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donne e lavoro domestico



dal manifesto
ITALIA/BIOTECH

Gli scienziati discutono biologia e cibi genuini

Cnr/Censis e Cooperative affrontano il problema di come migliorare la vita 

- GUGLIELMO RAGOZZINO - 

P er la ricerca italiana ufficiale la biotecnologia è un business (stavamo
per dire un autobus) da non perdere; inoltre è un'area nella quale la
ricerca italiana potrebbe affermarsi, solo che ricevesse tutte le provette
e gli alambicchi che necessitano. La messa a punto del Censis su
"biotecnologie per vivere
meglio" riguarda una delle quattro aree nelle quali il Comitato nazionale
delle ricerche, Cnr, intende dedicare molti e nuovi sforzi. Certo, scrive
il Censis nell'introduzione al rapporto finale dello studio,"alle
biotecnologie sono associabili rischi potenziali che sono al centro delle
aspre polemiche che
stanno attraversando l'opinione pubblica mondiale, il cui esito sarà
fondamentale per determinare il sentiero di crescita della ricerca. Una
visione attendibile di tali rischi richiede il superamento di visioni
oscurantiste, apocalittiche, che individuano nel biotech la madre di tutti
i pericoli".
Oltre alle interessanti spiegazioni sullo sviluppo promettente in termini
scientifici, ma stentato per la scarsità dei finanziamenti che il Cnr e il
Censis fanno, esaminando i Pf - Progetti finalizzati - architettati dal
primo, vengono offerti anche dati che dovrebbero essere convincenti sulle
opinioni del pubblico, in
ordine alle biotecnologie e sulle prospettive entusiasmanti del settore.
La domanda di un sondaggio era: cosa comporta lo sviluppo delle
biotecnologie, con tre risposte possibili: a) rischi per la salute e il
benessere dei cittadini; b) benefici per la salute ecc...; c) non sono
informato sulle biotecnologie. Il 23,8% rispondeva: rischi; il 27,8
rispondeva: benessere; il 48,4% rispondeva: non sono informato. Vi era
anche una distribuzione per classi d'istruzione: su 100 persone
con la licenza elementare, 25 temevano i rischi, 15 si aspettavano benefici
e 60 non sapevano. Al crescere dell'istruzione, calava un po' il non so e
molto il timore. Fino all'attico dei laureati che in 21,8 su 100
manifestavano timori, in 48,7 si aspettavano opportunità e vantaggi e in
29,5 si dichiaravano disinformati.
I promettenti futuri delle industrie biotecno erano invece descritti con
speranza e rimpianto per tutto quello che in Italia sarebbe mancato per
scarso impegno e burocrazie inette e incompetenti. Tra 2000 e 2005 il giro
d'affari mondiale sarebbe passato da 110.400 miliardi di lire a 276.000,
con un raddoppio dell'occupazione nel settore, da mezzo milione a un
milione di addetti. In Italia la crescita sarebbe nello stesso periodo da
5.150 miliardi a 12.500.
Il confronto più interessante nasce invece dalla lettura di uno studio
precedente del Censis, luglio 1999, che prevede che saranno creati in
Europa "entro il 2005 posti di lavoro altamente qualificati per almeno
1.500.000 persone, in prevalenza giovani". La riduzione drastica dei posti
di lavoro biotecno da 1,5 milioni in Europa a tra mezzo milione e un
milione nel mondo nasce dal vento cattivo che tra luglio e dicembre ha
investito il settore. Il vento della sfiducia nel futuro, non tanto della
biologia, quanto dei guadagni connessi, con conseguenti inviti alla cautela
delle banche maggiori, come la Deutsche Bank ai propri uffici, nei
confronti di investimenti ormai rischiosi. Più rischiosi degli stessi
organismi geneticamente modificati.
Quello del Cnr non è l'unico approccio scientifico/economico alle
biotecnologie; vi è anche un altro, quello dovuto alle Cooperative (il
manifesto, 13 ottobre 1999) che hanno lanciato un messaggio a proposito
degli alimenti transgenici: "Conoscenza e prudenza". Ne è nata la campagna
sugli alimenti venduti dalle Coop di consumo in ipermercati, supermercati o
con il marchio Coop e che vengono garantiti come immuni da ogni
modificazione genertica. Le Coop si assumono la responsabilità di
controllare e di certificare fin dall'origine i prodotti messi in vendita e
questo offre una barriera di protezione, vien da dire di protezionismo, nei
confronti della produzione priva di tali etichette o marchi.
La coop per l'occasione ha prodotto uno studio su "Bioteclologie e prodotti
alimentari" che descrive lo stato delle conoscenze e i vantaggi e gli
svantaggi delle biotecnologie e su tale base di ricerca ha i titoli per
proporre la piattaforma del principio di precauzione.
Citando Marcello Buiatti, lo studio della Coop spiega in questo modo la
necessità di precauzioni: "I primi a intravvedere e a segnalare i
potenziali rischi legati all'ingegneria genetica sono stati proprio gli
ingegneri genetici. Essi derivano dal livello di inconoscibilità intrinseco
alle operazioni di inserimento di geni: conosciamo il gene e la sua
funzione; conosciamo l'ospite; non conosciamo le interazioni tra il gene e
l'ospite, nonché tra l'ospite modificato e l'ambiente".