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il riciclaggio oramai e' un business
affari e finanza
DOSSIER AMBIENTE lunedi 18 Marzo 2002
la raccolta differenziata
E il "riciclaggio" ormai è un business
LAURA KISS
Qualcuno butta via, qualcuno raccoglie. Per le aziende che recuperano o
riutilizzano scarti e rifiuti, il lavoro inizia proprio quando le imprese
manifatturiere fanno pulizia. Ridare vita a plastica, legno, carta, vetro,
alluminio e acciaio è diventato un affare per tutti: per i recuperatori che
trasformano in nuovo materiale gli avanzi di produzione e la raccolta
differenziata urbana; per chi riutilizza il materiale al fine di inventare
nuovi prodotti; per i riciclatori "verdi" che si inseriscono nel circuito
produttivo usando materiale di scarto dopo averlo ripulito dai componenti
dannosi. Il sistema del riciclaggio dei rifiuti è gestito da consorzi di
filiera e capeggiato da un super consorzio, il Conai, che conta 1,3 milioni
di aziende iscritte. «I vantaggi che si traggono dal riciclaggio dei
materiali sono duplici spiega Pietro Capodieci presidente del Conai da una
parte le aziende riducono notevolmente le importazioni di materia prima,
dall’altro il mercato è diventato più stabile e meno speculativo perché la
raccolta differenziata è aumentata notevolmente negli ultimi anni in Italia
e la domanda è ancora di molto superiore all’offerta. Ciò si verifica in
ogni settore tranne che nel settore della plastica che è una filiera
produttiva che non chiude il ciclo. Lì la redditività è legata al mercato
delle materie prime e subisce dunque l’andamento dei prezzi di mercato».
Il mercato è dunque in forte espansione e le aziende stanno aumentando il
loro fatturato annuale in maniera considerevole. Nel settore del
riciclaggio della carta, ad esempio, opera la Smurfit packaging, azienda
del gruppo irlandese Jefferson Smurfit che in Italia conta 20 unità
produttive nel settore imballaggi in cartone ondulato e cartoncino teso.
Nell’ultimo anno sono entrate 85 mila tonnellate di carta e ne sono uscite
"ripulite" circa 70 mila. Al gruppo Saviola in provincia di Mantova che con
il riciclo di legno truciolato fattura oltre 1000 miliardi e conta un
migliaio di addetti, l’idea di convertire l’attività sul recupero di
cassette della frutta, pallet e mobili usati per produrre ex novo pannelli
destinati ai mobilieri è venuta già nei primi anni novanta e nel 2000
l’azienda ha convertito tutta la sua attività sul riciclo dei materiali.
Così come il legno anche il vetro può essere recuperato all’infinito. Ogni
anno ci sono 850 mila tonnellate di vetro che escono dalla raccolta
differenziata. Circa il 20% finisce alla Ecoglass del gruppo vetrerie
italiane (Saint Gobain) presieduto da Patrice Lambert, dove ogni giorno
scaricano una quarantina di autotreni. Nel settore del riciclaggio
dell’alluminio il mercato è sostenuto da meno di una decina di grandi
aziende. Tra queste la Alcan, piemontese, dove ogni giorno vengono
scaricate 200 tonnellate di alluminio in arrivo da demolitori di auto,
tornitori e altri depositi. Alla Waste Italia l’obiettivo da raggiungere è
convertire i rifiuti in energia elettrica. L’azienda fa parte del gruppo
Waste americano specializzato in riciclaggio dei rifiuti. L’azienda è
presente in 13 regioni italiane, fattura 310 milioni di euro e raccoglie e
smaltisce rifiuti di 550 comuni e 5.000 aziende. «Al nostro interno abbiamo
costituito un’unità operativa chiamata Waste to Energy spiega Pietro
Colucci, amministratore delegato di Waste Italia che è specificatamente
impegnata nel diffondere anche in Italia la cultura della termoventilazione
dei rifiuti. La tecnologia che proponiamo può contribuire a fornire il 3%
dell’energia elettrica rispetto al fabbisogno nazionale».
«In questi ultimi anni questo business si è rafforzato diventando
produttivo prosegue Capodieci In Italia rispetto ad altri paesi siamo
ancora un po’ indietro ma la tendenza è fortemente positiva. Il cittadino
deve capire che il suo atto di acquisto finisce quando restituisce i
residui che vengono accolti da un sistema industriale pronto a riciclare».
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