio' chiede al Congresso che venga istituito un ufficio di valutazione presso la Export-Import Bank. Nel 2001 il Congresso aveva introdotto un provvedimento per evitare le "disattenzioni" della Export-Import Bank. Ma l'amministrazione Bush, a capo della banca stessa, e molti rappresentanti delle multinazionali si sono opposti al provvedimento che e' stato definitivamente affossato nello scorso Novembre. Il rapporto di HRW del 1999 documenta come gli appaltatori dell'impianto a Dabhol attaccavano ripetutamente i cittadini che esprimevano la propria opposizione. La polizia spesso si rifiutava di investigare le denuncie, e in diversi casi, arrestava le vittime con accuse inventate. La Dabhol Power Corporation (una consociata della Enron) rimborsava le spese alle forze di polizia per la sicurezza che esse garantivano alla compagnia: tutto secondo quanto prevedeva la legge. Nel 1997 la polizia fece un'incursione in un villaggio di pescatori che si opponevano all'impianto, e arrestarono arbitrariamente dozzine di abitanti. Tra questi vi era la moglie di uno dei principali contestatori del progetto Enron. La donna fu spogliata in bagno a porte e finestre chiuse, e poi portata in strada per essere percossa con bastoni. Rimase incinta per 3 mesi. Sempre nel 1997 la polizia arresto' 180 cittadini che manifestavano pacificamente davanti ai cancelli dell'impianto. Nel 1998 gran parte delle proteste erano cessate. La Enron e il governo locale ignoravano le denuncie dei cittadini. Adesso che la Enron e' fallita, l'impianto e' in vendita per altri appaltatori. Fonte: Human Rights Watch; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it Sudan: 88 persone condannate all'impiccagione e alla
crocifissione 22 Agosto 2002 - Amnesty International e' seriamente
preoccupata per le 88 persone, compresi due minori, condannate a morte per
impiccagione e crocifissione in Sudan a causa del loro presunto ruolo nel
conflitto etnico nel Darfur meridionale. Secondo Amnesty, le condanne a
morte, che l'organizzazione condanna di per se stesse, sono state emanate
senza neanche un giusto processo. La condanna a morte riguarda
anche due minori di 14 anni nonostante il divieto internazionale sulle
condanne a morte per minori. Le Corti di Emergenza, conosciute anche come corti
speciali hanno condannato a morte le 88 persone il 17 Luglio 2002 a Nyala
confermando le accuse di omicidio, rapine armate e disordine pubblico. Le accuse
erano legate alle recenti violenze tra il gruppo etnico di Rizeigat e quello di
Maalaya nel Darfur meridionale. Tutti gli accusati sono stati processati senza
adeguata rappresentanza legale e alcuni torturati prima del processo. Una
settimana dopo, la stessa corte ha condannato a morte 15 persone, compresa una
donna, per i presunti attacchi contro 2 villaggi del gruppo etnico Four. I capi
di accusa erano omicidio, possesso illegale di armi e banditismo. Le corti
speciali sono state istituite nel Darfur nell'ambito dello stato di emergenza
dichiarato nel 1998 che permette di aggirare le procedure giudiziarie del
Sudan. Amnesty si e' appellata al capo della giustizia del Darfur l'11
Agosto, ma la sua richiesta e' stata respinta. Il 26 Agosto e' ricorsa in
appello presso l'Alta Corte. Se questo tentativo fallira', l'ultima possibilita'
sara' di ricorrere alla Corte Costituzionale. Secondo Amnesty, la comunita'
internazionale dovrebbe impegnarsi per far sentire la propria opposizione alle
esecuzioni.
Il Darfur e' una regione che da 19 anni vede diversi gruppi
etnici lottare fra di loro. La regione e' incline alla proliferazione di piccole
armi spesso fornite dal governo che ha adottato la strategia di armare
e appoggiare alcuni gruppi etnici locali per combattere il piu'
grande gruppo armato d'opposizione, lo SPLA (Southern People's
Liberation Army). Le corti speciali non permettono rappresentanza legale per gli
accusati e sono presiedute da due giudici militari e uno civile. Il codice
penale del Sudan si basa sull'interpretazione del governo della Sharia (legge
islamica) e comprende pene come l'amputazione di arti, morte, e morte seguita da
crocifissione. Queste pratiche sono vietate dalle stesse convenzioni
internazionali che il Sudan ha ratificato come la Convenzione Internazionale sui
Diritti Civili e Politici, e quella sui diritti dei Minori. Amnesty
International non prende posizione sull'adozione della Sharia di per se, ma si
oppone incondizionatamente alla pena di morte in quanto viola il diritto alla
vita riconosciuto dal diritto internazionale, e si oppone a tutte le forme di
trattamento o punizione crudele, inumano e degradante. L'organizzazione chiede
che tali pratiche vengano rimosse dai codici penali senza eccezione. Fonte:
Amnesty International; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it
Scrivete, anche in italiano, a:
Ambasciata del Sudan
Via Spallanzani 24
00161 Roma
tel. 06/4404377
e-mail: info@ambasciata-del-sudan.it
Cile: Amici della Terra accusano la Nutreco per
l'inquinamento marino
22 Agosto 2002 - Secondo gli Amici della Terra, gli
allevamenti di salmone in Cile appartenenti alla multinazionale olandese
Nutreco, la piu' grande produttrice di salmoni del mondo, starebbero
inquinando le acque e violando le leggi. L'organizzazione ambientalista accusa
la Nutreco di aver violato sia le leggi cilene che le linee guida dell'OSCE per
le compagnie multinazionali. Gli antibiotici usati negli allevamenti per
combattere le malattie, i resti di cibo e le feci dei salmoni affollati nelle
gabbie stanno inquinando i laghi e i mari. La Nutreco ha costruito
allevamenti vicino la costa nonostante una zona costiera di 5 miglia e' stata
riservata solo alla pesca di piccola scala. Gli Amici della Terra hanno
criticato anche le condizioni di lavoro degli impianti e la limitazione delle
attivita' sindacali. La Nutreco si e' difesa sostenendo che se le accuse
venissero confermate, sarebbe pronta a collaborare per migliorare la situazione.
La compagnia ha pero' respinto ogni accusa riguardante le condizioni dei
lavoratori. Fonte: REUTERS; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it |