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il giornale di Riva attacca PeaceLink, il portavoce tarantino dei Verdi difende Riva



Mondo Libero, il giornale filo-Riva, ha attaccato PeaceLink nel numero di 
febbraio per le "inopportune" iniziative e le foto pubblicate sul sito 
relative ai fumi cancerogeni dell'ILVA (1).
Nel numero precedente aveva parlato bene di PeaceLink (prima di 
documentarci sulla cokeria ci occupavamo di rischio nucleare).
Nel numero di marzo Mondo Libero ha attaccato la mia classe 1F e il loro 
insegnante (io) per i temi degli studenti sugli operai della cokeria 
deceduti per tumore, temi pubblicati sul Corriere del Giorno di Taranto. 
L'articolo parla di "sovrumana stupidita' di certi individui preposti alla 
docenza".
Nella pagina accanto c'era un articolo a favore di Riva scritto al 
portavoce dei Verdi di Taranto, Walter Scotti. Tra le varie frasi: "Oggi si 
fa ricadere su Riva la responsabilita' di aver contribuito a far aumentare 
le neoplasie polmonari; non solo, ma tutte le disgrazie sono da attribuire 
all'azienda privata. Mi sembra strano che il gruppo Riva non sia ancora 
ritenuto l'unico respondabile del buco nell'ozono!"
Che tristezza.

Alessandro

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(1) Il Procuratore della Repubblica di Taranto ha potuto vederle in un 
incontro tenuto all'ITIS Righi di Taranto e si e' detto turbato da quelle 
immagini pubblicate su www.taras.it
  Per migliore documentazione riporto un articolo sulla cokeria.

--- DOCUMENTAZIONE ---

Tremendo sospetto sui veleni della Cokeria
di Michele Tursi (Corriere del Giorno 15/2/2001)

Il più giovane aveva 43 anni. Il più "anziano" 55. Entrambi erano addetti 
alle batterie 1/6 della Cokeria Ilva. Il primo è morto nel '90, l'altro ad 
aprile del '98. Identica la causa: neoplasia polmonare. Ed è la stessa per 
altre 21 persone, decedute nello stesso arco di tempo e per altre sei 
ammalatesi di cancro.
Tutte erano o sono ancora in servizio alla Cokeria e dieci di loro 
operavano sulle batterie 1/6. E' questa la sconcertante sequenza di morti 
registrata nel reparto oggetto dell'ordinanza del sindaco Di Bello e prima 
ancora della relazione del Pmp (presidio multizonale di prevenzione) che il 
18 novembre scorso aveva evidenziato le gravi carenze dell'impianto, 
suggerendone la fermata.
Un reparto in cui idrocarburi policiclici aromatici e benzo-a-pirene 
vengono immessi in atmosfera in grosse quantità come hanno dimostrato 
diverse indagini effettuate nel reparto, non ultima quella del collegio 
peritale incaricato dal gip del tribunale di Taranto, nell'ambito 
dell'inchiesta a carico dell'Ilva e di altre industrie del territorio.
I numeri, seppur preoccupanti (frutto di un lavoro dell'esecutivo di 
fabbrica Uilm), non rendono perfettamente l'idea di quanto drammatica sia 
la situazione all'interno del reparto. Nella Cokeria complessivamente 
operano 370 unità. In percentuale, quindi, tra il '90 ed il '98 si è 
ammalato di tumore quasi l'8% del personale. La percentuale dei morti si 
aggira, invece, intorno al 6%.
Un dato statistico impressionate se messo in relazione a quanto scritto 
dalcoordinatore del Pmp di Taranto nell'ormai famosa relazione del 18 
novembre in cui si evidenziava «il permanere di situazioni operative 
deficitarie, da ricollegarsi sostanzialmente a carenze strutturali legate 
alla vetustà dei forni delle batterie 3/6, nonchè alla mancanza di un 
impianto di aspirazione e depolverazione delle emissioni diffuse nella fase 
di sfornamento coke».
Purtroppo, i morti in Cokeria non sono una novità. In uno studio del 1987, 
ripreso nel '95 dai chimici Roberto Giua e Maria Spartera, i dati 
epidemiologici riferiti ai lavoratori dei forni a coke negli anni '53/'70 
per le categorie maggiormente esposte, sono drammatici.
Tra 78 addetti con una esposizione tra i 5 ed i 9 anni, si sono verificati 
9 decessi. Con un periodo compreso tra i 10 ed i 14 anni e 43 addetti, i 
morti sono stati 8. Stesso numero di "vittime" tra i 29 operatori rimasti 
in cokeria tra i 15 ed i 17 anni.
Giua e Spartera rilevano ancora che «il fattore determinante di una 
maggiore esposizione sembra essere il lavoro in zona vicina ai punti di 
emissione di fumi, in particolare sul piano di carica. Gli addetti che 
operano lateralmente ai forni (sfornatrice, guida, carro) o con esposizione 
discontinua (inversionisti), mostrano valori di un ordine di grandezza 
inferiore rispetto a quelli che si trovano sopra l'impianto».
Nella loro ricerca i due chimici hanno considerato soltanto gli Ipa e tra 
questi, in particolare, il Benzo-a-pirene, cui viene attribuito il 70% del 
potere cancerogeno di tutti gli Ipa. I valori più alti (tra 10 e 100 
microgrammi per m³) è stato rilevato tra gli addetti ai coperchi, alle 
caricatrici ed ai bariletti; quelli più bassi (tra 1 e 10 microgrammi per 
m³) in tutte le altre mansioni.
Va ricordato, a tal proposito, che la legge attuale per il Benzo-a-pirene 
negli ambienti di vita, prevede un valore per l'obiettivo di qualità di 1 
microgrammo per m³.