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riserve di elettricita' ai minimi



dal sole24ore di mercoledi 4 luglio 2001

  
 Energia - I consumi crescono del 3% all’anno ma la realizzazione di nuove
centrali marcia al rallentatore

Riserve di elettricità ai minimi
Il Gestore di rete chiede più infrastrutture per evitare black out - Cgil:
mancano almeno 20mila megawatt
 Carmine Fotina 

MILANO - Centrali da costruire o da adeguare, linee di trasporto
insufficienti, consumi in forte crescita. Una combinazione di fattori mette
a rischio la riserva nazionale di energia elettrica: uno scenario "da
California", disegnato con tinte più scure da alcuni, il sindacato energia
della Cgil, e con maggiore cautela da altri (Authority di settore e Gestore
della rete). Dopo il rischio di black-out delle scorse settimane (si veda
«Il Sole-24 Ore» del 27 giugno) i principali attori del sistema elettrico
italiano aggiornano il bilancio della capacità produttiva. «Il presidente
dell’Enel — sottolinea la Fnle Cgil — ha recentemente dichiarato che la
potenza elettrica installata in Italia è di 75mila megawatt, mentre quella
disponibile alla produzione da parte delle aziende risulta inferiore ai
56mila megawatt. Il sospetto è che le aziende produttrici stiano
deliberatamente sottraendo potenza alla rete con l’obiettivo di far
lievitare i costi dell’energia elettrica sul mercato libero». Il Gestore
della rete (che per motivi di sicurezza non diffonde il dato ufficiale
sulla riserva) ridimensiona i toni ma non esclude che esista un rischio di
speculazione: «La differenza tra potenza installata e potenza disponibile è
da ricondurre in massima parte agli interventi di manutenzione ordinaria e
a quelli straordinari per mettere gli impianti a norma ambientale. In più
ci sono avarie e periodi di siccità che possono ridurre la produzione
idroelettrica». Tuttavia, lascia intendere il Gestore, nessuno può avere la
certezza che i tempi di manutenzione non siano allungati oltre misura, allo
scopo di ridurre l’offerta e far crescere i prezzi. Per evitare rischi
futuri, aggiunge il Gestore della rete, è indispensabile accelerare la
costruzione di nuove centrali. E il Gestore del mercato elettrico, una
costola del Gestore di rete nata per avviare la Borsa elettrica, promette
di limitare, o quantomeno scoraggiare, tentazioni speculative: «L’Authority
— spiega l’amministratore delegato della società, Alberto Pototschnig — ci
ha incaricato di intervenire con precisi meccanismi di mercato nel caso in
cui se ne presentasse la necessità». L’Enel, dal canto suo, scaccia gli
incubi californiani e i sospetti speculativi assicurando che non esistono
rischi sul fronte dell’offerta. La società elettrica ha già avviato alcuni
interventi di ammodernamento per il passaggio alla tecnologia del ciclo
combinato: a Porto Corsini (Ravenna), Piacenza e La Spezia, per un totale
di 8mila megawatt. L’ampio programma di riconversione, sottolinea l’Enel,
sarà scaglionato in modo da non fermare gli impianti contemporaneamente. Ma
le incognite restano. Nel 2000 il picco di consumo nazionale ha raggiunto
50mila megawatt; di conseguenza la potenza effettivamente disponibile
(56mila megawatt secondo i dati Cgil) garantirebbe una riserva di 6mila
megawatt. Una quantità sufficiente e rassicurante, sottolineano fonti
dell’Autorità per l’energia, solo per pochi anni. Alla fine del ’99
l’Authority prevedeva consumi in crescita dell’1,5% annuo. Nel 2000,
invece, la domanda di energia ha messo a segno l’incremento più alto degli
ultimi 13 anni (+4,1%) e dal 2001 al 2003 aumenterà in media del 3,1 per
cento. A maggio, in particolare, l’aumento su base annua è stato del 2,9%,
pari a 25,3 miliardi di chilowattora. Secondo gli operatori, l’attuale
parco infrastrutturale (centrali e linee di alta tensione per il trasporto
nazionale e per l’interconnessione con l’estero) potrebbe reggere al
massimo per un paio d’anni. Se le scadenze saranno rispettate, infatti, nel
2003 tutte le Genco (le generation company dell’Enel) saranno state cedute
e una metà di esse fermerà l’attività per essere sottoposta a interventi di
ammodernamento. Il repowering parcheggerà per un biennio circa 7.500
megawatt, «da rimpiazzare in tempo utile con la produzione di nuovi
impianti», ripetono in coro Authority, Gestore, sindacati e imprenditori.
Di progetti ce ne sono — il Gestore di rete ne ha censiti in tutto per 207
nuove centrali, pari a circa 70mila megawatt in più — ma molti sono
destinati a restare sulla carta. Primo perché l’infrastruttura di rete
necessaria per il trasporto non è ancora pronta a sopportare grandi
incrementi di carico; secondo perché il decreto sblocca-centrali, che
avrebbe dovuto semplificare l’iter per costruire nuovi impianti, è ancora
fermo in attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato. Nei prossimi
giorni, intanto, il livello di guardia potrebbe salire ancora. La Fnle
Cgil, impegnata nella vertenza per la definizione del contratto unico di
settore, ha proclamato un fitto calendario di scioperi, dal 9 al 13 luglio,
distribuiti tra centrali che fanno capo a Enel, Edison, Sondel, Aem,
Assoelettrica e Federelettrica. Ogni agitazione, tuttavia, deve essere
approvata dal Gestore della rete, chiamato a verificarne la compatibilità
con i consumi nazionali previsti in ogni singolo giorno. Consumi che
continuano a correre più velocemente della capacità produttiva.