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Fabiocchi NEWS 27 Gen 2002



Newsletter Eco-Internazionalista
-OGM: Spagna ratifica Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza
-OMS: Investire sulla salute pubblica generera' guadagni economici
-Uganda: Banca Mondiale approva il finanziamento di una diga
-Bhutan: WWF e governo promuovono la conservazione della natura
-Foreste: Societa' svizzera comprera' solo olio di palma ecologico
-WWF lancia campagna contro il sovrasfruttamento del mare
-India: Enron ha violato i diritti umani tra il 1992 e il 1998
-ONU: La Globalizzazione deve tener conto dei Diritti Umani

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Traduzione a cura di Fabio Quattrocchi mailto:FABIOCCHI@inwind.it
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OGM: Spagna ratifica Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza
25 Gennaio 2002 - Greenpeace ha appreso oggi che lo scorso 16 Gennaio il
governo spagnolo ha ratificato il Protocollo di Cartagena sulla
Biosicurezza. La Spagna e' il secondo paese europeo ad aver ratificato il
trattato, dopo l'Olanda che l'aveva gia' fatto lo scorso 6 Gennaio. Gli
altri 9 paesi che hanno ratificato il protocollo sono Bulgaria, Rep. Ceca,
Fiji, Lesotho, Nauru, Norvegia, Saint Kitts and Nevis, Trinidad e Tobago, ed
Uganda. Sale cosi' ad 11 il numero dei paesi ad aver ratificato l'accordo.
Esso obblighera' i paesi che esportano OGM ad informare i paesi importatori,
cosicche' questi ultimi potranno decidere se accettare o rifiutare il
carico. Prima che l'accordo diventi legalmente vincolante occorrono 50
ratifiche. Fonte: Greenpeace Int.; trad. di Fabio Quattrocchi
fabiocchi@inwind.it

OMS: Investire sulla salute pubblica generera' guadagni economici
20 Dicembre 2001 - Secondo un rapporto della Commissione sul macroeconomico
e la salute dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanita'), l'aumento
delle spese sanitarie in tutto il mondo non solo salverebbe 8 milioni di
vite umane all'anno, ma produrrebbe anche ingenti guadagni economici. Se
tali spese aumenteranno di 66 miliardi di dollari all'anno rispetto agli
investimenti attuali, entro il periodo che va dal 2015 al 2020 si
genereranno guadagni annuali pari a 360 miliardi di dollari: cio' significa
che il ritorno economico supererebbe di 6 volte la spesa. I cittadini piu'
poveri del pianeta vivrebbero piu' a lungo, avrebbero piu' giorni di buona
salute e, di conseguenza guadagnerebbero di piu'. Gli esperti sostengono che
affinche' si raggiungano tali risultati e' necessario un drastico aumento
della spesa sanitaria mondiale: meta' degli investimenti dovrebbe provenire
dagli aiuti internazionali, mentre i paesi in via di sviluppo (PVS)
dovrebbero fornire l'altra meta' privilegindo la spesa sanitaria sulle
altre. Il rapporto non solo spinge i paesi ricchi a collaborare con i PVS in
modo che tutti traggano vantaggio dalla globalizzazione; ma capovolge la
teoria secondo cui la salute migliora come conseguenza della crescita
economica: in realta', sostiene la commissione, il miglioramento delle
condizioni sanitarie e' una condizione necessaria per lo sviluppo economico
nei PVS. Secondo il progetto ideato dalla Commissione, il livello attuale
degli aiuti internazionali (Official Dev. Assistance - ODA) pari a 6
miliardi di dollari all'anno, dovrebbe salire fino a 27 mld di dollari entro
il 2007. I paesi a basso reddito invece dovrebbero ri-prioritizzare le loro
spese nazionali. Per far cio' i paesi ad alto reddito spenderebbero lo 0.1%
del loro Prodotto Interno Lordo (PIL), mentre i PVS dorebbrero aumetare le
spese sanitarie dell'1% entro il 2007, e del 2% entro il 2015. La spesa
servirebbe per contenere le malattie come la tubercolosi, HIV/AIDS, la
malaria e le malattie infantili. Inoltre i paesi industrializzati dovrebbero
cancellare il debito estero dei PVS in modo che questi possano aumentare le
spese sanitarie. L'OMS consiglia anche la differenziazione dei prezzi per i
farmaci salva-vita, al fine di renderli economicamente accessibili ai PVS.
Fonte: WHO; trad. di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it

Uganda: Banca Mondiale approva il finanziamento di una diga
Gennaio 2002 - Lo scorso 18 Dicembre la World Bank ha approvato il
finanziamento di una diga idroelettrica di larga scala vicino le cascate
Bujagali, in Uganda. La Banca ha approvato il progetto nonostante le
proteste delle Organizzazioni Non Governative (ONG) locali ed internazionali
secondo le quali la diga da 520 mln di dollari e' un brutto affare economico
per il paese in quanto non fornira' energia alla maggior parte dei cittadini
ugandesi e aumentera' le tariffe di chi e' gia' connesso alla rete idrica;
distruggera' il patrimonio culturale delle cascate, un tesoro che supporta
la crescente industria turistica; provochera' la scomparsa di alcune specie
ittiche; privera' molti ugandesi delle loro terre e dell'accesso alle
risorse del fiume; ed e' stata progettata senza considerare le altre risorse
energetiche dell'Uganda come le abbondanti oltreche' accessibili riserve
geotermiche. Fonte: FoE Int.; trad. di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it

Bhutan: WWF e governo promuovono la conservazione della natura
24 Gennaio 2002 - Grazie ad un accordo stipulato col ministero
dell'agricoltura, il Field Museum di Chicago e il WWF forniranno
addestramento ai conservazionisti del Bhutan, sponsorizzeranno studi
scientifici, e contribuiranno alla realizzazione del primo museo e centro di
ricerca sulla ricca biodiversita' del paese. In Bhutan, l'etica buddista ha
tenuto intatto il 72% delle foreste. Il taglio forestale di larga scala e
l'estrazione mineraria sono vietate, e quasi il 30% del territorio e'
protetto da parchi nazionali, riserve ed altre aree protette. Fonte: ENS;
trad. di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it

Foreste: Societa' svizzera comprera' solo olio di palma ecologico
22 Gennaio 2002 - La piu' grande catena svizzera di vendite al dettaglio,
Migros, in collaborazione col WWF, e' diventata oggi la prima societa'
europea ad impegnarsi ad acquistare solo olio di palma proveniente da
piantagioni che non hanno comportato la distruzione di foreste tropicali.
L'olio di palma e' usato in molti prodotti commerciali, come la margarina e
i detergenti. Nei maggiori paesi produttori, come Indonesia e Malaysia, le
foreste vergini vengono sacrificate per far spazio alle monocolture di palme
da olio. Durante lo scorso decennio la produzione di olio di palma e'
raddoppiata raggiungendo le 23 mln di tonnellatte l'anno, e le piantagioni
raggiungono globalmente i 10 mln di ettari. Secondo il WWF, in Indonesia la
conversione delle foreste a monocolture di questo tipo, assieme al taglio
illegale di legname, e' la causa principale della deforestazione. Migros
acquistera' olio di palma proveniente da piantagioni coltivate in aree non
deforestate recentemente. I guadagni annuali della Migros ammontano a 12
miliardi di dollari, e la societa' rappresenta il maggiore acquirente
dell'olio di palma in Svizzera. Il primo carico di olio proveniente da
piantagioni "ecologiche" che ha riceuto la Migros e' stato prodotto in
Ghana con i criteri di sostenibilita'. Fonte: WWF Int.; trad. di Fabio
Quattrocchi fabiocchi@inwind.it

WWF lancia campagna contro il sovrasfruttamento del mare
23 Gennaio 2002 - Il WWF International ha lanciato la campagna per la
riforma radicale della Politica Europea della pesca. L'organizzazione ha
lanciato anche un nuovo sito per la campagna:
http://panda.org/stopoverfishing
A livello globale, circa il 70% delle specie ittiche commercialmente valide
sono sfruttate al limite della rigenerazione o oltre tale limite. La pesca
eccessiva sta mettendo in pericolo l'ambiente marino e le comunita' di
pescatori tanto in Europa quanto nel Terzo Mondo. L'Unione Europea e' una
delle maggiori responsabili di tale crisi, infatti i due terzi degli stock
ittici dell'Atlantico nord orientale sono sovrasfruttati. Il merluzzo e il
nasello sono sull'orlo del collasso. Le flotte europee di pescherecci, che
ricevono sussidi annuali paria  1.4 miliardi di Euro, danneggiano anche gli
stock ittici del Terzo Mondo a causa di accordi stipulati con i governi dei
paesi costieri. Le risorse marine di diverse nazioni in via di sviluppo
rischiano di esaurirsi a causa delle flotte sussidiate dall'UE, minacciando
quella che per molte comunita' locali rappresenta la principale fonte di
cibo. Sono in pericolo anche le specie catturate "accidentalmente", come i
delfini, focene, uccelli marini e tartarughe. Nel Mare del Nord, nel Mar
Baltico e del Mar Celtico ogni anno vengono catturate accidentalmente dalle
reti 7.500 focene, ovvero il 4,3% della loro popolazione totale. Ogni anno
nel solo Mediterraneo rimangono vittime delle reti 60,000 tartarughe. L'UE
sta rivedendo la Politica Comune Europea per la Pesca. Il WWF chiede che:
vengano ridotti e riformati dei sussidi europei alle flotte di pescherecci;
venga ridotta la capacita' di pesca deile flotte; si attuino programmi di
ricovero a lungo termine per le specie sovrasfruttate; si stipulino accordi
con i paesi del Terzo Mondo tenendo conto dello sfruttamento sostenibile.
Fonte: WWF Int.; trad. di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it

India: Enron ha violato i diritti umani tra il 1992 e il 1998
23 Gennaio 2002 - Tra il 1992 e il 1998 l'impianto elettrico della Enron
corp. costruito a Dabhol (India) ha comportato gravi violazioni dei diritti
umani. Cio' dimostra che le agenzie statunitensi devono esaminare piu'
attentamente i progetti che finanziano, prima di concedere il prestito.
Secondo un rapporto di Human Rights Watch (HRW) del 1999, le societa'
indiane consociate alla Enron hanno pagato le forze di polizia per
sopprimere l'opposizione dei cittadini all'impianto elettrico. La Enron e'
stata complice della violazione di tali diritti per diversi anni.
L'opposizione alla costruzione dell'impianto era iniziata nel 1992 per i
sospetti di corruzione e per l'eccessiva velocita' con cui venivano condotti
i negoziati riguardanti i termini e le condizioni dell'investimento della
Enron. Gli agricoltori locali sostenevano di essere stati ingiustamente
privati delle loro terre e contestavano il fatto che la poca acqua
disponibile era stata deviata interamente per l'impianto. Alcuni attivisti
hanno anche sollevato preoccupazioni sui potenziali danni ambientali. Il
governo statunitense e' responsabile delle conseguenze sui diritti umani per
la lobby che ha esercitato a nome di tre compagnie americane. La Banca
Mondiale aveva ripetutamente rifiutato di finanziare il progetto perche'
"economicamente non conveniente", ma il governo degli USA concesse alla
Enron 300 milioni di dollari in garanzie di prestito per il suo investimento
a Dabhol. La Export-Import Bank richiede una valutazione delle implicazioni
sui diritti umani per concedere suoi prestiti. Ma la valutazione del
Dipartimento di Stato diceva che non vi era alcun motivo per rifiutare di
concedere il prestito. Secondo Human Rights Watch i contribuenti americani
hanno finanziato la complicita' della Enron nella violazione di diritti
umani, percio' chiede al Congresso che venga istituito un ufficio di
valutazione presso la Export-Import Bank. Nel 2001 il Congresso aveva
introdotto un provvedimento per evitare le "disattenzioni" della
Export-Import Bank. Ma l'amministrazione Bush, a capo della banca stessa, e
molti rappresentanti delle multinazionali si sono opposti al provvedimento
che e' stato definitivamente affossato nello scorso Novembre. Il rapporto di
HRW del 1999 documenta come gli appaltatori dell'impianto a Dabhol
attaccavano ripetutamente i cittadini che esprimevano la propria
opposizione. La polizia spesso si rifiutava di investigare le denuncie, e in
diversi casi, arrestava le vittime con accuse inventate. La Dabhol Power
Corporation (una consociata della Enron) rimborsava le spese alle forze di
polizia per la sicurezza che esse garantivano alla compagnia: tutto secondo
quanto prevedeva la legge. Nel 1997 la polizia fece un'incursione in un
villaggio di pescatori che si opponevano all'impianto, e arrestarono
arbitrariamente dozzine di abitanti. Tra questi vi era la moglie di uno dei
principali contestatori del progetto Enron. La donna fu spogliata in bagno a
porte e finestre chiuse, e poi portata in strada per essere percossa con
bastoni. Rimase incinta per 3 mesi. Sempre nel 1997 la polizia arresto' 180
cittadini che manifestavano pacificamente davanti ai cancelli dell'impianto.
Nel 1998 gran parte delle proteste erano cessate. La Enron e il governo
locale ignoravano le denuncie dei cittadini. Adesso che la Enron e' fallita,
l'impianto e' in vendita per altri appaltatori. Fonte: Human Rights Watch;
traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it

ONU: La Globalizzazione deve tener conto dei Diritti Umani
22 Gennaio 2002 - Secondo Mary Robinson, l'alto commissario delle Nazioni
Unite per i Diritti Umani, occorre che la globalizzazione economica tenga in
considerazione i Diritti Umani: le statistiche sui milioni di cittadini che
vivono nella poverta' e nelle guerre persistenti sono inaccettabili. La
disillusione crescente nei confronti della globalizzazione guidata dal
mercato e' evidenziata dalle proteste ai vertici del G8, del WTO ed altri
organismi. Abbiamo una grande idea: costruire una globalizzazione etica, ma
come? La costruzione di una globalizzazione etica e sostenibile deve
riconoscere la responsabilita' condivisa per la protezione dei diritti
Umani. Quella resposabilita' e' condivisa da tutti noi, individui,
religioni, corporations, stati, Istituzioni Finanziarie Internazionali, e
l'ONU. Chi oltre 50 anni fa scrisse la Dichiarazione dei Diritti Umani aveva
colto il legame tra rispetto dei diritti e liberta', giustizia e pace nel
mondo, e chiedeva un ordine sociale ed internazionale giusto. Oggi emerge la
necessita' di una globalizzazione intesa come processo economico che sia
soggetto a considerazioni etiche e morali, nonche' al rispetto degli
standards e principi legali internazionali. Tutti i 144 membri del WTO hanno
ratificato la dichiarazione sui diritti umani; tutti (tranne gli USA) hanno
ratificato la convenzione sui diritti dell'infanzia, e 112 la convenzione
sui diritti economici, culturali e sociali. Questi governi dovrebbero tener
in considerazione gli obblighi imposti da tali convenzioni durante i
negoziati sulla liberalizzazione dei mercati, al fine di promuovere e
proteggere i diritti umani, ricordandosi della Dichiarazione fatta a Vienna
nel 1993 secondo la quale "i diritti umani sono la prima responsabilita' dei
governi." Mentre gli accordi del WTO rappresentano uno strumento legale per
gli aspetti economici della liberalizzazione del commercio, le norme sui
diritti umani sono uno strumento per dare alla liberalizzazione una
dimensione etica e sociale.
Ma che vuol dire in pratica? Vuol dire rispondere alle domande come: il
commercio e' veramente libero e giusto? I PVS hanno sentito molte promesse,
ma si son spesso visti negare l'accesso ai settori del mercato in cui erano
competitivi. Oppure: le regole sulla proprieta' intellettuale riconoscono i
diritti culturali delle comunita' indigene? Esse garantiscono l'accesso ai
farmaci essenziali? Su quest'ultima questione, consideriamo il problema
dell'AIDS. La malattia sta colpendo sempre piu' le classi sociali a basso
reddito, soprattutto donne, nei PVS. La mancanza del rispetto dei diritti
umani e' legata ad ogni aspetto dell'epidemia come i fattori che causano la
vulnerabilita' all'infezione dell'HIV, o la discriminazione dei
sieropositivi. Data la diffusione globale a questa epidemia, serve anche una
risposta globale. Nella ricerca di un'etica globale, un inizio pratico si
potrebbe fare analizzando le dimensioni dell'epidemia tra i cittadini dello
Zambia, per esempio. La mancanza di un'alimentazione adeguata, delle
medicine essenziali, di acqua potabile, dell'educazione di base,
dell'eguaglianza delle donne, oltre ad altri fattori, aumenta la
vulnerabilita' di queste persone all'HIV. E come la poverta' li rende piu'
vulnerabili all'AIDS, cosi' l'infezione e la malattia accresce la loro
poverta' con l'aumento delle spese necessarie ad acquistare medicinali,
perdita di reddito, costi per i funerali etc. La comprensione dei bisogni
dei poveri e' necessaria alla nostra impresa di sviluppare un'etica globale
con una componente dei diritti umani. Le persone che vivono con l'HIV/AIDS
potrebbero essere una fonte impareggiabile per acquisire queste conoscenze.
Una caratteristica chiave della globalizzazione economica e' che i
protagonisti coinvolti non sono solo stati, ma anche le multinazionali. Non
a caso meta' delle maggiori economie a livello globale sono corporation, non
paesi. Quindi la nuova sfida e' rendere questi potenti protagonisti
responsabili dell'impatto delle loro politiche sui diritti umani. Il Global
Compact lanciato da Kofi Annan nel Luglio 2000 potrebbe essere uno strumento
utile, ma esso incoraggia l'auto-regolazione del settore privato riguardo ai
diritti umani e all'ambiente, i suoi principi non sono legalmente
vincolanti. Molti si chiedono quanto questa autoregolazione possa essere
efficace. Abbiamo bisogno di qualcosa di meno teorico e piu' banale:
l'attuazione delle promesse fatte. Fonte: Irish Times; trad. di Fabio
Quattrocchi fabiocchi@inwind.it