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terminator e la biosicurezza



dal manifesto

     
    
 
    
 

14 Febbraio 2002 
  
 
  
TERRATERRA Il Terminator e la bio-sicurezza... 
MARINA FORTI 




Negli ultimi mesi, gli Stati uniti hanno concesso due nuovi brevetti a due
nuovi procedimenti bio-tecnologici che rendono sterili le sementi alla
seconda generazione. Insomma, due nuovi casi di Terminator.
I due nuovi brevetti risalgono a maggio e ottobre del 2001 e sono stati
concessi rispettivamente a Syngenta e a Dupont, cioè la più grande
multinazionale al mondo dell'agrochimica e a quella che controlla la fetta
maggiore del mercato mondiale delle sementi. A dare notizia dei nuovi
brevetti sono gli attivisti di Etc, "Gruppo d'azione sull'Erosione (della
biodiversità), la Tecnologia e la Concentrazione", rete che ha sede in
Canada (fino a qualche mese fa si chiamava Rafi: www.etcgroup.org). "Al
contrario di tutte le dichiarazioni fatte in passato, i grandi gruppi
dell'ingegneria genetica stanno perfezionando la tecnologia per mettere in
commercio semi Terminator", accusa il direttore di ricerca di Etc Group,
Hope Shand. Per capire la portata della questione, si pensi che se una
pianta non si riproduce, l'agricoltore non può conservarne i semi per
piantarli alla stagione successiva, come hanno fatto tutti i contadini al
mondo per millenni - ma dovrà invece ricomprarli ogni volta dalle (poche)
ditte che li producono. Si pensi anche che circa un miliardo e 400 milioni
di agricoltori al mondo dipendono dai semi conservati dal raccolto
precedente. Insomma, argomentano gli attivisti di Etc: la tecnologia dei
semi che germogliano una volta e producono piante sterili è un attentato
alla sicurezza alimentare, oltre che alla biodiversità, e in particolare
alla sicurezza alimentare di miliardi di persone nei paesi più poveri. E
l'argomento era risultato così convincente che grandi aziende come
Monsanto, Astra-Zeneca, Dupont e così via avevano preso ormai anni fa il
solenne e pubblico impegno ad abbandonare la ricerca sulle sementi
auto-sterili... Promessa falsa, perché la richiesta di brevetti - dunque la
ricerca - non si è mai fermata. E perché chiedere brevetti, se non per
mettere in futuro in commercio piante sterili? Syngenta, l'azienda
risultata dalla fusione del settore biotech di Novartis e di Astra-Zeneca,
è quella che detiene il maggior numero di brevetti di tecnologie
Terminator, sette. L'ultimo, ottenuto l'8 maggio scorso (Us patent
6.228.643) si chiama "Promoter" e descrive un elemento in grado di
controllare i tratti genetici di una pianta, inclusa la fertilità, e può
essere attivato o disattivato applicando un induttore chimico. L'altro
brevetto, ottenuto da Dupont (Pioner Hi-Bred International), è chiamato
"Metodo per mediare la fertilità femminile nelle piante" Us patent
6.297.426, rilasciato il 2 ottobre 2001). Il brevetto descrive
l'identificazione e inattivazione di un gene critico alla fertilità
femminile della pianta: clonato, legato a un induttore chimico e inserito
nella pianta diventa un modo per renderla sterile o fertile a comando.
Nella descrizione dei rispettivi brevetti, né Syngenta né Dupont parlano di
tecnologie che impediscano agli agricoltori di conservare e coltivare i
semi. La cosa è molto più subdola: Syngenta parla anzi di un metodo per
impedire il trasferimento non voluto di geni da specie geneticamente
modificate. Quando una pianta transgenica è coltivata in pieno campo è
molto facile che i suoi geni emigrino - con i pollini trasportati dal vento
o da uccelli e insetti, o con i semi durante il trasporto - e che nascano
incroci casuali con la pianta simile "normale". E' quello che è successo in
Messico, dove in ampie zone è comparso un mais spontaneo con geni
provenienti da specie geneticamente modificate. Ora, Syngenta sembra
suggerire che sterilizzare i semi sia una soluzione al problema
dell'inquinamento genetico. Paradossale: il Terminator spacciato come
protezione della diversità biologica...

 
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