[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
Summit Johannesburg
In occasione del prossimo Summit di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile
la nostra casa editrice ha già pubblicato uno studio preparatorio curato
dalla Fondazione Heinrich Boll e coordinato da Wolfgang Sachs.
Ne alleghiamo in attachment la scheda editoriale e alcuni documenti.
Distinti saluti,
Francesco Saldi
Francesco Saldi
(Ufficio Stampa)
Editrice Missionaria Italiana
Via di Corticella 181
40128 Bologna =20
tel. 051/326027 - fax 051/327552 - www.emi.it
EDITRICE MISSIONARIA ITALIANA
Via di Corticella 181 - 40128 Bologna
tel. 051326027 - fax 051327552 - www.emi.it
Ufficio Stampa email: stampa@emi.it
informazioni editoriali
Fondazione Heinrich Böll
THE JO'BURG - MEMO
Il Memorandum di Johannesburg per il Summit mondiale sullo sviluppo
sostenibile - Ecologia: un nuovo colore della giustizia
collana: 4.4 - Strumenti - ISBN 88-307-1173-X
pagg. 128 - formato: 21x29- stampa: giugno 2002- _ 7,00
Autore:
Ha coordinato i lavori il prof. Wolfgang Sachs del Wuppertal Institut.
L'opera è frutto della Heinrich Böll Fundation.
Sommario:
Sviluppo sì, ma che tipo di sviluppo e per chi?
Ecologia, un nuovo colore della giustizia.
Destinatari:
Ogni categoria di persone.
Recensione:
Nell'agosto del 2002 il Vertice Mondiale sullo sviluppo sostenibile si
svolgerà a Johannesburg. L'evento si preannuncia ricco di speranze a dieci
anni dallo storico Vertice di Rio.
Pubblichiamo questo memorandum alcuni mesi prima affinché i lettori possano
meglio informarsi per seguire con attenzione la conferenza mondiale che
riguarda un argomento sulla cui importanza e urgenza non ci sono più dubbi.
Gli autori si sono incontrati su invito della Fondazione Heinrich Böll. Il
loro lavoro è stato coordinato da Wolfgang Sachs e dal suo assistente Heman
Agrawal.
Il Memorandum solleva una questione spesso dimenticata ma centrale:
"Sviluppo sì, ma che tipo di sviluppo e per chi?". Gli autori sono
d'accordo sull'urgente necessità di reintegrare i mercati in un sistema di
regolazioni ambientali e sociali, e limitazioni a livello locale,
regionale, nazionale e globale. La domanda di una redistribuzione dei
diritti e delle risorse si trova proprio al centro di questo memorandum.
Jo'burg Memo
Per lettori con poco tempoŠ
Nel 1992, la Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo di
Rio diede al progresso il nuovo nome di "sviluppo sostenibile". L'idea ebbe
subito successo in tutto il mondo, ma con esiti alterni. Nell'agosto del
2002, la Conferenza Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile di Johannesburg
sarà un'opportunità di riflessione e revisione. In questa occasione, la
comunità internazionale cercherà di dedicarsi alle sfide poste, da una
parte, dalla povertà cronica e, dall'altra, da un benessere avido di
risorse.
Questo Memorandum propone un'agenda per l'equità e l'ecologia nel prossimo
decennio. È stato redatto da un gruppo di 16 attivisti indipendenti,
intellettuali, manager e politici, riuniti dalla Fondazione Heinrich Böll
per contribuire al dibattito mondiale dalla prospettiva della società
civile. Non è né una piattaforma politica né uno studio d'esperti, ma un
"memorandum" nel vero senso della parola; prova a formulare cosa riteniamo
si debba tenere presente.
I paesi del Sud - e in primis il paese ospite, il Sudafrica - considerano
Johannesburg un vertice sullo sviluppo più che sull'ambiente. Questo è
perfettamente giustificato, dato il sistematico oblio dell'equità e della
giustizia nelle politiche mondiali. Tuttavia, sarebbe un passo indietro,
una ritirata da Rio, se il summit dovesse risolversi in un ulteriore
abbandono della biosfera. Al contrario, questo Memorandum sostiene che è
l'ora per il Sud (unitamente alle economie in transizione) di abbracciare
la sfida ecologica. La cura dell'ambiente è una chiave per assicurare il
sostentamento e la salute alle parti marginali della cittadinanza mondiale.
Non ci può essere sradicamento della povertà senza ecologia. Per di più,
una strategia ambientale è indispensabile per uscire dall'ombra
dell'egemonia del Nord e da un modello di sviluppo basato sull'energia
fossile, ormai storicamente obsoleto.
La Prima Parte - Rio a posteriori - valuta i dieci anni trascorsi dalla
Conferenza di Rio. Mostra un paradosso: Rio ha lanciato una quantità di
processi istituzionali di successo, ma non ha prodotto tangibili risultati
globali. In particolare, la globalizzazione economica ha largamente eroso
guadagni fatti a livello locale e ha diffuso un'economia basata sullo
sfruttamento totale del globo, tale da esporre le risorse naturali dei
paesi del Sud e della Russia alla forza di attrazione del mercato mondiale.
La Seconda Parte - L'Agenda di Johannesburg - identifica quattro temi di
fondo che dovrebbero essere comuni a tutti i dibattiti del Summit. La
domanda più critica è: "Che cosa significa equità in uno spazio ambientale
finito?". L'equità richiede, da un lato, l'ampliamento dei diritti dei
poveri nel loro ambiente di vita, dall'altro dei tagli nelle rivendicazioni
dei ricchi sulle risorse. L'interesse delle comunità locali a mantenere i
loro livelli di vita spesso si scontra con gli interessi delle classi
urbane e delle società di capitali, e con l'espansione dei consumi e dei
profitti.
Questi conflitti relativi alle risorse non saranno attenuati se chi è in
buone condizioni economiche sul globo non si orienterà verso modelli di
produzione e di consumo tali da produrre risorse a loro volta.
La Terza Parte - Diritti di sussistenza - respinge il pregiudizio che lo
sradicamento della povertà sia in contrasto con la protezione
dell'ambiente. Al contrario, la vita non si può conservare se non è
garantito l'accesso alla terra, ai semi, alle foreste, alle praterie, ai
banchi di pesce e all'acqua. Inoltre, l'inquinamento dell'aria, dei suoli,
dell'acqua e del cibo mina in modo cronico la salute fisica dei poveri, in
particolare nelle città. La protezione ambientale, perciò, non è in
contraddizione con l'eliminazione della povertà; anzi, ne è la condizione.
Per i poveri non ci sarà equità senza ecologia.
Poiché la conservazione delle risorse è basata sui diritti delle comunità,
è vero anche l'inverso: non ci sarà ecologia senza equità.
La Quarta Parte - Ricchezza equa - sottolinea che l'alleviamento della
povertà non può essere separato dalla ripartizione delle ricchezze. Lo
spazio ambientale globale è diviso in maniera diseguale: ottenere più
diritti alle risorse per chi nel mondo consuma poco significa ridurre le
richieste di risorse da parte dei superconsumatori nel Nord e nel Sud. I
ricchi dovranno orientarsi verso uno stile di consumo più leggero. Non è
solo un argomento ecologico, ma anche di giustizia; altrimenti la maggior
parte dei cittadini del mondo rimarrà senza la quota di patrimonio naturale
che le spetta. Come la Convenzione sul clima e quella sulla biodiversità
hanno mostrato, non ci sarà equità senza ecologia e, viceversa, gli accordi
saranno raggiunti, alla fine, solo se saranno giusti.
La Quinta Parte - Sistemi di governo per l'ecologia e l'equità - propone
cambiamenti nella struttura istituzionale a livello internazionale per
potenziare la protezione ambientale e i diritti di sussistenza.
Diritti. I sistemi democratici di governo sono la via migliore per
proteggere l'ambiente. Un accordo sui diritti delle comunità locali alle
risorse consoliderebbe i diritti degli abitanti delle aree ricche di
risorse, le cui possibilità di vita sono minacciate dalle industrie
estrattive (miniere, pozzi petroliferi, abbattimento delle foreste ecc.).
Per di più, i diritti ambientali - il diritto a un'informazione completa, i
diritti dei consumatori, i principi di precauzione e prevenzione, il
principio "chi inquina, paga" ecc. - devono essere sanciti nelle leggi a
tutti i livelli.
Struttura dei prezzi. I prezzi del mercato devono riflettere più fedelmente
la natura dei costi ambientali. Una contabilità a costi pieni richiede la
rimozione dei sussidi ambientalmente perversi e una riforma
dell'imposizione fiscale in cui le tasse siano trasferite dal lavoro al
consumo di risorse, all'inquinamento e agli sprechi. Una contabilità a
costi interi richiede anche il pagamento di diritti d'uso per i beni comuni
globali, in particolare l'atmosfera, lo spazio e i mari. Fissando prezzi
che considerino tutti i costi si avrà la garanzia che le decisioni
economiche avranno un impatto ambientale minimo.
Governo del mercato. Il regime di commercio internazionale deve prendersi
cura della sostenibilità e dell'equità, non solo dell'efficienza economica.
Da questo punto di vista, lo stile di liberalizzazione del mercato del WTO
minaccia la coesione sociale e mina la sicurezza alimentare e gli
ecosistemi dappertutto. Ciò che occorre tra Nord e Sud non è il libero
commercio, ma un commercio equo. Il libero commercio deve essere
subordinato alle cause più importanti dei diritti umani e della
sostenibilità. Questo significa che le nazioni devono avere più opportunità
di regolare il commercio per la protezione dei beni pubblici. E che i
trattati ambientali devono avere la priorità sugli accordi commerciali.
Inoltre, le relazioni commerciali e la condotta degli attori economici deve
essere regolata dall'obiettivo di promuovere i diritti umani e la
sostenibilità. Più che un codice di condotta verificabile per le imprese,
si esige una struttura di produzione socialmente responsabile, i cui
principi si applichino a tutte le attività commerciali. Infine,
l'architettura finanziaria globale dovrà essere rivista con una tassa sulle
operazioni cambio speculative, sgravi sul debito ed espansione del baratto
elettronico attraverso le frontiere.
Innovazioni istituzionali. Questa nuova, storica agenda deve realizzarsi
per mezzo di nuove istituzioni. Primo, l'UNEP deve essere potenziato in
un'Organizzazione Mondiale dell'Ambiente. Secondo, deve essere creata
un'Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili organizzata sul piano
locale. Infine, il Memorandum è a favore di una Corte Internazionale di
Arbitraggio.
[tratto dal volume "The Jo'burg-Memo", Wolfgang Sachs (a cura), pp. 9-11]
Jo'burg - Memo
Prefazione
Quale sarà il lascito del Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile di
Johannesburg?
Sarà ricordato come uno spartiacque "storico" come oggi viene considerato
il Vertice sulla Terra di Rio del 1992? Servirà per catalizzare e rinnovare
gli impegni dopo le promesse mancate di Rio? Produrrà risultati degni di
essere celebrati, o sarà un'altra opportunità persa?
Pubblichiamo questo Memorandum alcuni mesi prima del Summit, in un
frangente politico critico. Il lancio del Memorandum avrà luogo a New York,
che rappresenta contemporaneamente la capitale finanziaria del mondo e la
sede delle Nazioni Unite.
È il nostro contributo al dibattito sui risultati che ci si può aspettare
dal Summit e sul difficile percorso che dovrà seguire l'agenda dello
sviluppo sostenibile nel prossimo decennio.
Il ventaglio degli autori riflette la diversità della nostra rete
internazionale, dal Nord al Sud, dall'Est all'Ovest, dalle ONG alla
scienza, alla politica, agli affari. Il gruppo del Memorandum si è
incontrato tanto nelle sedi del Summit della Terra di Rio del 1992 e del
prossimo Vertice di Johannesburg, quanto a Berlino, la capitale di uno
degli Stati membri dell'UE il cui governo ha iniziato a prendere misure
serie per tradurre la sostenibilità in politiche concrete.
Il Memorandum solleva una questione spesso dimenticata ma centrale:
"Sviluppo sì, ma di che tipo e per chi?". Le sue raccomandazioni sono
intimamente fondate sui principi di equità e sostenibilità ecologica. Il
testo si concentra sull'elaborazione delle intricate relazioni tra ecologia
ed equità, sebbene non pretenda di trattare esaustivamente lo sradicamento
della povertà in tutte le sue multiformi dimensioni. Combina una
descrizione critica del decennio dopo Rio con un ricco assortimento di
proposte per cambiare i paradigmi dello sviluppo sostenibile e promuovere i
diritti civili, sociali e ambientali.
Nonostante i differenti punti di vista sul processo di globalizzazione in
corso, gli autori sono d'accordo sull'urgente necessità di reintegrare i
mercati in un sistema di regolazioni ambientali e sociali, e di limitazioni
a livello locale, regionale, nazionale e globale. La richiesta di una
redistribuzione dei diritti e delle risorse è proprio al centro di questo
Memorandum.
Gli autori sono stati in grado di generare nuove idee, lontano dalle
costrizioni e dalle pressioni dei processi di decisione ufficiali.
Tuttavia, speriamo che tutte le raccomandazioni del Memorandum possano
assistere il processo preparatorio ufficiale e l'elaborazione dei risultati
finali del Summit. Siamo convinti che le conclusioni del Memorandum
raffigurino elementi della nuova agenda della sostenibilità che, se tutto
va bene, sarà determinata dal lavoro della comunità internazionale negli
anni a venire.
Esprimiamo i nostri ringraziamenti sinceri agli autori, che si sono
incontrati tre volte su invito della Fondazione Heinrich Böll per discutere
il contenuto di questo Memorandum. Il coordinatore e curatore, Wolfgang
Sachs, ed il suo assistente Heman Agrawal hanno mobilitato con intelligenza
il gruppo, e redatto gran parte del Memorandum. Anche Sue Edwards, Johannah
Bernstein, Smitu Kothari, Christoph Baker, Dane Ratliff e Hermann Ott sono
stati utili in diverse occasioni. Infine, ma non da meno, estendiamo il
nostro apprezzamento allo staff della Fondazione, sia nel quartier generale
di Berlino che negli uffici di Rio e Johannesburg.
Questi colleghi hanno creato il giusto insieme di condizioni che hanno
garantito incontri proficui e produttivi, e hanno assicurato la
pubblicazione di questo Memorandum in un lasso di tempo straordinariamente
breve. Il nostro grazie speciale va a Jörg Haas, capo della Fondazione
programma Rio+10, che ha accompagnato la creazione di questo Memorandum
dall'inizio alla fine.
aprile 2002
Ralf Fücks, Barbara Unmüssig
Consiglio direttivo della
Fondazione Heinrich Böll