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il monitoraggio attraverso i licheni



Ciao!
Mi e' sembrato interessante... specie per una citta' inquinata che non ha 
sufficienti centraline.
Mi piacerebbe leggere una valutazione di questo articolo...
Fonte:
http://www.geocities.com/CapeCanaveral/Hangar/3427/lol01001.htm
Grazie
Alessandro

VALUTAZIONE DELLA QUALITA’ DELL’ARIA ATTRAVERSO L’ANALISI DEI LICHENI.
L’inquinamento atmosferico nelle aree urbane è ancora oggi un fenomeno di 
grande entità, di non semplice quantificazione e di difficile soluzione.
Il DPR n.203 del 1988, che costituisce il riferimento normativo su questo 
tema, definisce l’inquinamento atmosferico come: " Ogni modificazione della 
"normale" composizione o stato fisico dell’aria atmosferica dovuta alla 
presenza nella stessa di una o più sostanze in quantità e caratteristiche 
tali da alterare le "normali" condizioni ambientali e di salubrità 
dell’aria, da costituire pericolo ovvero pregiudizio "diretto" ed 
"indiretto" per la salute dell’uomo, da compromettere le attività 
ricreative e gli usi legittimi dell’ambiente, alterare le risorse 
biologiche e gli ecosistemi ed i beni materiali pubblici e privati".
Lo standard di qualità dell’aria , ossia la soglia massima di 
concentrazione di sostanze nocive, oltre la quale si parla di inquinamento 
è definita dal DPR 203\88 per ogni agente inquinante.
La misurazione della concentrazione delle sostanze inquinanti nelle aree 
urbane viene effettuata tramite analisi chimiche realizzate solitamente con 
centraline automatiche. Grazie ai dati così ottenuti viene valutato il 
livello di inquinamento ed al superamento degli standard di qualità vengono 
adottate misure anti-inquinamento come ad esempio il blocco della 
circolazione o la circolazione dei veicoli a targhe alterne.
Come facilmente si può immaginare , le centraline costano molto sia in 
termini di investimento che di gestione. Quindi il numero di centraline 
installate in una città è di norma molto limitato ed amplissime aree del 
territorio non sono mai state sottoposte a monitoraggio. A ciò si aggiunga 
che i dati di una centralina sono rappresentativi solo della qualità 
dell’aria nelle sue immediate vicinanze.
Con questo sistema non è quindi possibile, di solito, definire lo stato 
della qualità dell’aria nell’intera area urbana, ma solo di porzioni 
limitate di territorio.
I limiti oggettivi delle centraline possono essere superati affiancando ad 
esse un altro sistema dalle caratteristiche complementari, cioè in grado di 
fornire informazioni sul livello complessivo dell’inquinamento atmosferico 
in vaste aree: i bioindicatori di qualità dell’aria.
Negli ultimi anni ci si è accorti che, per valutare "lo stato di salute" di 
un ambiente, è possibile osservare esseri viventi che con la loro presenza 
o assenza forniscono informazioni qualitative relativamente al fenomeno che 
si vuole studiare.
Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, gli indicatori più 
efficienti e più utilizzati sono i licheni .
I licheni sono costituiti dall’intima unione tra funghi ed alghe. Da questa 
associazione simbiotica entrambi ricavano vantaggio: i funghi ricevono 
dalle alghe zuccheri e sovente anche nitrati, le alghe ricevono dai funghi 
acqua, sali minerali ed un ambiente protetto in cui vivere.
I monitoraggi dell’aria attraverso lo studio dei licheni sono poco costosi, 
relativamente semplici, ed è dunque possibile effettuare numerosi 
rilevamenti così da poter realizzare delle carte tematiche che 
rappresentano la situazione su ampi territori. Associando ad esse analisi 
chimiche puntuali si riescono ad ottenere precise informazioni sulle 
condizioni dell’inquinamento atmosferico nella zona esaminata. I licheni 
sono adatti all’impiego come bioindicatori in quanto possiedono alcune 
caratteristiche peculiari:
Sensibilità agli inquinanti -
I licheni assorbono in modo indiscriminato gas e particelle, comprese le 
sostanze inquinanti poiché a differenza delle piante superiori sono privi 
di rivestimento ceroso superficiale (la cuticola), non hanno sistemi di 
regolazione dell’assorbimento dell’aria (gli stomi), presentano un corpo 
appiattito con ampia superficie di contatto con l’aria. I licheni che 
vivono sulla corteccia degli alberi (licheni epifiti), sono particolarmente 
adatti come bioindicatori in quanto assorbono pressoché tutti i materiali 
di cui necessitano dall’atmosfera.
Resistenza agli stress ambientali -
I licheni sono solitamente molto resistenti alla siccità, al freddo ed al 
caldo, alla forte insolazione, al vento, ecc. , quindi la loro assenza è 
imputabile all’inquinamento e non ad altri fattori.
Ubiquitarietà -
I licheni sono diffusi ovunque, scompaiono solo dove c’è forte inquinamento.
Lento accrescimento e grande longevità -
Sono queste caratteristiche che fanno dei licheni delle "centraline 
naturali" in grado di monitorare l’inquinamento atmosferico in continuo e 
per lunghi periodi.
Il ruolo dei licheni come bioindicatori è accertato da molto tempo: già nel 
1750 Erasmus Darwin osservava l’assenza di licheni nelle zone circostanti 
le fonderie di rame in Gran Bretagna. Nel 1866 il botanico Nylander 
presentò alla Società botanica di Francia una interessante comunicazione 
che inizia così: " La maggior parte dei licheni sembra rifuggire le città e 
quei pochi che si ritrovano sovente non arrivano che ad uno sviluppo 
incompleto......". A partire dagli anni ‘60 sono iniziati studi mirati a 
quantificare in modo chiaro ed univoco la risposta dei licheni agli 
inquinanti.
Si deve a J. De Sloover nel 1964 la proposta di stabilire un Indice di 
purezza atmosferica (I.A.P.) basato sul numero dei licheni epifiti presenti 
e sulla loro frequenza in una certa area, nonché sulla tolleranza delle 
diverse specie all’inquinamento.
Negli anni seguenti sono state proposte e saggiate numerose varianti di 
questo indice e diverse formule di calcolo. Nel 1987 nell’Università di 
Berna sotto la guida del Prof. K. Amman, sono state verificate 20 diverse 
formule per il calcolo dello I.A.P, saggiando la capacità di prevedere la 
concentrazione di 8 inquinanti atmosferici: anidride solforosa, ossidi di 
azoto, cloro, polveri, piombo, rame, zinco, cadmio. Confrontando i dati con 
le concentrazioni degli otto inquinanti rilevati da 13 centraline di 
monitoraggio è stata individuata una formula che permette di prevedere la 
concentrazione degli inquinanti con una certezza superiore al 97 per cento. 
Con grande sorpresa di tutti ( e grande felicità per chi opera in campo) la 
formula migliore è anche la più semplice. Essa prevede il conteggio della 
frequenza delle diverse specie licheniche entro un reticolo da rilevamento 
da applicare sulla corteccia degli alberi campione.
Il metodo "Amman" è stato applicato in Italia dal prof. Nimis e da altri 
ricercatori in molte diverse località: Trieste, Udine, Macerata, La Spezia, 
Savona, Pavia, Reggio Emilia, Pescara, Potenza, Enna, la Regione Veneto, 
l’alto vicentino, diverse vallate alpine.
L’Università di Berna ed il WWF svizzero hanno reso didatticamente 
disponibile il metodo, adattandolo all’uso scolastico conservando al 
contempo un elevato valore scientifico. Il WWF italiano col supporto della 
Società Lichenologica Italiana ha adattato il metodo alla realtà del nostro 
paese.