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Re: Cancellazione del debito: un'opportunità unica per il Pianeta



Ciao a tutti
Sono pienamente d'accordo sulle considerazioni riguardanti la necessità di cancellare il debito dei paesi poveri, che perpetua una condizione di perenne sfruttamento nei loro confronti da parte del "nord del mondo".
Sono pure d'accordo sulla necessità di un graduale rallentamento, fino all'arresto, della crescita demografica umana a livello mondiale, dato il notevole impatto dell'uomo sull'ecosistema terra.
Tuttavia non condivido l'idea di utilizzare la cancellazione del debito per avviare una  campagna di consapevolezza demografica.
Finora gli  europei non hanno fatto altro che imporre i loro standard culturali (e commerciali) su tutte le popolazioni con cui sono venute a contatto.
Io credo che, se regolamentazione delle nascite deve esserci, tale necessità deve nascere dall'interno delle stesse popolazioni coinvolte, altrimenti non sarebbe altro che un ennesimo atto di sopraffazione.

Fabrizio



"528390@hyperlinker.com" ha scritto:

> Cancellazione del debito: un'opportunità unica per il Pianeta
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> Da qualche tempo, e più si va avanti più monta la marea, si sta affermando nelle nostre menti la consapevolezza della necessità di cancellare il debito che i paesi più poveri avrebbero nei confronti dei paesi più sviluppati.
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> A vedere le condizioni di entrambi i fronti, quelli opulenti del nord/occidente e quelli miseri del sud/oriente, tale sentimento appare naturalmente più che giustificato, non potendo dimenticare, anche, che i primi hanno comunque operato un largo sfruttamento delle risorse umane e naturali dei secondi.
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> A questo pressochè comune sentimento, che condividiamo pienamente, vorremmo ora aggiungere una brevissima considerazione.
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> Tutti sappiamo, e non dovrebbe trascorrere un solo istante senza tale consapevolezza, che il nostro pianeta è ormai estremamente sovrappopolato e la crescita del numero dei suoi abitanti umani rimane tuttora terribilmente elevata.
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> Non dimenticando il malefico influsso delle ipertrofiche attività economiche dei paesi più sviluppati per quanto riguarda l'incerto destino del nostro mondo, notiamo anche che paradossalmente proprio i paesi meno sviluppati, proprio quelli dove non si trova una briciola di pane od una goccia d'acqua e che, soprattutto per questo, sono affetti da violenze endemiche, sono anche quelli che, con le popolazioni ancora soggiogate da una cruda legge di natura che li conduce ad una riproduzione quasi coatta, maggiormente continuano ad elevare il numero di abitanti sul pianeta.
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> Finora praticamente nulla si è fatto, per lo più per timore di incorrere in antipatie varie, per cercare di migliorare tale situazione e far sì da limitare nascite che sono destinate od a precoci ed atroci morti per fame, malattie e guerre, o nella migliore delle ipotesi ad appesantire un pianeta già stracarico.
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> Ora, con la proposta di abolire il debito, e con il gran risalto in àmbito mondiale che tale nobile gesto avrebbe, una grande opportunità si presenta ai paesi più sviluppati. Nel cancellare il peso del debito và anche, nel contempo, instaurato un dialogo diretto coi paesi più poveri, non solo coi governi ma direttamente e diffusamente coi popoli stessi, mirante ad illustrare le atrocità (per gli individui) di una riproduzione selvaggia e la tremenda situazione demografica (per l'intero pianeta).
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> Vanno specificatamente illustrati i benefici dell'autodisciplina riproduttiva a partire dal fatto che una prole più numerosa oggi non significa maggiore ricchezza, come forse poteva accadere cent'anni fa, ma certamente maggiore povertà.
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> Cosa questa che ci accomuna tutti sul pianeta: far continuare a crescere la popolazione, oggi, senza far nulla per cercare di stabilizzarla, non significa affatto dar sviluppo all'umanità ma anzi deteriorarla, forse definitivamente. Non bisogna sciupare quindi l'occasione di unire al nobile gesto della cancellazione del debito quello altrettanto nobile di avviare una seria campagna di consapevolezza demografica a livello mondiale.
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> Danilo D'Antonio
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