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i pirati del mare
da boiler.it di martedi 3 luglio 2001
I pirati del mare
Costruiscono sul litorale, impediscono l'accesso alle spiagge, gettano
rifiuti in mare o ripuliscono le stive delle loro petroliere. Inaugurano
sempre nuovi porti, oppure vanno a caccia di datteri distruggendo le
scogliere. Accendono i loro acquascooter a riva o sversano veleni nei
fiumi. I nuovi "pirati" del mare hanno moltissimi volti, legali e illegali,
sono intrecciati alla politica o collusi con la malavita organizzata. Ma lo
scopo è uno solo: "godere" all'istante, senza investire sul futuro
dell'ambiente marino. E così migliaia di chilometri di costa languono sotto
l'assalto di vecchi e nuovi inquinatori. Mentre la stagione balneare entra
nella sua fase "calda", e in occasione della partenza di Goletta Verde,
Legambiente ha preparato un dossier sulle illegalità commesse ai danni del
mare italiano. Boiler lo ha letto e sintetizzato.
Le bandiere nere di Legambiente
elaborazione da “Mare Monstrum 2001”, dossier di Legambiente
L’ASSALTO DEI NUOVI “PIRATI” continua senza sosta. I nostri mari e le
nostre coste sono sempre più minacciate dall’abusivismo edilizio sulle aree
demaniali, dallo sversamento di scarichi civili e industriali non depurati,
dalla pesca di frodo e dalle numerose violazioni alla normativa da diporto
e al codice della navigazione. Lo dicono i numeri sulle illegalità compiute
ai danni del mare, forniti da Arma dei carabinieri, Guardia di Finanza,
Corpo forestale dello Stato e regionale e Capitanerie di porto ed elaborati
da Legambiente: lo scorso anno sono state 22.973 le infrazioni accertate
dalle forze dell’ordine, 8.879 le persone denunciate o arrestate e 6.418 i
sequestri effettuati. Rispetto ai dati presentati nel Dossier di un anno fa
il numero dei reati accertati e dei sequestri compiuti è in aumento
(rispettivamente dai 19.324 del 1999 ai 22.973 del 2000 e dai 4.744 del ’99
ai 6.418 dello scorso anno), mentre è in diminuzione il numero delle
persone denunciate o arrestate (da 10.159 a 8.879).
Le Bandiere nere di Legambiente sono una sorta di “riconoscimento” che
l’associazione ambientalista assegna a quei soggetti che si sono
caratterizzati per iniziative ai danni del mare e della fascia costiera più
in generale. Sono coloro che Legambiente individua come i “nuovi pirati”
che, come quelli di salgariana memoria, assaltano le coste, ne depredano le
risorse, inquinano i mari o compromettono irrimediabilmente il delicato
ecosistema costiero.
La fabbrica del cromo. Bandiera nera alla Stoppani di Cogoleto, l’azienda
produttrice di cromo che da oltre un secolo continua a inquinare il
litorale con cromo, cadmio e altri metalli pesanti. La fabbrica ha
inquinato il torrente Larone a causa del dilavamento dei fanghi stoccati
nella discarica di Molinetto, le falde sotterranee sono risultate inquinate
con valori ben 24 mila volte oltre i limiti di legge e problemi di
inquinamento persistente si riscontrano anche sul mare e in atmosfera. Da
tempo i Comuni di Cogoleto e Arenzano e il Consiglio Regionale della
Liguria si sono espressi per una chiusura della fabbrica.
Il porto di Santa Margherita Ligure. Bandiera nera all’Amministrazione
comunale di Santa Margherita Ligure (Ge), che ha recentemente proposto la
riorganizzazione degli attuali spazi barca attraverso la realizzazione di
un porticciolo all’interno della baia del paese per complessivi 450 posti
barca con la realizzazione di una diga sottoflutto a ridosso dello storico
“Castello Saraceno”. Il Comune si è anche distinto nella battaglia per il
restringimento dei confini del Parco di Portofino.
Il cemento sul Golfo dei Poeti. Bandiera nera all’Autorità Portuale di La
Spezia, che ha proposto la realizzazione di nuove banchine per la
movimentazione di containers per un totale di 450 mila metri quadrati di
nuovo cemento nel golfo dei Poeti.
Il naufragio di Porto Scuso. Bandiera nera all’Ilias Shipping Corporation,
la società greca armatrice della Eurobulker IV, la carboniera russa
battente bandiera cambogiana e Isole St.Vincent e Grenadine, con a bordo 17
mila tonnellate di carbone, affondata al largo di Portoscuso,
nell’arcipelago del Sulcis, un’area naturalisticamente significativa. La
nave, sprovvista di carte nautiche della zona, aveva un equipaggio misto e
si incagliò l’8 settembre al largo delle coste sarde, affondando un mese
dopo e inquinando la zona con cinquanta tonnellate di combustibile e il suo
carico di carbone.
Il villaggio di Stintino. Bandiera nera al villaggio turistico Bagaglino
Country Village di Stintino, una delle più grosse colate di cemento sulle
coste sarde, di fronte all’isola dell’Asinara, quantificabile in 322 mila
metri cubi, 1400 ville per un totale di settemila posti letto. Si tratta di
un complesso turistico parzialmente abusivo che ha letteralmente sconvolto
Punta Su Torrione, un’area di straordinario valore naturalistico. La
società costruttrice ha da poco dichiarato fallimento.
I pirati dei fondali. Bandiera nera ai datterai di Punta Campanella. Si
calcola che siano una cinquantina i bracconieri del mare che nell’area
marina protetta di Punta Campanella si dedicano al prelievo dei datteri di
mare armati di scalpelli o martelli pneumatici. Ogni giorno possono
prelevare fino a cinquecento chilogrammi di datteri, desertificando in un
anno un tratto di costa di quattro-sei chilometri. Il giro d’affari è
stimato in circa quattro miliardi all’anno. Il prelievo di datteri nel
nostro paese è vietato sin dal 1988, più recentemente sono state messe al
bando anche la commercializzazione e l’importazione.
Il depuratore fantasma. Bandiera nera all’Assemblea e al Consiglio
d’Amministrazione dell’Ato (Ambito Territoriale Ottimale) 2 - Napoli -
Caserta. È l’organismo che avrebbe dovuto affrontare la gestione
dell’intero ciclo delle acque, compresa la depurazione degli scarichi,
nelle due provincie con le coste più inquinate d’Italia. A quattro anni di
distanza dal suo insediamento l’organismo non è mai entrato in funzione,
non ha mai individuato gli organismi che avrebbero dovuto affrontare e
gestire i diversi piani e, di conseguenza, l’intero ciclo delle acque (la
realizzazione di acquedotti, fognature, depuratori, la gestione degli alvei
dei torrenti, ecc.).
L’assalto sulla costa degli Dei. Bandiera nera al villaggio L’Olivara a
Parghelia, un complesso turistico che sorge lungo la Costa degli Dei, a
pochi chilometri da Tropea, che ha recentemente avviato i lavori di
ampliamento del villaggio con conseguente sbancamento della collina che si
affaccia sul mare. Un’ulteriore colata di cemento su uno dei tratti di
costa più suggestivi del litorale calabrese.
La lottizzazione della Torre delle Ciavole. Bandiera nera alla Giunta
comunale di Piraino (Me), che sta consentendo la realizzazione di una
megalottizzazione su una collina di fronte alla Torre delle Ciavole, sulla
base di un vecchio Piano Regolatore. Oltre 47 mila metri cubi di alberghi e
residence che andranno a stravolgere un’area paesaggisticamente rilevante.
Per restare in tema di nuovi “pirati”, a realizzare il progetto ci penserà
la società “Saracen Group”.
Il mattone selvaggio di Capo Calavà. Bandiera nera al Consiglio Comunale di
Gioiosa Marea (Me) che, con una maggioranza risicata, ha approvato la
lottizzazione di “Pantarei”: trentamila metri cubi nei pressi della Rocca
di Capo Calavà ponendo le basi per la distruzione di uno splendido
paesaggio costiero sul fianco di un ripido pendio sulla costa
settentrionale della Sicilia. E anche in questo caso l’approvazione
dell’intervento avviene sulla base di un vecchio Piano regolatore,
riesumato per l’incapacità del Consiglio Comunale di portare a compimento
la sua revisione.
La sanatoria all’abusivismo costiero. Bandiera nera al Presidente
dell’Assemblea Regionale Siciliana, on. Nicola Cristaldi, e al vincitore
delle elezioni regionali 2001, Totò Cuffaro. Per la volontà e la tenacia
manifestata nei reiterati tentativi di porre in discussione all’ordine del
giorno parlamentare una legge di sanatoria per gli abusi edilizi compiuti
lungo le coste della Sicilia.
La distilleria dei veleni. Bandiera nera alla signora Antonina Bertolino,
titolare dell’omonima distilleria di Partinico (Pa). Pur essendo stata
condannata con sentenza confermata in Cassazione per inquinamento del fiume
Nocella, con conseguente inquinamento del golfo di Castellammare, sta
tentando di aprire un’attività industriale con le stesse caratteristiche a
Campobello di Mazara, nei pressi delle Cave di Tusa, in prossimità di un
sito di rilevanza naturalistica e archeologica internazionale.
I parcheggiatori di Porto Cesareo. Bandiera nera ai parcheggiatori abusivi
sulle dune di Porto Cesareo. Comune simbolo dell’abusivismo edilizio
selvaggio, con ben 15 mila abitazioni abusive costruite nel giro di dieci
anni, Porto Cesareo sta conoscendo da tempo la pratica di quanti delimitano
porzioni di territorio da destinare a parcheggio abusivo sulla fascia
retrodunale. Dai parcheggi si passa spesso alla realizzazione di locali o,
è un caso documentato, di un vero e proprio maneggio, spesso sulla fascia
demaniale. Il tutto di fronte a una delle sedici aree marine protette
nazionali del nostro Paese.
I “pirati” del tacco. Siamo nell’estremo lembo orientale del Salento,
Comune di Gagliano del Capo, ma gli interventi in questo caso sono
parcellizzati ed eseguiti da diversi soggetti. Locali notturni, ristoranti,
privati hanno realizzato una serie di interventi inglobando antichi trulli,
strutture in pietra a secco e, in un caso, addirittura un sito
paleontologico e archeologico di riconosciuta importanza come la Grotta
delle Prazziche, ridotta ad una tavernetta con tanto di faretti sulla
volta. Abusi edilizi anche a Punta Meliso, il capo di Santa Maria di Leuca,
dove una società privata sta realizzando un complesso abitativo con piscine
scavate nella roccia, strade d’accesso al mare e parcheggi.
Il sacco di Torre Miggiano. Bandiera nera alla società S.I.S. srl, titolare
dell’intervento di edificazione sulla costa a Torre Miggiano (Comune di
Santa Cesarea), in provincia di Lecce. Oltre seimila metri cubi di piscine,
ristoranti, locali ricreativi e passeggiate a mare su uno dei tratti più
belli della costa salentina, Sito di Interesse Comunitario.
Il Colosseo di Acquaviva. Bandiera nera all’Amministrazione Comunale di
Diso (Le), che nel corso dell’ultimo anno ha completato l’intervento per la
realizzazione di un centro servizi pubblico, in località Acquaviva,
significativamente ribattezzato “il Colosseo”, per le dimensioni incongrue
e per la lunga serie di archi a giorno che ne caratterizzano il prospetto.
Un vero e proprio “ecomostro” realizzato dalla mano pubblica su una delle
più importanti e botanicamente interessanti gravine del litorale orientale
salentino.
Lo scempio di Polignano. Bandiera nera all’Amministrazione Comunale di
Polignano a Mare (Ba) che ha recentemente approvato una delibera per “la
realizzazione di attrezzature sociali, pubblici esercizi e impianti
sportivi” sulla Lama Monachile, lo scorcio più bello di Polignano a Mare,
un’area peraltro tutelata dalle norme previste all’interno del Piano
Urbanistico Territoriale. Il progetto prevede persino la realizzazione di
un ristorante incassato nella roccia.
Le dune violate. Bandiera nera alla società “Villa Marina” dell’industriale
Giacobazzi, che ha chiesto e ottenuto la concessione per la costruzione di
una mega-struttura balneare sulla spiaggia di Marina di Ravenna che, se
realizzata, stravolgerebbe l’unico tratto di spiaggia libera sulla quale si
sono ancora mantenuti intatti i cordoni dunosi. L’area è tutelata
paesaggisticamente e ambientalmente e ricade, in parte, in un Sito di
Importanza Comunitaria.
Il villaggio sui rifiuti. Bandiera nera al Sindaco e l’Assessore
all’Urbanistica di Porto Tolle (Ro). Sono i due esponenti
dell’amministrazione comunale che hanno promosso e sostenuto la Variante al
Prg che prevede la realizzazione, in località Forti, nel mezzo del Delta
del Po, di un villaggio turistico collegato alla spiaggia da un “impianto a
fune” e collocato su un terrapieno da realizzarsi con l’impiego di quasi
due milioni di tonnellate di rifiuti industriali. Il tutto in un’area che
la normativa in vigore definisce “inedificabile”.
Una Milano da depurare. Bandiera nera al Sindaco di Milano, Gabriele
Albertini. Da oltre quattro anni alla guida del capoluogo lombardo e da un
anno Commissario straordinario per i problemi della depurazione della
città, ma di depurare i reflui di Milano ancora non se ne parla. È
l’esempio più clamoroso in Europa di una metropoli che non depura le sue
acque, ma purtroppo non è l’unico caso italiano. Per l’apertura di due dei
tre cantieri per la costruzione dell’impianto si è dovuto aspettare
l’aprile del 2001, ma nel frattempo la magistratura ne ha già bloccato uno.
E intanto gli scarichi di Milano finiscono tal quali nel Lambro,
confluiscono nel Po e sfociano in Adriatico.