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piano delle coste liguri



Piano delle coste: un'occasione per un'economia ecocologica.

"La decisione di rinviare le decisioni in merito alla costruzione di nuovi
porti turistici in Regione Liguria è un primo, seppur limitato e parziale,
passo verso un'economia regionale che non si basi esclusivamente sulla
rendita del mattone e lo scempio ambientale, ma trovi la ragion d'essere
nell'equilibrio tra ambiente e sviluppo" dichiara il vice presidente del
Consiglio Comunale di Genova Antonio Bruno.
"Il piano come era stato presentato aveva finalità che risultano
contraddittorie: si vogliono tutelare i residui tratti di costa non
urbanizzati e contemporaneamente disciplinare la realizzazione di
porticcioli turistici o di altre opere a mare per incoraggiare lo sviluppo
turistico.", afferma Edoardo Baraldi di Sinistra Verde, già assessore
all'Urbanistica del Comune di Recco.
" Infatti, lo schema di orientamento della regione prevede il raddoppio dei
posti barca "proposto come commercialmente ottimale" (da 12 a 22 mila posti
barca PE12, posto barca equivalente di 12 metri). 
Da Ventimiglia alla foce del Magra si associano in modo disinvolto porti e
difesa della costa, valorizzazione con sfruttamento, associando  allo
sviluppo turistico il raddoppio dei posti barca, con il rischio di
aggravare il processo di cementificazione delle coste.
Edoardo Baraldi chiede: "Perché continuare a sostenere che ogni 4/5 barche
garantiscono un posto di lavoro, mentre contemporaneamente si riconosce che
'nel Tigullio la crisi economica ha provocato una marginale riduzione di
domanda nei porti privati di Rapallo e di Lavagna, a causa di un livello di
prezzi che è il più alto in assoluto di tutto il tratto di costa studiato?'
E perché pensare di ampliare il porto di Chiavari, se nel Tigullio i posti
barca sono almeno 3000, un porto turistico ogni 5 Km, uno yacht o barca da
diporto ogni sei metri di litorale e gli addetti nei 5 porti del Tigullio
sono poche decine, ben al di sotto delle cento unità ? 
E perché nel piano si usa un prudente condizionale per l'ampliamento del
porto di Finale, il cui allungamento della diga " sembrerebbe non produrre
significativi effetti sulla dinamica costiera"? mentre 'il valore
paesaggistico della zona non appare tale da giustificare vincoli
all'espansione?'
Per Antonio Bruno "è da contrastare il devastante ciclo opere -
riempimenti, con particolare riguardo alla notevole quantità di materiale
che si renderà disponibile a seguito dei grandi interventi infrastrutturali
previsti in Liguria (raddoppio F.S., alta velocità e potenziamento
viabilità)", compromettendo irreparabilmente la vita nei fondali".
Conclude Edoardo Baraldi che "è impossibile conciliare lo sfruttamento
turistico (sic) con la salvaguardia di vaste aree naturali e, nello stesso
tempo, impedire la costituzione di un continuum urbanizzato in fregio alla
costa. Un esempio per tutti : la vicenda del porto turistico degli Aregai
nel comune di S.Stefano al Mare - una colossale operazione turistico
commerciale con quasi 1.000 posti barca, altrettanti posti auto, residence,
centro commerciale in un tratto di costa dichiarato di notevole interesse
pubblico. Un riempimento catastrofico di almeno 10 ettari nel tratto di
mare in cui anni fa l'amministrazione provinciale di Imperia aveva proposto
l'istituzione di un'area di tutela biologica per la presenza della prateria
di Posidonia. L'allora pretore Sansa nel 1989 aveva disposto per il
sequestro del cantiere.
Antonio Bruno
Vice Presidente del Consiglio Comunale di Genova
Altro Polo - Sinistra Verde
0339 3442011