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Chicco Testa di cazzo
«Elettrosmog, Verdi troppo arroganti»
Testa: «Veronesi ha ragione. Non c'è un legame certo fra antenne e cancro»
ROMA - Parlare di elettrosmog con Chicco Testa è come agitare un drappo
rosso davanti a un toro. Provocando però una reazione esattamente contraria
a quella che ci si potrebbe attendere da chi, come lui, è stato un esponente
di spicco del movimento ambientalista. «Ormai siamo alla psicosi - dice il
presidente dell'Enel -. Basta che nelle vicinanze di una casa ci sia un
impianto elettrico e nasce un comitato locale. Per non parlare delle
conseguenze giudiziarie. Noi abbiamo decine di indagini aperte in tutta
Italia. A proposito, comunico che mi è arrivato dalla Sicilia un nuovo
avviso di garanzia, e stavolta sono in buona compagnia: c'è anche il
presidente della Rai Giuseppe Zaccaria e quello di Telecom Italia Roberto
Colaninno».
Quindi il ministro della Sanità Umberto Veronesi, quando dice che il
problema dell'inquinamento elettromagnetico «non è una priorità», ha
ragione?
«Da vendere. Per prima cosa non capisco, visto che lo accusano anche di
questo, che interessi possa avere in questa vicenda. Come non ha alcun
interesse l'Enel, che semmai, dalla legge sull'elettrosmog, avrebbe tutto da
guadagnare».
Possibile?
«La legge ci dà dieci anni di tempo per risanare gli impianti, per giunta
scaricando responsabilità su complicate procedure regionali. Infine,
l'autorità e la legge hanno chiarito che i costi del risanamento li
pagheranno gli utenti. Quale azienda si lamenterebbe di avere cinquantamila
miliardi da spendere nei prossimi dieci anni, a queste condizioni?».
Perché è d'accordo con Veronesi?
«Innanzitutto perché i principali studi in materia, come quelli del
Congresso Usa, dell'Agenzia americana per la protezione dell'ambiente e
dell'Organizzazione mondiale della sanità, organismo che solitamente
drammatizza il problema, affermano chiaramente che non c'è evidenza
scientifica che i campi elettromagnetici provochino il cancro. Bisogna
dirlo».
Ma non può sorgere il sospetto che questi organismi, a voler pensare bene,
abbiano quantomeno sottovalutato il problema?
«Allora lo hanno fatto anche quasi tutti i governi del mondo, visto che gli
unici Paesi ad avere una legge che limita i campi elettromagnetici sono
Italia, Germania e Svizzera. E in questi ultimi due Paesi, ben più
tollerante di quella italiana. L'Ue ha fatto uno studio che si è concluso
nel 1999 che raccomanda una soglia di 100 microtesla, mica di 0,5-0,2 come
vorrebbe il ministero dell'Ambiente. Ma c'è anche un altro motivo per cui ha
ragione Veronesi. Dire che anche il sospetto che una vita umana possa essere
attaccata dai campi elettromagnetici autorizza a prendere tutte le misure
giuridiche ed economiche necessarie, non è morale. Perché allora non
vietiamo le auto, visto che ogni anno solo per gli incidenti muoiono 7-8
mila persone? Oppure non bandiamo il fumo, che, sì, è dimostrato, provoca il
cancro? O non proibiamo l'alcol?».
Forse la ragione è semplicemente che alcuni interessi pesano di più.
«Non lo so, ma non ho visto un solo deputato verde appoggiare la proposta di
legge di Veronesi sul fumo passivo, proposta che va contro la lobby del
tabacco».
Ce l'ha con i Verdi?
«Non ce l'ho con nessun partito. Trovo tuttavia intollerabile l'arroganza di
alcuni esponenti Verdi che puntano a screditare immediatemente chiunque
esprime opinioni diverse. In Parlamento è stata persino organizzata, da
qualche esponente verde, una raccolta di firme su di me, traditore del
movimento ambientalista. Questo è uno dei vizi peggiori della tradizione dei
partiti della terza internazionale. È l'atteggiamento per il quale solo io
detengo la verità e decido io chi può parlare di ambiente e chi è il
traditore. Difatti si chiedono le dimissioni di Veronesi».
Perché, lei si considera ancora un ambientalista?
«Eccome, e non con le chiacchiere. Lo sa che siamo gli unici in Italia che
stanno rispettando il protocollo di Kyoto? Lo sa che in cinque anni l'Enel
ha ridotto del 34% le emissioni di anidride solforosa, del 53% quelle di
ossidi di azoto, del 64% quelle delle polveri e del 7% quelle di CO2».
Però è contro la fissazione di limiti particolarmente rigidi
sull'elettrosmog.
«Dal dopoguerra a oggi i consumi di elettricità sono raddoppiati alcune
volte. Se l'elettromagnetismo fosse veramente responsabile del cancro,
sarebbe stata una strage. Ma sarebbero tutti dei pazzi, in Usa, Canada,
Giappone... In Giappone non c'è una linea interrata, non esiste alcuna
prevenzione. Eppure i giapponesi sono la popolazione più longeva del mondo.
Per giunta non si considera che andando avanti con questo sviluppo
tecnologico l'elettromagnetismo è destinato a crescere, non a diminuire. E
se dovessimo affrontare il problema con i limiti che vorrebbe imporre il
ministero dell'Ambiente, dovremmo cambiare da cima a fondo la nostra vita. A
cominciare dalle cose più piccole».
Non esagera?
«Niente affatto. Non potremmo tenere la radiosveglia sul comodino, visto che
emette 5 microtesla, 20 volte più del consentito. Non parliamo
dell'asciugacapelli, da 6 a 2 mila microtesla. O di una lampada alogena, 12
microtesla. Stiamo innescando una bomba nucleare».
Nel caso in cui emanassero il famoso decreto attuativo della legge.
«Che non credo porterà la firma di Veronesi».
Ma perché il governo italiano è così ostinato?
«Non lo so. Ma trovo che la politica ambientale oggi sia troppo guidata
dall'emotività. È mai possibile che un Paese industriale come l'Italia debba
subire l'umiliazione politica, tecnologica e sociale di dover risolvere il
problema di un po' di monnezza, perché di questo si tratta, caricandola sui
treni per portarla in Germania? I nostri rifiuti vanno in Germania per
essere bruciati nei termocombustori tedeschi che producono energia. E
paghiamo pure. Se non è il fallimento della politica ambientale italiana, mi
dica cos'è».
Visto che è presidente dell'Enel da cinque anni, non li poteva fare lei i
termocombustori?
«Abbiamo cercato di farli, ma ci è stato impedito in tutti i modi».
Perché?
«Perché sostengono che sono inquinanti. Meglio le discariche e la lotta di
mafia e camorra. Bassolino per aver detto che voleva fare qualche
termocombustore, ha avuto un attacco frontale dal ministro delle Risorse
agricole Alfonso Pecoraro Scanio. E il risultato è questo: l'Italia è invasa
dalle discariche. Complimenti».
Complimenti che a questo punto vanno girati, sembra di capire, al governo di
centrosinistra.
«Potrei dire che c'è in Italia qualche problema generale di cultura
politica. Detto questo, Edo Ronchi è stato certamente un buon ministro
dell'Ambiente. Il problema è che nemmeno lui è riuscito ad avere il consenso
dei Verdi. Ronchi ha fatto una legge sui rifiuti che prevede il cosiddetto
Cdr, combustibile da rifiuti. Sa quante volte mi ha chiesto di sperimentarlo
nelle centrali dell'Enel? Ebbene, non ci siamo mai riusciti per le
opposizioni locali. I Verdi hanno un solo problema: una enorme difficoltà ad
assumersi responsabilità di governo dal centro alla periferia».
Non sembra che i problemi dell'Enel nel centrosinistra siano soltanto con i
Verdi. Il diessino Valerio Calzolaio dice che l'Enel gonfia le cifre degli
investimenti necessari a risanare la rete.
«Il classico atteggiamento di chi tira il sasso e nasconde la mano. Prima ha
sostenuto che era una legge rivoluzionaria. Adesso spaventato dai conti, fa
marcia indietro. Ma i conti, eccoli. L'Enel li stima fra 41 e 56 mila
miliardi, l'Enea 42.400 miliardi, e persino l'Agenzia per la protezione
dell'Ambiente, che ha fatto uno studio su incarico del ministero, prevede
una spesa di 37.300 miliardi. E guarda caso quest'ultimo studio è stato
letteralmente sequestrato».
Per quale motivo?
«Perché quando l'Anpa ha fatto stime paragonabili alle nostre hanno
preferito farlo sparire. Altro che politiche liberali. E mi risulta che i
responsabili dell'Anpa siano stati pure aspramente rimproverati. Segno di
una evidente mancanza di razionalità».
Mancanza di razionalità?
«Proprio quella. Affrontare con razionalità questo genere di problemi sarà
sempre più importante. Se ci faremmo sopraffare dai fondamentalismi
ambientalista e cattolico rischieremo di restare tagliati fuori dalle nuove
possibilità offerte dalla scienza e dalle innovazioni tecnologiche. E
pagheremo un prezzo altissimo. Metteremo pure al bando la bioingegneria, poi
magari andremo a comprare alla farmacia del Vaticano le medicine prodotte
dagli americani grazie proprio all'ingegneria genetica».