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ILVA Taranto: come progettare un lavoro ecosostenibile



Inviamo questo intervento oggi che Riva ha spento tutti i forni della 
batteria 4 della cokeria ILVA di Taranto, accingendosi anche a spegnere le 
batterie 3-5-6 perché fuori norma, come ha rilevato la recente perizia 
della magistratura.
E' un contributo all'analisi e al dibattito.
Emidio Loperfido (Cisl) e Alessandro Marescotti (PeaceLink)

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ILVA Taranto: come progettare un lavoro ecosostenibile

Associazioni ambientaliste e sindacati a Taranto stanno compiendo un 
importante sforzo per far convergere - in un quadro programmatico dal 
taglio rigoroso e costruttivo - i propri obiettivi in una prospettiva 
condivisa che sia concreta e non demagogica, capace di creare sinergia fra 
difesa dell'ambiente e tutela del lavoro  (il documento comune di 
ambientalisti e sindacati è su Internet all'indirizzo 
http://www.peacelink.it/webgate/taranto/msg00444.html ).

Ambientalisti e sindacati partono da una comune percezione: Riva tenta di 
scaricare su altri responsabilità e inadempienze proprie. Esse sono state 
rilevate dalla perizia commissionata dalla Magistratura con le conseguenti 
prescrizioni al tetto produttivo del carbon coke limitatamente alle 
batterie 3/6. Riteniamo paradossale la dichiarazione di Riva di rinunciare 
agli investimenti che sono di carattere ecologico ma anche produttivo.

A tutto questo occorre rispondere con una grande unità fra le forze 
sindacali e le forze ambientaliste.

Noi lavoreremo perché si realizzino le condizioni per operare sul tema 
della sostenibilità ambientale e della salute in termini organizzati tra 
forze sociali, ambientaliste e pubblica amministrazione nel solco della 
concezione normativa comunitaria a cui per appartenenza tutti i livelli 
pubblici e privati devono sottostare al fine di gestire i rischi ambientali 
all'interno e all'esterno dei luoghi di lavoro.
In coerenza con questo va respinta e dichiarata inopportuna qualsiasi 
scelta di terrorismo occupazionale o demagogica. La nostra richiesta di 
applicazione delle leggi in campo ambientale coincide con la più alta 
protezione del bene supremo dei cittadini e dei lavoratori: la salute e la 
vita.

Le associazioni ambientaliste e i sindacati ritengono che la migliore 
tutela in concreto dei livelli occupazionali sta nel controllo degli 
scarichi a norma preferibilmente mediante una Dichiarazione Ambientale 
Integrata (ex DPR del 1998 che ha dichiarato Taranto area a elevato rischio 
ambientale). Tale Dichiarazione costituisce la garanzia non solo del 
mantenimento dei livelli produttivi industriali - che a Taranto sono di 
interesse strategico nazionale - ma anche di un'occupazione persino 
potenziata (con nuovi profili professionali sia pubblici sia privati) e 
oltretutto garantita da una situazione sanitaria anch'essa a norma.

Noi riteniamo che gli investimenti innovativi in campo tecnologico saranno 
la verifica concreta della volontà della proprietà dell'ILVA ad operare per 
un vero e duraturo posizionamento industriale dello stabilimento 
siderurgico di Taranto.

Il rifiuto o la negazione di questo percorso inevitabilmente minerà la 
credibilità dell'azienda sia in campo ambientale che della sicurezza nei 
luoghi di lavoro. Diciamo questo con giustificato allarme.

Infatti, prendendo a riferimento i risultati dell'ultima perizia 
commissionata dalla Magistratura in cokeria, si pone la necessità di una 
verifica degli attuali protocolli sanitari che regolamentano la 
sorveglianza medica per i lavoratori addetti alla produzione del carbon 
coke, essendo stato rilevato un significativo impatto sull'organismo dei 
lavoratori interessati a tale produzione.

Pertanto occorre richiedere un tavolo nazionale di confronto con il Governo 
(attività produttive e ambiente). Altrettanto necessario e utile è la 
predisposizione di tavoli regionale ma soprattutto provinciale (e in tal 
senso l'annunciata Consulta provinciale va considerata un impegno a cui 
dare continuazione) per la gestione concertativa della sostenibilità 
ambientale con il conseguente corredo della scelta dei profili che 
caratterizzeranno le scelte prevenzionali non solo per l'industria ma anche 
per gli inquinamenti civili in ordine alle depurazioni, al recupero e 
riutilizzo dell'acqua, all'intervento sui rifiuti e le discariche, alla 
mobilità urbana ed extraurbana, ai controlli degli impianti termici 
domestici, ad una nuova definizione delle aree a verde pubblico. Alla 
Provincia è demandato (come recita il Testo Unico 2000 della Pubblica 
Amministrazione) tale compito.

Questo è un contributo che le associazioni ambientaliste e sindacali 
possono offrire.
Vogliamo superare ogni falsa contrapposizione fra ambiente, occupazione e 
salute, progettando un'occupazione ecosostenibile.


Emidio Loperfido - Cisl
Alessandro Marescotti - PeaceLink