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Atollo affondato



Effetto sera, atollo affonda
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L'atollo di Kiribati, nel Pacifico Meridionale, è stato sommerso dalle acque
stanotte alle 4: è il primo disastro dell'effetto serra. Denunciato George
Bush

SIDNEY - Non è rimasto nessuno, nemmeno la piccola Quaapete, divenuta il
simbolo di questo popolo inerme che sapeva e nulla ha potuto fare: alle
quattro del mattino del Primo  Aprile, in un giorno dedicato dall'Occidente
satollo agli scherzi, ai frizzi, ai lazzi, l'atollo di Kiribati, nel
Pacifico Meridionale, è stato sommerso dalle acque.

Il piccolo atollo e i suoi infelici abitanti sono le prime vittime del
global warming, il riscaldamento dell'atmosfera, il nemico che sta
sciogliendo i ghiacci polari e che fa sollevare il livello dei mari.  Altri
seguiranno: essi sono grappoli di isolette, a pochi metri sul livello del
mare, da paradiso marino a inferno non già del futuro ma del presente.

L'unica testimonianza di un popolo sacrificato è stata ritrovata al largo,
un messaggio dentro una bottiglia, scritta dal presidente Tereboro Tito,
mentre l'abisso si spalancava. Perendo fiero come il comandante di una nave
che affonda, Tito chiede che qualcuno paghi per quel che è accaduto, e
indica il colpevole nel presidente  americano, George W. Bush.

L'inquilino della Casa Bianca solo pochi giorni fa aveva rifiutato, sordo
agli allarmi del mondo, di appoggiare il trattato di Kioto, che limita i
danni del biossido di carbonio. Lo aveva fatto in nome del profitto
capitalista, in nome dei grandi padroni dell'industria che non vogliono
perdere un solo centesimo dei loro infami guadagni. Aveva, Bush, irriso al
pericolo. Oggi le vittime di Kiribati, il fantasma della piccola Quaapete in
testa, lo inseguiranno nel sonno.

A nome del Movimento per i diritti civili, Corbelli ha proposto al
presidente Ciampi e al giudice Caselli, rappresentante di Eurojustice, di
mettere una taglia di dieci milioni di lire per la cattura di Bush, vivo o
morto.

(1 APRILE 2001, riproduzione riservata)